Pubblicato:
02/05/2011 da
PatriziaM
Periodo:
30/03/2010 - 26/05/2010
(57 giorni)
Non specificato
1° GIORNO: 30 MARZO 2010
Roma – Genova: 482 km
Tempo nuvoloso/variabile, senza pioggia, traffico scorrevole.
Ore 14,10: partenza da casa alla volta del rimessaggio camper. Il tempo sembra inizi a schizzettare.
Sistemo ancora le cose dell’ultimo minuto prima di partire, allestisco la postazione per Dimba, anche se tanto già so che lei verrà a mettersi in mezzo tra i sedili J.
Ore 15,25: partenza dal rimessaggio, il contachilometri generale segna 37 km. Dal rimessaggio imbocco l’Aurelia, e continuo fino a prendere la A12 Roma-Civitavecchia dal casello di Torre in Pietra. Il tempo è brutto, grigio, però non piove. Ho necessità di fermarmi a gonfiare le gomme, perché sono decisamente sgonfie e il camper sbanda alla grande! Primo inconveniente! Mi fermo a gonfiarle, tutto bene per quelle anteriori, invece alle valvole di quelle posteriori non si arriva! Sono montate male e non si possono gonfiare, ci vuole un gommista!
Appena esco dall’autostrada a Civitavecchia mi metto in cerca di un gommista, ma lo trovo un bel po’ avanti. Il primo mi dice che non ha tempo e mi manda da un altro, il quale mi dice che c’è da smontare tutto, che forse anche i cerchi sono messi al rovescio, ma che lui non lo può fare. Però almeno riesce a gonfiarmi le ruote sforzando un po’ le valvole….. cavoli…… 10 euro per gonfiare 4 gomme!!! Ma meno male che almeno me le hanno gonfiate!
Riparto finalmente alla volta di Genova, col camper molto più stabile!
Sono le 18,45 ed ho appena superato Grosseto, l’inconveniente delle ruote mi ha fatto perdere molto tempo. Per fortuna la mia amica di Genova, conosce un gommista da cui mi accompagnerà domani mattina per cercare di risolvere il problema.
Alle 19,30 imbocco la A12 a Rosignano, in direzione Genova.
Ho fatto rifornimento gasolio all’area di servizio Magra Est, dopo aver fatto circa 400 km con un pieno…. Cavoli quanto consuma rispetto al vecchio camper! Speriamo che con le gomme a posto vada meglio anche il consumo!
Ore 22 circa arrivo a Genova, dopo aver provato invano a parcheggiare vicino casa della mia amica, mi oriento sul parcheggio di Piazza della Vittoria, libero dalle 21 alle 8 (2 euro l’ora nelle ore in cui è attivo). Acqua, pappa e passeggiata per Dimba, poi cena per me, un po’ di pc e all’1 a nanna. Domattina alle 9 viene la mia amica per accompagnarmi dal gommista.
Ore 1,45…. Combatto con i serbatoi dell’acqua! Il secondo non pesca, non arriva l’acqua ai rubinetti, ci deve essere qualche problema nel circuito. Cavolo! Il primo come lo metto in funzione parte la pompa e me lo svuota tutto da sotto, si è bloccata, rimanendo aperta, la valvola di sicurezza. Ho provato a muoverla ma perde lo stesso. Se domani non risolvo il problema qui a Genova mi tocca tornare a Roma, e allora si che vado in bestia! Ah…. Non va neppure il lettore cd/mp3, ogni volta che inserisco un disco, di qualsiasi tipo, da errore 11.
Ho capito anche perché questo parcheggio lo danno sconsigliato di notte, perché a quest’ora c’è il camion che lava le strade e non si dorme dal rumore! E su e giù dieci volte, e le luci che lampeggiano, e i beep continui!
2° GIORNO: 31 MARZO 2010
Genova - Avignone: 465 km (490 a fine giornata).
Tempo sereno, leggermente variabile nel pomeriggio con un po’ di pioggia quasi a cielo sereno.
Sveglia alle 7,30, passeggiata con Dimba, incombenze mattutine.
Oggi è una splendida giornata di sole, temperatura su Genova intorno ai 15 gradi, ma all’ombra fa freschino.
E’ venuta la mia amica, mi ha portato prima in un centro caravan, dove mi hanno sistemato il problema dell’acqua (si era bloccata la valvola di scarico di sicurezza), ora pesca anche il secondo serbatoio.
Poi siamo andate alla ricerca di un gommista che potesse fare il lavoro delle valvole. Ho comprato comunque intanto due raccordi di riserva per le gemellate interne, che tante volte me li fregassero, ne ho un altro paio. Troviamo comunque un gommista che risolve provvisoriamente il problema, montando delle prolunghe piegate, e mi gonfia tutte le gomme. Ora si va decidamente meglio, e sono più tranquilla.
Poi passeggiata per il centro storico di Genova, con la mia amica e le sue tre bimbe, pranzo in una tavola calda e quattro passi per i mercatini di Piazza della Vittoria. Dimba si è stancata tantissimo, zoppicava proprio e non ce la faceva più, infatti dopo pranzo l’ho lasciata a riposare nel camper. Devo ridarle il Rymadil.
Ore 15,45 si riparte da Genova, alla volta di Avignone. Visto poi che tutti i guai arrivano insieme, si è rotto anche il Blackberry, e la suoneria non si sente quasi più. Meno male che mi sono portata dietro anche un telefono di riserva!
Percorro l’autostrada dei fiori in direzione Ventimiglia, e da S. Bartolomeo a Mentone danno vento forte, cosa non piacevole con questo camper così lungo e pesante.
A me poi questi viadotti così alti che ci sono su questa autostrada, fanno un’impressione tremenda! Penso a cosa succederebbe se uno andando troppo forte non riuscisse a fare la curva, butta giù il guard-rail e va di sotto a sfracellarsi! Per me che soffro di paura dell’altezza poi è una sofferenza anche soltanto guardare sotto!
Passato Finale Ligure il tempo si sta un po’ ingrigendo, ma d’altronde sono nella zona montuosa, è normale questo cambiamento.
Ad Albenga pioviggina, ma il cielo davanti è limpido, per cui si tratta di condizione provvisoria. Sembra quasi che piova senza nuvole, visto che siamo proprio sulla linea di confine tra nuvole e sereno.
Fatto rifornimento di acqua vicino a San Bartolomeo a mare (pagato 2 euro).
Sul tratto di Imperia ci sono delle raffiche di vento talmente forti che sono costretta a rallentare a 80 km/h, soprattutto sui viadotti.
Il mare è spettacolare… è molto increspato in superficie, e i colori variano dal bianco delle spumette al blu scuro, all’azzurro intenso, al verde smeraldo e al verde giada vicino alle spumette. Peccato non potersi fermare a fare qualche foto, anche della scogliaera ci sono viste fantastiche, ma sempre nei punti in cui proprio non è possibile fermarsi.
Alle ore 18 sto passando Sanremo, e su tutto il tratto continua questo fastidioso vento forte, che mi costringe ad andare veramente piano.
Provo a fermarmo all’area di servizio Bordighera per far scendere Dimba, ma con il vento ci sono tutti i mezzi pesanti fermi e non c’è un minimo di spazio, per cui proseguo.
Alle ore 18,10 esco a Ventimiglia, 173,5 km da Genova.
Alle ore 18,15 passo il confine con la Francia, Ménton qui sotto è bellissimo, ma non mi fermo.
Alle 18,35 passo in corrispondenza di Nizza, c’è un po’ di traffico, ma ragionevole vista la zona.
Qui in Francia non si fa che pagare continuamente tratti di autostrada, sono ad Antibes ed è già il terzo pedaggio.
Sto percorrendo la A8 in direzione di Aix en Provence.
Alle ore 20,30 sosta all’area de Saint Hilaire, per colpo di sonno, mi distraggo facendo cenare Dimba e facendole fare la sua passeggiata.
Alle 21,10 ci sono 12 gradi, è decisamente freddino! Sto passando Marsiglia e proseguo verso Aix en Provence.
Alle ore 21,20 passo davanti al bivio di Aix en Provence centro, sono fuori dall’autostrada.
Dopo Aix sono sulla A7, Autoroute du Soleil, sono a 48 km da Avignone e sono le 21,32.
Ho notato che i francesi usano veramente la corsia libera più a destra, mi meraviglia non vedere file e file di macchine sulla corsia di sorpasso o su quella di emergenza. Qui chi non sorpassa sta rigorosamente a destra, e chi non ci sta è italiano!
Alle ore 22, uscita dall’autostrada ad Avignon.
Alle ore 22,25 mi sono fermata vicino alle mura... sono bellissime! Percorsi da Genova circa 465 km.
Cavoli! Alle 23 ho fatto un incidente dentro il centro di Avignone, giravo a destra e con la coda ho beccato una macchina ferma in sosta (vietata). Mi rompe che ho rotto il pafango, per fortuna i sensori di prossimità funzionano, è bastato solo rimetterli in posizione. Uffaaaaaaa!!! Un’ora a fare il cid dalla polizia municipale, con questo ragazzo arabo che parlava solo francese, io col mio francese scolastico, ma comunque ci siamo capiti abbastanza.
A mezzanotte e dieci vado a cercare il parcheggio camper, Ile Piot, sulla base delle indicazioni che mi hanno dato i vigili. Giro come una trottola per un po’ senza trovare il posto. Poi mi accorgo che ho preso il ponte sbagliato, infatti dal Pont Daladier seguendo i cartelli, ci si arriva in un attimo. Arrivo a mezzanotte e quaranta! Stravolta e incavolata. Il parcheggio Ile Piot è l’unico parcheggio camper, è gratuito, ma la sosta è limitata a 24 ore, ma non mi sembra ci sia nessuno a controllare se vengono rispettate, almeno ora che non è alta stagione. Non è attrezzato, ma è ben illuminato e, almeno così c’è scritto, sorvegliato negli orari indicati. Da e per il parcheggio, di giorno, partono continuamente navette gratuite che portano in città e riportano indietro.
Percorsi a fine giornata, fra viaggio e giri vari, 490 km.
Mi metto a letto, e dopo un po’ inizia a piovere…. uff…. ma sono così stanca che il ticchettio non lo sentirò, spero solo che domani sia bel tempo.
3° GIORNO: 1 APRILE 2010
Avignone (in sosta)
Tempo sereno, cielo azzurro intenso, ma freschino.
Mi sono svegliata che sono quasi le 10, solite incombenze, poi passeggiata con Dimba, visto che in città non potrà venire. Povera tata, ieri si è stancata tanto, le fa male la zampa e si fa certe ronfate!
Prendo quindi la navetta per andare in città, comodissima, lascia alla Porte de L’Oulle (dove arrivo alle 10,45), dalla quale, in 10 minuti, si è al Palais des Papes.
La struttura di Avignon ricorda quella di Lucca, circondata da mura su cui si aprono diverse porte.
Passeggiando per il centro, vado a visitare il Palais des Papes (costo del biglietto, comprendente anche il Pont de Saint Bénezet, è 13 euro), e ci metto tutta la mattinata.
Pranzo in un ristorantino proprio sulla piazza, dove col vento fa un discreto freschino). Dopo pranzo visita al Ponte de Saint Bénezet (costituito in origine da 22 arcate, che raggiungevano la torre di Filippo il Bello, oggi ne restano solo 4), un po’ di shopping di souvenirs e rientro al camper con la navetta. Sono un po’ stanca, e non ho visto tutto quello che c’è da vedere, e decido di fermarmi anche domani.
Dimba mi aspettava, facciamo una passeggiata, poi mentre io sistemo il diario di viaggio e scarico le foto e i video, lei riprende a ronfare. E’ proprio una strapazzata per lei! Intanto, da che sono tornata accaldata, ho dovuto chiudere tutto perché fa freddino!
4° GIORNO: 2 APRILE 2010
Avignone – Carcassonne (km. 245,9)
Tempo sereno, cielo azzurro intenso, ma freschino ad Avignone, meno fresco a Carcassonne.
Sveglia lle 8,30, solite incombenze mattutine e poi ho preso la navetta per Avignone.
Prima sosta alle Poste per spedire il CID via fax e per posta.
Quindi visita alla cattedrale di Notre Dame de Dome, adiacente al Palais des Papes, bella all’interno, ma la cripta al momento non è visitabile.
Poi ho preso il trenino per fare il tour (7 euro adulti, 4 euro bambini). Visitiamo prima il Jardin de Dome, poi varie località della città, ma tutta alla maniera giapponese, a destra questo, a sinistra quell’altro, senza avere il tempo di guardare nulla. Oltretutto le descrizioni sono in tre lingue, per cui non sono mai sincronizzate con quello che si sta realmente guardando. Da non ripetere. Fine del giro alle ore 11,50.
A mezzogiorno mi infilo nel museo del Petit Palais, dedicato alla pittura e alla scultura sacre, con molte presenze di autori italiani, oltre che della scuola di Avignone. Non sapevo però che il museo chiude dalle 13 alle 14, per cui ci fanno uscire, e poi riprendere il giro nel pomeriggio.
Pranzo in un ristorantino sulla piazza del Palais des Papes, e poi torno al museo. C’è anche una bellissima “Madonna con Bambino” del Botticelli, ma restaurata da cani!! Certo che il suo stile si distingue dagli altri della stessa epoca, è l’unico che elabora le prospettive ed ha una definizione dei tratti fantastica!
Esco dal museo, passeggiata e gelato per tornare alla navetta e alle 16,40 sono al camper.
Dimba mi aspetta per uscire a fare la passeggiata, ma come arriva sul prato si ferma pietrificata davanti ad un lama! Già, ci sono fermi dei circensi, e sui prati pascolano questo lama, dei pony, delle capre e non so cos’altro viste le dimensioni delle “cacche” che ci sono in giro! E’ buffissima dimba, che non ha mai visto un lama e lo osserva fisso! Dei pony non glie ne frega nulla!
Alle ore 17 si parte per Carcassonne. E’ il venerdì di Pasqua e c’è un traffico bestiale. Speriamo di trovare posto per il camper a Carcassonne.
Questa zona per andare a prendere la A9 è tutta piena di vigneti, ma tutti bassissimi, quasi raso terra.
Alle ore 17,50 oltrepasso Nimes e proseguo in direzione Toulouse.
Ore 19,20 esco dalla A9 e prendo la A61 per Carcassonne – Toulouse.
Altra curiosità, noto che i francesi quando rientrano da una sorpasso mettono quasi tutti la freccia a destra, cosa che in Italia spesso non mettono nemmeno per uscire!
Verso le 20 arrivo a Carcassonne (km. 245,9 da Avignone). La Cité è talmente bella da togliere il fiato! Una città medioevale perfettamente ricostruita e vissuta all’interno, anche se un po’ troppo turistica. Il parking per i camper è proprio sotto le mura del castello, è il Parking de la Cité, il P1 per l’esattezza. A pagamento. Però è comodissimo, è a 100 mt. Dall’ingresso della Cité.
Io e Dimba andiamo a fare una passeggiata nella Cité, che purtroppo è piena di negozi e ristoranti, e nella quale entrano anche le macchine dei locali!! L’aria che si respira però è particolare, e l’ora del tramonto favorisce questa sensazione. Ho fatto diverse foto all’imbrunire.
Torniamo al camper che è già buio, e la vista dal finestrone del camper (e del letto) è mozzafiato! Le mura illuminate, con le torrette e le torri della Porta. Meraviglioso, non riesco a staccare gli occhi da questo spettacolo da favola.
Cena per Dimba e per me, e ora, alle 22,30 passate, ci prepariamo ad andare a nanna.
5° GIORNO: 3 APRILE 2010
Carcassonne – Rennes le Chateau (km. 51)
Tempo nuvoloso tutto il giorno, ma senza pioggia.
Sveglia alle 8,30. Solite incombenze mattutine e poi si parte per la visita alla città. Col parcheggio quasi tutto vuoto un altro camper mi si è messo appiccicato addosso e mi copre la visuale della cité…. Uff…..
Quasi un’ora di fila solo per fare il biglietto per entrare al castello, è il sabato di Pasqua e c’è il mondo in giro! Costo del biglietto, 8,50 euro, oltre a 4,50 euro di audio guida, una esagerazione, stesso prezzo del Palais des Papes e Pont Saint Bénezet.
Dopo il castello pranzo veloce e poi visita al Musée de l’école (3,50 euro) e alla Cattedrale.
Alle ore 14,30 circa sono di nuovo al parcheggio, porto fuori Dimba e poi mi preparo per ripartire. Il camper service funziona parzialmente, non si possono scaricare le acque grigie perché la fossa è intasata. Ok acque nere e carico acqua, solo che la posizione della postazione è veramente infausta, a forma di cuneo, e coi camper lunghi si deve stare attenti a non toccare dietro.
Alle ore 15 riparto da Carcassonne alla volta di Rennes le Chateau. Parcheggio pagato 6 euro.
Sosta al supermercato a Limoux, per prendere la carne per Dimba e fare un po’ di spesa.
Alle ore 16,45 arrivo a Rennes le Chateau, c’è il parcheggio camper sotto il paese (per ora ci sono solo io), speriamo non sia troppo distante, io e Dimba ci incamminiamo. Prendiamo un sentiero di accesso al villaggio, che parte accanto al parcheggio, ma è molto dritto e tutto sconnesso, una faticaccia boia, e Dimba boccheggia quanto e più di me!! Pausa in cima al primo tratto per riprendere fiato! Poi un secondo tratto e siamo in paese. Giro il paese, ma non la Chiesa e i luoghi dell’abate Saunière, perché con Dimba non posso, resterò qui stanotte e tornerò su domani mattina.
Alle ore 18 siamo di nuovo al camper, Dimba è sfatta e assetata. Qualche altro camper è arrivato e ripartito, mi sa che solo io ci passerò la notte.
Sono le 21,15 e c’è un buio talmente nero e fitto che sembra di essersi tuffati nell’inchiostro. E’ anche nuvoloso (e freddo), e non si vede ad un palmo dal naso. Meno male che c’è un altro camper nel parcheggio, così mi sento meno sola. Ora vado a fare una doccia e poi a nanna.
6° GIORNO: 4 APRILE 2010
Rennes le Chateau – Vinaròs (km. 507,4).
Tempo: a Rennes freddo vento e pioggia, pioggia per tutta la Francia e parte della Spagna, grandine e temporali. Poi sole fino a quasi 22 gradi. Ora sereno stellato, non molto freddo.
Domenica di Pasqua, stanotte è piovuto, e anche stamattina sentivo la pioggia picchiare sul tetto e non avevo voglia di alzarmi. Infatti alle 10,30 ero ancora a fare colazione.
Approfitto che è qualche minuto che non piove per andare di nuovo in paese.
Sono salita per lo stesso percorso di ieri, che a causa pioggia è anche piuttosto scivoloso. Ho visitato la Chiesa di Rennes, poi il museo, la Torre Magdala e villa Bethania (un freddo boia nelle parti esterne!). Questi luoghi, sicuramente per la notorietà che gli ha regalato “il Codice da Vinci” di Dan Brown, hanno un fascino incredibile! Ho finito le batterie di tutte e due le macchine fotografiche, ho dovuto fare le ultime foto col cellulare! In Chiesa si sentivano dei canti gregoriani in sottofondo.
Alle ore 12,30 mi sono fermata a pranzo in un ristorante in paese, e poi sotto la pioggia sono tornata al camper, sempre per lo stesso viottolo, sempre più scivoloso.
Indecisa se restare ancora nella zona dei castelli catari, o espatriare in Spagna, opto per la seconda, causa freddo, ma tornerò di nuovo a visitare la regione catara.
Alle ore 14 riparto da Rennes le Chateau alla volta della Spagna. La strada che percorro è la D118 (non a pedaggio).
Andando verso Axat si percorrono delle gole rocciose molto belle, con un torrente a fondo valle su cui fanno anche rafting. Tutte le montagne della zona sono molto belle e rocciose.
Dalla strada D118 si passa poi alla D117, sempre per restare su strade senza pedaggio, e anche per vedere i paesaggi dela zona catara.
Lungo la strada il tempo varia, da nuovoloso, a pioggia, a tratti di sole, tipico delle zone montane.
Guardando queste montagne si capisce perché le fortezze catare sono costruite qui, perché erano delle posizioni inespugnabili e sicure.
Anche in questa zona, cica 40 km da Pérpignan, ci sono le viti rasoterra, e alcune sono talmente vecchie e contorte, e particolari nella forma, che potrebbero fare la gioia di qualche bonsaista.
Continua questa strada larga e quasi dritta nella vallata tra le montagne. A destra si intravede un monte che sembra avere un buco.
Da Morain ci sarebbe una deviazione per due dei castelli catari, ma ho paura che la strada non sia adatta al camper e non mi avventuro. Uno si vede da sotto però, ed è incredibile come faccia a reggersi, costruito sulla cresta di uno sperone di roccia!
Sulla destra invece (22 km da Pérpignan) si vedono delle montagne innevate, in lontananza.
Il tempo si guasta di nuovo, nuvole, vento e pioviggina.
A Pérpignan prendo la D900 in direzione Gerona - Barcellona.
Riprendo poi la A9 (E15) in direzione Barcellona. Ci sono 180 km per Barcellona, ma c’è vento forte, che limita la velocità.
All’ultima area di servizio francese (Aire du village catalan) mi fermo per far scendere Dimba.
Da notare che l’unica pattuglia di polizia che ho trovato in tutta la Francia, l’ho vista quando sono ormai quasi in Spagna.
Alle ore 16,18 passo il confine con la Spagna, a 121,5 km da Rennes les Chateau.
L’idea della Francia è seria, contemplativa, la Spagna invece mi da idea di solarità e di allegria!
Sono sulla AP7 (E15) in direzione Barcellona. C’è sempre vento forte, ma la temperatura è risalita, si va senza riscaldamento e con un pezzetto di vetro aperto.
Cavoli quanto puzza quel Camembert che ho comprato ieri! E’ in scatola chiusa, messo dentro due sacchetti di plastica annodati, e nel frigo non ci si può mettere naso, e ora sta uscendo anche fuori, sembra la melma di Blob!! Mi sa che fa una brutta fine!
Oltrpasso Girona, lascerò l’autostrada a Tarragona, per proseguire sulla costa.
Temporale in vista, ma non avevo mai visto dei fulmini orizzontali, ora due ed entrambi orizzontali… boh…
Arriva anche la grandinata, con chicchi di grandine grossi come ceci almeno, sembravano proiettili! Timore che rompano qualcosa o che si slitti sulla strada.
C’è un gran traffico, speriamo di non trovare blocchi. Tarragona saranno almeno ancora 160 km.
Continuano questi strani lampi all’orizzonte… anche uno a L con il lato lungo orizzontale, non ne avevo mai visti così. E poi mi è presa la sbadigliarella, ma non ho sonno, forse noia da traffico.
Cavoli come sono care anche qui le autostrade, quasi 20 euro solo fino a Barcellona, e anche qui si paga a piccoli tratti! Cercherò accuratamente di evitarle! Nel frattempo sto ascoltando una radio, M80RADIO, che trasmette soltanto musica anni 80, una favola, e un tuffo nel passato.
Procedo poi su AP7 (E15) verso Tarragona, per 108 km.
Continuano i fulmini in orizzontale, e io oltrepasso Barcellona (alle 18,15), lontano dalle città grandi. Le autostrade e superstrade sono a 3-4 corsie, ma non sono di asfalto drenante, per cui quando piove è un casino. Meno male che ha smesso di piovere, ma poi ci rifà.
Vedo in distanza sulla destra una montagna rocciosa, con sopra i ruderi di un castello, ma non ho idea di cosa sia, bello però, quella montagna è diversa dal paesaggio intorno, sembra scagliata li da un altro posto.
Si vede che si va verso il sud! E’ uscito il sole, non piove più, ci sono 18 gradi di temperatura, in salita, arrivera intorno ai 21.
Meno male che sono in direzione sud, perché verso nord c’è una fila pazzesca, già iniziata e che si protrae fino a Barcellona, manco in Italia tutto ‘sto casino!
Esco a Tarragona zona industriale, prendo la 15A in direzione Villa Seca.
La strada che persorro è la N340, quasi costiera. E’ due corsie, ma è la più vicina alla costa.
Alle ore 21 sono entrata nella provincia di Valencia. Cerco un posto dove fermarmi per la notte. Scelgo Vinaròs dalla cartina, vicina al mare e non troppo grande. Dopo averla girata tutta e non aver trovato posto adatto, torno un pezzetto indietro a Vinaròs la costa, e trovo subito un parcheggino proprio a picco sul mare, vicino alle case ma tranquillo. Non sarebbe per camper, ma non c’è nessuno, solo qualche macchina.
Passeggiata con Dimba, cena per tutte e due, diario di viaggio e poi a nanna, è mezzanotte passata.
7° GIORNO: 5 APRILE 2010
Vinaròs – Xàbia (km. 304,8)
Tempo: Bellissimo la mattina, cielo azzurro senza una nuvola, tira una leggera brezza dal mare, ma si sta bene a maniche corte. Nuvoloso dopo pranzo.
Mi sono svegliata alle 7, e dal finestrino del camper si vedeva il cielo che iniziava a schiarire, con una striscia rossa fantastica sull’orizzonte, e il mare che sembrava finto, di un azzurro pastello immobile. Non ho visto l’alba perché sono tornata a dormire, ma è una cosa che mi ripropongo (prima o poi) di fare.
Mi sono alzata alle 9,15, solite cose, e poi siamo partite con Dimba per fare la passeggiata sulla scogliera.
Dal parcheggio dove ho passato la notte parte una bellissima passeggiata in una specie di area protetta, “El jardì del sol de riu” a macchia mediterranea bassa, e costeggia tutta la scogliera, alta circa 30-40 m. per 1,4 km di lunghezza. Questa macchia è composta da cespugli bassi, mirto, rosmarino, olivastro, ginepri, erbe varie, fiori, palme di diverso tipo, canneti, spighe, agavi…. Gli odori si mischiano con il profumo della salsedine, visto che tira vento dal mare, e il rumore delle onde fa da colonna sonora a questa magia.
Questa scogliera è composta da tutta una serie di piccole insenature, che formano delle spiaggette all’interno, con un mare di un colore molto intenso. Peccato che in distanza si veda una zona industriale che deturpa il paesaggio. Del percorso facciamo soltanto una parte però, perché Dimba non ce la fa.
Mi sento un’energia addosso che è qualcosa di incredibile, non l’avevo più da tantissimo tempo… il problema principale sarà riportarsela in Italia e mantenerla!
Alle ore 13,30 circa, dopo aver pranzato (tortellini al ragù, equamente divisi tra me e Dimba), ripartiamo alla volta, pensavo di Oliva, e invece andiamo fino a Xàbia. Percorriamo la N340 per evitare l’autostrada.
Sembra di attraversare zone del sud Italia, delle Puglie prevalentemente, ci sono ulivi, piante di agrumi, tutto con i muretti di pietre tolri dai campi.
Passo vicino Alcala de Chivèrt. Sulla sinistra si vedono i resti di un castello, su un colle, anche ben mantenuti, sulla destra c’è la città con una torre e una chiesa con un bel campanile, ma non entro in città.
Fare attenzione in prossimità delle rotatorie, ci sono dei rallentatori di velocità che sono delle buche vere e proprie, che se non vai più che piano rompi tutto! E lo stesso in uscita dalle rotatorie. Anche dove mettono i dossi (e li usano molto) sono dei cosi altissimi che devi prendere a passo d’uomo!
Alle ore 15 passo Sagunto, mi perdo la N340 e riprendo la A7.
Verso Valencia il tempo si copre, ma per fortuna non piove. Oltrepasso Valencia e proseguo quindi in direzione Alicante.
Finalmente ho trovato la strada N332, in effetti è bella, anche se passa un po’ nell’interno.
Qui è zona di arance, di agrumi, sono in fiore ora. Non so a che altezza siamo rispetto all’Italia.
Che bello andare senza fretta, perché vai senza meta, e non devi arrivare da nessuna parte in particolare, nessuno che ti aspetta, niente che ti pressa. Non incazzarsi se c’è quello davanti che va piano, se non riesci a sorpassare.
Oltrepasso Oliva perché non mi ispira, palazzoni, e vado verso Xàbia. Lungo la strada ci sono dei banchetti (con sopra le bandiere spagnole) che vendono agrumi, arance e limoni, nei sacchetti di rete gialli e arancio, alternati, se riesco a fermarmi faccio qualche foto.
