Pubblicato:
23/01/2012 da
la piera
Periodo:
02/07/2011 - 28/08/2011
(57 giorni)
Non specificato
Interessati al tentativo: 1) l’Autista / Pescatore -a seconda del contesto-; 2) il Beagle, la Belva o l’Animalo, -PeterCan; e 3) la scrivana cioè io. Stop.
Lunedì 4 luglio 2011 – Hof – D
Sarà dura arrivare in Norvegia:
Prima della partenza abbiamo esperito tutte le pratiche veterinarie, i controlli tecnici, meccanici , i documenti e quant’altro, quindi il 2 luglio, certi di avere tutto a posto, abbiamo caricato il Camperott e siamo usciti dal Rimessaggio direzione.. Norvegia. Una strana andatura a singhiozzo e la comparsa di una spia con richiesta di controllo ail motore ha immediatamente raffreddato i nostri scandinavi bollori obbligandoci a una estemporanea tappa in officina. L’andatura si è poi normalizzata e perciò Il meccanico, dopo aver consultato il computer, forse un tantino frettolosamente ( primo sabato di luglio, ore 12 ) ci ha dato la sua benedizione e siamo partiti. Ma poi…
Fatto il Passo di Resia, superata l’Austria, siamo entrati in Germania. Dopo il Fernpass abbiamo dormito a Pfronten in una rustica AA: un cortile con un paio di quadri per la corrente, un primitivo scarico acque e l’invito a mettere 11 E in una scatoletta appesa ai servizi.
Notte tranquilla, un tantino fresca, finalmente. Siamo ripartiti alla volta di Bayreuth o addirittura di Berlino, secondo la resistenza alla guida dell’ Autista. Un centinaio di km dopo Pegnitz, però, il camper ha ricominciato a sussultare. Orpo, andava ancora a singhiozzo! Abbiamo chiesto aiuto alla ragazza del distributore e poi a un gentile signore di passaggio. Sotto una fastidiosa pioggerella si è dato da fare, ha provato a darci una mano telefonando di qua e di là ma abbiamo dovuto arrenderci, penalizzati come eravamo anche dalle reciproche scarse conoscenze linguistiche. Lo abbiamo omaggiato ugualmente di un pregiato Amarone Aldegheri per la buona volontà dimostrata. Poi ho chiamato la Fiat Estero: una cortese signorina con un italiano approssimativo ci ha indirizzati ad una officina Fiat a Hof, una ventina di km indietro, dove ci siamo subito recati e accampati per la notte a ridosso del capannone in attesa dell’arrivo dei meccanici all’indomani.
Controllato il danno ci hanno preventivato la bellezza di 625 E in pezzi di ricambio , con lavoro finito il martedì mattina. Ci hanno fatto sistemare dietro l’officina, collegando anche la 220. Facendo il classico buon viso a cattivo gioco, abbiamo approfittato della sosta forzata per passeggiare visitando Hof , cittadina molto bella, e farci un po’ di spesa.
Al ritorno doccia fredda: i pezzi di ricambio devono arrivare da Torino e non saranno qui prima di giovedì. All’anima.. Per colmo di sfiga qui, dietro l’officina, la tv non prende, non possiamo scostarci un po’ perché il cavo che passa sotto il portone chiuso non si può allungare. Va beh. Già tanto che possiamo stare qui , allacciati alla corrente. La gentile impiegata, che parla solo tedesco, ci ha fatti conoscere il suo papà siciliano. Che però, essendo qui da oltre 50 anni, l’ italiano se lo ricorda poco e male ma ci siamo capiti ugualmente.
Mi secca perché si allungano i tempi x tutto: il sole di mezzanotte che rischia di tramontare prima del nostro arrivo oltre alle vaccinazioni del cane che vanno a scadenza (la prima deve essere fatta entro i 10 gg prima dell’arrivo in Norvegia con la successiva entro i 7 gg dall’entrata nello Stato). L’abbiamo vaccinato il 1 di luglio ma se usciamo di qui vincitori dovremo poi trovare un traghetto a Sassnitz e risalirci tutta la Svezia prima di arrivare a Kautokeino: hai voglia, tempo e km da fare! Non sappiamo se stiamo dentro i tempi previsti.
