Equipaggio:
Roberto – anni 47 – pilota, guida, addetto allo scarico e al carico.
Giovanna – anni 44 – interprete, vivandiera, cuoca.
Arianna – anni 10 – addetta alle public relations (con la sua simpatia attira tutti e fa subito amicizia)
Thomas – anni 6 – intrattenitore (con le sue battute ha suscitato spesso l’ilarità dei membri dell’equipaggio e delle persone conosciute in viaggio).
Mezzo:
Moblilvetta Top Dealer 3 su Ducato 2,8. Battezzato da Arianna “Giramondo”.
1° giorno.
Si parte. È tardi (ore 10.30) ma in fondo siamo in anticipo sulla tabella di marcia avendo previsto di partire la sera ed invece siamo riusciti a “rubare” un giorno di ferie in più ed anticipare la partenza in mattina. Imbocchiamo l’autostrada e verso le 15.00 ci fermiamo a pranzare in un’area di sosta a Roncobilaccio. Alle 19.00 siamo a Bardonecchia, dove ci fermiamo per la cena e la notte come ci hanno consigliato alcuni amici di questo forum (in particolare bluesman) per ripartire l’indomani per il Frejus freschi e riposati. Dopo cena passeggiata per il bel paesino. I posti dove fermarci non mancano. Ci era stato consigliato un parcheggio all’entrata del paese ma avendolo mancato, ci fermiamo nella piazza antistante il municipio. La zona è un po’ movimentata, ci sono molti ragazzi che chiacchierano e girano in motorino. Non danno assolutamente alcun fastidio ma noi per stare ancora più tranquilli decidiamo di spostarci in un parcheggio vicino alla zona pedonale del paese che è nel più assoluto silenzio.
2° giorno.
Ore 7.00 sveglia, ore 7.30 siamo al Frejus. Non c’è nessuno, il tunnel è tutto nostro. Immaginiamo sia perché è molto presto ed invece dall’altra parte (dalla Francia verso l’Italia) c’è una coda lunghissima, (accadrà lo stesso al ritorno passando per il Monte Bianco). Verso le 9.30 ci fermiamo in una stazione di servizio a fare colazione. Il navigatore ci invita a continuare sull’autostrada e noi seguiamo il suo consiglio. Errore!. Le autostrade francesi sono comodissime, larghissime ma carissime. Perciò oltre al costo del pedaggio c’è anche il consumo di Giramondo che, spinto a tavoletta, beve come una Ferrari!. Ma soprattutto le autostrade francesi sono inutili. Sì perché le strade francesi dalle più piccole alle nazionali, per non parlare delle superstrade, sono molto comode, larghe e con un ottimo asfalto, ma soprattutto permettono di attraversare paesini meravigliosi. Due cose ancora sulle autostrade francesi: primo, ai caselli code lunghissime per chi ha il telepass, noi che paghiamo in contanti al casellante sfrecciamo via senza trovare nessuno; secondo: le aree di sosta. Sono enormi, bellissime, piene di alberi, fioriere, giochi bimbi, toilettes e in alcuni casi anche un delizioso laghetto. In una di queste ci fermiamo per il pranzo alle 14.30. C’è molta gente ma non è affollatissimo. Più che un’area di sosta sembra un camping o un parco, scherzando (ma non molto) ci chiediamo se i francesi ci passino le ferie. Alle 17.30 lasciamo l’autostrada per Chateau de Val, prima vera tappa in terra francese. È un bellissimo castello in riva ad un lago. Lo visitiamo, poi andiamo a cercarci un campeggio.
Scegliamo il camping Ch’tis de la Siauve (
www.camping-chtis-15.com) , situato in alto sul lago, è un bellissimo campeggio con piazzole di prato inglese divise le une dalle altre da siepi di 2 metri di altezza e 50 cm. di spessore, in pratica dei muri di foglie. Inoltre le piazzole sono molto larghe: davanti al camper con veranda aperta c’è ancora uno spiazzo enorme. Il camping è dotato di piscina dove i bimbi non perdono tempo a tuffarsi. La sera cena e poi a nanna.
3° giorno.