Stasera cerco di fermarmi in un camping, così lavo i panni, carico la batteria della bici, pulisco il camper, riempo i serbatoi, e soprattutto faccio una bella doccia e shampoo veri, di quelli con l’acqua che scroscia a volontà, e non a gocce come sul camper! In media cercherò di fermarmi in camping una volta ogni 8-10 giorni per fare tutte queste cose.
Pensa che ti ripensa ho sbagliato strada (navigatore, grazie!) e ho ripreso di nuovo l’autostrada, uff! Esco alla prima uscita e torno verso Xàbia lungo la N332, tra le montagne, e ci sono anche delle cave in questa zona.
Mi fermo al camping “El Naranjal”, e faccio tutto quello che dovevo fare, compreso però prendermi una giornata di connessione wi-fi per farmi un giretto su internet. Non mi manca poi più di tanto! Il camping è un obrobrio, ma per quello che mi serve c’è tutto.
Dopo aver fatto tutto mi sparo un po’ di fb fino a oltre mezzanotte, e poi nanna.
8° GIORNO: 6 APRILE 2010
Xàbia – Cabo de Gata (km. 397,6)
Tempo: Nuvoloso tutto il giorno, si rimette solo un po’ nel pomeriggio, verso il sud, e migliora in serata.
Sveglia verso le 9,30, fatte soltite cose, colazione al bar, pulizia camper, rifornimento acqua e un po’ di internet. Poi pranzo e decido di ripartire, alla volta di Cabo de Gata.
Alle ore 12,40 ci mettiamo in viaggio.
Decido di prendere la A7 perché ho una meta precisa.
Alle ore 14,50 passo Mursia.
Alle ore 16 entro in Andalusia, 259 km dopo Xàbia.
Guardo in distanza i monti dell’Andalusia e mi viene in mente Notre Dame de Paris, quando Esmeralda canta la sua prima canzone. Sono montagne bellissime, molto particolari, soprattutto nella zona a 60 km da Almerìa circa, e ci sono degli scorci veramente fantastici. Peccato non potermi fermare a fare foto.
Nella zona a 40 km da Almerìa è tutto una serra, teloni bianchi a perdita d’occhio, coltivano agrumi,e in effetti le spremute sono ottime!
Prendo l’uscita 467 in direzione Cabo de Gata. Sono ora sulla N344.
Attenzione!!! Perché nell’ultimo pezzo per arrivare al faro c’è una strettoia di qualche centinaio di metri su cui si passa un mezzo alla volta, bisogna suonare continuamente a tutte le curve e stare molto attenti!!! E’ molto pericoloso!
Sulla sinistra, prima del piazzale del faro, c’è una strada chiusa che costeggia la scogliera, è panoramicamente bellissima, vado avanti per un po’ ma poi ad uno slargo giro e torno indietro, non mi fido, se poi in fondo non ho possibilità di fare manovra che faccio? Peccato però. Torno indietro e mi fermo al piazzale del faro, pensando anche di passarci la notte, ma mi avvisano che è vietato e che ci sono 300 euro di multa… sarà meglio evitare!.
La vista è mozzafiato, ci sono gli scogli delle sirene che sono favolosi, uno spettacolo veramente magnifico, imponente, fatte un sacco di foto e di filmati.
Sulla strada tra faro e paese km e km di spiaggia bellissima, senza possibilità di stazionare con il camper, e senza accesso per i cani. Qui in Spagna su nessuna spiaggia è consentito l’accesso ai cani, povera Dimba!
Riscendo così in paese, dove subito all’ingresso c’è un piazzale su cui sono già fermi altri camper, e mi fermo qui.
9° GIORNO: 7 APRILE 2010
Cabo de Gata – Tarifa (km. 476)
Tempo: Bello quasi tutto il giorno. Ventilato ma col sole a Cabo de Gata, molto caldo da Malaga in poi.
Se si immagina la penisola iberica come un grande quadrato, io ho fatto il primo lato, e sono alla punta orientale di sotto. Oggi mi sposto verso Estepona.
Alzata alle 10, il tempo sembrava incerto ma poi si è rimesso, resta però foschia sul promontorio del faro. Solite incombenze e poi passeggiata con Dimba su lungomare, che è proprio attaccato alla spiaggia. Il paese è praticamente quasi deserto, solo case di locali e quasi tutte ancora chiuse, niente grandi alberghi, solo pochi tedeschi vacanzieri. E’ bello questo posto, anche se non ho idea di come diventi durante l’estate. Ora è molto tranquillo, se non fosse per la ruspa che sistema la spiaggia, si sentirebbe solo il rumore della risacca.
A mezzogiorno e mezzo mi fermo a mangiare in un ristorantino all’aperto sul lungo spiaggia, sopa de mariscos, fritura de pescado (tanta roba), flan, caffè, acqua, pane e servizio € 11,50!! Una scemata!
Questo posto da proprio idea di pace, di tranquillità. Ha una bella spiaggia larga e lunga.
Alle ore 14,15 ripartiamo verso Estepona.
La vegetazione di questa zona, tra Cabo de Gata e Almeria è pienissima di piante di agave, a migliaia, giovani, ma tutte con il loro fiore ormai secco e in caduta, peccato non riuscire a fermarsi per fare delle foto. Ci sono anche eucaliptus, fichi d’india, macchia mediterranea bassa e tanti fiori.
Da vicino Almeria si riprende la A7, ma già da ieri non si pagava più. La strada passa comunque abbastanza vicina alla costa, e fra le montagne c’è qualche bello scorcio sul mare.
Noto che da prima di Barcellona non ho incontrato più italiani, giusto pochi tedeschi, turisti tranquilli. Questo da una parte però mi impedisce di scambiare una parola con chicchessia, visto che anche con gli spagnoli è un po’ un casino.
Certo che la Spagna, dove non c’è urbanizzazione è veramente selvaggia e bellissima, ma dove hanno costruito è di una bruttura che fa spavento, palazzoni, grattacieli, cose brutte e senza regole, giusto per tirar su muri, senza il minimo senso estetico.
Anche qui serre a perdita d’occhio, a destra e sinistra, queste enormi distese di teli bianchi. A destra dove terminano le serre iniziano le montagne (e qualche serra anche a gradoni), a sinistra dove terminano le serre inizia il mare, per km e km.
Mi sa che tutti i mandarini che arrivano dalla Spagna vengono da qui.
Ci sono degli scorci montuosi, anche lungo l’autostrada, bellissimi, ma non riesco proprio a fermarmi.
Questa parte di autostrade al sud non si paga, ma è anche meno fornita di aree di servizio, per cui bisogna organizzarsi per non restare senza carburante.
Alle ore 15,30 entro nella provincia di Granada. L’asfalto ora è quasi bianco, graffiato come per non slittare, sulla destra ci sono le montagne e a sinistra il mare.
Qui la A7-E15 finisce e diventa N340-E15 a due corsie, per poi riprendere più avanti.
A sinistra c’è il costone che finisce dritto in mare, e se vai di sotto ti fermi in acqua. Ora c’è anche zona de curvas, per cui si va piano. Ma anche di fondo molto sconnesso, che rischi di spaccare tutto.
Questa strada costeggia proprio il mare, ed è uno spettacolo bellissimo, ogni tanto ci sono dei piccoli centri abitati, ogni tanto scogli e qualche spiaggetta. Passo da Los Yesos, poche case, stile tipico del sud, bianche terrazzate, che si affacciano in fila unica sul mare. Altri centri sono più grandi invece.
Dopo il Castillo de Bagnos, ci si riallontana dalla costa, e la strada si riallarga, verso Malaga, Motril. E ridiventa di nuovo A7-E15. E va avanti così, tratti di A7 ed N340 che si alternano, sempre tra le serre.
Da Castel de Ferro parte un tratto di 7 km di curve pericolose, e siamo di nuovo nella zona costiera, a picco sul mare. C’è una costa stupenda, bellissima scogliera, mare da favola e scorci favolosi, ma non ci si può fermare, le zone sosta sono sull’altro lato, ma io non mi azzardo con questo coso. C’era uno scoglietto (protuberanza) con sopra i resti di una torre e una spiaggettina con un’acqua limpida che è una favola! Tutta la costa è meravigliosa, rocciosa e a picco sul mare, come piace a me. Ogni curva è un posto da sogno.
A Calahonda c’è una fascia di spiaggia che la costeggia tutto intorno, che è spettacolare, precisa e rifinita.
La strada è molto accidentata e piena di buche. Passo Saloprena, un paese completamente bianco tutto costruito intorno ad una collina, ed in cima c’è una vecchia rocca. Dall’altro lato è ancora più bello, perché la rocca è molto più visibile.
Il tempo ora si sta guastando un po’. Vedo in acqua delle reti circolari tipo vivai, messi in serie.
Questa costa tanto è bello, tanto è vittima di una urbanizzazione selvaggia a senza regole. Case brutte, nei posti assurdi e stonate con l’ambiente. Hanno sfruttato ogni centimetro, ma se lo avessero fatto bene sarebbe stato un vero paradiso.
Ricomincia poi di nuovo la A7-E15 (Autovìa del Mediterraneo), al km 314 circa.
Questo nuovo tratto non è coperto dal navigatore satellitare, ma le indicazioni sono talmente chiare che è impossibile sbagliarsi.
Questo tratto sembra un’autostrada ligure, tutti viadotti e gallerie, e io odio i viadotti!
Nella zona di Bengalbon, circa 30 km da Malaga, riesce il sole.
Su tutte le strade i bordi corsia sono segnati dalle bande rumorose, sia a destra che a sinistra, scomodo se ci vai sopra, ma ottimo per i colpi di sonno, visto che non hanno neanche spazi per fermarsi se te ne viene uno!
Uscita 246 in direzione El Palo.
Mi avvicino a Malaga e ci sono 26,2 gradi, e il termometro continua a salire a vista d’occhio, fin quasi a 30 gradi.
Malaga è la prima città grande che attraverso, traffico e confusione. Fa molto caldo, c’è il sole, si boccheggia, qui è estate.
Inizia ora il casino per trovare la strada per Marbella. Mi fa uscire alla 48 Villafranco, verso la A355. Il problema è che il navigatore mi manda per una strada che non esiste, e così vado proprio altrove per vari km, poi torno indietro ma non trovo, sbaglio più volte e infine chiedo ad un benzinaio. Bisogna proprio salire a Villafranco, strada quasi campagnola, e poi prendere per Coìn, e da li per Marbella. Finalmente trovo e vado per Marbella. Ci sono 30 gradi e il navigatore non so cosa cavolo mi vuole far fare, il caldo gli deve aver dato alla testa!
Dopo un po’ finalmente trovo una indicazione per Marbella, A355 (a 35 km), ma è tutta una zona di strade nuove, per cui il navigatore non le vede proprio. E’ proprio una strada di montagna da Malaga a Marbella, si sale su parecchio e poi si riscende. Sembra strano però che non ci sia un’altra strada, magari costiera, forse a me è sfuggita.
Alle ore 19,10 sono a Marbella, e vedo il primo cartello per Estepona, 25 km. Imposto il navigatore con le coordinate del parcheggio. Queste autostrade che attraversano le città, e che ci passano pure i ciclisti a mucchio, non mi piacciono per niente, ci vai a 100 all’ora e se becchi il mucchio dietro la curva fai strike!
Passo per Estepona, ma le coordinate del parcheggio sono errate e non portano a nulla, e la città è un casino e la gente ignorante, per cui non mi fermo e proseguo.
Vado a San Luis…….., vedo se riesco a fermarmi li, ma anche li, nisba. Proseguo ancora.
Sono le 21,20 e c’è ancora luce, e io cerco ancora un posto, ho passato anche Gibilterra, e manco un’area di servizio. Se trovo qualcosa in zona domani torno a vedere Gibilterra. Ma non trovo nulla, solo caos e città e casino. Proseguo oltre, ma sulla strada non c’è nulla per fermarsi, manco per accostare.
Proseguo per Tarifa. Entro in città, ma impossibile fermarsi, faccio un pezzetto oltre e trovo un camping, Rio Jara, di Tarifa, mi ci fermo alle 22,15 sfinita. Ci sono 20 gradi e il cielo è stellatissimo.
Cena, passeggiata con Dimba e poi a dormire.
10° GIORNO: 8 APRILE 2010
Tarifa
Tempo: Bello quasi tutto il giorno, ma vento fortissimo.
Mi sono alzata alle 10, anche se stanotte mi ha svegliata il vento, molto forte, che non si placa proprio. Evito di guidare e mi concedo un giorno di riposo.
Lavori da camping, connessione internet dal bar del campeggio, lettura, sonnellino pomeridiano.
Non mi sono mossa tutto il giorno, ne avevo bisogno. E domani si riparte.
11° GIORNO: 9 APRILE 2010
Tarifa – Nossha Senhora de Rocha (km. 483,9)
Tempo: Bello quasi tutto il giorno, ma estremamente ventilato nella zona spagnola.
Sveglia alle 9, anche se è stata una nottataccia. Tra il russare di Dimba, il vento che scuoteva il camper e il caffè preso ieri pomeriggio (oltre al sonnellino), non ho dormito un granché.
Solite incombenze e si riparte.
Mi dispiace per Gibilterra, ma non posso tornare indietro, non è nemmeno bella la strada, sarà per quando torno a fare l’Andalusia.
La strada di oggi prevede che da Cadiz si rientra verso Sevilla e poi si va verso Huelva, che cavolata che non ci sia una strada che ci va direttamente, fare due lati di un triangolo invece che uno solo.
Alle ore 10,40 partiamo, ho deciso di passare il confine oggi. C’è comunque da andare piano, perché il vento è molto forte e non cessa mai. Ci credo poi che è zona di surfisti, ma devono anche essere bravi con un vento così forte!
Vedo che dopo il camping El Jara ce ne sono almeno altri due, e il secondo, il De la Pena, è proprio sul mare e più carino. Ma l’altra sera ero troppo stanca per mettermi in cerca ancora.
Anche a Punta Paloma, più avanti, c’è la spiaggia e c’è un altro camping…. Insomma, dopo Tarifa ci sono diverse spiagge e diversi camping, per una decina di km almeno.
C’è un vento pazzesco, e il camper sbanda spaventosamente. Ci credo che ci sono molte pale eoliche, con questo vento!
Procedo sempre lungo la N340. Sulla sinistra ad un certo punto c’è un paesino tutto bianco, molto carino, Vejer, ma non si riesce a fermarsi per foto. Nella zona ci sono anche molti pannelli solari, puntano molto alle energie alternative pulite, non come noi che ci ammazzano col nucleare!
Vicino La Barrosa ci sono i nidi delle cicogne! Sono pali alti, tipo della luce, e in cima ci sono i nidi, e anche le cicogne, perché deve essere periodo di cova. Bellissimo! Anche qui niente foto purtroppo! La zona è Ciclana de la Frontera.
Prima di entrare a Cadiz si devia per Sevilla, è l’unica strada. Si costeggiano delle zone che sembrano delle riserve per uccelli migratori, con pantani alternati a zone di terra.
Ops…. Ho appena superato una 2 cavalli gialla, nuovissima, che va verso il Portogallo…. Mi viene in mente il film “Alla rivoluzione sulla due cavalli”.
Continua il vento forte, il camper viene sbatacchiato di qua e di là, soprattutto dove ci sono viadotti.
A Cuervo inizia la provincia di Sevilla, sono le ore 12,15.
Sto ascoltando Radiolé Sevilla, che trasmette tutta musica spagnola, sevillana…. fortissima! Mi piacerebbe trovare un cd.
Ore 13,20 sono a 133 km dal Portogallo (è il primo cartello che trovo), e sto “circumnavigando” Sevilla. C’è molto traffico e fa caldo, ci sono più di 28 gradi.
Alle 13,40 entro nella provincia di Huelva.
Ho passato un fiume che si chiama Rio Tinto, ed ha una terra rossa che lo rende proprio arancione, molto particolare.
Alle ore 15,30 sono a 50 km dal confine portoghese.
Mi piace la vita da nomade, un giorno di qua, un giorno di là, dove capita. E ogni mattina ti svegli con un paesaggio diverso dal finestrino, con una vista nuova. Mi piace! Non voglio pensare alla noia di tornare a casa!
Alle ore 15,59 passo il confine con il Portogallo (350 km. Da Tarifa). Qui mi devo ricordare di calcolare un’ora in meno, per cui sarebbelo le 14,59.
Pensavo di arrivare a Sagres (la punta), poi però mi sono fermata a guardare le guide ed ho trovato altre località prima da vedere. Sto percorrendo la A22, ma vorrei uscire dall’autostrada e trovare strade costiere. Mi sembra che c’è la 125, devo trovarla.
Cavoli, qui i carburanti costano più che in Spagna. Sempre meno che in Italia comunque.
Esco a Silves e prendo la N124. Vado a visitare Silves, ma il castello ha già chiuso, e la cattedrale è in restauro, per cui qualche foto e via. Ho comprato però delle guide della zona, e ho scoperto che ci sono delle spiagge e scogliere da favola, per cui mi metto a studiarle e cercarle. Decido di restare in questa zona per almeno un paio di giorni.
Esco ad Armacao de Pera e vado a vedere Nossha Senhora de Rocha, un posto molto carino dove c’è una chiesetta tutta bianca proprio su una roccia a piccol sul mare, molto suggestiva.
Vicino c’è un piazzale sterrato con altri camper, per cui decido di passare qui la notte e forse lo uso come base per i giri in zona.
Prima di cena prendo al bar una Pina Colada, e poi ceno al ristorante accanto (zuppa di pesce, pesce arrosto, contorno, dolce e bevanda per 19,10 euro! Una bazzecola, a Roma manco una pizza!)
Per finire passeggiata con Dimba verso la chiesetta di notte, chiacchierata al telefono con un amico (sennò mi si atrofizza la lingua!), diario del giorno e poi nanna. Sono le 22,30 passate (per me un’ora in più però).
12° GIORNO: 10 APRILE 2010
Nossha Senhora de Rocha – Zambujeira do Mar (km. 231)
Tempo: Bello e ventilato
Sveglia alle 9, per me le 10. Notte tranquilla, solo il rumore del mare che si sentiva pur stando in alto, ma piacevole.
Verso le 11 partiamo. Ho preso la litoranea in direzione Lagos, per fare il giro delle spiagge evidenziate ieri, quelle da cartolina, che dovrebbero essere per la maggior parte qui in zona, ma è difficile trovarne l’accesso, ne trovo poche e non le più belle.
Dopo 1 km circa giro per Lagoa – Carvoeiro. Case carine ma nulla di particolare, proseguo. Sono sulla N125 e continuo a sperare di trovare qualcosa. Passo Portimao, città di palazzoni, e tiro dritto sempre sulla N125.
Sono arrivata a Lagos e le spiagge ne ho trovate poche. E’ mezzogiorno, il suono della sirena dei pompieri è fortissimo! Entro a Lagos e rimango imbottigliata in vicoli stretti, tanto che ad un certo punto per evitare una macchina parcheggiata male su una curva di un vicolo, finisco per andare a sbattere con la mansarda su un condizionatore esterno, facendo un bel buco sulla mansarda, cavolo!!!! Devo trovare il modo di sistemarlo per non fare entrare l’acqua.
Poi mi sono fermata a Luz, carina. Ho pranzato li, ho chiesto una cosa che mi sembravano calamari fritti e invece erano gamberi (tanti) in salsa aromatica, buoni però. Al sole fa caldo, ma all’ombra è ancora freddino, io non so come fanno i tedeschi a stare quasi in costume in giro! Passeggiata con Dimba e poi si riparte verso le ore 14,15.
Prima di Sagres trovo sulla destra una pista di kart a vela, in effetti con il vento che c’è non è male come idea.
Ho preso il bivio per praia de Marinhal. La strada è orrenda, il che significa che va fatta a 30 all’ora sennò spacchi tutto. E ci sono pure le capre, frequenti qui come da noi le pecore. La spiaggia è bella e anche abbastanza selvaggia, con dune di sabbia, c’è un centro windsurf e un ristorante, ma è vietata la sosta caravan dalle ore 22 alle ore 8.
Sono sulla strada tra Sagres e Cabo de Sao Vicente, ci sono delle piante di auracaria alte anche 30 metri da queste parti! Sulla sinistra c’è tutta una serie di spiagge, ma mi fermo al ritorno, prima arrivo a Cabo Sao Vicente, che è il punto più occidentale d’Europa. Lo spettacolo della scogliera è da togliere il fiato, queste rocce altissime a picco sul mare, dal lato interno agitato, dal lato esterno, l’oceano vero e proprio, calmo e tranquillo, con degli spettacoli tipo fiordi. Per me che soffro di vertigini è impossibile avvicinarmi ai bordi, e vedere dei pescatori che pescano dall’alto con la canna, a bordo sul precipizio, mi sconvolge!!! Passeggiata nella zona, sui sassi, ma il posto era talmente bello che meritava. Troppa gente però, compreso l’immancabile pullmann di giapponesi!!
Sagres, guardando la Fortaleza, sulla sinistra, c’è un parcheggio in cui ci sono fermi dei camper.
Prendo la strada per Aljezur, passando per Villa di Bispo. Sto percorrendo una strada che si snoda tra pini e impianti eolici, e sui prati tanti fiori colorati, anche di grosse dimensioni. E’ la N120, bella strada, con anche dei parcheggi, ma essendo isolata non è adatta a sosta notturna.
Ora al posto dei pini ci sono degli eucaliptus, grandi e scuoiati…. ricordi… L
Vado poi a Praia de Amado, dove nel parcheggio ci sono un casino di camper. La spiaggia sarà larga almeno 200-300 metri, non so quanto lunga, ma è una piazza d’armi! Anche qui zona di surfisti, ma senza vela, un sacco di tedeschi soprattutto. Faccio foto, giro sui tacchi e me ne vado, troppa gente. E’ anche sabato comunque. C’è gente che fa il bagno, gente che gioca in spiaggia o prende il sole, come fosse estate. Va bene che ci sono quasi 26 gradi.
Proseguo lungo la N120 e vado verso Zambujeira do Mar. Certo che c’è una invasione enorme di tedeschi in tutto il Portogallo, surfisti e non.
Giro per Monte Clérigo. Passata la prima spiaggia, vado verso la spiaggia di Arrifana, dove però scopro che è vietato anche il semplice transito ai camper, e torno indietro.
Ritono sulla N120 e attraverso Aljezur, che è carina.
Qui hanno un sistema per il controllo della velocità nei centri abitati che è intelligente. Se arrivi in prossimità del semaforo che vai a più di 50, il semaforo scatta automaticamente rosso.
Alle ore 19,15 lascio l’Algarve (meraviglioso) ed entro nell’Alentejo.
Devio verso praia Carvalhal, ma non mi ispira perché è a costa bassa e torno indietro.
Altra deviazione. Ho visto indicazione Cabo Sardao col simbolo di un faro e ci sono andata! Qui non hanno l’abitudine di indicare le distanze nei cartelli, per cui può essere 1 km, 10 km o 100 km! Il faro c’è, la spiaggia anche, ma non c’è il posto adatto per fermarsi per la notte. Rivado per Zambujeira do Mar.
Alcuni abitanti di questa zona hanno dei tratti che sembrano quasi degli indiani d’America.
Dimba non ne può più, mi sta scavando una buca sulla gamba col muso! E mi guarda come per dire…. Ma quando ci fermiamo che non ne posso più??? Io, una vecchia signora, già devo subire tutto questo, e poi manco pappa?? J
A Zambujeira do Mar c’è anche un camping, ma non mi interessa.
Verso le ore 20,30 circa, ci fermiamo al parcheggio della spiaggia di Zambujeira do Mar.
13° GIORNO: 11 APRILE 2010
Zambujeira do Mar – Serpa (km. 236,4)
Tempo: Bello, caldo e nel pomeriggio un po’ ventilato.
Alzata alle 9,30 passate. C’è già gente che fa il bagno, gioca in acqua e prende il sole, e certo che l’oceano non è caldo!
Partenza alle ore 11,15 circa, direzione (approssimativa, visto che cambio idea 100 volte durante il viaggio) Sines.
In queste zone cresce spontanea una specie di mimosa selvatica, che fa le palline gialle sui rami, ma molto più grandi, e anche le foglie sono diverse, ma sembrerebbe proprio un tipo di mimosa, a cespugli enormi.
Faccio una deviazione per andare a vedere la spiaggia di Milfontes. Acqua bellissima, trasparente, riparata, interna, ma c’è troppa gente, e tutti a fare il bagno! Posto adatto per bambini, acqua bassa e sempre protetta perché è una rientranza.
Noto che è più caldo sul lato oceano che sul lato mediterraneo, ed anche meno ventilato e più calmo il mare, oggi è il primo giorno che mi vesto proprio estiva.
Prendo un’altra deviazione e vado a vedere Porto Covo. Località turistica, piena di gente, e io me ne rivado. Strada scassatissima, da andare a 40 max 50 sennò sfasci tutto.
Nelle case c’è molto bianco e molto bianco azzurro, le rifiniture, le finestre, le ante, i bordi, sono quasi tutti in azzurro, e i tetti in tegole rosse se ci sono.
Prima di arrivare a Sines giro per le praias di Porto Covo. C’è tanta gente perché è domenica, ma trovo un posticino per fermarmi e star ferma qualche ora al sole.
Alle 17 ripartiamo, destinazione Sines e Cabo de Sines. Anche Sines ha una fortezza delimitata da una cinta muraria, e poi all’esterno c’è la città nuova. E’ un porto. Nulla di esaltante, proseguo.
Decido di fare un giretto nell’interno, Beja, Serpa e poi Evora.
Passato Sines e andando verso Beja, attraverso una zona di belle quercie da sughero, materiale che viene lavorato in questa zona.
Riflessione del cavolo…. Sono la cultura e le tradizioni che fanno una terra, un Paese, un Popolo… altrimenti sarebbero tutti uguali, perché la terra è marrone dappertutto, gli alberi e l’erba sono verdi dovunque, il cielo e il mare sono azzurri ovunque, e ovunque ci sono uomini con un corpo, una testa, due braccia e due gambe (chiusa riflessione del cavolo).
Passo vicino a Grandola, che è la città da cui ha avuto inizio la rivoluzione dei garofani, che ha rovesciato la tirannia qui in Portogallo.
Visito Beja, per quel poco che posso vedere visto che è tardo pomeriggio. Beja è molto carina. Il castello di Beja è bellissimo, con la torre de Menagem (e proprio dietro il castello c’è anche un parcheggio dove potersi fermare). C’è poi l’ex convento delle clarisse de Nossa Senhora de Conceiçao, ora museo, purtroppo a quest’ora chiuso, perché sarebbe assolutamente da visitare.
Poi riparto per Serpa. E’ impressionante lungo la strada la varietà di tipi di fiori e di colori.
Visito Serpa, colpiscono le grandiose mura del castello, nelle quali si aprono la Porta de Moura e la Porta de Beja, uniche rimaste delle 5 originarie. Nelle mura a est, si trova la residenza dei Conti di Picalho e si vede il superbo acquedotto ad arcata con portico italiano, che si estende fino alla fine delle mura meridionali. Anche qui è tardo pomeriggio, ma l’atmosfera è molto bella e particolare, come la città, che è fuori dai classici giri turistici.
Cena in un ristorante all’uscita di Serpa, e poi mi fermo a dormire nel parcheggio esterno del ristorante.
14° GIORNO: 12 APRILE 2010
Serpa – Evora km. 105,4
Tempo: Al mattino nuvoloso, poi migliora ma sempre un po’ variabile, caldo.
Sveglia alle ore 9,30, solite cose e partenza verso le ore 10,30 per Evora.
Sulla strada verso Evora incontro un volo di uccelli che sembrano cicogne, ma non vedo nidi in giro.
Anche a Portel in cima c’è un bel castello che domina tutto il paese, ma non mi fermo.
Sono a Evora, decretata dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. Che belle queste città portoghesi, senza traffico, come un ferragosto a Roma! Meraviglioso!