Martedì 5.7: sempre sosta autorizzata dietro Officina FIAT a Hof. L’Autista e PeterCan ne approfittano per lunghissime passeggiate nei boschi vicini, tornando fradici perché ogni niente pioviggina a minuscole goccioline traditrici, intervallate da qualche vero acquazzone. Sole molto poco e quando c’è è di una debolezza preoccupante.
Stamattina dopo le solite mansioni, loro passeggiata e io pulizie di rito (con svuotamento tanica dentro WC dell’officina…w w), abbiamo risalito la collina per arrivare ad un Lidl. Interessante il percorso: c’è una stretta galleria di una cinquantina di metri dove le auto passano alternando il passaggio coi pedoni. Impensabile da noi.
Sabato 9.7.11, Javre, Svezia: E’ mezzanotte e mezza e sto scrivendo ancora con la luce naturale. Sembra che alla fine arriveremo in Norvegia: ad Hof hanno anticipato il lavoro. Mercoledì a mezzogiorno ci hanno detto che i pezzi erano arrivati e di sgomberare finchè ci riparavano il motore. Euforici siamo usciti per una lunga camminata e un panino in un bar (dove Peter ha fatto scappare i clienti con il suo melodioso canto).
Appena ci hanno riconsegnato la “casa” (x il rilascio abbiamo dovuto sganciare 650 Euri), la difficoltà di strade interrotte, lavori in corso e simili ci ha costretto a modificare l’itinerario previsto. Tralasciando l’idea di Sassnitz, ci siamo precipitati a Puttgarden giusto in tempo per il traghetto delle 22.45. Il maledetto ci ha calcolato lunghi 8 mt, aumentando il mio preventivo fatto su internet. .Pazienza, ormai stavamo volando verso la meta. Per non lasciare solo sul traghetto una Belva alquanto impaurita mi sono nascosta sul camper con lui, accucciata per terra, per i 45’ previsti per la traversata. Approdati a Rodby, in Danimarca, siamo arrivati a Faro, ben nota isoletta dove siamo stati già due volte e, dopo aver cenato a tarda ora, abbiamo dormito benissimo nella AA gratis vicino al ponte.
Giovedì ci siamo diretti a Copenaghen, al ponte Oresund, e quindi siamo arrivati in Svezia. Lì c’è stato il nostro abituale cambio di itinerario. Volendo evitare la zona di Stoccolma ( causa traffico e autostrada a pagamento) ci siamo diretti verso Orebro percorrendo strade non proprio ad hoc, con tratti lunghi anche 90 Km senza una casa, senza distributori ma infestate di autovelox, a pochi km l’ uno dall’altro.
Le strade svedesi sono un’agonia: 50 km orari, 60, poche volte 70 e solo raramente qualche 110, con corsia unica alternata a tratti, corti, di due corsie.
Paesaggio bello, verde, con fiumi, laghi – abbiamo costeggiato tutto l’immenso Vattern, alberi alberi alberi.
Poco traffico, niente gente.
Giovedì sera abbiamo dormito a Sandviken, bella AA gratis sul lago Storsjon. Stasera, venerdì, siamo a Javre, una cinquantina di km prima di Lulea, splendido, sul mare. Servizi, WC, carta igienica gratis. Degli svedesi allegri e canterini ci circondano: uno ha preso la fisarmonica e invitato tutti a ballare. E’un appassionato dell’Italia. Accanto a noi c’è un camper veneziano, primi italiani incontrati in questo viaggio: la signora ha una sorella che abita a un km da casa nostra, giusto sopra il Famila.
Con un’altra lunga tirata saremo, dopo la Finlandia, in Norvegia, a Kautokeino. Sperem bem.
Domenica 10.7: siamo a Kaafjord, una decina di km sotto Alta. Ho scritto “tentativo di andare in Norvegia” e a momenti il mio timore si avverava: alla partenza da Javre (alle 3 e mezza di notte, approfittando della eterna luce diurna) abbiamo sentito uno sfrigolamento continuo , non smetteva mai, quindi pochissimi km dopo ci siamo fermati e molto preoccupati, abbiamo sostato qualche altra ora, sperando che il motore si risistemasse.