Il mattino dopo ci svegliamo in una giornata dal tempo un po’ incerto e così facciamo conoscenza con la variabilità del tempo francese. Scendiamo in spiaggia ma non facciamo in tempo a bagnarci nel lago che inizia a piovere. È una pioggerella sottile, quasi sopportabile e lentamente ci dirigiamo verso il camper. All’ora di pranzo la pioggerella si è trasformata in un temporale, mia moglie consiglia allora di rimetterci in viaggio. È inutile stare fermi sotto la pioggia, tanto vale approfittare del brutto tempo per avvicinarci alla Bretagna. Iniziamo caricare i bagagli e l’acqua e scaricare le acque grigie ed il wc. E qui facciamo conoscenza di un’altra peculiarità francese della vacanza in camper. Impossibile scaricare il wc nautico (che è quello che abbiamo noi) . Fortunatamente prima di partire, ho avuto l’intuizione di comprare uno di quei carrellini per lo scarico, per cui non c’è problema, altrimenti sarebbe stato complicatissimo. Avvertiti dunque i lettori dotati di camper con wc nautico. Andiamo a pagare e la signora che gestisce il camping si lamenta di un calo di presenze perché hanno alzato un po’ i prezzi. Piazzola, 2 adulti, 2 bambini, corrente elettrica (altra avvertenza: ricordarsi di un adattatore) carico e scarico: totale 14 euro! Faccio presente alla signora che in Italia ho pagato anche 50 euro per avere molto meno. Oltretutto mi aspetto di pagare 2 giorni visto che sono le 18.00 ed invece pago solo per un giorno. Partiamo sotto la pioggia, ma strada facendo il temporale cessa. Meno male, questo ci permette di vedere deliziosi paesini come Meymac con casette d’epoca e giardini curati, pieni di fiori. In serata arriviamo a Bellac, cittadina nata sull’incrocio di due grandi arterie. Cena al ristorante Le cheval blanche. Patè de fois gras, agnello al forno, patate fritte e per terminare un ottimo dessert. Dopo cena, giro per il bellissimo paesino e a nanna nel camper parcheggiato di fronte al monumento ai caduti nella piazza dedicata al 139° fanteria.
4° giorno.
Ore 8.00 sveglia. Dopo colazione, grande spesa al Super U (discount francese convenientissimo) dove cominciamo a comprare prodotti tipici francesi come birre,formaggi vari e dell’ottima carne di manzo, poi partenza. Alle 13.00 siamo a Le Ferriere per il pranzo che consumiamo nel camper, nella solita piazza dedicata ai caduti con il solito monumento. Ne ero a conoscenza, ma ho la conferma del tremendo bagno di sangue a cui è stata sottoposta la Francia nella prima guerra mondiale. Lunghi elenchi di nomi sui cenotafi di piccoli paesini, che all’epoca dovevano essere solo dei villaggi. Al contrario i caduti nella seconda guerra mondiale sono molto pochi, in alcuni casi tanti quanti quelli della guerra d’Algeria e d’Indocina. C’è una boulanjerie in piazza e compriamo degli ottimi dolci con cui concludere il pranzo. Arriviamo alle 18.00 a Quiberon che attraversiamo. Ci era stato sconsigliato di entrarci in agosto a causa del traffico e invece camminiamo velocemente puntando verso la costa. C’è gente è vero, ma il traffico è scorrevole. Passando per la Cote sauvage arriviamo all’area camper di Kernec. Bella, costo 5 euro, ma in serata scopriamo che a fianco c’è un vero campeggio allo stesso prezzo. Oltre tutto si paga solo con carta di credito, ma la mia non l’accetta. Prova un altro camperista italiano (di Parma,) ma il risultato è lo stesso. Si forma una coda. Una signora francese prova con la sua: tutto ok. Decidiamo allora di utilizzare tutti la sua e dare a lei i 5 euro. Finalmente la sbarra si alza e possiamo tutti entrare. Ceniamo e andiamo a passeggiare lungo la scogliera. Domattina ci faremo una bellissima escursione.
5° giorno.