Parcheggio a Largo do Colegio, vicinissimo al centro storico, non credo che potrei farlo d’estate però! Parto per l’esplorazione di Evora, prima un pezzetto delle mura, poi prendo un vicoletto stretto in salita e mi ritrovo in centro. E’ ora di pranzo, per cui è tutto chiuso, e alcune cose sono proprio chiuse perché è lunedì. Faccio un po’ di foto agli esterni, cattedrale e tempio di Diana principalmente, mangio un panino e aspetto le 14 che riapra la cattedrale. Mentre ero in attesa è passato un gruppo di giapponesi che veniva da sotto, e nemmeno uno si è girato a guardare la facciata della cattedrale, tutti impegnati a guardare un paio di scarpe appese a un albero, roba da pazzi!
Visito cattedrale e chiostro. Il chiostro è bello da togliere il fiato, molto austero ma stupendo. La cattedrale da come è all’esterno me l’aspettavo diversa e più ricca, un po’ deludente. Il museo di arte sacra oggi è chiuso, come il museo di Evora e la chiesa di san Giovanni Evangelista.
Mi metto in cerca della chiesa di san Francesco e relativa cappella delle ossa. La cappella delle ossa è impressionante, tutta fatta di scheletri, e teschi! E ci sono dei bellissimi Azulejos che descrivono le immagini della passione di Cristo.
La chiesa, nulla di che all’esterno, è molto bella e ricca all’interno invece, ogni altare laterale una ricchezza, davvero particolare.
Poi al rientro giretto per Souvenirs e via al camper, verso le ore 16,30, dove Dimba mi aspetta per la passeggiata. Sono stanca e mi fanno male i piedi, ma facciamo un bel giretto.
Se riesco (nel senso che non mi cacciano) stanotte mi fermo in questo parcheggio dove sono, così domattina vado a vedere il museo di arte sacra, la chiesa di san Giovanni Evangelista. In un giorno sarebbe comunque stata dura vedere tutto, ma visto che è lunedì devo per forza aspettare domani.
15° GIORNO: 13 APRILE 2010
Evora – Cabo Espichel (km. 169)
Tempo: Giornata sempre nuvolosa, e nel pomeriggio pioggia. Stasera è anche freddino, non è ancora buio e ci sono 15 gradi.
In piedi alle 9, stanotte un casino qui intorno, studenti fino a tardi a fare casino (c’è l’università qui accanto), e poi qualcuno si deve essere affacciato e li ha cacciati, perché ho sentito urlare. In più stanotte Dimba ha russato più del solito, per cui notte non proprio riposante. Solite cose e poi parto per il giro delle cose da vedere che mi mancano.
Ho visitato la chiesa di san Giovanni Battista, stupenda con quegli azulejos su tutte le pareti!
Poi ho visitato il palazzo e museo Cadaval (deludente, non vale la pena).
Da vedere invece assolutamente il museo di arte sacra, già ne varrebbe la pena soltanto per la statutetta trittico di Nossa Senhora de Paraiso, la Virgen apridora, in avorio tranne la testa forse, Madonna con bambino chiusa, aperta invece presenta all’interno tutte miniature sempre di avorio di immagini di vita sacra, dettagliate nei particolari. E’ spettacolare, un pezzo veramente unico!
In uscita poi breve visita al museo delle carrozze, gratuito.
Alle 12,15 ripartiamo, meta la zona megalitica, ma non riesco a trovarla e le strade sono orrende e strettissime! E hanno anche il coraggio di metterci la linea di mezzeria, solo che per ogni parte ci passa poco più di mezza macchina. Bello che hanno anche avuto il coraggio di metterci ripetutamente il cartello col divieto di sorpasso, ma dove ci passano due macchine affiancate?? Ho la fortuna di incontrare altri mezzi in punti in cui era possibile spostarsi dalla carreggiata, ma più che una strada sembrava una mulattiera. Molto bella e selvaggia però, ma rinuncio ai megaliti, che non so dove vado a ficcarmi e la strada peggiora sempre di più. Arrivo ad un bivio senza indicazioni, non so dove andare, sono brutte entrambe le strade, giro sui tacchi e torno indietro.
Destinazione Setùbal. La strada è piena di fiori e di ginestrini, belle piante, rocce… tutto molto selvaggio. Ma ci sono anche mucche e vitellini piccolissimi, ancora malfermi sulle zampe, che ciucciano e giocano.
Alla fine torno sulla N114, non so che strade ho fatto, ma erano proprio di campagna.
Mi fermo a mangiare a Montemor-O-Novo.
Sono le ore 15,30 e sta iniziando a piovere, spero solo che non entri acqua da quel cavolo di buco nella mansarda. Decido di metterci per ora dello scotch di quello americano che si usa per riparare, così mi metto in cerca di una ferramenta.
Per fortuna ho trovato un centro commerciale, dove c’era il brico per lo scotch, il supermercato per la spesa e la vodafone per una scheda internet locale, che però mi verrà attivata entro 24 ore e non subito.
Problemi invece con la carta di credito, che mi nega il prelievo. Chiamo allora il servizio clienti e viene fuori che per non si sa quale motivo (non dipendente da me), risultava bloccata, per cui me la riattivano e mi avvisano poco dopo. Ci mancava solo quello! Era l’occasione buona per non tornare più in Italia!! Ahahahah!!!
Passo Setùbal e vado verso Sesimbra, e poi Cabo Espichel. Un posto magico, un’atmosfera fantastica! Un bellissimo faro esagonale, un santuario semi-abbandonato (tranne la chiesa), una cappella della memoria a picco sul mare, con degli azulejos dentro e fuori, la casa dell’acqua, con foro tipo Pantheon, e l’acquedotto, i resti della fortificazione. Ma tutto immerso in un’atmosfera senza tempo, con i colori neutri del cielo nuvoloso. E poi queste scogliere altissime, a picco sul mare… uno spettacolo fantastico!
Decido di passare la notte qui visto che c’è anche un altro camper. L’unica luce nel raggio di chilometri è quella del faro, che ruotando, ritmicamente, sfiora appena un angolo del santuario. E’ freddo, 15 gradi e non è ancora notte fonda, e non c’è neppure una stella, siamo immersi nell’inchiostro.
16° GIORNO: 14 APRILE 2010
Cabo Espichel – Lisbona (km. 132,4)
Tempo: Nuvoloso ma pioverà solo verso Lisbona e a Lisbona.
Sveglia alle 9,30, stanotte è piovuto ma ora non più. Che bello questo posto, c’è una pace ineguagliabile, anche se oggi ci deve essere qualcosa alla chiesa perché sta arrivando gente.
Comunque la chiesa è aperta, e ne approfitto per visitarla. Bellina, ma con tanti lavori di restauro da fare. Stranamente non esistono cartoline della cappella della memoria…. Se la sono dimenticata?
Alle 10,45 ripartiamo, destinazione Lisbona. Inserisco nel navigatore le coordinate gps del camping di Monsanto.
Sono le 11,30 e inizia a piovere, sono a 13 km dal ponte Vasco De Gama. Devo trovare un punto su cui potermi arrampicare per mettere lo scotch sulla frattura della mandarda.
Anche qui vicino Lisbona ci sono i nidi delle cicogne sui pali della luce, e anche sui ripetitori dei cellulari poverine, vivono sotto inquinamento elettromagnetico! Da qualche parte si vedono i piccoli in piedi nei nidi.
Mi sa tanto che le coordinate riportate sono un po’ balorde, mi sto allontanando molto da Lisbona, per cui appena posso mi fermo e faccio il punto.
Mi piace che qui c’è la pubblicità dei sexy shop sui cartelloni, su uno c’era una ragazza in intimo molto sexy, su un altro si pubblicizzava un vibratore con controllo da remoto. Da noi manco si vede dove stanno i sexy shop! Ma noi abbiamo il Vaticano in casa! L
Mi fermo, dato che ancora mi sta facendo allontanare e mi da ancora almeno mezz’ora di strada da fare.
Arrivo in vista del ponte Vasco De Gama…. come è lungo e alto! E come sono piccole le macchine e i camion che si vedono sopra! Vertigini solo a guardarlo, ma per ora non ci devo passare (ma ci passerò).
A Lisbona la gente guida come pazzi, devi avere 500 occhi, perché ti sorpassano a destra anche sulle rampe, per non parlare della guida dei tassisti, che è a dir poco da criminali! Ho visto fare delle cose per cui in Italia la polizia ti strapperebbe la patente sotto il naso per non ridartela mai più! Il traffico è caotico e congestionato, sconsigliato muoversi con mezzi propri, usare invece i mezzi pubblici.
Arrivo finalmente al camping Monsanto, verso le 13,45.
Il camping è bello, belle piazzole, ognuna con luce, acqua, praticello e tavolo di legno con panche. I servizi invece lasciano molto a desiderare, vecchi, cadenti e neppure tanto puliti. Tanto serve solo per la doccia.
Ci sono 24,3 gradi, tempo nuvoloso. Oggi mi sistemo, faccio tutte le cose che devo fare e domani inizio il giro della città. Doccia mega galattica anzitutto. Mentre sono alla lavanderia poi, c’è vicino l’ufficio tour del camping, e prenoto domattina un primo giro esplorativo della città, dalle 10 alle 14.
E’ quasi tutto il pomeriggio che piove, speriamo che domani il tempo vada meglio.
17° GIORNO: 15 APRILE 2010
Lisbona
Tempo: Ha retto abbastanza in mattinata, poi nel pomeriggio ha iniziato a piovere, con notevole variabilità.
Alzata alle 8,15, stanotte ha diluviato, ha fatto anche temporale e Dimba, spaventata, mi è venuta a svegliare. Ora sembra che il tempo per il momento possa reggere, speriamo bene.
Alle 10, con gli altri italiani del camper a fianco e altra gente del camping, si parte per il tour organizzato. La furbina che sono, ieri ho dimenticato la scheda di memoria della macchina fotografica dentro al pc, per cui alla prima tappa (Mosteiro de Sao Jeronimo) non posso fare foto. Per fortuna però avevo la seconda macchinetta nel bus e ho preso la scheda da quella. Visitiamo i punti salienti della città ma di corsa, la chiesa di S. Jeronimo, la torre di Belèm, il monumento alle conquiste, alcune piazze e vie, il Sé-Catedral, l’Alfama, il parco Eduardo VII, senza approfondire, però serve per avere una prima infarinatura di come è strutturata la città e come muoversi. Alle ore 14 siamo di nuovo in campeggio. Ho fatto la Lisboa Card, per tre giorni, che mi da mezzi pubblici gratuiti, musei gratuiti o con sconti, altre promozioni.
Nel pomeriggio riparto con un taxi fino a piazza da Figueira (8 euro e spicci, compreso il diritto di chiamata), e da lì vicino prendo il famoso tram elettrico 28E, che attraversa tutte le zone storiche della città. Questo giro mi aiuta a capire come sono messe le cose che mi interessa vedere. Il giro dura parecchio, da capolinea a capolinea e ritorno, e si è messo anche a piovere di brutto.
Tornata indietro, faccio una giratina in centro tra una goccia e l’altra, faccio merenda in una pasteleria con una specie di tiramisù molto denso e un the, e poi prendo il 714 che mi riporta in campeggio, dove Dimba mi aspetta tutta contenta!
Stasera sono stanca, sto qui con Dimba e mi preparo al giro di domani.
18° GIORNO: 16 APRILE 2010
Lisbona
Tempo: Mattinata molto piovosa, giornata estremamente variabile, caldo-umido, pioggia, vento, stamane anche nebbioso che non si vedeva il fiume.
Stanotte diluvio e vento, tanto da piegare leggermente il tendalino e riempirlo d’acqua. Ho dovuto chiuderlo, ma appena possibile devo riaprirlo per farlo asciugare.
Sveglia alle 8,30, solite cose e poi partenza.
Prendo il 714 (la fermata è la stessa per le due direzioni), sotto una pioggia torrenziale, vento e freddo. Volevo andare a Belèm stamattina, ma quando sono arrivata in zona diluviava e c’era nebbia, per cui ho rimandato e sono andata in centro. Sono scesa vicino a praça do Comercio, ho fatto un pezzetto a piedi e sono andata a prendere l’elevador di S.ta Justa. Bellissimo lo spettacolo che si gode dall’alto, peccato però il maltempo.
Da lì si accede anche alla vecchia Igreia do Carmo, e al relativo museo. I resti di quella chiesa, con quegli archi gotici a cielo (grigio per giunta), sono estremamente suggestivi, non riuscivo a smettere di fotografarli in tutte le prospettive, a guardarne la bellezza e la purezza. Anche nel museo, seppur piccolo, ci sono delle cose interessanti. All’ingresso c’è un grossa foto che ricorda il 25 aprile 1974, la rivoluzione dei garofani, e la foto è fatta proprio nella praca do Carmo.
Da li scendo a piedi di nuovo verso praca del Comercio, e mi fermo a pranzare in una bettolina lungo la strada. Una sfoglia prosciutto e formaggio, una specie di supplì di pollo e una bibita, tutto per 2,95 euro!
A praca do comercio prendo il tram rosso della linea yellowbus, che fa il giro turistico di più di un’ora, con guida audio. Molto carino, anche se un po’ caro, 15 euro, 13,50 con la Lisboacard.
Tornata a praca do Comercio a fine giro, vado a piedi fino a praca da Figueira, cercando un posto dove acquistare dei cd di “fado”, la canzone tradizionale portoghese. Mi indirizzano su rua Aurea, dove c’è la “Casa do Fado”, e acquisto tre cd di Amalia Rodrigues.
Da praca da Figueira prendo poi il 37 per andare al Castelo de Sao Jorge. Anche li la Lisboa Card porta solo sconto. Il castello non è niente di speciale, e neppure il suo museo, si gode soltanto una magnifica vista di Lisbona su tutti i fronti, un po’ come il Gianicolo a Roma, solo che qui, anche per entrare nel giardino, si paga. Carino anche il quartiere dove sorge il castello, strade strettissime e tutto calcolato al millimetro, mi chiedo come facciano i tram e i bus a passare! Anche perché le macchine parcheggiano ovunque, e sembra che sappiano di quanto possono o non possono sporgere.
Torno quindi a praca da Figueira, aspetto un po’ il 714, che non arriva, e allora prendo un taxi per tornare al campeggio. Sono stanca, disabituata a camminare.
Stasera mi piacerebbe tornare in città e andare a cena in Alfama in un locale dove fanno “fado” dal vivo, ma sono troppo stanca e infreddolita, e ho ancora tanti giri da fare domani e domenica almeno.
Mi restano ancora diverse cose da vedere, e questa città mi affascina da matti! Ma prima di andare via una serata in città non mi dispiacerebbe!
19° GIORNO: 17 APRILE 2010
Lisbona
Tempo: Bello, qualche nuvola di passaggio ma non ha mai piovuto tutto il giorno….. fino ad ora… mentre sto scrivendo, ore 20, scroscio di pioggia.
Mi sono alzata verso le 8,15. Solite cose prima di partire per la città.
Ho preso il 714 e sono scesa alla fermata di Sao Jeronimo. Ho visitato la chiesa, che avevo fatto di corsa l’altro giorno, forse anche sottovalutandola, e invece è bellissima. Quello che poi è spettacolare è il chiostro, costruito su due piani che sono ornati come merletti. Continuavo a scattare foto all’impazzata, una struttura bellissima. C’è anche la tomba di Fernando Pessoa. Poi visita al coro alto.
Da li sono passata al museo archeologico adiacente. C’è una parte romana antica, una parte del tesoro, una parte egizia, una sezione sul vetro antico in Portogallo, e poi la ricostruzione di una olaria in epoca romana. Vicino all’uscita ci sono anche alcune vetrine etrusche facenti parte di una collezione privata.
Mi infilo poi nel museo della marina (sempre adiacente), dove c’è la più grande collezione del mondo di astrolabi nautici, veramente da vedere per chi ha la passione. C’è anche una sezione temporanea dedicata a “Pirataria na Somalia”.
All’uscita dal museo della marina mi fermo a mangiare un boccone alla tavola calda accanto al museo, un po’ cara e si mangia male, da evitare.
Mi incammino quindi a piedi verso la torre di Belèm, a cui si arriva in 10-15 minuti. Si passa ad un certo punto davanti ad una vetrina di un centro culturale in cui è esposta una statua in marmo di Fernando Pessoa seduto al tavolino del caffè brasileira.
Visita alla torre di Belèm, fuori e dentro. Si capisce benissimo perché la chiamano la nave di pietra! Dal primo piano della terrazza poi ci sono ancora altri tre piani nella torre, a cui si accede attraverso una strettissima e ripida scala a chiocciola. Si arriva in cima senza fiato, ma lo spettacolo dall’alto è superbo!
Esco dalla torre e prendo un taxi per andare a praca dos restauradores. Me ne è capitata una da non credere! Questo taxi arrivava fresco fresco e io l’ho fatto partire subito. Arrivati a destinazione (oltretutto correva come un pazzo, ma vedo che i taxisti ispanici sono tutti così, macchine vecchie e teste calde) erano 8,05 euro, gli do 10 euro dicendogli di tenersi il resto. Attacca ad urlare come un pazzo!! Cinqe cienteme, cinqe cienteme! Parlo io! Parlo io!! Sembrava pazzo! Al che gli ho dato i 5 centesimi e mi sono ripresa i due euro, e si è scordato la mancia!
Prendo quindi l’elevador da gloria, che mi porta al miradouro de sao Pedro de Alcantara. Da lì c’è una vista spettacolare su Lisbona, una specie di Gianicolo a Lisbona!
Scendendo poi visito la igreia de sao Roque e il relativo museo. La chiesa è piuttosto ricca, ma lo è molto di più la collezione di arte sacra che c’è nel museo, che merita senz’altro di essere vista.
Scendendo ancora non posso fare a meno di fare un salto alla igreia dos italianos. Sono al confine tra praca Luis de Camoes e largo del Chiado, luogo di incontri mondani al caffè brasileira, dove la statua in bronzo di Fernando Pessoa tiene compagnia agli avventori del bar.
Sempre nella stessa piazza visito anche la igreia do sacramento, dove c’è anche un presepe perpetuo.
Dopo un’altra salita all’esplorazione di una palazzo ornato che ho visto a distanza, finalmente torno a prendere un taxi al largo do chiado, e rientro stanca morta in campeggio.
Arrivo verso le 18, immancabile passeggiata con Dimba e serata tranquilla in camping.
20° GIORNO: 18 APRILE 2010
Lisbona
Tempo: Piovoso stamattina, poi si è rimesso al bello per fortuna.
Mi sono alzata alle ore 8,40, con un diluvio che Allah la manda! Ci sta facendo scontare il bel tempo di ieri, non so cosa fare, è difficile anche portare fuori Dimba.
Per fortuna dopo un po’ la pioggia rallenta, nel frattempo mi sono preparata, porto fuori Dimba e poi vado a prendere il 714. Ho chiesto in campeggio, per andare al museo do azulejo devo arrivare a praca da figueira e poi dal rossio prendere il 759.
Piccolo problema però, in città c’è una corsa ciclistica e non so cos’altro, per cui nemmeno i mezzi pubblici vanno in centro, e quindi arrivati a cais sodré l’autista ci ha fatto scendere (sotto l’acquazzone violento), tanti saluti e grazie! Senza sapere da li che mezzi prendere oltretutto! Caso ha voluto che proprio in quel momento passasse un taxi libero, per cui l’ho preso al volo e mi sono fatta portare al museo do azulejo.
Visita al museo molto interessante, c’è una ampia panoramica della storia dell’azulejo, dall’antichità fino ad una sezione dedicata al XX secolo. Visita anche alla chiesa Madre de Deus annessa, anch’essa ricca di azulejos. Uscendo mi fermo al bar a mangiare un dolce, qui in Portogallo sono buonissimi ed abbondanti.
Vado quindi a prendere il 759 per spostarmi al museo do fado. Solo che non mi ero accorta che di domenica non passa, per cui ho perso l’altro bus utile, il 794, ed ho dovuto aspettare a lungo il successivo.
Scendo a stazione santa Apollonia (dove c’è anche il museo militare per chi è interessato), dove mi attrae un profumino di carne arrostita, e faccio pranzo in una churrasqaria proprio di fronte al museo militare. Uno spiedino enorme (2 normali) e una lattina di coca cola 3,20 euro! Nulla!
Il museo del fado è estremamente affascinante. Si ripercorre la storia di questo genere musicale, attraverso un percorso che prevede la visita, l’ascolto di un’audioguida (che non c’è in italiano) e di brani musicali eseguiti dai vari autori più importanti. In fondo c’è il market, dove è possibile acquistare cd, dvd e libri sulla storia del fado.
Uscita dal museo procedo a piedi fino a praca do comercio, attraverso stradine secndarie e vicoli che si aprono su scorci fantastici! Da li seguo rua da prata (mi fermo a guardare la igreia de sao Nicolau) e arrivo a praca da figueira. Anche Lisbona è invasa dai negozi dei cinesi, gli unici aperti anche la domenica. P.S. Anche qui ci sono i parcheggiatori abusivi.
Vado a prendere il 714 per tornare in campeggio. C’è sempre da aspettarlo parecchio il 714, sia dal camping che dalla città, prendo quello delle 16,33. La solita mezz’oretta per arrivare, e poi Dimba che mi aspetta bella arzilla per la passeggiata!
Quindi una bella doccia, aperitivo e libro all’aperto, e poi ho iniziato a sistemare il camper, sia il garage che dentro. Grandio manovre e grandi pulizie, anche se devo ancora finire, e il colpo finale lo darò prima di partire.
Partire… non so ancora quando. Ho ancora diverse cose che vorrei vedere, ma domani è lunedì e i musei sono chiusi, riesco a vedere solo un paio di chiese e la casa di Pessoa. Martedì poi finisco il giro dei musei, e mercoledì si riparte, non senza aver percorso i due ponti di Lisbona, il 25 aprile e il Vasco De Gama.
21° GIORNO: 19 APRILE 2010
Lisbona
Tempo: Pioggerella al risveglio, ma poi tutto il giorno quasi del tutto sereno, solo un po’ ventilato e temparature un po’ più basse.
Sveglia verso le ore 8,30 col ticchettio della pioggia, ormai è un classico, speriamo sia un classico anche che poi si rimette. Dimba stanotte mi ha ammazzato di puzzette!
Solite cose, poi vado a prendere il 714 per andare in centro.
Ho scoperto che anche a Lisbona ci sono quelli che tentano di vendere gli orologi (patacche) per strada ai turisti! J
Ci sono anche gli sciuscià, che puliscono le scarpe col banchetto in strada, le spazzole, i lucidi e le pezze per lucidare. E c’è anche un altro omino con tanto di banchetto quasi professionale che plastifica tutti i documenti.
Per andare alla casa di Fernando Pessoa, che è vicino al cimitero degli inglesi, a campo ourique, mi hanno detto di prendere il 709 al Rossio. La fermata giusta è 1 o 2 dopo la igreia de la Estrela, e non il capolinea, come mi ha fatto fare il conducente, col risultato che ho dovuto fare un bel pezzo indietro.
La casa è diversa dal genere che mi aspettavo, quasi moderna, e comprende un piccolo museo della poesia.
Lisbona noto che è una città con pochissimi cani e pochissime moto, le due ruote quasi non esistono, che cosa strana. Certo che con le sue caratteristiche di strade non si presta molto.
Scendo poi col 28E alla igreia da Graça. Proprio davati alla chiesa c’è il miradouro Sophia de Mello Breyner Andresen, poetessa, con un’altra bellissima vista su Lisbona.
Mentre aspetto che apra la chiesa alle 15, faccio uno spuntino seduta su una panchina, poi mi siedo al bar e prendo un caffè ascoltando fado, con la vista di Lisbona davanti. Qui i passeretti sono talmente abituati alla presenza umana che mentre mangi vengono sul tavolo a beccare le briciole, bellissimi!
Questa città è veramente magica, mi affascina moltissimo! Mi piacerebbe affittare una casa per un mesetto almeno ad Alfama, e stare un po’ qui, dopo aver imparato qualcosa della lingua magari.
Oggi giornata ventilata, ho avuto tutti i giorni nello zaino pile e k-way e non li ho mai usati neppure con la pioggia, oggi invece che mi sarebbe servito qualcosa per ripararmi dal vento freddo non ho nulla appresso.
Aspetto l’apertura mettendomi al sole nei giardinetti, su una panchina riparata, si sta benissimo e viene quasi voglia di farsi una pennica.
Passate le 15 la chiesa non apre, e dopo un po’ scopro che, a differenza di quanto dice la guida, il lunedì la chiesa è chiusa. Uff…. Tempo sprecato e freddo preso.
Risalgo sul 28E e mi ritrovo a la Estrela di nuovo, per cui ne riprendo un altro e scendo tra praca do comercio e praca da figueira, e faccio un pezzo a piedi.
Prendo il 714 alla solita ora, verso le 17,25. In campeggio Dimba mi aspetta, e per farmi perdonare le ho mollato un po’ di ghiottini per cena.
A forza di camminare in questi giorni mi si è infiammato il tendine posteriore della gamba destra, tra la caviglia e il polpaccio, tanto che quasi zoppico, infatti stasera dopo cena mi sono presa un aulin per sfiammare.
Mi sento anche stanca e infreddolita. Domani dovrei fare il monasteiro de sao Vicente de fora, il museo des coches e il museo de arte antiga. E poi mi mancano i due ponti. Mercoledì lascio (a malincuore) Lisbona.
22° GIORNO: 20 APRILE 2010
Lisbona
Tempo: è la prima mattina che mi sveglio senza pioggia, c’è il sole e fa caldo, si preannuncia una giornata torrida.
Sveglia al solito verso le 8,30, e un’ora dopo sono alla fermata del 714. Oggi dovevo fare, oltre al mosteiro de sao Vicente de fora, il museo des coches e il museo di arte antiga, ma essendo l’ultimo giorno che sono a Lisbona, voglio fare cose che mi permettano di stare in giro per la città. E poi avevo detto che volevo lasciare qualcosa da vedere, così devo tornare per forza!
Ho preso il tram 28E e sono scesa alla fermata di Voz Operario, che è quella del monastero.
Il monastero è una sorpresa veramente interessante! E’ pieno di bellissimi azulejos dappertutto, all’interno e nel chiostro. Stanno facendo dei lavori di recupero, la struttura è un po’ trascurata, ma una volta terminati i lavori e rimossi i cantieri che ora ci sono, sarà un gioiellino.
C’è una piccola mostra dedicata all’arte sacra, e al primo piano c’è una sezione di azulejos dedicata alle favole di La Fontaine, con l’illustrazione di ben 38 favole, molto bello.
Si va poi sulla terrazza in alto, dove ci sono i campanili, e dove il pavimento è spiovente, e da qui si gode un panorama stupendo!
Esco che è ora di pranzo (non so come mai ma io ci passo le ore nei posti dove entro, vedi gente che fa una toccata e fuga, che ci vanno a fare?), mangio qualcosa e poi vado verso il campo de santa Clara. Ho mangiato di fronte al monastero, con 6,60 euro ho preso coscia di pollo con insalata e purè, una bottiglietta d’acqua, caffè e dolce. Conviene mangiar fuori che fare la spesa e cucinare!
Mi dirigo poi verso campo santa Clara, che è una zona in cui è allestito un mercatino tipo il vecchio porta portese di 40 anni fa (con anche banchi di cose nuove però), dove vendono di tutto, dal vecchiariato, ai vestiti usati, scarpe usate, occhiali usati, elettronica (vecchia), apparecchi fotografici (vecchi), di tutto insomma, e persino, su un banco, “vibratori” usati!! Il tutto in una bolgia spaventosa di confusione e di caldo. Bisogna stare estremamente attenti ai borseggiatori, anche se è sempre presente la polizia.
C’è anche gente che magari ha bisogno di vendere qualcosa, e viene qui a trattare con quelli che hanno il banco per venderlo. Ho appena visto trattare la vendita di un pezzo di candelabro per 10 euro.
Speravo, spulciando tra i banchi, di trovare anche il raccordo per l’acqua che mi manca sul camper, ma nisba.