Avviando il motore, dopo lunga pezza e brontolamenti in varie lingue, abbiamo localizzato la fonte del rumore:era l’alimentazione a batteria del frigorifero. Di malumore, dopo averlo posizionato direttamente sul gas, abbiamo proseguito. Da Haparanda, ultima città della Svezia, dopo una bella spesa, abbiamo imboccato la E8, la strada finlandese che corre tutta lungo il confine svedese, segnata bella grossa sulla cartina, con l’illusione di percorrere una strada importante, utile nel caso avessimo bisogno di assistenza. Seeeh ! una lunghissima strada, stretta, persa praticamente nel niente, un nastro tra alberi, tranne qualche rara casa e quei due o tre camion che non hanno rallentato nell’incontrarci, tanto per spaventarci per il contraccolpo d’aria, tesi come siamo, con limiti assurdi della velocità, 50, 60 e solo raramente, 80 km/h.
E con la nostra prima renna che ha scelto di attraversarci la strada giusto proprio nel momento del sorpasso dell’unica moto vista e l’arrivo di un camion di fronte con conseguente frenata. E così me la sono persa.
Ci siamo rifatti in seguito.
Siamo arrivati a Kautokeino, in Norvegia, sentendoci finalmente arrivati a casa. Abbiamo cercato il veterinario che avevamo in indirizzo, scoprendo però che qui viene lì solo al venerdì mentre risiede normalmente ad Alta. Sempre in ritardo, noi.
Da Kautokeino ad Alta è una parziale delusione: nessuna sosta ci sembra giusta per fermarci. Una strada stretta, ripida, tra rocce, cascatine e fiumi, bellissima e impressionante.
Interrogando il Garmish Partenkirchen (Garmin ..), per arrivare con la strada “più veloce” all’indirizzo di Alta della Komsa Dyrekklinik – il veterinario -, siamo finiti su un inferno di strada con lavori in corso e buche a non finire, impossibili da evitare, il giusto coronamento di una giornata cominciata malissimo.
Anche perché, secondo buon senso, con la strada principale e qualche km in più, l’avremmo trovata ugualmente senza tante madonne. Pazienza, anche qui. Abbiamo visionato la Clinica e considerando il sabato sera abbiamo cercato un posto per la notte, sperando di poterci ben sistemare fino al lunedì mattina.
Vediamo alcuni camper in un bel parcheggio nel verde: un colpo di fortuna, fra i vari contrattempii. E’ il parcheggio del Museo delle Pitture rupestri, famoso sito archeologico, patrocinato dall’Unesco, che da anni desideravo visitare. Dopo cena abbiamo fatto due passi, scoprendo che si può accedere liberamente alle rocce con le incisioni non essendoci alcun cancello. Certo, di giorno sarebbe meglio, soprattutto se accompagnati da una guida, comunque anche così ho potuto gustarmele in santa pace finchè la tensione e la stanchezza della giornata non hanno avuto il sopravvento e sono tornata al camper. Meraviglia che questi graffiti su roccia siano a cielo aperto, non riparati in alcun modo eppure ancora lì, molto evidenti. Da noi avrebbero costruito grosse strutture per coprirli, creando zone cuscinetto per il ricambio d’aria, e si sarebbe dovuto pagare un biglietto d’ingresso proporzionato alle spese per la preservazione del sito, oltre al costo della visita e della guida. Qui hanno fatto una coreografica passerella in legno per evitare il camminamento sulle rocce, con preghiera di non scendere da essa, hanno messo un cartello con orari e tariffe, ma fuori degli orari indicati resta tutto aperto e permettono pure che i camper passino la notte davanti al Museo. Le incisioni spiccano rosse su rocce grigie: rappresentano chiaramente renne, alci, pescatori, scene di vita primitiva, e si estendono per centinaia e centinaia di metri. C’è anche un simbolico labirinto di sassi.