Alle 8.00 sento suonare un clacson con insistenza: è il furgoncino che porta baguette e croissant. Esco dal camper e vado a comprare le leccornie. Prima colazione e poi via a scarpinare sulla cote sauvage. Arriviamo a piedi fino a Quiberon passeggiando sulla scogliera a strapiombo sull’oceano coperta da un prato di erica. Ci fermiamo al ristorante dove finalmente faccio la mia prima mangiata di ostriche. Sono deliziose. I bambini e mia moglie preferiscono invece cozze e patatine fritte (mules fritte). Sarà il loro piatto preferito per tutta la vacanza. Dopo pranzo ci andiamo a sdraiare in spiaggia, poi ancora un giro di Quiberon, dove i bambini non ancora sazi prendono una crepes e lunga scarpinata per ritornare al camper. In questa circostanza i piccoli mi hanno sorpreso dimostrando di essere degli ottimi camminatori.
6° giorno.
Ci sveglia il solito furgoncino, compriamo ancora baguettes e croissants e poi si parte. Il carico dell’acqua funziona a monete e non avendone molte non ne carichiamo molta. Faccio presente al gestore dell’area i problemi con la carta di credito della sera prima. Mi risponde desolato che ci sono problemi con le carte di credito degli italiani, belgi e catalani. Catalani? Questi regionalismi non li capirò mai! E come se mi dicesse “Ci sono problemi con olandesi, tedeschi e toscani”. Costeggiamo l’oceano e arriviamo a Concarneau, ma c’è molto traffico e non riusciamo neanche a fermarci. Decidiamo allora di andare a Point du Raz a vedere il famoso faro. Sulla strada ci fermiamo a mangiare (sono le 13.30) in un paesino appena segnato sulle carte ed ignorato persino dalle guide: Point Croix. Scopriamo un vero gioiello. Le casette con i tetti d’ardesia e i fiori alle finestre, i piccoli vicoli, la fontana a pompa e soprattutto l’Eglise de Notre Dame. Un autentico capolavoro. Scopriamo che Point Croix è patrimonio dell’Unesco e che dal bellissimo paesino partono tanti sentieri per fare escursioni. Vorremmo fermarci un po’ di più ma abbiamo appuntamento con altri amici e prima di incontrarli abbiamo ancora tante cose da vedere. Alle 15.30 arriviamo a Point du Raz. Anche qui lunga passeggiata sulla scogliera tra le eriche e sosta su strapiombi mozzafiato per vedere il faro sull’isolotto, la statua de Notre Dame des naufrages, e per fare acquisti nei negozietti di souvenir. Vediamo sotto di noi una baia, ne chiediamo il nome e scopriamo trattarsi della Baia dei trapassati. Ci informiamo su come raggiungerla e dopo pochi tornanti siamo lì. Passeggiamo sulla larga spiaggia (c’è la bassa marea) tra surfisti e bagnanti (questi ultimi destano la nostra meraviglia essendo noi vestiti di tutto punto e per giunta anche infreddoliti). Alla sera quando la spiaggia è quasi deserta la suggestione è tanta: il suo nome (Baia dei Trapassati) è tutto un programma e una nebbiolina che si alza dal mare venendo verso di noi, ci ricorda il film “I pirati dei Caraibi” (a me viene in mente anche “Fog” di Carpenter ma non oso dirlo per non spaventare i bambini). Con il buio la luce del faro illumina a tratti la spiaggia. Andiamo a dormire in un silenzio rotto solo dal rumore delle onde.
7° giorno.
Attraversiamo la costa di granito rosa con i loro bellissimi paesini: Ploumanach, Perros Guirec, ma c’è molto traffico e non riusciamo a fermarci. Arriviamo così, dopo pranzo, a Plougrescant con la sua famosa scogliera di granito e la casa tra i massi immortalata in tante cartoline. A causa della bassa marea le barche giacciono su di un campo di fanghiglia da dove piccolissimi granchi escono rincorrendosi e sono a loro volta rincorsi dai miei figli che si divertono ad acchiapparli per poi rilasciarli. Arianna trova anche una granseola gigantesca (morta) che riporterà a Roma con l’intenzione di portarla a scuola. A tutt’oggi i poveri resti dell’animale riposano ancora nel camper. Ci rimettiamo in viaggio ma è tardi ormai per arrivare alla prossima tappa prevista (Mont Saint Michel) e allora ci fermiamo lungo la strada a cenare ad un Mac Donald, nel paese di Paimpol. Pernottiamo nel parcheggio del fast food.