Vado quindi a visitare il Panteao Nacional. Anche da qui, dalla cima, c’è una marea di scale da fare per arrivarci, ma si gode una vista meravigliosa, c’è il fiume sotto e si vedono da una parte il ponte 25 aprile e dall’altra il ponte Vasco De Gama, mentre da santa Clara arrivano musica, voci e odori. Anche qui il tetto della terrazza è spiovente. E’ impressionante la vista del’interno del Panteao dall’anello con ringhiera che corre intorno alla cupola, sconsigliato a chi, come me, soffre di vertigini e teme l’altezza (ma ci sono andata lo stesso)! Nel Panteao, oltre alle tombe di personaggi di Stato e ai cenotafi alla memoria di personaggi storici, c’è anche la tomba di Amalia Rodrigues, regina del fado, morta nel 1999.
Poi faccio un altro giretto per santa Clara. Noto che vendono anche le mezze bottiglie di profumo, i mezzi flaconi di prodotti solari, e le cose più strane! Faccio qualche acquisto anche io. Due tazze da caffè commemorative, libro+cd+dvd di Amalia Rodrigues, una boccettina da profumo di vetro e applicazioni di fiori in silver, e poi alcuni oggetti da cucina della tradizione in alluminio (una zuppiera, due contenitori per il latte, una caffettiera, una oliera, un imbuto e un bricchetto). C’è un momento che tra il caldo e la confusione sto per sentirmi male, subito prima di entrare al Panteon, dove un po’ di refrigerio mi aiuta a riprendermi. Non posso permettermi di stare male. Certo era tanto tempo che non camminavo così tanto per così tanti giorni, è anche la stanchezza che si fa sentire.
Da santa Clara, visto che oggi il 34 non passa, prendo il 12 (che va a santa Apollonia, che non so dove sia, ma è l‘unico bus che passa), e appena incrocio una fermata del 28E scendo e lo prendo al volo, fino a Moniz.
Verso praca da Figueira mi butto in un paio di negozi e faccio acquisti. Poi mi fermo per uno spuntino, ma la cosa che mi fa impazzire è non capire i nomi delle cose. Nonostante il mio glossario gastronomico, spesso la cosa che cerco non c’è, e allora vado allo sbaraglio, sperando che quello che mi portano sia mangiabile!
Verso le 17,40 prendo il 714 per tornare in campeggio, dopo aver salutato con un pizzico di nostalgia questa magica città.
Dimba mi aspetta per la solita passeggiata, giusto in tempo perché poi attacca a piovere. Sotto l’acqua faccio il pieno dell’acqua, e in un piccolo sprazzo di sereno pulisco il camper. Ma tanto ripiove, credo che durerà poco il pulito.
Domattina ultima lavatrice e poi via, verso nuove mete!
23° GIORNO: 21 APRILE 2010
Lisbona - Sintra (Km. 136,6)
Tempo: solita pioggia notturna ma di giorno il tempo è bello, anche se a volte nuvoloso.
Alzata al solito verso le 8,30, prima di partire cerco di arrampicarmi a mettere lo scotch sulla mansarda ma non ci riesco.
I servizi igienici (!) del campeggio di Lisbona fanno veramente schifo, vecchi, fatiscenti e sporchi.
Pagato il campeggio, 133 euro per 7 notti. Alle ore 11,10 partiamo, e come prima cosa voglio fare i due ponti di Lisbona, il 25 aprile e il Vasco de Gama.
Il 25 aprile è il ponte sospeso più lungo d’Europa, e fa veramente impressione passarci sopra, anche perché mentre passo penso che sotto è tanto alto!!
Ad Almada faccio un salto su alla strada del Cristo rei, ma non scendo neppure.
Mi è capitato più di una volta di vedere delle donne anziane vestite tutte di nero, con dei gonnelloni larghi e lunghi, tutte di nero e con dei fazzolettoni in testa. Sono le donne in lutto secondo la tradizione.
Vado poi a percorrere il ponte Vasco de Gama, a pedaggio (camper euro 5,40, non pagabili però con carta Visa perché non ce l’hanno). Devo dire che questo ponte fa meno effetto, le campate rette da tiranti sono solo un paio e alla fine verso Lisbona, sono un po’ delusa, sembra una strada normale e pure cara nel transito.
Alle 12,45 prendo la strada per Cascais. Le autostrade qui costano un casino, e si paga continuamente! Conviene più un pasto completo che 25 km di autostrada!
La parte centrale di Cascais è molto carina, ci sono anche delle case molto belle, ma non ho possibilità di fermarmi né di fare foto, per cui passo, guardo e me ne rivado. Passo anche da Estoril, entrambe località prettamente turistiche, che servono il bacino di utenza di Lisbona.
Prendo quindi la strada per Sintra.
Arrivata a Sintra giro un po’ per trovare un posto dove fermarmi (attenti a non infilarsi nelle stradine vecchie perché sono strette e ci si va i mettere nei pasticci per uscirne), e poi a piedi con Dimba vado a pranzo. Finalmente un menù in italiano, so che ho ordinato cozze in salsa d’aglio e calamari alla griglia. Le cozze sono quelle grosse, fuori mezze verdognole, meno saporite delle nostre. La differenza di prezzo si vede, qui siamo in località prettamente turistica, e ho speso più di 20 euro.
Il primo giro di Sintra me lo sono fatto con il trenino, ma non ne vale proprio la pena, anche perché al Mouros e al Palacio de la Pena non ci arriva, parte dal palazzo Reale, che già è in pieno centro, e l’unica cosa che si vede di bello nel giro è il municipio, che è particolare. Da non fare insomma.
Quindi mi faccio una bella passeggiata a piedi per il centro, faccio qualche acquisto tra cui un liquore portoghese tipo cherry, la Ginja, che si serve in bicchierini di cioccolata, poi scendo verso la stazione per informarmi sui biglietti dei bus, ma è già chiuso, così faccio merenda con caffè, un dolce tradizionale fatto con pasta di fagioli, e compro una confezione di Queijadas, dolce tipico locale di Sintra.
Quindi torno a prendere Dimba per una passeggiata, e mi fermo a prendere un gelato. Se non siete proprio gelato-dipendenti il gelato risparmiatevelo, non li sanno fare, sembrano finti. E poi qui sono anche cari!
Alle 18,45 stanno chiudendo tutti, si vede che almeno in questa stagione il turismo è soltanto diurno.
Infine torno al camper, stanotte resto qui, e domani proseguo la visita.
24° GIORNO: 22 APRILE 2010
Sintra - Cabo da Roca (Km. 26,8)
Tempo: In nottata temporale violento, stamattina discreto, poi nebbia e pioggia e poi di nuovo, dopo pranzo, discreto e caldo.
Mattina sveglia alle 8,20, nottataccia del cavolo, va bene che è la strada principale della città, ma fino all’1 via vai di gente e macchine, poi all’1 si è scatenato un temporale tremendo, pioggia torrenziale, tuoni, Dimba era terrorizzata e raspava sulla scaletta per chiamarmi, ho dovuto aspettare che si calmasse. Alle 7 poi squilla il telefono con numero privato, da sparare, ma a privato come al solito non rispondo. Insomma, mi sono alzata che ero una pezza. Solite cose e poi vado in stazione per il biglietto giornaliero per il bus.
Fatto biglietto giornaliero, 10 euro (vale anche per Cascais, Estoril, ecc), prendo il 434 che fa il circuito de Pena (il biglietto singolo costerebbe 4,50 euro), cioè sale a Os Mouros e poi al palacio de Pena. La strada è impervia, stretta, tutte curve e tornanti, parzialmente sconnessa (cessa l‘asfalto e iniziano i sampietrini), per cui, a meno che non abbiate un camper piccolo, stretto e corto, è assolutamente sconsigliato avventurarsi su quella strada. E’ molto bella perché passa in mezzo a boschi stupendi comunque. D’altronde il 434 è comodissimo, fa una prima fermata a Os Mouros, una seconda al palacio della Pena e poi torna in città. Lungo la strada ci sono anche delle bellissime ville, che sembrano uscite dal mondo delle favole, sarebbe da fare sulle 2 ruote, per potersi anche fermare a fare foto.
Faccio il giro partendo dal palacio da Pena (ma conviene partire da Os Mouros), il bus lascia alla biglietteria all’ingresso del parco, che è in basso, e da li si può o andare a piedi (e sfinirsi!) o prendere il trenino interno (a pagamento) che porta fino all’ingresso del palazzo. E’ un palazzo che lascia senza fiato, di una bellezza e fantasiosità incredibili. Da non lasciarsi sfuggire la visita alla cappella, un po’ defilata ma da vedere! Splendido anche il parco, ricco di piante di ogni genere.
A pranzo scendo in città e mi fermo a mangiare in un ristorante vicino alla stazione. Ho mangiato molto meglio di ieri e ho speso meno. Ti portano per stuzzichino un formaggetto con delle salsine. Poi ho preso sopa de camaroes e gamberoni grigliati (12 grossi gamberi, molto buoni), caffè, il tutto per 15 euro.
Dopo pranzo riprendo il 434 e torno a fare il castelo del os Mouros. E’ una sfacchinata pazzesca. Il bus lascia alla biglietteria all’ingresso del parco e poi anche qui c’è da salire, ma solo a piedi! E vedi il castello in cima che sembra tanto lontano! Un po’ l’ora calda, il dopo pasto, l’umidità (aveva appena smesso di piovere ed era uscito il sole), fatto sta che mi mollavano le gambe. Nel parco ci sono dei massi di pietra enormi, in parte incrostati di muschi e licheni, e alberi secolari, il tutto rende il paesaggio molto suggestivo. Si fa una fatica enorme ad andare su, il tracciato è vario e sconnesso, e alcune parti (elevate) e camminamenti a picco, non li ho potute raggiungere per colpa delle mie vertigini. So già che stasera avrò le gambe a pezzi.
Da queste parti c’è una natura estremamente ricca, selvaggia e rigogliosa, foreste stupende, ricche di infinite varietà di piante, di fiori e di muschi e licheni, oltre a piantine da roccia.
Osservazione del cavolo… un gatto che miagola qui nel giardino, mi fa venire in mente che siamo solo noi umani quelli che ci siamo inventati mille lingue diverse per renderci difficile e impossibile la comunicazione, mentre gli animali hanno un linguaggio universale, che gli permette di comprendersi ovunque. E poi ci riteniamo più intelligenti di loro!
Finito il giro riprendo il 434 per tornare in stazione, e da li prendo il 435 per il parco e palacio de Monserrate. Anche qui non è da salirci col camper, strada con le stesse caratteristiche dell’altra, e a doppio senso.
All’ingresso (stavolta in alto e c’è da scendere e poi risalire) comunicano che si può visitare solo il parco, perché la villa è chiusa per restauro. Altra scarpinata pazzesca, dopodiché decido che ne ho abbastanza di Sintra, salto la Quinta de Regaleira, il convento dei capuchos e il palazzo reale (sennò la prossima volta cosa vedo??).
Torno al camper, passeggiata con Dimba e poi alle ore 17,15 ripartiamo, destinazione Cabo de Roca. Fatico a uscire da Sintra, e mi sa che ho fatto un altro piccolo danno in alto con un ramo di un albero, sempre però per colpa di una macchina parcheggiata male! Non vedo l’ora di ritrovare strade piane, dritte e larghe! Anche la strada per Cabo de Roca infatti è bruttina.
Lo spettacolo di Cabo de Roca però è bellissimo, il faro, il monumento con la croce e la lapide che ricorda che siamo nel punto più occidentale del continente europeo, la scogliera. Ci sono anche altri camper in un parcheggio laterale, ma io dopo la passeggiata vado a mettermi proprio nel piazzale antistante il faro. Passerò la notte qui. Ora è già buio, la luce del faro mi arriva dal finestrino laterale, e domattina mi sveglierò con la vista sull’oceano.
25° GIORNO: 23 APRILE 2010
Cabo da Roca - Cabo Carvoeiro (Km. 128,5)
Tempo: Oggi bella giornata, anche se non proprio limpida, soprattutto al mattino, ma tutto sommato accettabilissima.
Stamattina mi sono svegliata con più calma, erano quasi le 9,30, e mi ha svegliato Dimba. Il cielo è coperto ma non piove. La notte qui è stata tranquillissima, avrei dormito proprio bene se non fosse stato per la cervicale che stanotte mi ha massacrato.
Passeggiata con Dimba. Poi sono passata al centro turistico, dove mi sono fatta rilasciare (a pagamento) l’attestato di passaggio al Cabo da Roca, passaggio al negozio di souvenir e partenza. Volevo arrivare a Mafra di sabato sera, per sentire il concerto delle 144 campane la domenica mattina, ma è giovedì, e non posso aspettare tre giorni.
Mentre sono ancora a fare colazione è arrivato un pullman di giapponesi, tutti con le macchine fotografiche in mano, e mi viene da ridere perché alcuni si sono fatti la foto con lo sfondo del mio camper! Boh… con tutta quella meraviglia da vedere…. De gustibus….
Secondo gruppo, motociclisti, e poi terzo gruppo poliziotti motociclisti.
Ripartiamo alle 11,15 circa, direzione Ericeira.
Un consiglio per tutti coloro (ormai credo tutti) che usano il navigatore satellitare, è basatevi sul buon senso. Seguite prima la cartina e la segnaletica stradale, non avventuratevi in stradine strane che lui vi suggerisce, si rischia di finire intrappolati, soprattutto nelle città, in viuzze anguste, dove si rischia di restare bloccati o comunque far danni.
Arrivo ad Ericeira, faccio un giretto, ma è troppo turistica e non mi ispira, vado direttamente verso Mafra.
A Mafra ho visitato il palacio nacional / convento, e la cattedrale invece è chiusa per restauri. Difficoltà di parcheggio vicino al palacio nacional, non perché manchino i posti, ma perché è superaffollato.
La parte adibita a convento è molto semplice, essenziale ma bella, mentre la parte del palacio non mi è sembrata un granché ad eccezione della biblioteca, che è veramente qualcosa di fantastico, e che da sola meriterebbe la visita.
Altre cose curiose sono la sala della caccia (da me ribattezzata la sala dei cornuti), dove tutto è fatto con corna di cervo, e la sala dei giochi, dove oltre ai tavoli da biliardo si possono vedere due giochi che sembrerebbero gli antenati del flipper e del calcio balilla.
Uscita dal palacio mi fermo a mangiare in piazza. Antipasto, portato da loro, di formaggio fresco tipo ricotta con salsine, grigliata mista (talmente tanta carne che 2 fette le ho portate a Dimba), patate fritte (vere), insalatina, dolce (crema al mango molto buona) e caffè, il tutto per 12 euro. E’ bastato allontanarsi da Sintra, carissima, per rientrare nei ranghi normali dei prezzi.
Riparto quindi in direzione spiagge di Torre Vedras. La zona è prevalentemente turistica, le spiagge belle ma non mi interessano, per cui dopo aver fatto un giro mi sposto verso Peniche e Cabo Carvoeiro, dove c‘è un altro faro. Buffa sulla rotonda all’ingresso di Torre Vedras la composizione dedicata agli ami da pesca.
Questi posti di mare comunque in questa stagione sono vivibilissimi, perché c’è poca gente (per me già troppa), non oso pensare cose può essere in estate!
La zona tra Peniche e Cabo Carvoeira è molto bella. Il primo tratto è una scogliera abbastanza bassa, facilmente raggiungibile il mare. Poi andando verso il Cabo la scogliera diventa più alta ed incredibilmente bella!! E’ fatta di rocce stratificate orizzontalmente, lavorate dal vento e dal mare, in alcuni punti sembrano fiordi, è uno spettacolo da togliere il fiato, difficile da descrivere, dalle foto si capisce meglio. Mi sono fermata in continuazione per fare foto, perché questa zona merita davvero.
Dopo aver fatto avanti e indietro torno al Cabo e al faro. Il Cabo Carvoeiro in sé è turistico, c’è anche un ristorante.
Decido di passare la notte qui. Mi godo il tramonto seduta fuori, con un Martini, un libro, e Dimba seduta accanto a me. Aspetto che faccia buio per preparare la cena, non voglio perdermi neppure un momento di questo spettacolo stupendo.
26° GIORNO: 24 APRILE 2010
Cabo Carvoeiro - Nazarè (Km. 96,1)
Tempo: Giornata trascorsa sempre con la solita variabilità, momenti più sereni e momenti più coperti.
Stamattina la sveglia me l’ha data il verso dei gabbiani sulla scogliera. Risveglio definitivo, del cavolo, il camioncino dei dolciumi, che mi si è messo proprio appiccicato e quasi a bloccarmi l’uscita, tanto che ho dovuto fare marcia indietro, e mentre uscivo un altro furgone mi stava per bloccare.
Colazione, solite cose e poi si parte.
Lasciando il Cabo, e proprio entrando ad Ajuda di Peniche, ho scoperto un posto stupendo che ieri sera mi era sfuggito. Si chiama Papoa, ed è una specie di promontorio peninsulare, a cui si arriva attraverso una lingua di terra, percorribile in parte coi mezzi e in parte a piedi. Si riconosce il posto perché proprio prima della zona di Papoa c’è un lavatoio con fuori degli azulejos con delle donne che lavano i panni. Subito dopo a destra inizia questa zona. Ci sono due faraglioni naturali bellissimi, e scorci sulle scogliere favolosi, acque trasparenti e piccole insenature. E’ il paradiso dei pescatori a giudicare da quanti ce ne sono già la mattina presto, e forse anche dei sub, ce ne sono alcuni. Questi pescatori mi fanno un effetto tremendo (come anche a cabo sao Vicente), perché pescano a picco sul bordo delle scogliere altissime, e da l’impressione che se arriva uno scossone alla canna vanno giù anche loro! Con le mie vertigini è una sofferenza anche soltanto vederli! Oltre ad essere poi il paradiso degli uccelli marini, cormorani, gabbiani. I gabbiani bellissimi ed enormi nel loro habitat naturale, che non sono le città o le discariche, come ormai capita da noi sempre più spesso. Non sono nemmeno troppo disturbati dalla presenza umana, stanno li e si spostano a malapena, proprio se gli arrivi troppo vicino.
Se il tempo fosse stato più bello mi sarei fermata a fare un po’ di mare nel w.e. ma non è il caso.
Parto verso le 11 alla volta di Obidos. Rivedo le pale eoliche in zona.
Obidos è molto carino, ma è molto sfruttato turisticamente comunque. C’è un bel centro storico medioevale (patrocinato dall’Unesco), c’è il castello e subito fuori città il santuario di Senhor Jesus de Pedra, con vicino una bella fontana (da restaurare). Vale comunque la pena di venirci, begli scorci, curato. Mi fermo a pranzo in un ristorantino, dove per 16 euro mangio una sogliola gigante grigliata, con patatine fritte (vere), flan (vero) e caffè.
Faccio poi un giro a Caldas da Rahina, buono per chi è interessato alle terme. Vado poi verso Alcobaça.
Ad Alcobaça c’è il monastero di Santa Maria, medioevale, bellissimo, anche questo patrimonio dell’Unesco, assolutamente da visitare.
Mi dirigo poi a Nazarè, e mi fermo su una delle spiagge che ci sono sotto il paese. Sono irrimediabilmente attratta dalla vista mare e vista fari, ce n’è uno anche qui, anche se un po’ distante e se ne vede solo la punta.
Sono seduta fuori con un campari soda, libro e Dimba sui miei piedi. Cosa voglio di più dalla vita??? Non rispondetemi “un lucano” per favore!! J
27° GIORNO: 25 APRILE 2010
Nazarè - Tomar (Km. 96,1 )
Tempo: Bello tutto il giorno, qualche nuvoletta di passaggio ma sempre molto caldo.
Sveglia verso le 8,30 ma mi sono alzata verso le 9. C’è il sole, stanotte mi ha fatto compagnia il rumore delle onde, bello! Solite cose e poi si parte per la visita di Sitio, la igreia nossa Senhora de Nazarè, che a quanto pare è molto sentita, e c’è anche una cappellina piccola più antica.
A Sitio c’è un miradouro che è uno spettacolo. Da una parte c’è l’oceano, dall’altra Nazarè e la sua immensa larghissima spiaggia, divisa dalla città solo dal lungomare.
Ho preso degli strani frutti di mare su un banchetto in piazza, che si chiamano Persebes, non li avevo mai visti, pare che ci siano solo in spagna ed in Portogallo, ma sono molto buoni, e anche molto strani!
Oggi qui è l’anniversario della rivoluzione dei garofani, il 25 aprile 1974, sono in un bar e si vede alla tele l’immagine del Parlamento tutto addobbato di garofani rossi, e tutti i parlamentari col garofano all’occhiello. In Italia sarebbero felici i socialisti!
Sono in piazza e sento dopo tanto tempo il suono delle campane vere…. Che differenza, ha una limpidezza impareggiabile! Faccio poi un salto al piccolo museo di Sitio.
Mi sposto quindi a Farol di Nazarè. Per chi ama le immense spiagge di sabbia questa zona ne è piena, e oltretutto c’è un bellissimo mare. Con il forte e il faro alle spalle, a destra c’è la spiaggia protetta, quella della città, più affollata e col mare calmo; a sinistra invece c’è la parte più esposta e più selvaggia, col mare più mosso. Ci sono due archi naturali bellissimi sotto costa. Ci sono delle stradine ma non mi azzardo col camper, vedo solo macchine e il viottolo sembra molto sconnesso.
Dal forte, sul lato destro, c’è un viottolo che scende poi fino al mare girando attorno al faro, ma le mie vertigini mi impediscono di scendere.
Scendo poi a fare una passeggiata a Nazarè, stando attenta alle infinite strade strette. L’intenzione è arrivare al lungomare, e alla fine ci riesco. Lascio il camper in fondo, vicino al porto, e con Dimba ci facciamo una passeggiata (ai suoi ritmi) per un tratto piuttosto lungo.
Lungo la spiaggia ci sono gli essiccatoi di pesce (belli!), e le donnine che li preparano e li vendono. Un signore mi ha spiegato, un po’ in portoghese un po’ in francese, come si preparano. Ha detto che vanno messi per tre volte, per dodici ore, a dissalare e reidratare in acqua, e poi si cuociono pochissimi minuti su una griglia. Ne ho presi di due tipi, chissà se riesco a portarli a Roma o se la puzza me li fa buttare prima. Per ora sono in multiplo sacchetto. E’ da dire che con 2 euro ho preso 8 pesci!
Oggi mi concedo un pranzo speciale in marisqueria “Aki del mar“, vicino ai moletti, frutti di mare crudi e cotti… c’è un bancone lungo da favola, dove scegli quello che vuoi e te lo portano al tavolo.
Ci potrei passare la vita qui dentro! Ho mangiato cannolicchi e ostriche crudi (le ostriche sono migliori le nostre) e quattro tipi di conchiglie cotte, da scoppiare. Ho speso 24 euro.
Poi hanno anche il vivaio con animali vivi, con granchi e granceole enormi, aragoste di tutte le dimensione e astici di misura spropositata, mai visti così grandi, sicuramente più di 3 chili. E’ terribile che te lo pescano all’istante e lo cuociono vivo!
Alle 14 c’è un cielo stupendo, il mare di un colore molto intenso, la sabbia dorata. E io mi sposto, vado verso Batalha. A Batalha c’è il monastero Santa Maria da Vitoria, costruito in stile manuelino, che è fantastico, assolutamente da vedere! E’ stato dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. E’ molto particolare la cappella incompleta, in cui manca completamente la volta!
Dopo Batalha riparto per Fatima, faccio la N356, che sale un bel po’, ma essendo domenica a Fatima trovo il pienone, per cui mi sposto prima a Tomar, dove c’è il castello dei templari e il monastero dell’ordine di Cristo. Dopo Fatima verso Tomar si scende, ma c’è sempre da fare molta attenzione su questa strada, è stretta, brutte curve ed in contropendenza. Arrivo nel tardo pomeriggio e mi piazzo nel parcheggio proprio sotto al castello per la notte, a riposo per qualche ora. Ho un po’ di nausea, forse ho mangiato troppi frutti di mare! Ci vorrebbe una bella limonata!
28° GIORNO: 26 APRILE 2010
Tomar - Fatima (Km. 39)
Tempo: Bello, molto caldo però, torrido!
Mi sono alzata verso le 9,30 sotto al castello dei templari a Tomar. C’è il sole, Dimba si ruzzola a pancia all’aria. Solite cose e poi parto per la visita al castello e al monastero.
La struttura è fantastica, oltre ad avere il fascino che la lega alla storia dei templari. E’ molto complesso come insieme, ed è un misto di diversi stili, nelle diverse parti realizzate nelle diverse epoche. La cosa più bella, da togliere il fiato, è la chiesa, mai vista una struttura di questo tipo, in cui la cupola, invece di andare verso l’alto, ad un certo punto di ripiega su sé stessa all’interno, formando la parte centrale, una capella interna. Ma è difficile da spiegare, le foto parlano chiaro.
Verso le 13,10 ripartiamo e ci fermiamo a vedere Tomar città. Prima pranzo in un ristorantino (olive di antipasto, medaglioni di pesce in salsa, con patate e insalatina, macedonia di frutta, caffè, il tutto per 8 euro). Tomar è carina, c’è la praça de la Republica che ha un motivo di rombi bianchi e neri sulla pavimentazione, la casa comunal, la igreia, il fiume che attraversa la città. E’ molto inflazionato il simbolo della croce,dei templari, si vede dappertutto.
Verso le 15,15 ripartiamo per Fatima. Stessa strada di ieri al contrario. Per strada rifletto su quanto tempo è che non vado in internet, dall’ultimo campeggio in Spagna, e non ne sento la mancanza, l’unica cosa è che mi piacerebbe condividere le foto con gli amici man mano che vado avanti, ma non posso farlo.
Arrivo a Fatima. Per fortuna oggi c’è pochissima gente, e riesco a parcheggiare proprio nel parcheggio n. 11 di fronte al centro Paolo VI. Ci sono più di 32 gradi e si schianta di caldo, e io di venire a Fatima non ne avevo molta voglia, non essendo credente.
A Fatima comunque, dopo aver fatto il giro della chiesa nuova e del santuario, della cappellina dell’apparizione, del luogo dove si accendono le candele (una specie di forno, odore di cera da svenire, centinaia di candele che bruciano e per il calore si piegano, cadono e prendo fuoco provocando fuochi veri e propri), sono uscita da lì stordita dagli odori e dal fumo. Ho poi passato due ore a parlare con fratel Sandro, un prete italiano che è a Fatima da 8 anni, parlandogli di me, della mia solitudine per la perdita dei miei, della mia mancanza di fede e al tempo stesso desiderio di trovarla per avere qualcosa a cui aggrapparmi. Non so perché l’ho fatto, forse avevo solo bisogno di sfogarmi.
Alle 21,30 poi sono tornata alla cappellina dell’apparizione, a vedere il rosario e la processione. Quanta gente, quanti a fare il percorso in ginocchio fino a tardi, quanta fede, e quanto mi sono sentita fuori posto!
29° GIORNO: 27 APRILE 2010
Fatima - Luso (Km. 197,6)
Tempo: Bello, sempre qualche nuvoletta ma molto caldo.
Sveglia alle 10, solite cose e poi vado alla ricerca delle grotte che ci sono da vedere qui vicino. Trovo le grotte, ma senza guida non si va, e la guida parte non ad orari definiti, ma quando c’è un po’ di gente. Roba da matti. Aspetto un po’, vado al negozietto di sopra, poi torno, ma ancora non c’è nessuno, e siccome e non posso perdere la giornata appresso a loro, giro sui tacchi e me ne vado.
Parto per Leiria, dove il martedì mattina c’è il mercato davanti allo stadio. Fatto un giretto in camper, arrivo verso il castello, ma ci sarebbe da andare su per un bel pezzo a piedi e oggi non me la sento, troppo caldo afoso, non mi sento bene, fiacca, nausea, pressione bassa. Leiria la vedo senza scendere, e riparto, destinazione Buarcos - Cabo Mondego, alla ricerca di una sistemazione tranquilla e riposo.
Alle 13 ci sono 31,5 gradi, ma è anche umido. Soffro ancora dei postumi dell’indigestione di frutti di mare.
A Cabo Mondego, al faro, non c’è spazio per fermarsi, proseguo per una stradina sconnessa, strettissima e disastrata che porta a Velo (3 km), speriamo bene! La strada passa attraverso un boschetto, ci sono zone picnic e non c’è un’anima, meno male, perché incrociare un’altra macchina sarebbe un problema!
Arrivata ad un bivio prendo e torno indietro, non ho idea sennò di dove vado a finire. Da che non passava un’anima, a che passano tre macchine da tutte e tre le direzioni, proprio mentre sto facendo manovra! Un classico! Prendo la strada per Coimbra.