Stamattina, domenica, però ci siamo spostati, non volendo occupare lo spazio a disposizione dei visitatori del museo. Scendendo verso Kaafjord, prima del ponte, c’è un’ex cava in riva al mare, con alcuni camper e roulottes, per lo più finlandesi. Ci siamo sistemati fronte mare. Molti tentano di pescare, finora senza successo.
Abbiamo telefonato in Italia per la faccenda del frigo: seguendo i consigli sulla verifica dei fusibili c’è stato un fuggevole iniziale successo, ma poco dopo l’aggeggio ha ricominciato a friggere : nervosissimi abbiamo ancora rimesso a solo gas. Ci preoccupa il ritorno a casa, come faremo a portare a casa il pesce integro se avremo il freezer pieno di filetti di merluzzo come lo scorso anno e poco gas?
Vedo parecchi camper (almeno 3 x ora) con su nonno o padre single con uno o più figli: qui accanto un camper finlandese ospita un nonno che un po’ sorseggia una birra e un po’ prova a pescare, i due nipotini che non mollano la canna e il papà che fortunosamente, verso sera, ha preso una trota. Festa grande, foto a gogo. Poi hanno acceso ben due fuochi e a notte fonda , con il già citato chiarore diurno, ancora si felicitano per la trota.
Un cinese ha portato qui un ragazzo e una bimba. Il mio Autista/Pescatore ha sofferto le pene dell’inferno vedendo il ragazzo che massacrava la canna e non sapeva usare il mulinello. Quando non ce l’ha più fatta è uscito e gli ha impartito una vera e propria lezione di pesca. Il ragazzo, contentissimo, poi non la smetteva più di ringraziarlo.
Giovedì 14 luglio. Siamo al porto di Botnhamn, sull’Isola di Senja. Fino ad ora c’è poco da stare allegri, la pioggia ci perseguita e anche il freddo: 10 °. Il Pescatore è parzialmente soddisfatto: ogni rarissima schiarita o quando piove un po’ meno forte esce e torna con una o due prede. Il freezer pian piano si riempie. Ieri sera abbiamo fatto una bella padellata di merluzzi.
Lasciando Kaafjord , lunedì mattina, dopo la visita veterinaria per la quale siamo ritornati ad Alta e dopo il mio solito giro all’Ufficio Turistico, con l’acquisto di poster di pesci (..) e spesa, ho avuto la cattiva idea di cercare un’AA rinvenuta su Internet. Sfortunatamente era contrassegnata solo da coordinate: ci siamo infilati nel classico cul de sac, ad Oksfjord, tribulando . Abbiamo dovuto percorrere, oltre alla quarantina di km per niente, anche un tunnel sui 5 km in rifacimento, buio, stretto, tutto buche e con materiale accatastato ai lati. Da panico gli incontri con camion. Arrivando in paese abbiamo visto partire un traghetto…quasi quasi per non rifare il tunnel… e invece no, il traghetto portava solo ad altre isole, fuori al largo. A molto malincuore ci siamo rifatti il percorso inverso. Per fortuna non fa buio e si può viaggiare con relativa tranquillità, ma insomma…
Lungo la strada verso l’Isola di Senja (non visitata gli altri anni), a Sorstraumen abbiamo optato per un campeggio, il solito prato fronte mare con qualche camper sparso a casaccio, con il wc in bella vista..
Carino ma alquanto…caro : 160 Nk + pagamento doccia a parte. Un francese molto gentile, uno dei rari esemplari d’oltralpe che si sforzano di parlare in italiano, al suo quindicesimo viaggio in Norvegia, ci ha dato indicazioni utili, consigliando località di solito pescose, tra le quali Bothnamn, appunto.
A Sorstraumen Il Pescatore assiste e collabora al recupero di un enorme halibut e altri pesci molto grossi e resta con gli altri mentre li sfilettano al riparo di una grossa barca rovesciata attrezzata con lavelli e altre suppellettili adatte alla bisogna. Qui è felice, si sente nel suo elemento naturale.
