Diario di Bordo Pasqua 2009
ALSAZIA
Equipaggio: Fede – guidatore
Lidia – navigatore in competizione con il satellitare
Alessandro, Andrea e Alberto – passeggeri
Mezzo – MCLOUIS Tandy 640
Siamo partiti giovedì 9 aprile intorno alle 17, nonostante le previsioni meteo poco favorevoli, diretti verso l’Alsazia, passando dalla Svizzera (comprata vignetta alla frontiera 29 euro).
Il viaggio è stato ottimo: sole, poche auto.
La prima tappa è stata Kaiserberg, nell’area di sosta per camper a € 4 per la notte. Una buona pasta al sugo ci ha conciliato il sonno.
Venerdì 10 aprile siamo andati a “La montagna delle scimmie” a Kintzheim (Montagne des singes). Il Parco è molto bello e decine di macachi ci vivono semi-liberi. I custodi ci hanno spiegato come dare da mangiare alle scimmie (tendendo il braccio, con la mano aperta, senza movimenti bruschi) e ci hanno dato una manciata di pop corn per uno.
|
Le scimmie aspettano i turisti sedute sulle panchine o sugli steccati e prendono volentieri i pop corn. Alberto ne ha fatta arrabbiare un po’ una perché le muoveva il tronco su cui era a appoggiata e Andrea ne ha indispettita un’altra perché insisteva nel darle da mangiare. Quando si arrabbiano fanno una specie di O con la bocca e minacciano soffiando.
Al termine della visita abbiamo comprato dei peluches souvenir e siamo partiti per il vicinissimo castello delle aquile (Voleire des aigles). Dal parcheggio si fa una breve camminata nel bosco e si arriva a un castello diroccato. Alle 14,30 abbiamo assistito allo spettacolo del volo di aquile, avvoltoi e falchi, ma faceva caldo e ci siamo stancati molto per questo. Prima di affrontare il sentiero per tornare al camper ci siamo rilassati un po’ all’ombra guardando i volatili nei loro recinti.
Siamo partiti poi alla volta della linea Maginot, verso il confine con la Germania, lungo la strada parallela al Reno da Haguenau a Wissenbourg.
Dopo una mezz’ora di terrore alla ricerca di un benzinaio (l’autostrada qui è gratis, forse per questo non c’è il servizio carburante) per le campagne intorno ad Hatten, grazie alle indicazioni in Tedesco di alcuni “autoctoni” abbiamo fatto rifornimento al supermercato di Soultz impietosendo un Francese, che ci ha fatto usare la sua carta di credito, perché la nostra non era abilitata. Oltre a rimborsargli i 50 euro di gasolio, abbiamo regalato un Winnie the pooh di cioccolato a sua figlia.
Finalmente tranquilli, siamo passati a vedere il forte di Schoenenbourg, uno dei più importanti capisaldi difensivi dell’Alsazia, che è in mezzo a un bosco molto bello, e i ragazzi hanno giocato un po’ a correre. Noi intanto abbiamo conosciuto una deliziosa famiglia del lago Maggiore e ci siamo scambiati un po’ di impressioni sui posti.
Abbiamo trascorso la notte nella vicina Wissembourg, lungo il fossato che circonda la città fortificata (Fossé des Tilleuls). Forse il nostro parcheggio era vietato, non abbiamo capito bene i cartelli che vietavano il campeggio, secondo noi, ma non la sosta, anche se gli stalli erano adatti a una macchina, ma nessuno ci ha disturbato.
Del resto, il parcheggio vicino alla stazione era davvero triste e isolato. La sera abbiamo fatto anche una passeggiata per le vie deserte della bella cittadina con le case a graticcio.
Sabato 11 aprile - Ci siamo alzati presto – almeno per le nostre abitudini (8,30) e dopo colazione abbiamo fatto un altro giro per visitare il paese, dove c’era il mercato. La visita alla chiesa è durata poco, perché Alberto era incontenibile (oltre al suo repertorio di parole gridate ha lanciato due rutti …) un poco di più quella al chiostro. All’Ufficio turistico abbiamo preso dei dépliant, un po’ scarsi, ma comunque utili.
|
Siccome Schoenenbourg apriva nel pomeriggio, siamo andati a visitare il museo dell’Abri a Hatten, che abbiamo trovato molto interessante.
|
Abbiamo visitato l’interno della caserma sotterranea, destinata agli equipaggi avviati verso le casematte della prima linea difensiva, e osservato nel grande prato i camion, gli elicotteri, l’aereo e i carri armati esposti, sotto un meraviglioso sole primaverile. Una sala dedicata ai Malgré Nous spiega una delle pagine più atroci della storia francese, quella dei 170 mila Alsaziani che furono arruolati a forza dai Nazisti e spediti a combattere sul fronte dell’Est.
Finalmente all’ora di pranzo abbiamo raggiunto il forte di Schoenenbourg, dove i nostri amici di ieri ci avevano tenuto un parcheggio vicino a loro. Abbiamo mangiato qualche panino e poi abbiamo iniziato la visita. Interessantissima, ma anche faticosa e lunga, soprattutto perchè non abbiamo portato il passeggino per paura che non fosse possibile, mentre c’era un ascensore a disposizione di quanti ne avessero avuto bisogno. Il percorso sotterraneo (fino a 30 mt sotto il livello del mare) è di circa 3 Km. e parte dall’ingresso per arrivare fino alle torrette da tiro, al confine tedesco. Si vedono, perfettamente conservate, le sale macchine, i dormitori, la cucina e gli uffici sotterranei. E poi il meccanismo per alzare e abbassare le torrette di tiro e i sistemi di trasporto delle munizioni. La nostra guida parlava in Francese, ma si faceva capire molto bene anche da noi, che in più eravamo stati dotati di istruzioni in Italiano.