Lungo la strada incrocio un paese con una grossa fortificazione in alto, un castello e una chiesa, è Montemor o Velho, mi fermo e vado a visitarlo. E’ un posto carino, bel comprensorio, e c’è anche la possibilità di pernottare nel parcheggio sotto al castello, che è molto tranquillo.
Ripartendo stento un po’ ad uscire dal paese, perché la strada per Coimbra non è indicata, e il navigatore mi da informazioni poco attendibili (in senso di percorribilità di alcune stradine col camper). Devo dire che la cartellonistica stradale portoghese è un po’ carente.
Mi meraviglio che più vado al nord e più fa caldo. Il termometro del camper segna più di 34, quello aggiuntivo da fuori più di 35 e dentro più di 39, un incubo! Comincia a diventare complicato lasciare Dimba anche per poche ore sul camper, a meno che non sia parcheggiato in un posto in cui posso accendere generatore e condizionatore senza dar fastidio. Questo significa minore possibilità di girare soprattutto le città più grandi.
Oggi mi sento intollerante a tutto, al caldo, alla fatica, sono nervosa, forse perché non sto bene. E sono anche distratta, non sono attenta nella guida e vorrei starmene solo a pennicare. Sono vicina a Coimbra, 25 km, e non ho voglia di andarci.
Arrivo a Coimbra, faccio un giro col camper, non trovo un parcheggio, c’è un traffico da orchi, c’è casino, sono nervosa, prendo e me ne vado senza fermarmi in città. Magari poi me ne pento, ma ora è così.
Vado verso Luso, dove ci sono le terme, e c’è da vedere il parco del Buçaco e la Cruz Alta.
Arrivo a Luso verso le 17,15. Il paese è carino, c’è anche (per pernottare) un grande parcheggio sterrato gratuito subito prima di entrare in paese, tranquillissimo, se non fosse per l’orologio della chiesa, campane fasulle, che suona da farti saltare i nervi! Speriamo che di notte lo spengano!
30° GIORNO: 28 APRILE 2010
Luso - Porto Km fatti 148
Tempo: Bello, sempre leggermente velato, e caldo.
Sveglia alle 9,30, per fortuna le campane fasulle stanotte hanno taciuto. Solite cose e poi passeggiata a piedi per Luso, piccola cittadina termale, dove con le taniche (e facendo la fila) si può prendere liberamente l’acqua termale. Sono entrata poi in farmacia per prendere dei banalissimi sali minerali. Consulto tra due farmacisti per 5 minuti, e poi mi arrivano con un brik tipo mezzo litro di latte. Dico che voglio delle bustine, o compresse… altri 5 minuto…. Speriamo bene con quello che mi hanno dato, il normalissimo Polase qui non esiste, e le bustine che mi hanno dato hanno un saporaccio schifoso!
Vado poi al parco del Buçaco. Pressoché deserto, non c’è quasi nessuno. Parco naturale stupendo, bellissimo palazzo del Buçaco trasformato in albergo.
Si sale poi per 6 km per la Cruz Alta. Si attraversano boschi di legnami, e rimorchi di camion stazionano lungo la strada, ostruendone parte, per il carico. Infatti all’andata ho graffiato la fiancata destra con un ramo sporgente, e al ritorno lo stesso ramo del cavolo mi ha sfondato l’oblò della dinette! Attenzione anche agli alberi e rami fuori sagoma.
Dalla Cruz Alta comunque si gode un panorama mozzafiato, sopra alla foresta e con una vista talmente ampia che sembra di vedere mezzo Portogallo! Peccato ci sia foschia!
Fuori da Luso c’è una deviazione per incidente, bloccate le due carreggiate, e ci fanno passare per dei vicoletti, dove mentre io vado giù i camion vengono in su, e non ci passiamo, e devo fare marcia indietro, insieme a tutte le macchine che mi stanno dietro, che sbuffano almeno quanto me! Fortuna che è un tratto breve.
Arrivo poi ad Aveiro, la chiamano la Venezia portoghese. Trovo modo di fermarmi e di fare una passeggiata. Ci sono barche tipo le nostre gondole, che erano le barche delle saline. C’è ancora una salina in funzione e un salineria. Faccio anche, per 5 euro, il giro dei canali con la barca, simpatico, il posto è piacevole, e fanno dei dolci, Ovomoles, buonissimi, ricordano l’uovo sbattuto con lo zucchero dell’infanzia!
Arrivo quindi a Porto, e vado al camping Orbitur Madalena. Ho pianificato un po’ le cose da vedere qui a Porto, e domani inizio il giro. Penso di fermarmi qualche giorno.
31° GIORNO: 29 APRILE 2010
Porto
Tempo: Bello dopo il primo mattino un po‘ più nuvoloso, leggermente ventilato, non afoso, quasi perfetto.
Sveglia con comodo alle 10 stamattina, solite cose e poi partenza per il primo giro in città.
Per andare in centro dal campeggio c’è il 906, che passa ogni mezz’ora (a 16 e 46 di ogni ora). Durata del percorso circa 1 ora, e porta fino a praça da Trinidade. Io sono scesa stamattina a praça da Libertade, per farmi una prima idea della città.
Già dal passaggio in bus sono rimasta affascinata dalla bellezza di questa città, dal suo fascino, dalle sue peculiarità. Molti stili, molti edifici bellissimi abbandonati e diroccati, molti colori, molto di tutto! Tanto da non sapere da che parte andare, perché dove ti giri è tutto bello e particolare.
Prima visita è alla igreia de sao Antonio dos Congregados, quasi su praça da Libertade.
Visito poi la estaçao de sao Bento, dei primi del 900, bellissima, nell’androne piena di azulejos.
Vado poi, solo all’esterno, che è chiusa, alla igreia de sao Ildefonso, rivestita di azulejos sull’esterno e anche sui campanili.
Da buona amante del rischio poi decido di far pranzo con spaghetti alla bolognese, praticamente colla cosparsa di kitekat sbriciolato. Ne mangio metà, più acqua e caffè, per meno di 5 euro.
Passeggiando dopo pranzo ho capito da dove viene l’espressione “fare i portoghesi”, visto che qui quelli senza biglietto viaggiano sui tram fuori dalle porte, arrampicati sulle scalette.
Procedo un po’ a casaccio, dove vedo cose belle vado. In centro ci sono tantissimi edifici belli che sono abbandonati e semi-diroccati, ma tutto questo contribuisce a dare un grande fascino alla città.
Vado poi a visitare il Sé Catedral, con la chiesa, il chiostro e il piccolo tesoro di arte sacra che contiene.
Vado quindi alla igreia e torre dos Clerigos, dove visito la chiesa ma non la torre, che non ho voglia di salire tutte le scale per poi non potermi affacciare per colpa delle vertigini.
Nel frattempo si è fatto metà pomeriggio, e decido di rientrare in campeggio, Dimba è sola da stamattina e ci vuole ancora 1 ora di viaggio. Intanto però ho preso il biglietto 48 ore (dalla convalida) per i 3 tour dei “yellow bus”, che vale anche per i bus cittadini, così domani faccio questi giri e mi oriento meglio nei prossimi giorni sulle cose da andare a vedere. Sicuramente una buona parte del tempo la dedicherò alla parte bassa della città, quella sulle rive del Douro, la Ribeira.
Pomeriggio concludente in campeggio, lavatrici, doccia vera, piccole incombenze, e dopo cena quattro chiacchiere con i vicini fiorentini, camperisti da anni, ma imbranati persi!
32° GIORNO: 30 APRILE 2010
Porto
Tempo: Variabile prevalentemente nuvoloso, ventilato, freddo.
Sveglia verso le ore 8,45, solite cose e alle 9,45 ero alla fermata a prendere il 906 per andare in città. Mi meraviglio sempre della dimestichezza con cui questi bus così grandi passano per questi vicoli stretti!
Oggi farò i tre giri della linea “yellow bus”, che mi serviranno per dare un’occhiata generale alla città e a localizzare meglio quello che c’è da vedere. In alcuni tratti le linee si sovrappongono comunque.
Primo giro fatto la linea blu, “Porto bridges”. Oggi che fa freddino e avrei avuto bisogno di qualcosa da mettere addosso, è proprio il giorno in cui non ho portato nulla, speriamo di non prendere un malanno!
Secondo giro, sempre prima di pranzo, la linea rossa “Historical Porto, che alla fine si dimostrerà il più interessante dei tre. Ho preso una sfreddata che mi auguro non mi porti febbre!
Finito il giro approfitto per scaldarmi e per fare pranzo in un bar vicino. Ho preso “bifanas”, un piatto di carne di maiale, a cui accompagnano il solito cupolino di riso e patate fritte, in dosi industriali, tanto che ne mangio sempre metà. Ho speso poco più di 7 euro.
All’uscita mi infilo a fare anche il terzo giro, la linea rosa, “Porto Castles”, ma il freddo mi costringe a ripararmi al piano di sotto del bus, dove sulla dirittura di rientro mi sono anche addormentata per qualche minuto (il che significa che non era poi così entusiasmante, almeno visto dal piano di sotto).
Finiti i tre giri, vista l’ora e calcolati i tempi di rientro, riprendo il 906 e la strada del camping, dove la mia bimba mi aspetta sempre tutta contenta per la passeggiata.
Oggi ho preso proprio freddo, tanto che stasera ho acceso anche il webasto per scaldarmi bene.
33° GIORNO: 1 MAGGIO 2010
Porto
Tempo: Variabile, in mattinata più nuvoloso e con pioggerella finissima, nel pomeriggio migliora ed escono sole e caldo.
Oggi sveglia alla solita ora, ma mi sono svegliata con un mal di schiena che non riesco a muovermi, e ogni movimento che faccio mi toglie il respiro. Il freddo di ieri doveva lasciare qualche strascico! E giù di Nimesulide, speriamo passi in fretta!
Oggi è il primo maggio, per cui spero che passino i mezzi pubblici.
Mi è andata bene, il 906 è passato, e l’ho anche preso in volata, che domenica e festivi ha un altro orario. Stavolta scendo al capolinea, e poi mi muovo a piedi.
Da che ieri non avevo nulla per coprirmi, oggi ho preso anche troppa roba, il pile, il k-way e il gilet imbottito, oltre all’ombrello, la solita esagerata, e lo zaino schiatta! Oggi girerò quello che riesco a trovare aperto, presumo chiese e poi giro per i vicoli e le stradine meno turistiche e più popolari della città.
Inizio con la visita alla igreia do Carmo e alla igreia dos Carmelitas, che sono attaccate, e anche abbastanza simili nell’interno. Diverse fuori, tutta ricoperta di azulejos sul lato quella del Carmo, molto più ricca dentro che fuori quella dos Carmelitas.
Da li vedo anche che la casa portugues de fotografia oggi è chiusa.
Dopo bella girata per strade della parte alta (sotto anche pioggerella finissima), vado a pranzo in churrasqueria.
Scendo poi sempre a piedi per strade secondarie e vicoli, zone popolari e di botteghe locali, bellissimo!!
Arrivo poi fino alla Ribeira e alla sua praça, con il famoso cubo. La Ribeira è bellissima, oggi molto popolata visto che è anche festivo, e c’è il palco per la festa del primo maggio organizzata dai sindacati autonomi. C’è tanta gente ed è uscito il sole e fa caldo, faccio una bella passeggiata, e foto e video a tutto spiano.
Prima della festa però mi concedo anche il mini tour sul Douro, col barcone, che si rivela piacevole, e con begli spunti per fare foto e filmati.
Al ritorno mi piazzo per un po’ alla festa, con musica, gente che balla, confusione. E ancora su è giù per la Ribeira e i suoi vicoli, fino ad uscire vicino alla igreia de sao Francisco. Li accanto visito prima la igreia de san Nicolau, e poi vado a sao Francisco. Mi meraviglio che anche la visita alla chiesa sia a pagamento, mi sembra una forzatura sinceramente, capisco annessi e connessi, ma non una chiesa. La chiesa comunque merita, interamente gotica all’esterno, si presenta sfarzosamente barocca all’interno, molto ricca, quasi interamente dorata e con degli altari particolari. Peccato siano vietati foto e video.
Del complesso di sao Francisco poi fanno parte un piccolissimo museo (una stanza) museo di arte sacra, e delle catacombe (non come le intendiamo noi, ma tombe sotto il livello della igreia).
Ripasso poi per un ultimo giro dalla Ribeira, e vado a prendere il 906 per tornare in campeggio. La schiena sta urlando vendetta per ieri!
34° GIORNO: 2 MAGGIO 2010
Porto
Tempo: Bello soleggiato sin dal mattino, ma ventilato, e mai caldo, spesso da infilare il k-way.
Mi sono alzata verso le 8,30, oggi c’è il sole ma non è caldo. Nottataccia del cavolo, anche stanotte, per la seconda notte, è scattato l’allarme del camper, apparentemente senza motivo, erano le 3. Vedremo se lo rifà anche stanotte. Il mal di schiena perdura, per cui via di nimesulide anche oggi.
Solite cose e poi via a prendere il 906 per andare in città. A domenica e festivi è una tragedia, non passa mai!
Sono scesa alla igreia di santa Clara, perché volevo visitarla. Altra chiesa fortemente barocca negli interni, molto oro sia nell’altare principale che nei laterali.
Poi mi avvio a fare a piedi il ponte Luis I dal livello superiore, ed è uno spettacolo sulla città e sul fiume da non perdere assolutamente! Scatto selvaggio sia su un lato che sull’altro, non mi stanco mai di rubare pezzetti su pezzetti di questa fantastica città!
Vado poi a visitare il centro portugues de fotografia. C’è una mostra temporanea (fino ad ottobre) dedicata alla storia della repubblica portoghese, partendo dal 1891 (ancora monarchia) e fino al 1974, anno della rivoluzione dei garofani. Ho preso anche il libro (ci sono tornata dopo prando perché il bookshop riapriva alle 15), in portoghese, con un po’ di fatica e l’aiuto del traduttore riuscirò a leggerlo. E poi se voglio venire qui spesso devo anche imparare la lingua! Ho preso anche un altro libro di foto antiche. C’è poi la parte museale, dedicata ad una esposizione di vecchie macchine fotografiche nella storia, che è una bellezza.
Sono poi andata a pranzo, arrosto con patate e purè verde, dolce e caffè, poco più di 11 euro.
Alle 15 rientro al centro di fotografia per prendere dei libri, e poi sono scesa a piedi sempre per strade secondarie, fino al palacio della bolsa. Anche oggi sono passata davanti alla igreia da misericordia, che volevo andare a vedere il dipinto “fons vitae”, ed anche oggi era chiuso.
Alle 16,30 faccio il giro guidato al palacio della bolsa, in francese, perché in italiano non c’è. Spessissimo mi è capitato di non trovare guide e neppure audioguide in italiano, e mi sono sempre dovuta arrangiare col francese.
Il palacio della bolsa, quello che fanno vedere almeno, le sale nobili, è spettacolare.
A parte il salone arabo, che è il più famoso, ci sono altre cose molto belle. C’è un tavolo intarsiato che è spettacolare, c’è una sala in cui è stato compiuto un lavoro di imitazione dei materiali usando solo stucco e vernici, ed hanno imitato il legno, l’ottone, alla perfezione. E poi ci sono dei parquet lavorati che sono favolosi.
All’uscita c’è la loja, dove si vendono prodotti di produzione portoghese, e c’è anche l’oreficeria.
Mi avvio quindi alla fermata del 906 per tornare in campeggio, e come al solito c’è da aspettare una vita e arriva pieno zeppo. Dimba mi aspetta scodinzolante, subito passeggiata, io sono stanca, ma lei è ferma da tutto il giorno e se lo merita.
Qui appena cala il sole arriva il freddo, soprattutto se c’è vento, e così accendo ancora il webasto la sera.
35° GIORNO: 3 MAGGIO 2010
Porto
Tempo: Bello soleggiato sin dal mattino, ma ventilato, e mai caldo, meno freddo di ieri però.
Sveglia stamattina un po’ più tardi, verso le 9,30, e ho iniziato a sistemare il camper. Scendo in città un po’ più tardi.
Decido di prolungare il viaggio, e chiamo la clinica Leonardo per spostare l’appuntamento al 9 giugno, così riesco a rientrare a fine mese.
Ho preso il 906 al volo che invece delle 11,16 è passato con qualche minuto di ritardo. Sono scesa a Trindade e vado a vedere la igreia da Trindade, che non è nulla di che.
Poi vado a pranzo, per 12,80 euro ho mangiato olivette, due crocchette, una spigola vera arrostita, solito riso e patate fritte vere, caffè. Ripasso poi di nuovo alla igreia da misericordia ed è sempre chiusa (lunedì poi proprio del tutto), è destino che non la veda.
Sono poi scesa alla Ribeira e mi sono messa a prendere un po’ di sole su una panchina, aspettando ancora un po’ prima di fare una girata alle cantine Càlem. Si sta decisamente bene oggi, poca confusione, caldo.
Vado poi da Càlem e aspetto il giro in francese (in italiano non c’è), costo del giro e degustazione di due tipi di vino, 4 euro. L’odore delle botti intrise di porto è inebriante. Il giro comporta un tour esplicativo e la degustazione. Se ho afferrato bene esistono diversi tipi di porto. Anzitutto c’è il bianco (secco, semi-secco e dolce) che è sempre un vino giovane. Poi ci sono i ruby, che sono rossi giovani. Poi c’è il tawny, che è un vino che dopo una prima fase nelle botti grandi finisce di maturare nei barrique (botti da 150 litri), dove si ossigena anche, e quando viene imbottigliato è già maturo e pronto. Poi c’è il vintage, che è stato almeno due anni solo nelle botti grandi e poi viene imbottigliato, per cui resta un vino vivo che continua a maturare in bottiglia (dovrebbe avere almeno 10 anni). Prima di servirlo il vintage va aperto e lasciato decantare, perché non è filtrato, ed ha dei depositi. Infine c’è il colheita, che è un tipo pregiato, che si riesce a fare solo in annate eccezionali, ed è composto da vini di un’unica raccolta. Alla fine al negozio ci ho lasciato diversi soldini! Non con i prodotti ella degustazione però, entrambi giovani, un bianco semi-secco e un ruby.
Uscendo, siccome dicevo che Porto mi piace molto e vorrei prenderci una casa, mi hanno detto che se lo faccio vado a lavorare con loro come guida italiana, che ne hanno bisogno. Mi sa che un pensierino ce lo faccio! J
Rientro poi in campeggio piena di bottiglie di porto, decanter e bicchieri.
Fatta lavatrice, pulito il camper, sistemato tutto. Resta solo da fare svuotamenti e riempimenti vari domattina. Mi dispiace lasciare Porto però!
La sera poi fa sempre un freddo tremendo, accendo sempre webasto e scaldino, anche se poi il webasto durante la notte lo devo spegnere che Dimba ha caldo e mi sveglia.
36° GIORNO: 4 MAGGIO 2010
Porto - Mirandela (km 268)
Tempo: Bello soleggiato sin dal mattino, ventilato e freschino, ma man mano che si va verso il nord la temperatura si abbassa.
Sveglia stamattina verso le 8,30, ma avevo sonno, botta di pigrizia e mi sono alzata alle 9,45. Metto insieme le ultime cose, faccio riempimenti e svuotamenti vari, e alle 11,30 si parte, direzione Lamego.
Sei notti al campeggio di Porto in rapporto sono costate molto meno che al campeggio di Lisbona, ho pagato 69,90 euro (11,65 a notte, contro 19, non è poco!)
Qui nel nord è ancora freschino, siamo tra i 17 e i 18 gradi, con tendenza a scendere.
Contrariamente alle mie abitudini oggi per andare a Lamego ho preso l’autostrada, sennò mi avrebbe fatto scendere fino ad Aveiro, attraversare e risalire, almeno 40 km in più.
Si attraversa anche l’alta valle del Douro, zona in cui si coltivano le viti per produrre il vino porto, e infatti qui è pieno di vigneti, e a 12 km da Lamego si passa sopra al fiume Douro.
Si sale dai 150 metri circa di altitudine fino agli oltre 500, e la zona è paesaggisticamente bella da vedere. Con l’altitudine ovviamente cambia anche la temperatura.
A circa 7 km da Lamego c’è un bel laghetto artificiale, a coste alte e con un isolotto roccioso e boschivo al centro, ma non c’è possibilità di fermarsi per fare foto. Questa zona è molto bella, con i fiumi a fondo valle, i laghetti, queste montagne coltivate a vigneti e i paesi in mezzo.
A Lamego ci sono un po’ di difficoltà di sosta, dopo due giri ho trovato posto al parcheggio che sta proprio sotto la scalinata del monastero di nossa Senhora dos Remedios, scalinata composta da 600 gradini, che dalla città sale su fino al monastero. Ho sentito uno strano rumore al camper, come un fischio, come una cinghia che slitta, speriamo bene, incrocio le dita!
Faccio due passi in centro e poi mi fermo a mangiare. Oggi olivette, pane, ½ polletto arrosto con i soliti riso, patatine e insalata, caffè, il tutto per 7,10 euro.
Nell’attesa che apra la cattedrale alle 15, proseguo a piedi, e vado a visitare il museo di Lamego. Pochi i pezzi veramente interessanti, ma piacevole da vedere.
Poi visita al Sé catedral, e alla cappellina dedicata alla Virgem Maria.
Passeggiata con Dimba e poi vado a cercare la strada per arrivare al monastero, che 600 scalini non me li faccio nemmeno morta!
Visito quindi la igreia del monastero e la sagrestia, più la famosa scalinata e il valore religioso che l’aspetto artistico degli interni.
Confermo che fa freddino, ho il k-way allacciato ed in certi momenti ho anche freddo.
Ripartiamo poi, alle 17,15, per Vila Real, che si trova nella zona di produzione del vino Mateus. Infatti il Solar de Mateus (Palacio Mateus), è l’immagine che si vede sulle famose bottiglie tonde del vino Mateus.
C’è Dimba che mentre viaggiamo ha gli attacchi di “mammite” acute, o viaggia con la testa appoggiata sulla mia gamba, o si alza e si appoggia a me con tutto il fianco. A volte si addormenta, chiude gli occhi e russa mentre sta con la testa sulla mia gamba e si fa fare i grattini dietro le orecchie. Bimba viziata!
Vila Real città non è un granché, ci ho fatto un giro senza scendere. Vorrei riuscire a trovare il Palacio Mateus, che è 3 km da Vila Real sulla IP4 verso Bragança.
Trovo soltanto un cartello pubblicitario del Palacio, ma poi nessuna indicazione e nessun bivio che mi ci porti, per cui proseguo verso Mirandela.
La temperatura scende fino a 13 gradi (e di notte che fa?). Continuo a sentire il fischio stasera mi metto a cercare un punto di assistenza Ford in zona.
Ci fermiamo a dormire a Mirandela.
Ho controllato sul camper e non ci sono i punti di assistenza Ford, per cui ho chiamato un’amica in Italia chiedendole la cortesia di farmi una ricerca in internet sui punti di assistenza Ford nelle città vicine. C’è un punto Ford a Bragança, domani ci faccio un salto. Ho aperto il cofano comunque e la cinghia mi sembra a posto, nelle guide e ben tirata, ma allora cos’è quel rumore? Boh….. Speriamo bene.
Passeggiata con Dimba in città e poi cena, diario del giorno e tra poco a nanna.
37° GIORNO: 5 MAGGIO 2010
Mirandela - Guimaraes (km 302,4)
Tempo: Bello e più caldo di ieri.
Ho messo la sveglia alle 9 ma mi sono alzata alle 9,30 passate, e non che non abbia dormito stanotte. Solite cose e poi faccio un giro per la città.
Salendo per vicoli della parte vecchia sono arrivata alla camara municipal e ai giardini che ci sono intorno.
Poi sono riscesa, e a piedi ho attraversato il fiume sul vecchio ponte, e sono andata a vedere il santuario di nossa Senhora de Amparo, che è la protettrice di Mirandela. E’ un piccolo santuario, con una parte a giardini, e in cui vi sono anche delle cappellette con scene di vita sacra, con personaggi a grandezza naturale. Il culto deve essere molto sentito, a giudicare dall’immagine di devozione che si ricava dalla gente presente.
Torno indietro sul ponte, qualche acquisto di prodotti locali, e poi a mezzogiorno partiamo per Braganza. Ci sono 14,5 gradi, ma sembra meno freddo di ieri, e io ero a maniche corte, che col k-way avevo caldo.
Noto di nuovo, lungo la strada, la grande varietà di fiori, di colori, di dimensioni, cosa che da noi non si vede in modo così accentuato. Certi punti, in questa stagione, sembrano delle tavolozze di pittori impressionisti.
Oggi pranzo in camper sotto la cittadella di Braganza (dove c‘è il parque de merendas). Ho fatto spesa al supermercato e ho preso delle vongole intere surgelate (che poi ho scoperto di provenienza vietnamita) e le ho aperte con aglio e prezzemolo, non erano malaccio, e poi una scatoletta piccola di ananas al naturale.
Salgo quindi a piedi alla cittadella fortificata. All’interno della prima cinta di mura si sviluppa la cittadella, e poi altra cinta di mura e all’interno il castello. Parte del castello, che è conservato abbastanza bene, è adibita a museo militare.
Visito poi la domus municipalis, che è attaccata alla igreia, e poi la igreia stessa. Davanti c’è una cagnolina randagia dolcissima, ma con Dimba purtroppo non posso nemmeno pensare di portarmela via.
Passeggiando poi per la cittadella scopro il museo delle maschere, assolutamente da vedere come curiosità. Ci sono delle festività, tra cui la festa d’inverno del 25 e 26 dicembre, il 1° gennaio, il 6 gennaio, ecc. che vengono celebrate con delle feste, in cui vengono usate delle maschere particolari, molto curiose.
Alle 17 ripartiamo per Chaves. Qui nel nord, per la configurazione geomorfologica montuosa, le strade non sono un granché, e sono un po’ carenti le stazioni di servizio, per cui conviene viaggiare sempre col pieno e rabboccare quando possibile. E’ una zona più selvaggia, meno attrezzata e meno turistica, ma molto molto bella anche paesaggisticamente.
Chaves è un caos. Lavori in corso dovunque, sensi contrari (rispetto al navigatore) e divieti di accesso, strade che non esistono. Non riesco a parcheggiare neppure per una passeggiata, non trovo il centro. Mi innervosisco, giro sui tacchi e me ne vado, tanto non è che ci fosse molto da vedere. Difficile anche uscire dalla città, per fortuna alla fine trovo un cartello Guimaraes e lo seguo, perché il navigatore qui è impallato.
Ovvio quindi che andiamo a Guimaraes.
Non so se è l’ora o è la stagione, ma l’autostrada verso Guimaraes è pressoché deserta, in entrambi i sensi di marcia, mi sorpassa una macchina ogni morte di papa, bello però, basta che non succeda nulla, sennò chi ti soccorre? Mi ricorda l’autostrada in Bosnia, il primo tratto soprattutto, dopo Spalato, che non c’era anima viva! Solo che li era gennaio e rischio alto di neve!
Lungo la strada mi accompagna un tramonto dai colori talmente intensi da brillare. Dal rosso intenso, al fuxia, all’arancio, al giallo, verde, azzurro, violetto… in un susseguirsi di sfumature meravigliose.
Sulle autostrade ci sono questi “desvio di emergencia” che devo capire bene cosa sono. In genere sono in fondo alle discese e seguono naturalmente la traiettoria della strada. Sono delle brevi salite, di cui la metà destra è sterrata e preceduta da disegni bianchi e rossi sull’asfalto, l’altra metà è asfaltata. In cima finiscono con un muro e dei copertoni di gomme a parare. Come se a qualcuno si dovessero rompere i freni e si va a fermare li. Mi sembra una cosa un po’ macabra!
Il rumore strano persiste. Ho provato a gonfiare le gomme, ma il rumore continua, anzi sta aumentando. Entrando a Guimaraes ho la fortuna di trovarmi sulla sinistra un concessionario Ford con annessa officina, per cui, dopo un giretto in città, mi ci piazzo davanti in attesa che apra domattina, mi hanno detto verso le 8,30. Sarà una nottata rumorosa, perché sono su una delle vie di accesso alla città, a scorrimento abbastanza veloce, ma almeno sarò qui domattina senza ammattire per tornarci…. Anche se ho memorizzato le coordinate al primo passaggio!