C’è WiFi libero così col minipc posso mostrare via Skype il mare e i dintorni ai figli e amici collegati, in un raro momento di sereno con la notte è ancora giovane: alle ventitre passate sembrano le undici sì, ma del mattino.
Troppo freddo e pioggia: dopo un tentativo di pesca a vuoto, il martedì decidiamo di riprendere la strada verso l’Isola di Senja.. A sera, ad Heja, sulla E6, accanto a delle tende Sami con tutti i souvenirs in vendita, vediamo vari camper e ci fermiamo anche noi. Il posto è tranquillo, accanto ad un laghetto. E’ sereno. Faccio una passeggiata con la Belva accanto alle tende e ai sedili dei lapponi posti a duplice o triplice cerchio attorno al fuoco, ora spento. Il Beagle si agita un sacco, sente e vede tracce di animali selvatici. Questa è zona di renne e alci.
Il mercoledì, sull’isola di Senja, a Bothnam, ci rendiamo conto che I norvegesi si stanno facendo furbetti: un tempo ci si poteva fermare liberamente su tutti i porti mentre ora, qui, per esempio, la sosta per la notte costa 10,20 E con aggiunta di altri 9,5 E se si vuole la corrente. E’ l’unico posto dove ho visto che accettano anche Euro. E sono molti soldi se si considera che è solo uno slargo deserto vicino alla partenza del traghetto.
Piove ininterrottamente da quando siamo arrivati. Oggi quasi cinque minuti di sole e poi pioggia leggera, pioggia pesante, acquazzoni, tutti in sequenza. E freddo. E vento.
Fosse bel tempo questa sarebbe la sistemazione ideale: il Pescatore è all’opera su una lunga passerella a fianco dell’attracco del traghetto, noi (io e il Beagle) siamo parcheggiati qui giusto a lato e quando ho la pasta pronta apro la finestra e fischio.
Ora piove, per cambiare, ma lui non demorde: è già domani , è venerdì, sono le 00:16, lui pesca e io scrivo e guardo la tv (altro capitolo pietoso: l’anno scorso praticamente vedevamo sempre e dovunque, quest’anno, invece, dopo l’aggiornamento della centralina e dopo il cambio di decoder per avere il circuito Tv Sat per avere tutto a posto, è un terno al lotto se riusciamo a vedere qualche cosa. Anche i Dvd non vanno, si inceppano continuamente: altro nervoso).
Tra un po’ il Pescatore rientrerà, perché ora la pioggerella è virata in acquazzone, e pulirà il pesce, poi lo sfiletterà e lo preparerà per il freezer, così anche stasera dormiremo con l’aroma di merluzzo. Beh, siamo venuti in Norvegia per quello
19 luglio, Flesnes, Isole Vesteralen . La sera del 14, a Bothnamn, abbiamo capitolato: ci siamo allacciati alla corrente per poter accendere la stufetta elettrica e riscaldarci un po’ le ossa. Non abbiamo acceso il riscaldamento del camper per il problema gas: non sapendo quanto ce n’è ancora nella bombola in uso no-stop. A questo proposito l’Autista, anche dopo parecchie telefonate in Italia, c’ha provato e riprovato, cava e metti fusibili, ma niente, senza successo, il 12 volt non vuole diventare verde sulle spie del frigo. Rabbia, naturalmente. Il vento, impetuoso e impietoso, alternato a piogge battenti, spaventa da matti il Bigol che cerca di arrampicarsi sul nostro letto. Mi metto sul pavimento io per consolarlo un po’. Fa una pena!