Alberto ha dormito in braccio mezz’ora, per il resto della visita ha toccato tutto il toccabile e il giubbotto azzurro alla fine era diventato marrone-grasso motore.
Ci siamo stancati parecchio e malgrado siano passati tanti anni dalla guerra non si tratta di un’esperienza che lascia indifferenti, per cui abbiamo deciso di rinviare a una prossima occasione la visita all’opera di Four a chaux a Lembache e il forte di Simserhof a Siersthal, di cui avevo preso i depliant a Wissembourg.
Quando siamo usciti era ancora una giornata splendida e ci siamo diretti a Strasburgo, dove siamo arrivati verso le 19 e sistemati nel campeggio “La montagna verde”, che è due stelle, ma molto accogliente e a un quarto d’ora di autobus dal centro. In più, la simpatica gestrice gestante procura pane e brioches tutte le mattine.
Domenica 12 aprile. Il giorno di Pasqua abbiamo visitato la città (vicino al campeggio c’è la fermata dell’autobus che collega alla rete dei tram modernissimi, i biglietti si fanno a bordo del bus e vanno obliterati prima di ogni viaggio). E’ davvero molto bella e molto tranquilla.
Nella cattedrale era in corso la messa solenne, per cui abbiamo potuto ammirarla solo frettolosamente. In uno dei negozietti antistanti abbiamo comprato i peluches delle cicogne, che sono il simbolo di questa regione, e poi abbiamo mangiato dei panini in un baretto alla buona. I battelli erano affollatissimi e quelli al chiuso mi davano la sensazione di soffocamento, con una giornata di sole così, quindi dopo una foto davanti al Parlamento europeo, siamo tornati al camper a riposare.
Nel pomeriggio abbiamo oziato sotto il “nostro” salice piangente e giocato un po’ nel parco giochi. E per terminare la serata, salsicce e patatine fritte per i ragazzi e minestrone per i genitori. Alberto ha la sua farina tostata, preparata pronta all’uso previdentemente dalla nonna in vista della partenza.
|
Lunedì siamo andati a Hunaquir, nel Centro di reintroduzione delle Cicogne e delle lontre, sempre lungo la strada del vino. Qui vivono circa 200 cicogne, che hanno imparato nuovamente a scegliere questa regione per nidificare, dopo che negli anni ’70 la caccia e i pesticidi le avevano decimate.
|
E’ bello vedere da vicino questi trampolieri, che sono diventati il simbolo dell’Alsazia. Alle 15 abbiamo assistito a uno spettacolo semplice, ma divertente, su come cacciano le lontre e i cormorani, oltre ad un’otaria. Abbiamo riso a più non posso nel vedere il cormorano che tentava di acchiappare un pesce dopo aver appena inghiottito un’anguilla intera, perché come apriva il becco l’anguilla usciva e lui doveva lasciare il pesce e rimangiare l’anguilla, ma poi ritornava sul pesce e lo spettacolo continuava. Certo, povera anguilla, voglio pensare si muovesse solo di riflesso. Poi abbiamo passato una buona mezz’ora presso una vasca di pesci grossi che si facevano accarezzare e che mordicchiavano (piano) le dita dei visitatori che appositamente le lasciavano spenzolare in acqua come vermi. Andrea ha gridato di paura un po’ le prime volte, poi ci ha preso gusto.
Nel pomeriggio siamo andati a visitare Eguisheim, ennesimo paesino caratteristico con le case a graticcio, pieno di enoteche. Non avevamo visto il parcheggio a pagamento all’entrata, quindi abbiamo lasciato il camper in una strada semi deserta vicino a un campo di basket. Abbiamo comprato un po’ di dolciumi che abbiamo spazzolato la sera stessa.
La notte avremmo voluto passarla a Colmar, ma l’area di sosta indicata sulla nostra guida “Caravan e Camper” (Place du Quartier Lacarré) era deserta e inquietante, mentre il parcheggio Vieille ville a Centre ville non era adatto a un sette metri e passa come il nostro e sporgevamo visibilmente da ogni stallo libero. Dopo aver dormito con gli uccellini per tanti giorni inoltre dormire in città non ci andava tanto, quindi abbiamo rinviato la visita a una futura occasione e siamo tornati a Kaiserberg, solo che abbiamo trovato l’area camper piena.
Abbiamo proseguito lungo la strada del vino e a Reichenstein finalmente abbiamo trovato un parcheggio arioso dove riposarci. La sera ha piovuto un po’ e Fede ha goduto, pensando alle sdraio che a Kaiselberg alcuni camperesti avevano tirato fuori, “mangiandosi” un po’ tra tutti il nostro spazio per la sosta.
Martedì abbiamo fatto qualche foto vicino al carro armato nell’aiuola vicino al parcheggio, poi ci siamo concessi una brevissima passeggiata per il paesino prima di tornare a Kaiselberg, in quanto dovevamo svuotare la cassetta delle nere. Siccome lo spazio adesso c’era, ne abbiamo approfittato per l’ennesima passeggiata in centro alla ricerca di qualcosa da comprare, ma non c’era nulla di particolarmente interessante. Abbiamo acquistato qualche bretzel, dolci (La mia dieta!) e un paio di asciuga piatti con le cicogne ricamate. Ho finalmente comprato anche una bottiglia di vino alsaziano (non mi piace molto il vino comprato in bottiglia). Alle 12 abbiamo dichiarato ufficialmente chiusa la vacanza e siamo ripartiti per l’Italia.
Fine