Quando ci fermiamo sono le 22.
38° GIORNO: 6 MAGGIO 2010
Guimaraes - Braga (Bom Jesus do Monte) (km 60,4)
Tempo: Bello, temperature piacevoli.
Sveglia presto, alzata alle 7,40, anche se è dalle 5 che sono sveglia per i rumori qui sulla strada davanti alla Ford.
Appena aprono alle 8,30 sono già pronta, anche se devo aspettare le 9 perché arrivi la persona che deve provare il mezzo. Fatta la prova bastano pochi minuti al meccanico per capire che c’è (da quanto ho interpretato), qualcosa che sfiata al collettore della turbina. Nessun problema comunque, il guasto è perfettamente coperto dalla garanzia. Alle 9,30 lascio il camper, mi dicono pronto per le 18. Bel casino, siamo io e Dimba che non sappiamo dove andare, qui non ci sono bar né nulla, né una panchina, e nessun posto in cui possa entrare con il cane.
Camminiamo per 1 km almeno e finisce anche il marciapiede, si trova solo un benzinaio con panchina di cemento, pochi minuti per prendere un gelato e si torna indietro. La zona è piena di concessionarie auto, meccanici, officine varie, e nemmeno un bar!
Si torna in zona Ford, ci si ferma prima su un muretto vicino ad una cervejeria, poi su un muretto vicino ad un autolavaggio, ma c’è il sole dovunque e Dimba boccheggia e rischia di sentirsi male, oltre ad essere sfinita. Alla fine trovo ombra seduta sul marciapiede dietro un cassonetto, e ci facciamo l’ora di pranzo. Per fortuna mi sono portata il libro che sto leggendo, almeno passo tempo. Sono anche a digiuno visto che l’unico posto per mangiare è vietato ai cani e non ha tavoli all’aperto. Mattinata incubo insomma. E spero di non dover andare in bagno!
Durante l’intervallo di pranzo vedo che il camper è già fuori dall’officina, per cui aspetto che riaprano.
Alle 14 riaprono, il camper è pronto e lo ritiro. Ora va bene, sono stati veloci e bravi.
Mi dedico quindi a visitare Guimaraes. Parto dal santuario de la Penha. Strada stretta, solita sfiga, incrocio il trenino turistico nell’ultimo tratto e vado a finire con la parte alta della mansarda contro una roccia sporgente. Ma porca miseria, di tanto posto proprio dove c’è l’unica pietra veramente sporgente lo dovevo incrociare?? Cavolo, spero che il danno sia solo alla guarnizione esternamente, e che non entri acqua. Sarà il caso che tutti ‘sti santuari mi portano un po’ sfiga?? Attenzione a questa strada comunque, ostacoli sporgenti e rami bassi. E poi al santuario non c’è nulla da vedere, struttura nuova, interni scarsi. Solo questo giardino con delle rocce giganti. Se non per devozione religiosa non vale la pena di andarci.
Scendo poi in città e faccio un giro a piedi. Il centro storico è molto, molto carino, anche se faccio solo una visita esterna e non mi infilo da nessuna parte se non in qualche chiesa. La prima chiesa che trovo è la igreia dos Centos Passos, che colpisce all’esterno per i suoi due campanili altissimi, ma che all’interno lascia a desiderare, e per i lunghi giardini che si estendono davanti ad essa e conducono verso il centro storico. Molto carino il largo de Oliveira, con la igreia de nossa Senhora da Oliveira, con davanti il Padrao do Salado. Belle le piazzette e le stradine del centro storico, fino alla rua santa Maria.
Cambio poi parcheggio e vado allo sterrato sopra al castello (ottimo per sosta diurna, ma vietato l’accesso per tutti dalle 21 alle 7). Da li si può fare tutto. Prima il castello, si scende poi alla piccola igreia de sao Miguel do Castelo, e si arriva al palazzo dei duchi di Braganza (e da li si raggiunge facilmente tutto il centro storico), il convento dei cappuccini. Tutto era chiuso per l’orario tardo, per cui la mia visita si è limitata agli esterni. Se in quel parcheggio avessi potuto sostare la notte, sarei rimasta ancora per un giorno per visitare meglio la città, ma così ho preferito spostarmi a Braga, al santuario del Bom Jesus do Monte, e fermarmi al parcheggio che c’è vicino a dove parte la funicolare. Meglio non andare oltre perché la strada è stretta e ci sono degli archi che passano sotto la famosa scalinata. Inoltre da li è possibile prendere l’elevador e si arriva in cima al santuario in un attimo.
Sono arrivata al parcheggio alle 20 circa.
Mi preparo un risottino di mariscos e poi serata tranquilla in camper.
39° GIORNO: 7 MAGGIO 2010
Braga (Bom Jesus do Monte) - Braga (km 6)
Tempo: Bruttissimo e piovoso con nebbia per quasi tutta la mattina. Quasi sempre grigio nel pomeriggio.
Sveglia messa alle 9,30, ma siccome pioveva a dirotto mi sono attardata a letto un’altra mezz’oretta. Ho fatto colazione con molta calma, ho letto un altro po’ del libro, e alle 11,15 mi stavo ancora preparando. Passeggiata con Dimba e poi mi avvio a prendere la funicolare per salire al santuario. Conviene fare il biglietto di sola salita, e poi riscendere a piedi dalla scalinata, sennò non la si vede!
Il tempo è pessimo, piove e sta calando la nebbia, sembra novembre. Il santuario è immerso in un giardino, con zone verdi, cappelline e fontane. L’altare principale è costituito da una rappresentazione della crocifissione realizzata con statue credo di grandezza naturale, molto suggestivo. C’è poi, come particolarità, la cappella delle reliquie. Nelle cappelle all’esterno invece (come in quelle lungo la scalinata) si trovano rappresentazioni, sempre con statue a grandezza naturale, della vita di Cristo.
Per fortuna quando è ora di scendere non piove, per cui riesco a godermi la bellezza della scalinata in pace e a fare foto. Riattacca a piovere solo quando ormai sono all’arco in fondo, ma ormai è fatta.
Mi fermo a mangiare nel ristorante proprio adiacente al parcheggio, il Portico, dove ho mangiato benissimo. Ti portano delle crocchette di baccalà come entreée, poi ho preso un trancio di spigola arrosto favolosa (che ti portano con patate, carote e verdura saltata), crème leite (tipo una crema catalana), acqua, caffè, il tutto per 20 euro. Carino anche il locale.
Torno poi al camper e ci spostiamo su Braga, al campeggio municipale, che è a 20 minuti a piedi dal centro. Organizzo i giri di quello che c’è da vedere e domani si scende in città.
Ah…. Ho finito anche il libro, sto leggendo moltissimo nonostante tutti i giri.
40° GIORNO: 8 MAGGIO 2010
Braga
Tempo: Brutto e piovoso tutto il giorno.
Notte del cavolo, tra il freddo, la pioggia, Dimba che russava, non ho dormito per niente. Avevo messo la sveglia alle 9,30, ma alle 8 mi ha svegliato il beep del telefono, e poi alle 9,45 circa mi sono alzata. Ora non piove.
Scendo in città a piedi, in 20 minuti ci si arriva senza fatica, si percorre tutto l‘avenida da Libertade e si arriva fino a praça da Republica, da cui si snoda tutto il centro.
Si alternano momenti di pioggia ad altri in cui non piove.
Faccio un bel giro per la città, andando un po’ a occhio, dove vedo cose belle vado. Ho visitato anche la cattedrale, col chiostro e il piccolo museo di arte sacra annesso.
A ora di pranzo mi sono fermata a mangiare qualcosa, e poi sono ripartita per completare il giro. Bene o male ho visto quasi tutto.
Prendo quindi un taxi per tornare al camping, piove, non ho voglia di fare la strada a piedi e non so che autobus prendere, con 5 euro di taxi me la sono cavata.
Serata tranquilla in campeggio.
Braga non ha nulla di eccezionale comunque, se si hanno problemi di tempo si può tranquillamente saltare.
41° GIORNO: 9 MAGGIO 2010
Braga - Lindoso (km 98)
Tempo: Nuvoloso, ma tranne qualche sporadico episodio non è piovuto.
Sveglia alle 9, ma mi sono alzata più tardi. Stanotte tempo da lupi, pioggia, vento, la fine del mondo. Ora però non piove. Sistemo tutto e poi partiamo.
Verso le 10,45 partiamo, in direzione Ponte de Lima. Camping 2 notti ho pagato una scemata, 13,75 euro.
A Ponte de Lima non si può parcheggiare coi camper nel grande parcheggio che c’è vicino al ponte, per cui occorre cercare altrove. Oggi poi c’è confusione. C’è la fiera del vecchiariato mensile, più ci dovrebbe essere anche qualche festa, per cui ci sono centinaia di macchine, pullman, un mare di gente e casino a non finire. Approfitto anche per fare una girata al mercatino, visto che adoro questo genere di mercati.
Cerco di fare affari, punto su due macchine fotografiche vecchie a soffietto, 60 euro l’una, ma poi ci ripenso. Alla fine ho comprato dei vecchi giocattoli di ferro pesante, raffiguranti una vecchia stufa a legna con pentolini vari, dei mini-ferri da stiro sempre in ferro e manici in legno, e poi da un’altra parte delle miniaturine in ottone di piccoli oggetti (22). Soddisfatta, ma tra un po’ il camper schiatta dalla roba che c’è nel garage!
Mi fermo poi a pranzo. Cotolette panate (2 grandine), patate fritte, riso, insalata, acqua, caffè, il tutto per 7,40 euro! Devo dire che in tutto il Portogallo il caffè è ottimo, solo una volta mi è capitato bruciato e imbevibile. Qui usano molto il baccalà, che io adoro ma che non posso mangiare perché è troppo fibroso e non passa. Al tavolo a fianco c’erano dai piatti da farmi svenire, ma la volta che ho provato a mangiarlo mi si è piantato.
Costretta ad usare i bagni pubblici, è la prima volta che mi capita di trovarli indecenti, ma d’altronde sono gli unici, e con tutta la gente che c’è non poteva essere altrimenti.
Tornando al camper prendo un po’ di vino locale, e poi mi fermo a bere una coca cola ghiacciata in un bar, dove alla tv danno in diretta il campionato di calcio italiano, le partite della Roma e dell’Inter, faccio in tempo a godermi in diretta un rigore realizzato da Totti! E’ molto sentito qui il nostro calcio.
Ponte de Lima comunque è bellino, ma niente di eccezionale, hanno costruito il turismo intorno a questo ponte parzialmente romanico.
Riprendo poi la strada e mi sposto verso Lindoso, nel territorio del parque nacional Peneda-Geres. Lungo la strada ci sono dei bellissimi scorci sulla valle del fiume Lima, solo che non c’è posto per fermarsi a far foto. In diversi punti poi la strada stringe, come a circa 7 km da Lindoso, dove c’è una brutta strettoia con pietre sporgenti nella parte a scendere.
Ci sono poi diversi cartelli marroni che indicano monasteri, resti storici, zone megalitiche, ma non mi azzardo perché non mi ispirano le strade.
Ogni tanto schizzetta un po’, ma per poco.
Praticamente Lindoso è a 3 km dal confine con la Spagna. Il castello non è nulla di eccezionale, ma gli Espigueiros, questi vecchi granai in pietra (sembra granito), sono davvero molto particolari, molto suggestivi, esempi di architettura rurale dell’800 che non ho mai visto da nessun’altra parte. Meritano sicuramente di essere visti. Ci passeggio in mezzo a lungo, scattando molte foto.
Decido poi di fermarmi a dormire qui a Lindoso. Mi piazzo proprio nel parcheggio che c’è sotto le mura del castello, a 30 metri dal cimitero!
Fa un gran freddo. Alle 20 ci sono 8,5 gradi. Ho addosso 2 pile, di cui uno è la giaccona pesante, e il riscaldamento acceso. Alle 21, siamo a 7,7 gradi e alle 22 a 3 gradi… A quanto arriverà stanotte? Oltretutto ha anche iniziato a piovere per bene e tira vento.
42° GIORNO: 10 MAGGIO 2010
Lindoso - Santa Maria da Feira (km 186,4)
Tempo: Pioggia a dirotto quasi tutto il giorno.
La notte è stata freddina, da riscaldamento sempre acceso.
Sveglia alle 9,30 passate, qui piove e continua a fare un tempo da lupi. Solite cose, Dimba si è bagnata parecchio, ma doveva fare le sue cosine, e poi alle 10,45 parto per Viana do Castelo, senza che abbia smesso per un momento di piovere, sembra novembre, c‘è anche nebbia.
Peccato, perché volevo fare un paio di giorni qui al parco nazionale, che ci sono delle belle escursioni da fare, ma con questo tempo è impossibile, grigio fitto e compatto. A valle c’è anche nebbia.
Scendendo noto che ci sono degli espigueiros anche in un altro paese più in basso, si vede che è un tipo di architettura rurale di questa zona.
Arrivata a Viana do Castelo, parto dal santuario di Santa Luzia, che è di pianta rotonda. Poi sono andata a prendere l’ascensore per il miradouro. Si sale in ascensore fino al 5° piano, poi si scendono 15 scalini e si risale lungo la cupola principale per 60 scalini. La scala è prima di pietra, strettissima, poi di metallo nella parte terminale, e sale proprio in cima alla cupola, dove si esce attraverso un foro in una cupolina metallica, che a me arriva poco più che alla vita come altezza. La vista però da lassù è fantastica, si vede la foce del fiume, l’oceano, la città, e se il tempo fosse bello sarebbe uno spettacolo davvero grandioso. La discesa è un colpo gobbo alle mie vertigini, non mi ero accorta che la scala metallica è al centro della cupola (che è doppia), per cui sotto la superficie non è piatta ma incurvata, roba da brividi! Mi aggrappavo al corrimano da una parte e alla colonna centrale dall’altra, cercando di non guardare sotto. Devo dire però che ho fatto cose in questo viaggio (in tema di terrore da vertigini) che non mi sarei mai aspettata, forse a volte anche per la non conoscenza, e una volta salita dovevo pur scendere!
Mi sono fermata poi a pranzo al ristorante che c’è sotto il santuario, con circa 18 euro ho mangiato un piatto di gamberoni grigliati ottimi, 8 grossi gamberoni, soliti antipasti, acqua, dolce, caffè.
Sono poi scesa in città a fare un giro. Difficoltà di parcheggio, alla fine trovo sulla avenida Luis Camoes, e mi inoltro nel centro. Passeggiata, centro storico carino.
Tornata al camper, col panico incombente di lasciare il Portogallo (che non mi va per niente) ho deciso di tornare indietro a Coimbra, che avevo saltato per scoglionamento di quel giorno, per cui mi metto in strada, sono circa 200 km.
Per fortuna il tempo si sta sistemando un po’, si è aperto parecchio, è uscito un po’ di sole, sembra che prometta benino.
Riattraverso Porto, e dal ponte di Arrabida guardo con nostalgia la Ribeira, il ponte Luis I…. sigh…. Ma ci tornerò!
Lungo la strada (è anche un po’ tardi) mi sono lasciata affascinare da un cartello che illustra un bel castello a Santa Maria da Feira, per cui decido di fare sosta.
Il Castello è molto bello, sembra uscito da un libro di favole, è visitabile, ma quando sono arrivata era chiuso, per cui ho deciso di fare pausa notturna qui (il parcheggio accanto è molto tranquillo), visitarlo domani, e poi ripartire domattina per Coimbra. Intanto approfitto per una passeggiata tutto intorno al castello e per diverse foto.
43° GIORNO: 11 MAGGIO 2010
Santa Maria da Feira - Coimbra (km 101,6)
Tempo: Nuvoloso variabile. Passabile la mattina, pioggia per parte della giornata, schiarita nel pomeriggio.
Alle 9,30 sono già pronta per portare fuori Dimba e poi andare a visitare il castello, il cielo è grigio, speriamo che non mi becchi la pioggia mentre sono dentro.
Il castello è bello, merita una visita se avete tempo.
Alle 10,20 si riparte per Coimbra. Tanto per cambiare diluvia, ho appena passato Aveiro.
A Coimbra mi fermo al parque de campismo municipal. Mi sistemo e poi parto per un primo giro in città. Il bus 38 passa proprio qui fuori dal campeggio (orari molto diradati) e porta in centro, al largo de Partagem. Da li sembra facile, ma tranne la igreia de Santa Cruz e poche altre cose, il resto è tutto in salita (infatti lo lascio per domani, visto che oggi ho anche dolore al muscolo di una coscia).
Faccio una passeggiata (piove) e prendo la rua Ferreira Borges. Devio quindi per praça do comercio e vado a vedere la igreia de sao Bartolomeu e la igreia de sao Tiago, la seconda sicuramente più interessante. Risalgo poi sulla strada di prima e arrivo alla praca 8 de maio, dove ci sono la camara municipal e la bellissima igreia de Santa Cruz. Visito la chiesa, e poi gli annessi (la sagrestia, la sala capitolare, il museo, il chiostro).
Proseguo poi per la rua da Sofia, e visito la igreia nossa Senhora do Carmo e la igreia nossa Senhora da Graça.
Faccio quindi una passeggiata per i vicoli bassi e stretti di Coimbra, pieni di negozietti, alla ricerca anche di un raccordo elettrico per il camper, visto che per l’elettricità in questo campeggio (ma mi è capitato anche in altri) è necessaria la presa maschio tedesca. Giro un po‘, alla fine mi danno una dritta e trovo la spina. Caratteristici comunque questi vicoli, si snodano sotto la rua Ferreira Borges, tra praça 8 de maio e praça do comercio.
Domani mi riservo la parte alta, con il bus elettrico linea azul.
Verso le 16,30 torno alla fermata a prendere il 38 per tornare in campeggio, e il bus passa quasi alle 17, e lo prendo anche nella direzione contraria, per cui sono arrivata a un capolinea e ripartita. Ora almeno ho capito doc’è la fermata per il verso giusto. Dopo che ha smesso di piovere ed è uscito il sole, si è scatenato un caldo afoso insopportabile, ma come si copre il sole fa freddo. Arrivata in camping infatti, passeggiata con Dimba e poi una bella megadoccia bollente! E anche stasera Webasto acceso!
44° GIORNO: 12 MAGGIO 2010
Coimbra
Tempo: Mattinata bello, poi nuvoloso variabile, con qualche pioggia, vento e un po‘ di fresco.
Sveglia alle 9. Questo campeggio è un po’ rumoroso, essendovi annesso un campo sportivo. Stanotte è piovuto un po’ ma oggi sembra ci sia una bella giornata.
Dal campeggio oggi ho preso un taxi, e mi sono fatta portare direttamente in alto, alla Sé Nova, la nuova cattedrale. Ci sono delle cose interessanti da vedere.
Poi mi sposto al museo nacional Machado De Castro, dove però al momento è possibile visitare solo la parte criptoromanica, essendo il resto chiuso per lavori. Mentre sto per entrare inizia anche a piovere, tanto per cambiare. Al momento non vale neppure la pena la visita.
Attraverso la porta araba di Almedina, e passando per vicoli, scendo poi alla Sé Velha, che è molto bella, sia dentro che fuori, e bello anche il chiostro, anche se non all’altezza di quelli visti a Lisbona.
Coimbra non fa molto per me, troppe salite, troppo dritte e fondi stradali mattonati e molto sconnessi. Ho fatto l’errore di scendere alla Sé Velha prima di andare a vedere l’Universidade, e ora devo risalire su per vicoli che spezzano il fiato e le gambe.
La visita ai locali dell’Universidade è molto interessante (bella anche la piazza su cui si sviluppa la Universidade velha), ho scelto di vedere tutte le parti aperte al pubblico. Notevolissima soprattutto la biblioteca Joannina, bella da lasciar senza fiato. Interessante anche la cappella de Sao Miguel e i locali che è possibile visitare dentro al rettorato. Meno interessanti le carceri.
Ho fatto pranzo alla mensa che è dentro l’Universidade, con 6,25 euro ho preso sopa de asparagi, 4 crocchette, patate fritte, macedonia, acqua, caffè.
Uscendo dall’Universidade, piove e fa freddino, e o sono leggera addosso, non ci becco mai!
Scendo poi a piedi per vicoli, fino ad arrivare al largo do Portagem, e da lì attraverso il ponte a piedi per andare a vedere il monastero de Santa Clara velha. Questo monastero fu abbandonato nel XVII in seguito ai continui allagamenti. Ne restano parte della chiesa, i ruderi del monastero, e una parte museale. La visita comprende anche la visione di un interessante filmato in cui viene mostrato il monastero all’epoca dei lavori che portarono al prosciugamento e al restauro. Impressionante il livello a cui era l’acqua, quasi a coprire le arcate. Molto suggestiva la visita alla chiesa, dove sulle colonne si vede ancora il segno delle acque, e dove mancano alcune parti distrutte dall’acqua. Un sottofondo di canti religiosi accompagna la visita, dando l’impressione che a cantare siano i fantasmi delle sorelle scomparse. Suggestiva anche la visita ai ruderi, dove si distinguono il chiostro e le altre parti che costituivano il monastero. Nel XVII secolo ci fu poi la costruzione del nuovo monastero di Santa Clara, in posizione elevata.
Sono andata poi a visitare il parco “Portugal por pequenitos”, che sarà pure per piccoli, ma è molto particolare. Oltre ad una sezione dedicata alla conoscenza di alcuni Paesi stranieri, c’è la parte dedicata alla ricostruzione di molti importanti monumenti portoghesi, tutto in miniatura e con dovizia di particolari, così come anche sono riprodotte case tipiche, attività lavorative, ecc. Curioso veramente da visitare.
Esco che sono a pezzi! Mal di gambe e mal di piedi mi massacrano, per fortuna la fermata del 38 è vicina. Ovviamente il 38 passa dopo una vita. Arrivata in campeggio passeggiata (a fatica, ma glie lo devo) con Dimba e poi cena. Stasera a nanna presto, che domani si riparte per la Galizia.
45° GIORNO: 13 MAGGIO 2010
Coimbra - Baiona. (Km. 311,9)
Tempo: Mattinata bello, poi nuvoloso variabile, alternato con qualche pioggia.
Mi sono alzata verso le 9,15 e oggi c’è il sole e fa caldo. Solite cose, e poi alle 11 circa ripartiamo. Pagati al campeggio euro 27,40 per 2 notti, un po’ caro, più di Porto.
Destinazione Spagna. Non ho per niente voglia di lasciare il Portogallo, sia perché mi dispiace per il Portogallo, sia perché significa iniziare il viaggio di rientro, e non ho nessuna voglia di tornare a Roma, mi viene il malumore solo a pensarci.
Salto le autostrade ovviamente, e mi godo ogni più piccolo particolare.
Passo di nuovo sul ponte dell’Arrabida e sulla mia adorata Porto, meglio che non mi guardo intorno sennò mi fermo e non riparto più!
Quando arriva il vento, ancora prima di vederlo lo sento che mi sbatacchia il camper! Salgo verso nord.
Come previsto prima del retro-front a Coimbra, vado a Caminha. Ho mangiato in un ristorantino nel centro storico, dove chiacchierando col proprietario mi ha raccontato che Mastroianni è stato due settimane li e mangiava sempre da lui, c’era la foto con la dedica, ed era tutto orgoglioso che lui lo ha nominato anche in alcuni suoi scritti.
Il paese è carino, la igreia matriz era chiusa, ma ho girato il centro, la piazzetta molto carina, un’altra chiesetta, i vecchi vicoli. Di lasciare il Portogallo proprio non mi va, mi sto attardando il più possibile.
Venendo via, ero già seduta sul camper, un uomo mi ha offerto un fiore, una rosellina bianca profumatissima. Verso le 17,10 ripartiamo…. Si passa il confine e prima meta A Guarda. Saluto il Portogallo con molto dispiacere.
Credo che dovrò risalire per Valença do Minho comunque, perché qui il navigatore mi chiede di prendere il traghetto!! E così ritardo l’uscita. Ci sono belle case su questa strada, è una bella zona. Il nord del Portogallo ha una bellezza diversa dal sud, notevoli entrambi ma diversi.
Lungo la strada c’è un mezzo in panne e subito dopo lavori in corso, senso unico alternato e ci vuole una mezz’oretta per fare 200 metri!
Alle 18,12 sono ripassata in Spagna…. Sigh…. Ciao Portogallo!
Il Minho praticamente è il fiume che divide Spagna e Portogallo, l’ho appena attraversato. Praticamente A Guarda è di fronte a Caminha, ma sulla riva opposta del Minho. Passo A Guarda e proseguo verso Baiona alla ricerca di un posto dove fermarmi per stanotte. Lo trovo poco prima di entrare a Baiona, uno slargo sulla scogliera, bella vista sul mare.
Ho scoperto che ci sono gli espigueiros anche in Spagna, ma qui hanno un altro nome, si chiamano horrios.
Prima di arrivare a Baiona però mi sono fermata a Oia, dove c’è un bel monastero sul mare, Santa Maria de Oia, faccio anche in tempo a visitare la chiesa prima che chiuda… particolare. Volevo fermarmi li, ma è troppo in paese e pieno di ragazzini urlanti. Così proseguo e arrivo fin sotto Baiona, in un punto da cui iniziano a vedersi anche le isole.
Per ora le coste sono molto frastagliate, ma basse.
Qui il fuso orario è già diverso dal Portogallo, anche se ci siamo subito sopra, e così fa notte molto tardi, sono le ore 21,09 e c’è ancora il sole molto alto sull’orizzonte. Alle 22,30 c’è ancora luce da vedere bene le isole, il buio arriva che sono circa le 22,45.
46° GIORNO: 14 MAGGIO 2010
Baiona - Cabo Corrubedo. (Km. 276,9)
Tempo: Tempo variabilissimo, la mattina brutto proprio e anche nebbioso a tratti, poi alterna nuvole, pioggia, sole e vento.
Mi sono alzata alle 10, ieri sera non riuscivo a dormire, forse il caffè del pomeriggio. Il cielo è brutto, grigio scuro e pioviggina pure. C’è uno che se ripassa di nuovo lo butto di sotto, è passato con una specie di fiorino, prima ieri sera e di nuovo stamattina, fra il camper e la scogliera, spazio veramente minimo, e guardava…. Ma cosa cavolo guardava??
Alle 10,40 ripartiamo, senza meta precisa, si va alla ricerca di posti belli.
Attraverso Baiona, che ha una bel lungo mare, un’antica fortezza, porticciolo, spiaggia, ma non mi fermo. Proseguo in direzione nord sulla strada costiera. Ci sono delle spiagge semicircolari parzialmente in secca, come in bassa marea, che fanno un effetto particolare. Ci sono poi molti scoglietti segnalati da colonnine luminose.
Questa parte di costa è composta da lunghe insenature che entrano per chilometri nell’entroterra, creando un effetto quasi lagunare e a volte paludoso. Spesso ci sono proprio delle secche, ma la presenza su di esse di barche arenate lascia presumere che in genere ci sia l’acqua, anche perché qui le maree sono di metri. Le coste sono basse, costellate da paesi e centri abitati, e da una fiorente attività ittica. Si vedono dovunque delle piattaforme in acqua che sembrano degli allevamenti di qualche tipo… forse le famose cozze spagnole? Boh…
Attraverso Nigràn, dove all’inizio c’è un antico ponte. Attraverso poi Vigo, città di mostruosi palazzoni, brutto davvero, enorme e trafficatissimo.
Nel frattempo cala un nebbione tale che il mare non si vede neppure dov’è!
Mi sa che io avevo un’immagine un po’ troppo “romantica” e “naturistica” della Galizia, qui c’è un casino di traffico, città brutte, confusione, puzza feroce di smog….. Ma vado avanti.
Continuo a vedere gli horrios, anche se uno ogni tanto, e questo aspetto di bassa marea nelle anse, mi ricorda alcune foto che ho visto di Mont Saint Michel.
Proseguo giro giro lungo la costa, imposto il navigatore in maniera da tenere come punti di riferimento le località più vicine al mare e più in punta.
Attraverso Cangas, dove oggi c’è il mercato e non si riesce a fermarsi.
Dopo Cangas prendo il bivio verso Hio e alcune spiagge, ma sono costretta a tornare indietro perché ad un certo punto la strada diventa strettissima e impraticabile per il camper.