Abbiamo conosciuto dei camperisti padovani in attesa del traghetto, diretti a Tromso: ci hanno rincuorato sul tempo, assicurandoci un sole stupendo sulle Lofoten. Speriamo. Abbiamo lasciato Bothnamn dopo avere deposto l’obolo per la corrente, partendo alla volta della circumnavigazione di Senja. Bellissimo giro, con il tempo finalmente clemente: un tripudio di azzurro e verde, spiagge bellissime, pianure verdi e ardite salite, mini villaggi colorati. Ad Husoy, dopo aver parcheggiato il camper prima del ponte di collegamento, abbiamo visitato a piedi quella che è definita la perla di Senja.. Non c’è voluto molto, l’isoletta di Husoy è microscopica, un paesino immerso nel blu del mare, con case perfettamente tenute, piene di fiori., che si gusta tutta anche da lontano, essendo visibilissima dalla montagna, arrivando. A Lodingen abbiamo accantonato l’idea della traversata in traghetto per raggiungere Andenes , causa il costo del viaggio ma anche il tempo un po’ troppo lungo per effettuarlo, e abbiamo completato il giro di Senja, proseguendo via terra la discesa verso le Vesteralen. Ad Andlismoen, vicinanze di Bardu, ci siamo trovati davanti ad un immenso complesso con uno sterminato numero di camper, il Lian’s. Sperando nella risoluzone del nostro problema gas ci siamo fermati: purtroppo è venerdi pomeriggio avanzato e quelli restano chiusi fino al lunedì. Ci siamo comunque fermati per la notte: la prima da giorni senza battere i denti e pur senza vedere il midnight sun, essendo noi in montagna, siamo immersi in una luce solare stupenda per tutta la notte. Per dormire devo cercare di tappare qualsiasi fessura altrimenti mi vien voglia di leggere o trafficare col lavoro a maglia. Il sabato decidiamo di cercare un posticino per il week end ripromettendoci di tornare su lunedì per il lavoro. Siamo scesi e dopo la spesa a Sjovegan abbiamo proseguito su una strada già percorsa, all’incontrario, nel 2007, in direzione Ibestad, accampandoci nella piccola AAproprio a ridosso del grande ponte che porta all’isola di Andorja. Il ponte è lungo 1400 mt, fortemente battuto dal vento. Il Pescatore ci ha dato dentro a più non posso, incurante del freddo serale (durante il giorno, col sole, per la prima volta da tempo mi ero messa la maglietta a maniche corte) assicurandomi la mia razione quotidiana di merluzzo, sia bianco sia nero.
Domenica pomeriggio siamo risaliti verso il Lian’s. Leggendo sulla guida di un’opera d’arte all’altezza di Olsborg, sul fiume Maaselv, espressione di un’artista italiano (tale Alfio Bonanno ) denominata Torre di Guardia, alta 16 mt e “simboleggiante la solidarietà umana”, che pensavo mi fosse sfuggita all’andata, abbiamo rifatto una ventina di km di ritorno per vederla. E’ una di 200 opere d’arte molto importanti nel mondo, riportata, dice, sui cataloghi, con parole da chilo. Azz: nello scendere, venerdì, scorgendola, mi ero chiesta cosa fossero quei pini secchi che formavano un cerchio di un paio di metri di diametro con all’interno molti pezzi di roccia. Ora lo so.
Un po’ perplessi ( evidentemente non ci intendiamo di arte ), siamo tornati dal rivenditore di camper e ci siamo accampati. Abbiamo conosciuto alcune coppie di norvegesi garruli e gentili. Mi hanno passato l’elenco dei distributori di gas propano, dove possono riempire le nostre bombole. Ci hanno anche mostrato che ci sono i servizi (e, volendo, per alcuni, la possibilità di attaccarsi alla corrente), messi a disposizione da questo Bonometti di Norvegia, accanto ai nostri camper.
Ieri, lunedì, alle 8 mi sono precipitata in officina per spiegare il nostro problema: il tipo mi ha detto di mettermi in fila, praticamente, e di aspettare il nostro turno. In effetti una sequela di camper e roulotte -anche i nostri nuovi rumorosi amici norvegesi , hanno da fare un sacco di mini riparazioni , chi la bombola che perde, chi la tanica, chi la porta, chi altre cosette da sistemare. Un signore, pratico dell’Italia e del Veneto in particolare, volendo aiutarci, è salito sul camper e ha messo le mani dappertutto, resettandoci , tra l’altro, la centralina comandi , provocandoci imbarazzo e accessi di nervoso. E’ risultato essere il fratello del proprietario del Lian’s: lui risiede a Oslo e viaggia su un camper con rimorchio. Parlando del peso del camper ha scrollato le spalle: il suo, dice, pesa come minimo 60 quintali, ma chissenefrega . La moglie ci ha riconosciuti: dice che eravamo con loro al campeggio di Sorstraumen.