8° giorno.
Il mattino dopo siamo in viaggio per Mont Saint Michel, dove arriviamo verso le 11.00. Parcheggiamo il camper nell’enorme area ai piedi del paese/isola. Siamo curiosi di vedere il fenomeno della marea ma resteremo delusi. In compenso abbiamo modo di fare esperienza con le sabbie mobili nella quali affonda Arianna. Sono costretto a prenderla in braccio per tirarla fuori ma le scarpe rimangono sul fondo, fortunatamente mia moglie ne ha portate delle altre. Dopo questa avventura ci accingiamo a visitare il paese ed il santuario. C’è molta gente ma la visita merita veramente. Per il pranzo ci fermiamo al ristorante “La confiance” che in francese dovrebbe significare fiducia, ma facciamo male a fidarci. Dopo un’attesa lunghissima ci portano da bere, ordiniamo 2 bicchieri di sidro e 2 coche. Torniamo ad attendere che qualcuno ci dia retta e quando spazientito sequestro un cameriere per ordinare mi risponde che ormai è tardi e la cucina è chiusa. Sono quasi deciso ad allontanarmi senza pagare ma vengo ripreso da mia moglie. Ci facciamo rapinare di 16 euro! e andiamo via. Continuiamo il giro per i vicoli e poi torniamo in camper per la doccia e la cena. Un camperista olandese parcheggiato vicino a noi inizia a suonare un organetto raccogliendo intorno a lui un pubblico entusiasta. Con mia moglie decidiamo di lasciare i bimbi in camper a vedere un DVD e torniamo a visitare il paese/isola. Non c’è quasi nessuno e la visita al tramonto è un’esperienza meravigliosamente romantica. Ritornando al camper vedo che tutti hanno provveduto a prendere sedie e sdraio ed ad accomodarsi davanti ai loro camper. Penso “Cosa c’è? Danno un film?”, ma lo spettacolo è molto meglio di un film. Mont Saint Michel si illumina e la sua figura si staglia nella notte. Stupendo.
9° giorno
Sulla strada per Caen ci fermiamo in un camping per il carico e lo scarico, poi proseguiamo per i luoghi del D-Day, la nostra prossima tappa. Ci fermiamo a fare spesa al solito Super U dove faccio scorta di ottime birre bretoni, attraversiamo St. Marie l’Eglise dove c’è il famoso manichino del paracadutista appeso al campanile, in ricordo del vero soldato miracolosamente scampato alla morte e arriviamo infine ad Omaha beach alle 14.00. All’entrata al cimitero veniamo perquisiti come in aeroporto, capisco le precauzioni ma mi sembra un po’ esagerato. Avranno i loro buoni motivi. La visita è toccante. Persino mia moglie, di solito molto più fredda e distaccata riguardo questi argomenti, ha gli occhi lucidi. I bambini fanno domande, vogliono sapere tutto, questa loro curiosità mi fa piacere. Le file di tombe, le foto dei soldati, le loro cose, le loro storie, è tutto un susseguirsi di emozioni. Lasciando il cimitero incontriamo un piccolo museo dove entriamo solo io e Thomas. Vorrei poter vedere anche Arromanche dove ci sono ancora i cannoni, i resti delle imbarcazioni e i crateri delle bombe ma mia moglie mi ricorda che dobbiamo essere a Rouen in serata per incontrare i nostri amici. Sarà per un’altra volta. Alle 19.00 siamo a Rouen, dove Nino ed Aurora ci attendono in un parcheggio al centro della città. Cena e a letto.
10° giorno.