Ho visto un cartello Cabo Udra e mi ci sono infilata, vado a vedere. Ci fermiamo a mangiare vicino alla praia de Ancoradouro, bella ma sporca all’inverosimile! L’acqua però, per essere oceano, non è affatto così fredda come si penserebbe. Pranzo in camper, passeggiata e poi si riparte.
Da Bueu, dove ci sono delle spiagge, proseguo per Sanxenxo.
C’è un tempo pazzo, da che c’è il sole e il cielo azzurro a che è tutto nero e piove, e i colori sulla laguna ne risentono, c’è un tratto che sembra giallo zolfo.
Da Sanxenxo vado verso Portonovo, località bellina ma strettamente turistica, ora deserta, sorvolo comunque. Proseguo, c’è una serie di praias, anche belle, ma sulle quali è assolutamente vietato lo stazionamento ai camper, per cui continuo verso O Grove.
Deviazione prima per San Vicente do Mar. Nulla di esaltante però. Per ora la Galizia è un po’ una delusione, l’unica zona in cui mi sarei fermata era quella vietata ai camper.
Mi fermo alla fine per la notte al faro di Cabo Corrubedo, bellissimo. Sono le ore 18,40.
Prima con Dimba e poi da sola faccio una bella passeggiata sulla scogliera, che è abbastanza bassa e consentirebbe volendo di scendere al mare (ci sono anche dei sub), ma c’è molto vento e il mare è mosso, è bellissimo. Faccio diverse foto a fatica, il vento non mi permette di tenere ferme le braccia. Era freddo, ma il freddo dopo un po’ non lo senti più, e resta solo la sensazione meravigliosa della carezza del vento nei capelli. Ora sono le 22,35 e ancora c’è un po’ di luce. Stanotte mi fa compagnia la luce del faro.
Alle 22,45 è ancora netta la linea dell’orizzonte sul mare.
47° GIORNO: 15 MAGGIO 2010
Cabo Corrubedo - Cabo Finisterre. (Km. 141,1)
Tempo: Tempo nell’insieme bello tutto il giorno, qualche nuvola di passaggio nella mattinata.
Mi sono alzata alle 9,45, sempre sogni agitati e sonno mai riposante. C’è qualche nuvola, ma rispetto a ieri pomeriggio si è calmato il vento. Nel piazzale ci sono già diverse macchine di pescatori, non le ho neppure sentite arrivare. Piano piano sta uscendo il sole, e i colori si accentuano, per cui faccio qualche altra foto.
Alle 10,45 ripartiamo verso nord, in generale, sul navigatore inserisco solo delle tappe di passaggio, per la direzione.
Percorrendo una stradina interna vedo che è zona di piccola agricoltura, e ci sono uomini e donne con le zappe a mano, e persino uomini che tirano a mano un aratro di legno, mai più visti da noi da decenni.
Lungo la strada ci sono ogni tanto delle stradine che scendono alle spiagge, ma sono sterrate e strettissime, penso non ci passi neppure una macchina. La Galizia devo dire che, passata quella prima parte deludente, sta decisamente migliorando, belle spiagge, belle coste e finalmente l’oceano aperto, anche se non sono ancora fuori dalla zona delle lunghe insenature. E poi ci sono queste colline che costeggiano l’altro lato della strada, che sono un’esplosione di fioritura di ginestrini, splendido il contrasto da una parte del giallo intenso e dall’altra dell’azzurro carico del mare, con le spiagge quasi bianche.
Attraverso Porto do Son, carino, e prima e dopo il paese ci sono delle spiagge a cui si accede tramite scalette.
Proseguo per l’altra punta, tappa Muros. Continuo a vedere horrios da tutte le parti, sono molto comuni, sono dovunque.
Bisogna fare molta attenzione ai pedoni, che sulle strisce pedonali non ti lasciano scampo, anche se tu sei già in dirittura di passaggio e loro le imboccano all’ultimo momento. Non si rendono conto poi che fermare un mezzo del genere è più come fermare un camion che come fermare una macchina.
Ho attraversato Noia, che a differenza del nome è una cittadina piacevole. E’ nel gomito interno, ed è lagunare, ma è carina. A giudicare anche dai segni dell’acqua, si vede che queste zone sono proprio in secca nelle ore diurne, anche sui pilastri dei ponti si vede una bella zona scoperta rispetto al segno dell’acqua.
Bellino anche Esteiro, con delle spiaggette raggiungibili anche dalla strada principale.
Muros è molto carino, attraverso il lungomare e in fondo c’è la piazzetta che è bellina, e il porticciolo, ma non mi fermo.
Dopo Muros, a 3 km, c’è un campeggio che è proprio sul mare, e c’è una serie di spiaggette molto carine, con sabbia quasi bianca e fondali colorati. E’ bella questa zona.
Deviazione per il faro di punta Louro. La strada è molto stretta, due mezzi ci passano solo se uno dei due si sposta fuori strada. E’ un piccolo faro proprio su una punta, con un piccolissimo spiazzo, è un po’ isolato, anche è a solo 2 km dalla strada. Ci sono solo alcuni pescatori. Estrema attenzione perché lungo la strada del faro ci sono i fili elettrici bassi, e se c’è da spostarsi nell’incrocio con un altro mezzo, si rischia di andarli a prendere, soprattutto con un mansardato.
Dopo il bivio del faro, a 1 km, c’è il lagoa di Louro, un piccolo lago che è separato dal mare da una duna di sabbia. Carino.
Attraverso poi Carnota, dove anche qui ci sono delle bellissime spiagge quasi bianche. Anche qui c’è un faro, quello di Larinho, e subito mi ci fiondo, adoro i fari, si era mica capito? Qui parcheggiando nelle prossimità del faro, c’è la possibilità di scendere su delle bellissime spiagge, ora deserte, anche se non è freddo, io sto a maniche corte, anche se sono la sola, e in giro vedo gente ancora con i piumini addosso.
Ci sono diverse strade che scendono alle praias, identificate da cartelli azzurri. Non so se sono percorribili coi camper, dopo l’esperienza di Ponza non voglio rischiare di ritrovarmi imbottigliata nel collo dell’imbuto!
Ho difficoltà nel reperire un negozio di alimentari, va bene che sono quasi tutte case estive e sono chiuse, ma mangeranno pure quei pochi che ci vivono.
Mi sono fermata a mangiare a Caldebarcos. Oggi mi sento presa per i fondelli. Ho preso polpo alla griglia (che significa 6 fette di patata lessa con sopra n. 2 mini-tentacoli di polpo miseri e striminziti), insalata di pomodoro, dolce e caffè, per 20,70 euro. In Spagna comunque i prezzi per mangiare sono più alti! Anche il caffè costa 90 come in Italia.
Attraverso poi una serie di paesi che da un lato hanno la collina alta coi ginestrini fioriti, dall’altra un muricciolo che da direttamente sulla spiaggia. E’ sempre una zona interna, ma è aperta, non strozzata come le altre. Non c’è un anima per ora, quasi tutte le case sono chiuse anche qui, e non ci sono grandi alberghi, per cui viene da pensare ad un turismo prevalentemente stanziale. Bella zona davvero.
Anche il turismo estero non è ancora iniziato, raramente ho incontrato qualche targa olandese.
Arrivo quindi a Fisterra, e mi dirigo verso il faro, che è chiamato anche di Finisterre. La strada che porta al faro è piena di gente a piedi (poi capisco che si tratta di quelli che fanno il cammino di Santiago a piedi, e che a tutte le tappe si fanno timbrare un libretto. L’ho capito perché ho visto farlo qui al faro).
Negli ultimi 100 mt. dal faro è vietato l’accesso ai camper, ma subito prima c’è un cartello sulla destra che indica la zona sosta camper. E in effetti c’è un piazzale sterrato, con vista faro e vista oceano, dove è possibile passare anche la notte, cosa che farò. All’inizio ero meravigliosamente sola, poi è arrivato un altro camper.
Il faro è su una punta meravigliosa, c’è un paesaggio stupendo, anche se troppa gente per i miei gusti. Faccio una passeggiata con Dimba, e poi un’altra da sola, vista la sua pigrizia ben superiore alla mia!
Ho passato parte del pomeriggio seduta fuori a leggere, con una cosa da bere e Dimba a farmi compagnia, ma nonostante il sole alto sono dovuta rientrare per il freddo. Siamo sui 13 gradi. La giornata comunque si è messa proprio al bello, cielo azzurro, mare blu intenso…. Se non ci fosse vento si starebbe proprio bene.
48° GIORNO: 16 MAGGIO 2010
Cabo Finisterre - Cabo San Adriàn. (Km. 203,8)
Tempo: Tempo nell’insieme bello tutto il giorno, qualche nuvola di passaggio nella giornata, ma globalmente buono.
Sveglia alle 9,45, anche se mi ero svegliata che iniziava a schiarire e il faro era ancora acceso. Solite cose e poi si riparte. Il tempo è bello, il solito vento ma credo sia all’ordine del giorno da queste parti. Meno male che stanotte non c’è stata nebbia, sennò qui partono le sirene del faro!
Alle 10,40 ripartiamo, direzione Cabo Turinàn. Il cielo si ingrigisce, speriamo non venga a piovere. Poco dopo però si riapre, nella variabilità tendente al bello che c’è da qualche giorno. E alterna così più volte, fino a stabilizzarsi sul bello.
Mi infilo al bivio per Cabo Turinàn, che è prima di Muxìa. Lungo la strada noto che tutte le case di campagna qui hanno il loro horrio, solo le nuove non ce l’hanno o ne hanno una brutta copia moderna, e anche le fermate dei bus sono fatte con quella forma.
La strada per Cabo Turinàn è piuttosto stretta, passa per paesi rurali e boschetti di pini ed eucalipti. Spero di non incrociare il bus di linea.
Il Cabo e il faro sono bellissimi, molto più suggestivi, selvaggi e meno turistici del Cabo e faro di Finisterre. A saperlo avrei passato qui la notte, anche se il piazzale è piccolo, ma c’è un paesaggio stupendo.
Attraverso Muxìa e Camarinas proseguo poi per il cabo e faro successivo, che è Cabo e faro Vilàn.
A Muxìa vedo che alcuni hanno gli orticelli vicino al mare, e per proteggerli dalla salsedine e dai venti hanno realizzato dei muretti con le pietre, che dividono l’orto dalla spiaggia praticamente.
Con la mia solita capatosta mi sono trovata dentro Muxìa in un punto allucinante, dove non avevo più uscita, perché la strada formava un imbuto e io non ci passavo più. Non potevo fare manovra perché c’erano macchine parcheggiate, e così ho dovuto fare marcia indietro fino al primo incrocio e poi far manovra, col timore di far danni visto che c’erano anche balconi sporgenti. E’ andata liscia per fortuna, ma bisogna che ci sto più attenta, il navigatore tende a portarmi al centro dei paesi, e invece una volta raggiunti devo evitare di entrarci e passare solo per le vie esterne. Muxìa comunque è anche difficile uscirne, perché col paese finisce la strada, è una punta. La sfango comunque e lo aggiro. Sospiro di sollievo, evitare assolutamente di entrare a Muxìa!!
Questa zona della Galizia che sto facendo, si chiama (poco carinamente) Costa da Morte… faccio le corna!
Camarinas, prima del faro, è molto carino.
Il faro Vilàn sorge in posizione elevata rispetto all’edificio di controllo che è sul piazzale del parcheggio, è particolare, è in cima ad una roccia. Anche qui scogliere bellissime e paesaggi stupendi, scopro in questi giorni con piacere che mi arrampico ancora come le capre.
Scendendo dal faro ci fermiamo a mangiare qualcosa in camper e poi si riparte per Camelle e poi Laxe. Le tappe le stabilisco guardando la cartina, scelgo le località in cui andare sulla base della loro posizione geografica, con ampia preferenza per cabi, punte e luoghi di questo tipo.
A Camelle mi infilo un’altra volta in un buco di casino in centro, cerco di fare un casino di manovre convinta che andando avanti non ci sarei passata, e invece alla fine ho chiesto e mi hanno detto di proseguire che ci passavo. Meno male, stavolta sennò era peggio di prima!
Proseguo per Laxe. La strada è piuttosto stretta e in alcuni punti ci sono delle rocce sporgenti. La cittadina è carina, con spiagge e porticciolo. Poi col sole il cielo è azzurro carico e il mare è blu intenso, che contrastano con il colore quasi bianco, bellissimo, della spiaggia che c’è qui.
Ho visto il cartello per il Faro do Roncudo, che è sulla omonima punta, e ci vado. La strada parte da Corme-Porto.
Qui il faro è semplice, nel senso che non ha un edificio sotto, ed è tutto rivestito in mattonelle. Lo spettacolo intorno è superlativo, sempre con queste scogliere frastagliate e bellissime, che si aprono sull’oceano. Scatto decine di foto anche qui, alla ricerca dell’onda.
Mi dirigo poi verso Malpica, che sul navigatore non c’è, ma si scende a Ponteceso e da lì c’è il bivio a sinistra che risale per Malpica.
Subito dopo passato il cartello per Malpica, c’è il cartello che indica la strada per il faro di Sisargas. Arrivo sulla punta ma qui c’è il trucco, perché il faro non è sul continente, ma sull’isola di Sisargas, che è subito di fronte. Col teleobiettivo riesco a fotografarlo, ma è sfocato.
Sulla strada comunque che porta alla punta, che è il Cabo de San Adriàn, c’è l’Ermida de San Adriàn, una chiesetta quasi sul mare. Decido di fermarmi qui per la notte. Sono le ore 19,30.
49° GIORNO: 17 MAGGIO 2010
Cabo San Adriàn - Punta Estaca de Bares. (Km. 261,8)
Tempo: Sempre bello, stabile, anche se ventilato e la sera freddino.
Stamattina sono scesa dal letto alle 10,20, fuori c’è una bellissima giornata di sole, solite incombenze mattutine e poi si riparte.
Alle ore 11,20 partenza per A Coruna, per andare a vedere la Torre di Hercules, che è il faro di A Coruna. In questo tratto ci sono molte strade nuove, per cui il navigatore da di matto (ed il mio è nuovo di quest’anno) e bisogna seguire la cartellonistica stradale. Alle 11,45 non c’è più nemmeno una nuvola, e anche la temperatura sta salendo, dai 12°C che c’erano quando mi sono alzata, ora ci sono 18°C.
A Coruna è una città grande e molto trafficata. All’interno della baia poi c’è un’acqua azzurra chiarissima, molto bella. Al faro non ho potuto fermarmi, perché il parcheggio è pienissimo di macchine, ho anche aspettato un po’ ma nulla da fare dato lo spazio che mi serve. Bello che c’è un piazzale riservato ai bus, con un paio di mezzi soltanto e il resto vuoto, ma non ti ci fanno fermare col camper! E allora qualche foto al volo dalla seconda fila, e poi via di nuovo, verso Cabo Prior.
Qualche difficoltà per arrivare a Cabo Prior, non ho le coordinate, so che è a nord-ovest rispetto a Ferrol ma non trovo nessuna indicazione. Imposto allora sul navigatore Covas, che è la località più vicina che ho disponibile. Da lì finalmente trovo il primo cartello di indicazioni per il faro.
La strada che porta al faro, soprattutto dopo Prior, è strettissima, ci passa poco più di un mezzo, per cui c’è da prestare la massima attenzione. Attraverso le piante però si vede un mare azzurro fantastico, dei colori accesi stupendi, e lo spettacolo al faro è molto bello, valeva la pena di arrivarci. Che meraviglia poi che sono questi sconfinati campi gialli di ginestrini che arrivano quasi fino al mare, tranne l’ultimo pezzo, un po’ perché a picco, un po’ perché il salmastro non consentirebbe ad un filo d’erba di crescere. Scendendo sulla sinistra poi c’è una spiaggia spettacolare, grande, sempre quasi bianca, con qualche scoglietto, e con queste onde bianche spumeggianti che spezzano l’azzurro multitono del mare.
Vado verso Valdovino e lo attraverso, carino, con belle spiagge, e c’è anche un camping. Qui siamo di nuovo in zona di coste più basse (per poco però), inframezzate da queste enormi spiagge bianche che ci sono in mezzo. Io proseguo per Cedeira e poi per Cabo Ortegal.
Quassù si vede ancora qualche horrio, pur se molto meno frequenti rispetto a prima.
Anche Cedeira è sul genere di Valdovino, di fronte ad una grande spiaggia. Danno l’aria di località turistiche di seconde case.
Arrivo a Carino, paese simpatico, come tutti quelli qui intorno.
La strada per il faro Ortegal è ripida in salita e molto stretta, però già soltanto dalla strada si vede un paesaggio straordinario, di colori tra gli alberi, di rocce, di mare.
Gli ultimi 200 mt. prima del faro sono in discesa, e si arriva al faro con uno spettacolo di una bellezza da togliere il fiato! E’ il posto più suggestivo che ho visto finora su queste coste. Ci sono delle specie di faraglioni, ci sono le pareti a picco sul mare, c’è il piazzale del faro che è una punta che si spinge in mare, c’è su un lato una specie di imboccatura con due rocce alte che hanno al centro una rientranza di mare, come una porta. E’ uno spettacolo veramente da togliere il fiato, una delle mete da non perdere assolutamente. Sono stata molto tentata dal passarci la notte, ma volevo fare ancora un po’ di strada, per cui ho proseguito verso Punta e faro Estaca de Bares.
Anche la strada per il faro Estaca di Bares è strettissima. Bello anche qui, ma meno che a Cabo Ortegal. E’ strano il fatto che il faro sia rientrato rispetto alla punta, che è piuttosto più avanzata, ed è anche bassino, però pare che si veda lo stesso dal mare, e per 25 miglia. Il parcheggio è a 100-150 mt dal faro, e poi si può fare una bella passeggiata a piedi fino alla punta, per me limitata in parte dalle mie vertigini, visti gli strapiombi che ci sono.
Finito il giro decido che ci fermiamo a dormire qui. Sono le 19,50.
50° GIORNO: 18 MAGGIO 2010
Punta Estaca de Bares - Candàs. (Km. 299,3)
Tempo: Grigio al mattino, poi molto variabile per tutta la giornata, meglio nel pomeriggio, ma ventilato, anche molto, e la sera freddino.
Mi sono alzata alle 10,15, è da ieri sera che qui tira un vento pazzesco, anche se la superficie del mare è più calma di ieri, e stamattina il cielo è tutto grigio coperto e ci sono solo 12 gradi. Solite incombenze e poi si riparte.
Alle 10,50 si parte in direzione Vicedo. Questa fioritura gialla di questo ginestrino è favolosa, è continua a vista d’occhio, ed è una varietà diversa dal nostro, è più fitto, compatto, arbustoso, ma l’effetto di questi paesaggi completamente gialli è favoloso, si trovano anche sulle scogliere a picco sul mare, abbarbicati alle rocce.
Il cielo gioca ad aprirsi e richiudersi, cambiando aspetto al paesaggio, ma anche sensazioni e percezioni, gioiosità o quiescenza, allegria o malinconia.
Ho attraversato Viveiro, che è già una cittadina abbastanza grande. Anche qui si notano le maree molto accentuate che lasciano ampie zone in secca e barche arenate. Occhio che Viveiro e dintorni sono pieni di attraversamenti pedonali a dosso, e sono anche alti, c’è da stare attenti.
Giro poi, da Portocelo, verso il faro de Roncadoira. La strada, come al solito per le strade dei fari, è molto stretta e sconnessa. Nel frattempo il tempo si è rimesso decisamente al meglio. Scopro però di aver sbagliato strada, ho perso i cartelli del faro di Roncadeiro ed ho seguito un generico cartello cartello Faro, che invece è un paese, per cui torno indietro. Non è facile trovarlo però. In mancanza di coordinate gps e con cartellonistica pressoché nulla (ho scorto per caso, dopo una serie di incroci cechi, in cui sono andata a naso, un cartello nascosto tra le fratte). Sono su un viottolo strettissimo, secondo il navigatore sto camminando nel nulla. In questa zona ci sono i tetti delle case ricoperti di lastre di lavagna grezze, tenute ferme da delle pietre, e così anche gli espigueiros, bellissimo effetto.
Alla fine il faro lo trovo, bello nascosto, non eccezionale come paesaggio ma bellissimo come posizione e isolato, in cima ad una punta. Ci sono solo io, faccio un giro e un po’ di foto.
Mi dirigo poi verso San Cipriàn (o Cibrao). Il cielo si copre di nuovo e si riapre in continuazione. Da quando vado per fari mi massacro le mani a suonare il clacson sulle curve, vista la ristrettezza delle stradine. Per il Tom Tom comunque il tratto di strada che porta al faro non esiste, io sto camminando nel nulla assoluto.
Che bello andare senza fretta, senza la frenesia e il nervosismo di dover raggiungere per forza un posto entro una determinata ora, perché hai un appuntamento, o hai qualcosa da fare o altro. Ci penso quando mi trovo dietro ai mezzi lenti e non mi prende la smania del tempo!
A San Cipriàn faccio due passi a piedi, e poi vado a vedere il relativo faro, che è il faro di punta Atalaia.
Vado poi a Burela, dove subito sotto l’ospedale ho scoperto e utilizzato un camper service, dove è possibile scaricare acque nere e grigie, caricare acqua e sostare fino a 48 ore. Lo spazio per la sosta è molto limitato, ci entrano max 4-5 camper a seconda della lunghezza.
Vado poi a San Cosme e da li a Viladaìde, che deve essere località di seconde case, tutto rigorosamente chiuso, non c’è un’anima. Ci fermiamo a mangiare qualcosa in camper sul tardi, passeggiata e poi ripartiamo per Puerto de Vega.
Alle 15,54 passo dalla Galizia alle Asturias. Non so che paese è il posto subito sotto, è carino, e c’è il porticciolo che per la marea è stranissimo, ha una zona sabbiosa in secca al centro, e le barche ci girano intorno. Curioso, ma non mi potevo fermare a far foto.
La zona bella a coste alte che piace a me dovrebbe essere pressappoco finita, qui nel mar Cantabrico sono prevalentemente basse (tranne eccezioni), scogli alternati a spiagge. Continuo ad incontrare gente che fa a piedi il camino di Santiago… de gustibus!
Puerto de Vega è molto carino e molto curato, col porticciolo, le spiagge, nessuna casa brutta. Piacevole per una passeggiata, ma meglio lasciare il camper nella parte alta e scendere a piedi, giù si fa tutto stretto! Nella zona poi ci sono anche delle ville notevoli, certo non è zona povera.
Vado poi verso Luanco, Cabo de Penas, sempre evitando l‘autovia del Cantabrico e facendo la stradina costiera che è la N632, paesaggisticamente bella e che attraversa tutti i paesini. Un po‘ stretta e sconnessa a tratti, ma ne vale la pena.
Senza entrare a Luanco vado direttamente verso l’area protetta e faro de Penas. La zona è molto bella, e anche qui belle case.
La zona del cabo de Penas è veramente notevole, bellissima scogliera, bellissimo paesaggio, area protetta.
All’interno del faro c’è un piccolo museo marino della zona, e la scogliera è proprio fantastica, al secondo posto in bellezza dopo quella di Cabo Ortegal. Sicuramente una meta da non perdere. Questa zona delle Asturias comunque è tutta bella e curata, vale la pena soffermarsi un po’.
Mi sposto poi verso Candàs, sono le 20 ed è ora di cercare un posto per dormire.
Mi fermo a Candàs in campeggio, un piccolo camping ma carino e in bella posizione, sul mare, con scogliere intorno e vicinissimo al paese. Sono le 20,45. Mi fiondo subito sulla lavatrice, la biancheria iniziava a scarseggiare. Credo che mi fermerò un paio di giorni per vedere un po’ la zona, fare un po’ di mare se il tempo lo consente.
51° GIORNO: 19 MAGGIO 2010
Candàs.
Tempo: Bello, un po’ ventilato e freschino dal pomeriggio.
Mi sono alzata alle 9, fuori è una bellissima giornata. Mi ha svegliato Dimba, prima che ansimava di caldo, poi che russava, poi mi è arrivato il rumore della risacca qui sotto. Faccio le solite cose e poi esco per andare in paese.
Che meraviglia quando riesco a fare una doccia vera, e non quelle cose quasi finte da camper!
Per andare in paese sono circa 500 mt a piedi, sul lungomare, su cui si aprono delle spiaggette e gli scogli. Una bellissima passeggiata. Giro poi un po’ per il paese, che è carino, da vedere, alla chiesa, il Cristo di Candàs. Il museo Antòn apre invece alle 17,30, vedo se ci vado domani pomeriggio.
Mi sono fermata a pranzo in una sidreria, non turistica, frequentata da gente del posto, ed ho mangiato un polpo alla gallega favoloso. Te lo portano su piatto di legno, sotto delle patate a fette, sopra il polpo con un condimento a base di pimiento. Buonissimo, abbondante e molto molto tenero. Ho speso, con caffè e acqua, 15,40 euro, tutti meritati stavolta. Se non riparto domani a pranzo o a cena ci ritorno.
Nella sidreria ho visto una fetta di paese. C’era il tavolino con i due signori che giocavano a carte (non ho capito che gioco fosse, con 8 carte di partenza in mano) in silenzio, assorti, ognuno col suo sigaro o sigaretta in bocca (qui non c’è divieto di fumo nei locali pubblici), c’era lo scemo del paese che ha chiacchierato per un’ora con chiunque, c’era la vecchietta di quelle tutte precisine, ingioiellata, parrucchiere, che beveva sidra come uno scaricatore di porto (una dietro l’altra!). Questo è quello che mi piace quando viaggio, trovarmi fra la gente del posto, non tra i turisti.
Faccio poi ritorno in campeggio, dove mi coccolo Dimba e ci mettiamo fuori, io a leggere e lei a dormire.
Ad una certa ora io e Dimba siamo scese di nuovo in paese, piano piano, un po’ perché è pigra, un po’ perché deve avere dei dolori ad una zampa anteriore in particolare. Ci fermiamo a bere una cosa in un bar e poi si rientra, con molta fatica, passettino passettino, si vede che lei è proprio sofferente con quella zampa, zoppica di brutto, alla fine non guardava nemmeno più i cani che incrociavamo per la fatica e il dolore. E’ arrivata stremata povera tatina, si è sdraiata e non si è mossa quasi per tutta la sera. Stasera e per qualche giorno comunque le ridò il Rimadyl, e quando torniamo cerco un buon veterinario ortopedico, per cercare di capire il problema e se si può fare qualcosa, anche vista la sua età.
Serata tranquilla dedicata alle coccole a Dimba, alla lettura e al riposo.
52° GIORNO: 20 MAGGIO 2010
Candàs.
Tempo: Bello anche oggi, sempre un po’ ventilato e freschino dal pomeriggio.
Oggi sveglia alle 10, con calma, il cielo è azzurro, il tempo bello, mi sa che oggi me lo prendo di relax totale per me e per Dimba, ancora sofferente da ieri, e riparto domani.
Detto e fatto. Ho fatto solo le pulizie nel camper perché ce n’era disperatamente bisogno, ma per il resto ce la spassiamo. Dimba sdraiata sul prato, un po’ al sole e un po’ all’ombra, con tanta voglia di coccole. Io molto presa dalla lettura di “Profondo Nero”, di Lobianco e Rizza, che mette in collegamento la morte di Enrico Mattei con quelle di De Mauro e di Pasolini. Il guaio è che ho quasi finito tutti i libri che mi ero portata, almeno una dozzina, e poi che cavolo leggo???
Giornata veramente pigra, non ci siamo proprio mosse dal camping, e anche a dormire che c’era ancora luce.
53° GIORNO: 21 MAGGIO 2010
Candàs - Isla. (Km. 288,5)
Tempo: Bellissimo tutto il giorno, e caldo fin quasi a 30 gradi, solo al calar del sole fa un po’ freschino.
Mi sono alzata alle 9, tempo bello, ho dormito abbastanza, anche se il vento stanotte ha sbatacchiato un po’ il camper. Faccio le ultime cose e poi ripartiamo.
Alle 10,20 ci rimettiamo in viaggio per Tazone e punta Tazones. Il camping, per tre notti, ho speso 46,86 euro, un po’ caruccio, anche se sono stata bene.