Finalmente, sul mezzogiorno, il tecnico è arrivato a dare un’occhiata al frigo: gli ho spiegato che suo zio aveva quasi fatto danno… Subito ci ha fatto paura dicendo che era tutta l’unità comando del frigo da cambiare, poi ha rimesso in sede un fusibile, ha aperto la grata esterna, ha testato e provato di qua e di là e ci ha augurato buon viaggio, sostenendo che il problema sta nel portafusibili che fa contatto quando gli pare, poche volte, e che secondo lui non è il caso di cambiarlo in Norvegia dove minimo costa sulle 12000 Nk ( in Italia, sempre secondo lui, al massimo ne costerebbe un terzo), e che comunque lui ora non ce l’ha in casa e se , l’ordina, dovremmo attendere giorni, e perciò lo abbiamo salutato con una bottiglia di recioto per la gentilezza e il tempo che ci ha dedicato, rifiutando l’idea di trascorrere tutta l’estate in giro per officine per aspettare ricambi. Anche lui ci ha consigliato di recarci ad Harstad per riempire la nostra bombola, qualora il 12 volt non si riprendesse.
Ieri pomeriggio allora siamo arrivati al deposito di propano ad Harstad ma il lunedì è chiuso: un signore gentilissimo, dopo molte telefonate fatte per noi, ci ha invitati a tornare oggi. Cosa che abbiamo fatto dopo avere trascorso la notte in un mini porticciolo, carinissimo, intimo, a Kasfjord, a una decina di chilometri. Unico neo: dei zanzaroni grossi come api, raffreddati però poi, anche loro, da una pioggia che ad un certo punto della notte ha cominciato a picchiare di brutto.
Ad Harstad nessun problema (peccato che avevamo ancora tre kg di gas nella bombola, anche se ora che è piena sto più tranquilla): il riempimento di 10 kg costa 219 Nk, alla faccia del cassiere del distributore di Setermoen che mi aveva chiesto, sempre per una bombola da 10 kg, 1400 Nk. Credevo di aver capito male e me lo sono fatto scrivere.
Ora siamo in un porto piccolino, Flesnes ,dove siamo arrivati deviando dalla strada per Sortland, da dove parte un traghetto che conduce ad Harstad. Ci siamo piazzati davanti a dei servizi nuovissimi e giusto adesso puliti dagli incaricati: ho chiesto loro se potevamo stare per la notte e hanno risposto che non sapevano, che erano lì solo per lavoro e praticamente che non gliene importava un’acca.
Devo dire che i norvegesi sono piuttosto asciutti: gli si rivolge la parola, si parla, e normalmente quando si finisce se ne vanno senza un cenno di saluto. Ieri il ragazzo del Lian’s si è meravigliato della bottiglia di Recioto e della stretta di mano, così come stamattina il ragazzo del gas. Lui, finito il lavoro, si era già girato a fare altre cose.
E portano ancora tutti mutande firmate (come il “Bjorn Borg” di Svolvaer del 2007): sia il “Lian’S”, sia il “Gas”, a pantalone basso, piegandosi un po’ x lavorare, hanno mostrato una assai generosa dose di sedere con slip di firma.
I giovani sembrano fatti a stampo: facce belle rubiconde, capelli corti biondissimi, eterna sigaretta in bocca. Ieri il “lian’s” fumava lavorando sul frigo, toccando anche le canne del gas, e ci scrollava sopra la cenere.
Mentre scrivo il mio Pescatore mi ha portato un bel merluzzo. Pesce anche stasera…
Oggi abbiamo mangiato delle gustose puntine di maiale prese già cotte a Lodingen: buonissime. Invece le arachidi, non buone, rinsecchite, superflue, provenienti dall’Italia, sono costate un occhio della testa.
Mercoledì 20 luglio: oggi abbiamo risalito le Vesteralen, belle anche se non particolarmente attraenti sulla costa orientale.