Rouen, deliziosa città più volte distrutta e più volte ricostruita. Conosciamo un’altra coppia di Roma e in breve diventiamo una piccola comitiva in giro per la città. Visitiamo il duomo di ….. indovinate un po’? Notre Dame naturalmente! Bellissimo con la guglia di 151 metri, la più alta di Francia. Molto belli anche il palazzo di Giustizia e la medievale Torre dell’Orologio con una sola lancetta. Da vedere anche la chiesa dedicata al più illustre personaggio legato alla città di Rouen: Giovanna d’Arco. Ci fermiamo a pranzo in uno dei ristoranti nella piazza antistante proprio la chiesa di Santa Giovanna d’Arco, sorta sul luogo dove fu arsa viva. Io prendo il piatto del pescatore dove c’è di tutto (ma soprattutto ostriche) i bimbi le solite cozze e patatine fritte, gli altri zuppe o carne. Mangiamo tutti benissimo, salutiamo i nuovi amici e con Nino ed Aurora ci rimettiamo in viaggio. Loro sono più esperti, non è la prima volta che vengono in Francia e ci consigliano di andare a Les Andelys dove visitiamo uno splendido duomo (tanto per cambiare dedicato a Notre Dame). A causa di un incidente che ha bloccato la strada, siamo costretti a fermarci un’oretta nel paese ma non ci lamentiamo, anzi, ci prendiamo un buon caffè seduti davanti ai nostri camper e continuiamo la visita del paese. Quando si libera la strada, ci rimettiamo in marcia verso le Chateau Gallard: castello, ormai in rovina, fatto costruire da Riccardo Cuor di Leone quando gli inglesi dominavano sulle due sponde della manica. Dai ruderi del castello la vista è mozzafiato sulla valle della Senna. Ci fermiamo al camping Iles des trois rois, dove decidiamo di fermarci a riposare un paio di giorni.
11° giorno.
Il campeggio è molto carino con piscina e parco giochi per i bimbi. C’è anche una piccola area con attrezzi ginnici , una specie di palestra all’aperto. Con le bici facciamo delle escursioni lungo la Senna, ci rilassiamo con un buon libro sotto gli alberi e approfittiamo della lavanderia per fare anche un bel bucato.
12° giorno.
Lasciamo il camping e salutiamo i nostri amici. Loro proseguono verso nord, da dove veniamo noi che invece puntiamo verso Parigi, dove arriviamo alle 13.00. Il campeggio di Bois de Boulogne è completo e allora decidiamo di andare direttamente a Parigi. Parcheggiamo lungo la Senna all’altezza dell’isola di San Luigi. Proviamo a visitare Notre Dame ma la fila è chilometrica. Io e mia moglie l’abbiamo già vista e non ce la sentiamo di far stare i bambini in fila per ore. Prendiamo un taxi e ci dirigiamo a Les Invalides, dove Thomas vuol vedere la tomba di Napoleone. Visita al Tombeau e poi al Museo dell’Armée dove trascino la famiglia con la scusa di farlo vedere a Thomas. In realtà il piccolo non si dimostra molto interessato ai cimeli e quando la famiglia scopre che il vero appassionato sono io (ma non avevano dubbi!) scoppia l’insurrezione e mi trascinano via permettendomi di vedere solo il settore dedicato all’epopea napoleonica. Più tardi mia moglie mi rappresenterà che c’era una bella mostra su De Gaulle. Non capisco se ha voluto prendermi in giro o se è seriamente dispiaciuta di essersela persa anche lei. Arianna vuole assolutamente salire sulla Torre Eiffel e ci mettiamo in coda. Al primo piano, nuova coda per prendere l’ascensore per la cima. Quando arriviamo sulla vetta il tempo cambia improvvisamente. Un furioso temporale si abbatte su Parigi. Scendiamo, prendiamo un taxi e ritorniamo al camper dove ceniamo e ci mettiamo a dormire sulla riva della Senna.
13° giorno.
Oggi ci tocca Eurodisney. È la tassa che dobbiamo pagare ai bimbi. In fondo ci hanno seguiti in questa vacanza senza aprire bocca anche quando abbiamo visitato luoghi che non destavano il minimo interesse in loro. Il tempo è brutto e per giunta Thomas ha un po’ di mal di gola per la pioggia e il vento presi ieri sull’Eiffel. Mia moglie allora gli dice che in quelle condizioni non sarebbe il caso di andare ad Eurodisney e il piccolo miracolosamente risponde di essere in ottima forma. Il tempo brutto ci favorisce perché non dobbiamo fare lunghe file per entrare nelle attrazioni. Alla sera torniamo al camper, parcheggiato nell’area di sosta. Finalmente un posto di scarico wc per il nautico, però per il carico dell’acqua c’è un rubinetto con un attacco stranissimo di cui nessuno ha l’adattatore. Con altri due camperisti toscani riusciamo a rimediare con del nastro adesivo e carichiamo l’acqua.