Tazones è piccolo, molto molto carino, merita sicuramente una sosta. E’ un paesino di pescatori che si trova all’interno della punta, è proprio sul mare ma circondato di colline. Ci sono più ristoranti che case, ma in questo periodo è quasi deserto. Ci sono dappertutto pescatori, chi aggiusta e piega le reti, chi taglia a pezzi pesci ancora vivi, chi si occupa delle barche. In paese con i mezzi entrano solo i residenti, ma c’è un grande parcheggio proprio all’inizio del paese nel quale fermarsi. Le case sono tutte in stile della zona, è tutto molto curato.
Decido di aspettare l’ora di pranzo a Tazones, per mangiare una paella de marisco. Tempo sprecato, una delusione enorme. A parte il paragone (amaro) con quella alla Valenciana che faceva mia madre, superlativa. Una cofana di riso insapore, verdure (peperoni, piselli e asparagi (?)) in scatola, qualche pezzo di granchio, 4 vongole di numero e 2 (seppur grandi e buoni) gamberoni di numero. Ho speso con bere, caffè, e roba che ti portano loro di antipasto, 14,70 euro. Ma è la delusione che resta.
Ripartiamo alle 14,20 circa. Faccio un salto anche al faro andando via, ma quello non ne vale la pena.
Lungo la strada vedo in distanza le montagne innevate! La seconda cinta che si vede dopo quella che è davanti.
Tappa successiva Lastres, altro paesino molto carino, un po’ più grande, un po’ più turistico, col porticciolo in basso e il paese a scendere. Giù è vietato l’accesso ai camper, per cui bisognerebbe fermarsi in alto e scendere a piedi, io non ne avevo voglia, ho dato un’occhiata passando, quel tanto che basta per capire che varrebbe la pena di fermarsi. Vicino al paese poi ci sono delle bellissime enormi spiagge. Ora poi tutto sembra ancora più bello perché non c’è un’anima. E’ tutta la zona comunque che è piena di spiagge favolose.
Vado poi per Ribadesella, sempre lungo la N632 ed evitanto la autovia del Cantabrico. Anche questa zona è stupenda, da un lato il mare e dall’altro le montagne anche alte. Sono nella zona che porta al parque nacional dos picos de Europa. Ribadesella non merita di perderci tempo, proseguo per Suances, dove ci sono belle grandi spiagge, il faro, e una discreta scogliera. Il paese l’ho un po’ tralasciato dato che, passandoci, non mi ispirava
Alle 16,33 esco dalle Asturias ed entro in Cantabria.
Proseguo poi per Isla. Isla è una cittadina decisamente turistica (dalla parte delle playas, perché c’è anche il paese vecchio più interno). Ci sono però delle scogliere emerse per la bassa marea che sono spettacolari, creano un effetto quasi lunare, bellissimo. Vale la pena di vederle, di giorno la bassa marea e di notte la alta.
Dopo la passeggiata, foto e video, decido di fermarmi qui per la notte (sono le 20,15), anche se non so quanto potrà essere tranquillo questo parcheggio in pieno centro sul mare, e accanto ad un parco giochi per bimbi. E’ solo per una notte comunque, e domattina si riparte.
La sera sul tardi esco con Dimba, e dove ho lasciato le spiagge in secca è tutto coperto dall’acqua, spettacolare.
54° GIORNO: 22 MAGGIO 2010
Isla - Monasteiro de San Juan de la Pena. (Km. 490,9)
Tempo: Bellissimo tutto il giorno, e caldo fino a oltre 30 gradi, solo al pomeriggio avanzato, sui Pirenei, un po’ di nuvole e qualche pioggia, ma anche un bell’arcobaleno e tramonto colorato di fuxia.
Mi sono alzata alle 10, e contrariamente a quanto pensassi questo posto è stato molto tranquillo stanotte, forse perché siamo fuori stagione. Solite cose, passeggiata a far foto con la marea prima che si abbassi di nuovo e poi si riparte. Ieri sera, con la luna, la marea si era alzata di più di un metro in pochissimo tempo, ora sta calando di nuovo, ma prima che lo faccia fotografo le stesse cose di ieri in condizioni di marea diversa.
Isla comunque è un po’ troppo turistica per i miei gusti, e poi mi fanno effetto i ristoranti con vivaio, dove ti peschi le cose da solo (quindi le ammazzi) e te le mangi!
Alle 11,30 ripartiamo, tappa successiva Plentia.
Lungo le strade ci sono diversi autovelox, in maggioranza non di lato, ma sotto i cartelli che stanno in alto.
Sono a corto di tempo, sennò mi piacerebbe fermarmi a vedere Bilbao, ma ci tornerò.
Nei Paesi Baschi vedo che parlano proprio un’altra lingua, nemmeno un dialetto, ma una cosa completamente diversa, stranissima, impronunciabile, con tante k, x e t messe prima dell x. E’ zona bilingue, i cartelli sono in spagnolo (per fortuna) e in basco, come nelle nostre zone bilingue. Provate a cercare una spiaggia senza il bilingue! Si chiama “hondartzak”. E il centro comercial è “merkataritza zentroa”. Solo per dirne un paio. E “kanping” è camping, almeno assonante. Nelle zone interne poi a volte ci sono i cartelli solo in lingua basca.
Vado poi per Armintsa, per stradine, ma devo stare attenta a cosa mi fa fare il navigatore e usare il naso. Ad Armintsa e Bakio però non entro, le strade sono troppo strette, c’è un sacco di gente e di macchine, che è sabato, e non so dove mi vado a infilare.
Tappa successiva Bermeo, che è una cittadina moderna, non c’è nulla di particolare sopra. Il centro è nella parte bassa, porticciolo, una chiesa vecchia, da vedere ma oggi inavvicinabile. Devo riuscire a trovare il modo di mettere un motorino a bordo, la bici elettrica in molti posti non è adatta.
Dopo Bermeo c’è Mundaka, che ha una chiesetta sul mare e qualche spiaggietta, poi dall’altra parte c’è una punta rocciosa a picco.
Poi vado per Gauteguitsa Arteaga, e poi Getaria, che è carina, porticciolo, faro, paese in basso, uno strano edificio con dei simboli, ma c’è difficoltà di parcheggio anche qui. Proseguo.
Questa zona è premontuosa, con molti boschi, molto verde, e da una parte comunque c’è sempre il mare.
Attraverso Hondarroa, c’è una bella spiaggia, la chiesa, il porticciolo.
Quest’ultima parte di costa spagnola è molto affollata, forse anche perché è sabato, ma ormai penso che sarà sempre così. La strada è bella, perché passa proprio a picco sul mare. E’ difficile anche trovare un angolo per accostare a guardare la cartina, è pieno di macchine ovunque c’è un buco.
Attraverso Zarauz, anche qui gente al mare.
Ho la sensazione che siano andate le pasticche dei freni, controllare al rientro.
Ultima tappa sul mare Hondarribia, e poi si taglia sull’interno verso Pamplona.
Attraverso Orio, dove nel porticciolo ci sono ancora dei pescherecci di quelli di una volta, tutti in legno, pesantissimi e colorati, rosso, azzurro, verde, bianco.
Hondarribia avrebbe anche un bel centro storico da vedere, ma l’unico parcheggio che non ha ingresso basso è pieno zeppo di camion. Tiro dritto, e vado a prendere la strada per Pamplona, non senza qualche difficoltà, visto che ci sono strade nuove e il navigatore fa fare un giro del cavolo a vuoto.
Faccio la strada verso Pamplona, evitando autostrade.
Dopo tanto mare non mi dispiace affatto vedere un po’ di montagna, anche se per ora sono montagne “morbide”, coperte di verde.
Fa molto caldo, ci sono quasi 31 gradi, approfitto di una galleria per aprire i finestrini e far rinfrescare l’aria.
Ancora trovo cartelli del camino de Santiago, ma quanto cavolo ha camminato ‘sto Santiago che a 25 km da Pamplona ancora ci sono cartelli?
Non entro a Pamplona e imposto per Huerca, altri 165 km dopo Pamplona, non so se faccio tappa unica stasera o mi fermo prima.
In queste zone ci sono delle case nei paesi che sembrano baite di montagna, in muratura bianca e legno scuro, carine.
Proseguo in direzione Huerca, anche qui strade nuove e navigatore in palla. Sono sulla autovia del Pirineo, si iniziano a vedere alcune nuvole sulle montagne in distanza.
Costeggio poi il lago di Yesa, piuttosto grande. Sono nella comunità di Aragona, provincia di Saragozza. Sulla sinistra si iniziano a vedere montagne più alte e rocciose. Il lago è bello, e ha delle sponde particolari in alcuni punti, come delle dune di argilla.
Cerco un posto buono per fare un po’ di foto. Trovo un piazzale, da cui si vede anche un promontorio sul lago (mezzo sabbioso e mezzo alberato) con un paese abbandonato sopra, si vedono queste dune, si vedono alberi immersi nell’acqua, molto particolare. Faccio mangiare Dimba, che sono quasi le 20, e riparto alla volta di Santa Cruz de la Seròs.
Ci sono diversi paesi abbandonati lungo la strada, per fare foto ad uno ho quasi inchiodato in mezzo alla strada, beccandomi le imprecazioni di tre macchine che avevo dietro. In distanza si vedono montagne alte e innevate, ma qui è caldo, sono le 20,30 e ci sono ancora 26 gradi.
Gocce di pioggia… e odore di pioggia in campagna… e camino de Santiago che continua.
La strada che va a Santa Cruz de la Seròs comincia ad essere montagna vera, finalmente! Si va e si arriva di botto a fine gola in questo paese, dominato dall’antico monastero di Santa Cruz, che è bellissimo. Non c’è molta luce e pioviggina, per cui faccio solo un giretto a piedi per ora, e ci torno domani scendendo.
Dal paese salgo per la strada che porta al monastero di San Juan de la Pena. La strada è di una bellezza da levare il fiato. Sale su per i fianchi delle montagne, ripida e stretta, in mezzo ad un arcobaleno ed al colore rosa acceso del tramonto dietro i monti. In distanza i picchi innevati, e un picco isolato grigio, e a fondo valle le luci del paese di Santa Cruz, unico segno di vita a perdita d’occhio. Mi fermo su uno slargo per fare delle foto e un filmato, è uno spettacolo talmente bello che è fra le cose che mi rimarranno più in mente di questo viaggio.
Dopo 7 km si arriva al vecchio monastero di San Juan de la Pena, lo si trova davanti all’improvviso, incastonato in una roccia, con sopra la montagna a picco, fantastico!
E poi si sale ancora un bel po’ (circa 2 km) per arrivare al monastero nuovo, davanti al quale c’è un boschetto-parcheggio, nel quale mi fermo per la notte. Ci sono anche altri camper.
Sono le 21,40 e ci sono 22 gradi.
Questa tappa (Santa Cruz de la Seròs e Monastero de San Juan de la Pena), da sola merita tutto questo tragitto, è assolutamente da non perdere!
55° GIORNO: 23 MAGGIO 2010
Monasteiro de San Juan de la Pena - El Run. (Km. 265,5)
Tempo: Bello quasi tutto il giorno, nel tardo pomeriggio, sui monti, un po’ di nuvole e qualche goccia di pioggia. Sempre caldo comunque.
Mi sono alzata alle 10,30 il tempo è bello. Questo boschetto che stamattina è così piacevole, stanotte sembrava così inospitale, buio pesto, versi di animali notturni e non solo uccelli, di quelle cose che ti aspetti di veder scappare fuori il mostro da qualche parte all’improvviso… come piace a me insomma! Ora solite cose e poi vado a vedere il monastero nuovo.
Siamo sul monte Oroel, che è 1547 metri.
Il biglietto per il monastero ho fatto solo 2 installazioni, perché l’audiovisuale è solo in spagnolo. Facendo il biglietto per i due monasteri, vecchi e nuovo, 9 euro, è compreso il biglietto del pulmino che porta da uno all’altro ogni mezz‘ora, non essendoci a quello vecchio possibilità di parcheggio.
Visito prima il monastero nuovo, che ha una parte museale e una parte nella quale sono state ricostruite le vite e alcune attività dei monaci. La chiesa non è visibile.
Scendo poi al monastero vecchio, molto più suggestivo, incastonato in una roccia a picco e molto antico nell’interno.
Risalgo poi col pulmino e mi fermo a mangiare una cosa al self service del monastero… era meglio non farlo, ho mangiato male ed è caro, anche il semplice caffè costa 1,50 euro.
Davanti al monastero nuovo c’è poi un grande prato con i tavoli per picnic, l’acqua e la possibilità di passare una giornata sui prati. Attenzione con i cani, perché da queste parti i pini sono tutti pieni di nidi di processionarie! Portatevi dietro delle fiale di cortisone per l’emergenza.
Alle 14,45 ripartiamo per Santa Cruz de la Seròs. Meglio controllare che il pulmino sia fermo qui in alto, o andargli dietro in discesa, piuttosto che rischiare di incrociarlo in salita, sebbene in alto arrivino anche i bus grandi. Occhio anche a qualche ramo sporgente. Scendendo da San Juan a Santa Cruz c’è un punto in cui si vedono i vecchi tetti del paese dall’alto, è molto bello, purtroppo non è possibile fermarsi per fare foto.
Santa Cruz de la Seròs è molto carina. Il paese è costituito da casette in stile (curiosi i camini) ed è circondato dalle montagne, molto suggestivo. Da visitare la chiesina di San Caprasio, dell’XI secolo, e la chiesa di Santa Cruz, dell’XI e XII secolo. Nella seconda non si possono fare foto, ma non esistono neppure cartoline.
Questo circondario merita comunque una visita, sia per le strutture storiche che per gli splendidi paesaggi, io lo classificherei come “da non perdere”.
Alle 16,20 ripartiamo. Come al solito vado per piccole tappe, scegliendo le località di cui mi ispira la posizione. Verso le 16,45 il tempo sta cambiando, nuvole e qualche goccia di pioggi. Imposto Nocito, e il santuario de San Urbez, sulla Sierra de Guara. Lungo la strada mi supera una macchina con sopra gli sci, il che significa che le piste sono vicine e gli impianti ancora aperti. D’altronde passo il valico di Repos che sono 1280 metri. Da Argùis, dove c’è un laghetto di pesca (a 967 mt.), prendo il bivio che dovrebbe portarmi a Nocito, circa 27 km., (strada di montagna stretta e sconnessa), ma la strada dopo poco termina, non ho voglia di cercare alternative, per cui giro, salto la tappa e proseguo.
Imposto Torreciudad, dove c’è un altro grande lago e c’è il monastero del la Virgen de la Pena.
Il navigatore continua a buttarmi per campagne, anche se stavolta la colpa non è tutta sua, perché dove mi diceva di girare la strada era chiusa per lavori. Certo nel Tom Tom la Spagna è un disastro, non è aggiornata per niente. Per fortuna poi mi riallaccio alla strada normale, che su quella mulattiera se mi succedeva qualcosa se ne accorgevano alla maturazione del grano.
Torreciudad è impressionantemente sotto un lago artificiale, con tanto di diga altissima, che se cede la diga o frana la montagna succede come al Vajont! La cosa mi impressiona, e nel paese non entro! Proseguo in risalita. Sopra Torreciudad, verso l’Aìnsa, c’è tutto questo lago lunghissimo e molto bello, composto di due parti ma praticamente attaccate, il lago de El Grado e il lago de Mediano. Il paesaggio è bellissimo, ci sono dei bellissimi scorci sul lago e sulle montagne (si va verso i monti). La strada che sto facendo costeggia tutto il lago per intero, fino a l’Aìnsa, e si riallaccia con la strada che volevo fare in origine e che poi ho cambiato perché mi sembrava troppo disagevole. A questo punto ovviamente la faccio, e paesaggisticamente merita davvero. Ci sono alcuni punti in cui il lago arriva su delle coste dunose grigie argillose, e il colore dell’acqua è un verde smeraldo chiaro-giada meraviglioso! Ovviamente non c’è posto per fermarsi a fare foto, ho anche una fila di macchine dietro.
L’Aìnsa è una cittadina medioevale, con un centro storico carino. Si parcheggia fuori e si va a piedi.
Proseguo quindi per Campo. Ci sono degli scorci stupendi, vecchi paesi arroccati sulle montagne e sullo sfondo i picchi innevati, veramente bello e suggestivo. Impossibile fermarsi nei punti in cui la foto proprio ci vorrebbe.
A campo c’è un centro di rafting per gli amanti della specialità. Proseguo verso le montagne, mi ci butto dentro, e ora la neve ce l’ho vicina, anche se è caldo lo stesso.
Da Campo vado per Seira, e capisco il perché del centro di rafting!! La strada si fa molto stretta, in mezzo ad una gola, a destra la montagna a picco, con rocce sporgenti a tutte le altezze, a sinistra lo strapiombo e a fondo gola un torrente (Esera) stupendo, selvaggio.
Trovo un piccolo slargo e mi fermo per importare il navigatore, sono sulla N260, il navigatore a tratti nemmeno la vede, e a tratti non penetra il segnale del satellite da quanto è profonda e stretta la gola. E’ impressionante passarci, e anche complicato, visto che ci sono un sacco di macchine in senso contrario. Paesaggio stupendo però! Purtroppo non è possibile assolutamente fermarsi a fare foto, bisognerebbe essere in moto per poterlo fare, ogni angolo meriterebbe una sosta. E’ comunque il tratto peggiore di strada che mi sia capitato sinora, anche se paesaggisticamente bello e selvaggio.
Ora capisco perché “a naso” l’avevo esclusa questa strada, ma poi, visto come si inoltrava nelle montagne, non ho saputo resistere e mi ci sono infilata. Giusto una pazza come me si poteva infilare in questi posti, dove nemmeno il segnale del satellite arriva, ma ne valeva la pena!
Dopo Seira la strada peggiora ancora! Molto più stretta, montagne a picco da un lato, con maggiori sporgenze di prima, e strapiombo più alto col torrente dall’altro, e relativa montagna a picco dall’altra parte. Una gola come non ne avevo mai viste! Il paesaggio è fantastico però, anche se è meglio tenere gli occhi alla strada e agli ostacoli! Ci sono ancora i fili della luce con i bicchierini di porcellana o di vetro verde… sporgenti ovviamente! Merita decisamente ma…. Cavolo! Un mezzo più stretto e più basso ci passava meglio!
Dopo un ponticello si scavalca il torrente e la strada si allarga, diventa pressoché normale quasi subito. Sono fra i monti, la neve ce l’ho proprio sui picchi davanti, la temperatura è scesa.
Poco dopo Seira ci fermiamo per la notte a El Run, dove c’è uno spiazzo sosta con i tavolini. Si prepara il buio, e preferisco fare queste strade con il giorno, sia per il panorama, sia perché la parte più zigzagante deve ancora arrivare e non so com’è. Spero solo che non sia stretta come l’altro tratto, sono solo 32 km, ma bisogna vedere come sono!
Ci sono 18,7 gradi e sono le 20,40.
56° GIORNO: 24 MAGGIO 2010
El Run - Carcassonne. (Km. 365)
Tempo: Bello tutto il giorno e caldo.
Mi sono alzata alle 9,45 circa, è una bellissima giornata. Ora solite cose e poi si riparte all’avventura sulla N260.
Alle 10,40 ci mettiamo in marcia, mi conforta l’aver visto passare dei camion, perché se ci passano loro vuol dire che ci passo pure io!
A Casteiòn de Sos si gira a destra, ma i camion mi sa che andavano dritto. Ci buttiamo. La strada sembra buona, certo è una strada di montagna che sale, ma nemmeno con eccessiva inclinazione, e i paesaggi sono bellissimi, i picchi innevati, il verde dei prati, il grigio delle rocce, l’azzurro intenso del cielo, qualche nuvoletta bianca. Solo che nei punti che meriterebbero foto non c’è, come al solito, possibilità di sosta.
Al passi di Fadas, a 1470 mt., si inizia a scendere, dopo aver avuto i picchi innevati veramente vicini all’altezza della strada.
Prima di Laspaùles si risale di nuovo, ma le montagne sono più morbide e verdi. La strada che si fa è sempre la N260, quella che ho fatto ieri nelle gole, me la sognerò per un bel pezzo! Laspaùles è un grazioso paesino di montagna, c’è anche un camping. Proseguo per Sarroca de Bellera. Ci sono dei tratti in cui c’è la terra scoperta e che ha un colore quasi melanzana, che si trasmette ai sassi che le sono intorno.
Dopo Pont de Suert si ricomincia a salire, e la strada si restringe (anche se per un breve tratto), fa quasi gola, anche se non come quelle di ieri! Sulla destra c’è un torrente.
Certo la N260 (Eje pirenaico) paesaggisticamente è bellissima, alterna tratti più lineari a tratti che sono veramente spettacolari. E’ molto frequentata dai motociclisti.
Si svalica di nuovo a Viu, a 1325 mt.
Altro valico Puerto de Perver a 1350 mt.
Dopo Sarroca de Bellera proseguo per Sort, passando da La Pobla de Segùr.
Si attraversa la zona dove c’è la Barranca de l’Infer, che sembrano dei veri e pripri canyon, e vedo diversi scalatori appesi alle pareti.
Dopo Sort si risale di nuovo, verso Adrall. La salita è costante e in notevole pendenza, a tratti faccio fatica a tenere la seconda. L’ultimo pezzo invece è altrettanto impegnativo ma in discesa, molte curve e tornanti, e c’è da usare molto il freno motore sennò i freni se ne vanno.
Dopo Adrall decido di andare verso Andorra.
Alle 14,56 passo la dogana (vera e propria) di Andorra, che in entrata nemmeno ti guardano, in uscita ti guardano pure nelle mutande a quanto vedo. Ci sono 30 gradi.
L’aspetto cambia immediatamente, insieme alla densità abitativa ed alla presenza di attività commerciali, è un altro mondo proprio. Che non mi piace.
L’unica cosa bella è il costo del gasolio, da 0,920 a 0,980, come al solito il più caro l‘ho beccato io)! La verde costa quanto il gasolio in Spagna, quello che costa caro in rapporto è il gpl, più del gasolio, 0,980.
Andorra non mi piace proprio, la vedo come un cazzotto in un occhio in mezzo ai Pirenei. Nella capitale manco mi fermo, tiro via e risalgo lungo l’unica strada.
Dopo Candillo (dove c’è una chiesetta romanica), inizia la parte bella, da cui si arriva alle cime innevate. Gli ultimi paesi sono tutte località sciistiche, fino ad arrivare proprio in mezzo alle piste da sci ed ai picchi innevati, dove si arriva quasi in cima, e si torva la neve sui prati e sul bordo strada. Cala anche la temperatura, 19 gradi.
Ci sono dei paesaggi belli da levare il fiato, montagne rocciose innevate tutto intorno, trovandosi quasi alla stessa altezza delle cime. Trovo il modo di fermarmi a fare foto e di scendere con Dimba nella neve, ma non le piace tanto, al primo passo ci è finita dentro fino al collo, e io me ne sono riempita le scarpe dopo esserci caduta dentro anche io.
Vado verso la Francia per la strada che passa per il Pas de la Casa, e da li in alto veramente senti di essere padrone del mondo!
Alle 16,40 entro in Francia, e poco dopo passo la dogana, liscia, non mi guardano neppure, è meno rigida che in basso.
Scendo lungo il versante dei Pirenei francesi. Passo da Ax les Thermes, che è carina.
Nella zona ci sono delle grotte, di Lambrives (che c’è scritto essere la più grande d’Europa) e di Niaux (con disegni preistorici), ma a quest’ora, sono le 17,45, hanno già chiuso, tiro oltre.
Passo il tunnel de Fois, 2160 mt. Quasi a passo d’uomo, non ci sono nemmeno i ventilatori, la volta è bassa e non ci sono neppure le ventole, c’è una nebbia da scappamenti che fa paura, raccolgo tutte le mie forze per non scappare!
La strada che sto facendo passa di nuovo da Carcassonne.
A Mirepoix si intravede una bella cattedrale e c’è la cittadella, ma non mi fermo.
Noto che in Portogallo potevi mangiare e bere da tutte le parti a tutte le ore, in Spagna potevi bere da tutte le parti a tutte le ore e mangiare ma solo a certe ore, in Francia non puoi mangiare ne bere da nessuna parte, sto cercando un bar da più di un’ora e non si trova!
Per la notte decido di fermarmi a Carcassone, allo stesso parcheggio della cittadella.
Sono le 19,23 e ci sono ancora 31,5 gradi.
57° GIORNO: 25 MAGGIO 2010
Carcassonne - Santa Severa. (Km. 1098,7)
Tempo: Bello tutto il giorno e caldo
Mi sono alzata alle 10,15 dopo una notte orrenda, prima Dimba che ansimava di caldo e russava, poi alle 3,30 un gruppo di cafoni usciti dal locale vicino hanno iniziato a far casino, ridere e gridare nel parcheggio per una mezz’oretta buona, dove non potevano non vedere i camper fermi per la notte. Poi, dopo che sono andati via quelli è arrivato il camion della spazzatura, stamattina casino presto dalle 8, poi movimento continuo nel parcheggio, compresi ragazzini urlanti in gita scolastica, e addio sonno.
Andando via dal parcheggio mi accorgo che non c’è più il servizio camper, c’erano quando sono passata all’andata e ora sono stati smantellati.
Siamo ripartite. Ormai la meta nel navigatore è Roma, e si va per tappe, vediamo la strada che riesco a fare ogni giorno.
Attraverso la regione dell’Occitania, che è piena di vigneti a perdita d’occhio. Passo vicino Bézier. L’uscita che dovevo prendere prima di Bézier era chiusa per lavori, proseguo.
Passo sull’autostrada davanti all’uscita di Cape d’Agde, località notoriamente naturista, per chi è interessato.
Attraverso la Camargue e il suo parco naturale.
Decido di fare una tirata unica fino a Roma se ci riesco, mancano 930 km a casa, secondo il navigatore in poco più di 9 ore ci dovrei essere.
Costeggio Arles, la città vecchia deve essere bella, ma non mi fermo.
Passo poi in Provence. All’altezza di Aix en Provence centro mancano 850 km a casa, 8 ore e mezzo circa.
Passato anche Cannes, proseguo in direzione Nice. La costa azzurra è trafficatissima, e la strada è ad 8 corsie, 4 per ogni senso di marcia!
A Nice il traffico è talmente elevato che camminiamo praticamente quasi a passo d’uomo.
A pochi km prima di Monaco inizia, mio incubo, la zona dei viadotti alti, che continua poi fino a Genova e oltre.
Alle ore 17,10 passo il confine italiano (sigh…).
Appena apro la radio italiana…. Il consiglio dei ministri per la finanziaria da 24 miliardi che svuoterà le tasche e i servizi, il crollo delle borse di 3,5 punti, il crollo dell’euro rispetto al dollaro e allo yen, e poi la Gregoraci che gli si è sconvolto il pupo perché gli hanno sequestrato lo yacht!! Nun se po’ sentì, spengo la radio, sennò faccio inversione ad U e me ne rivado per sempre!
Alle 20,45 passo dalla Liguria alla Toscana, e ho le bellissime alpi Apuane sulla sinistra.
Alle 23 ho fatto 1.000 km precisi. Sto pensando che è inutile che arrivo a Roma all’1 di notte, il camper sotto casa a rischio danni non lo lascio, per cui mi fermo vicino Roma e completo il viaggio domattina. Anche perché così ritardo il rientro e mi abituo all’idea che il viaggio è finito… sigh….
Alle 23,20 passo il confine tra la Toscana e il Lazio.
Alle 0,20 mi fermo a Santa Severa per la notte, ci sono 18,4 gradi.
58° GIORNO: 26 MAGGIO 2010
Santa Severa - Roma. (Km. 47,6)
Tempo: Bello e molto caldo.
Mi sono alzata alle 10, anche se sono sveglia da un po’ per i rumori. Pensavo di fermarmi a Santa Severa fino a domani, ma stasera arriva a Roma un’amica e così devo rientrare comunque.
Lascio Santa Severa. Il navigatore continua a ripetermi “tornate indietro appena potete”, “fate inversione a U“… sarà un segno del destino? Quanto lo farei davvero!! Mi sta prendendo l’angoscia all’idea di tornare a casa.
Sono le 13,20 e sono sotto casa. Ci sono 31,6 gradi. Km totali 10.295.… fine del viaggio….