14° giorno.
Approfittiamo dei bagni (puliti) dell’area camper per farci la doccia e ripartiamo. Il tempo è bello e all’uscita vediamo una lunga coda di automezzi per entrare. Ripeto, in questo caso il tempo brutto ci è stato favorevole. La vacanza in Francia sarebbe terminata, ci resta solo il viaggio di ritorno ma il navigatore ci tradisce un’altra volta spingendoci verso Strasburgo e quindi la Germania. Sarebbe la strada più breve e anche meno dispendiosa visto che le autostrade in Germania non si pagano, ma questo significherebbe attraversare la Svizzera dove mi hanno detto che “pesano” il camper e io potrei essere al limite. Ma soprattutto abbiamo ancora voglia di Francia. Iniziamo a fare, allora, piccole tappe per avvicinarci al Monte Bianco. Per il pranzo ci fermiamo a Pagny sur Meuse, poi di nuovo sulle strade della campagna francese attraversando Baccarat famosa per il cristallo e fermandoci in serata a Besancon. È una bella città, piena di giovani essendo polo universitario. Ci ricorda un po’ Perugia o Urbino, anche architettonicamente. La visitiamo e poi ci fermiamo a cena in un ristorantino presso il duomo dove mangiamo ottimamente. Passeggiando lungo il fiume troviamo l’area camper ma decidiamo di rimanere parcheggiati dove ci siamo fermati, vicino all’area pedonale.
15° giorno.
Continuiamo il viaggio verso Roma, a Beaufort ci fermiamo a fare la spesa. Attraversiamo il delizioso St. Amour e alle 13.00 ci fermiamo nel minuscolo paesino di Montfleur. È una vera bomboniera, ci sono fiori dappertutto e … biciclette coloratissime con le ruote interrate. Non capiamo lo stranezza e quando ripartiamo notiamo che agli incroci e lungo la strada ci sono altre biciclette colorate ed interrate. Scopriamo che è imminente il passaggio del Tour de France e per un bel pezzo di strada vediamo tanta gente con vestiti coloratissimi che si agita e ci saluta ai lati della strada. Aggiriamo la Svizzera all’altezza di Ginevra e alle 18.00 siamo al traforo del Monte Bianco. Come all’andata sul Frejus siamo fortunati non trovando quasi nessuno, viceversa sul versante italiano c’è una coda lunghissima. Per la notte decido di fermarmi all’area camper Azzurra a Thuile, ma la troviamo completa e allora ci fermiamo in uno spiazzo vicino dove altri camper sono già parcheggiati. Sostiamo vicino ad una coppia di anziani signori. Ci presentiamo e mia moglie si lamenta di essere un po’ stanca a causa del lungo viaggio dalla Francia. Lui le risponde “Noi veniamo dall’Islanda!” e mia moglie ammutolisce. Io invece, oltre a complimentarmi per l’impresa, mi informo sull’itinerario. Mia moglie mi guarda preoccupata. Prima di cena decidiamo per una bella passeggiata sui sentieri per le escursioni. Ci allontaniamo di qualche chilometro e al ritorno ceniamo e ci mettiamo a letto.
16° giorno.
Alle 6.30 partiamo. I bimbi dormono ancora, ma noi guadagniamo il prima possibile l’autostrada. Domani è ferragosto e non vorremmo trovare grandi file. Purtroppo però sarà così, anche a causa di un tempo infame con un temporale furioso che ci accompagnerà fino a Firenze. Ci fermiamo a mangiare in un’area di sosta presso Modena e alle 21.00 siamo a Roma.
Epilogo.
Viaggio splendido, la Francia è meravigliosa, i francesi sono cordiali e simpatici, torneremo in Francia per conoscere altri luoghi e anche per visitare gli stessi.