Casette ben tenute, con graziosi giardini davanti, a prato, disseminati qua e la vasi di fiori, di solito azzurri, paesaggio dolce, digradante verso il mare. Molto interessante una grande chiesa bianca a forma ottagonale. Chiusa, come tutte le chiese norvegesi.
Andenes è stata una delusione, me la ricordavo più bella. Il porto è in rifacimento, lavori in corso ovunque. Dopo un pieno di gasolio molto conveniente rispetto agli alti prezzi norvegesi siamo ripartiti, imboccando la strada che corre sul lato occidentale dell’isola. Bellissimo, impressionante, come lo ricordavo: rocce che finiscono in mare, creando paesaggi lunari. Meno abitato della parte est. Abbiamo mangiato parcheggiando su una specie di terrazzino sul mare. Abbiamo fatto una sosta a Sortland, volevo vedere se è vero che le case sono azzurre, secondo l’idea governativa di abbellire la città. Non tutte azzurre, in realtà, ma è sicuramente il colore che prevale. Interessante. Siamo poi ritornati sulla E10 diretti alle Vesteralen.
A ridosso di un ponte, l’Austerstraumenbru, ci siamo fermati in una AA adiacente al porto. Il Pescatore ci ha provato, ributtando a mare un bel po’ di pesci ritenendoli troppo piccoli per il suo standard. E’ arrivato un camper dotato di beagle, Loki. Dopo un abbaio iniziale della nostra belva, i due cani hanno intrecciato una bella amicizia, giocando di gusto.
Giovedì 21: Siamo a Svolvaer. Acci..: l’altro anno ogni angolo di questa città era dotata di WiFi, quest’anno bisognerebbe andare nella zona pedonale del Bacalao, il locale dietro al porto turistico. Ma l’aggeggio qui è scarico e non vale la pena. Anche l’inverter per collegarmi alla batteria del motore dà i numeri: ne ho comprato ora uno nuovo fiammante all’Expert di qui. Una bella spesa, una buona cena e a letto in una piazza gratis. Un po’ più giù qui sulla strada, per la stessa sosta, si paga quasi 30 E, come mi ha confermato un torinese (gentile finchè l’Animalo non ha furiosamente abbaiato contro il suo Jack, un cocker che ha risposto per le rime, provocando le ire del padrone che ha immediatamente spostato il suo camper inizialmente vicino al nostro).
Venerdì 22 luglio: Si prosegue la discesa verso A, addentrandoci però anche su strade secondarie, cercando di visitare tutti i posti trascurati le volte scorse. Abbiamo così potuto constatare che oltre alla celebrata spiaggia bianca di Ramberg ve ne sono molte altre, tutte bellissime. In direzione di Hov, per esempio.
Su una di queste ci siamo presi una bella strizza: convinti che la Belva avrebbe scorrazzato sulla spiaggia, magari cacciando qualche gabbiano, l’abbiamo sciolta. Mal ce ne incolse: è uscito immediatamente dalla spiaggia, attraversando e riattraversando la strada, addentrandosi nel bosco di fronte. L’abbiamo chiamato disperatamente, lo intravedevamo tra i cespugli…alla fine una signora ci ha fatto cenno, indicandocelo. Si è fatto riprendere tranquillamente, ormai sfinito dalle corse fatte.
Sul camper non dà problemi: in viaggio si piazza sulla mia poltrona, appoggiandosi con una zampa mollemente al finestrino, oppure si alza verso il vetro sistemando il suo posteriore su di me che me ne sto aggrappata al sedile con un quindicesimo di chiappa per lasciargli più posto possibile. Ogni tanto mi si riversa sulla gamba per la bellezza di circa tre secondi, riprendendo immediatamente il suo posto di vigile vedetta. Di tanto in tanto aziona il naso: dopo un po’ si vedono pecore, mucche, cavalli. Renne o cani lo fanno impazzire: se li vedo prima io cerco di distrarlo, gli copro gli occhi, per farlo stare tranquillo. Con le pecore sembra avere stipulato un armistizio: durante la passeggiata ne ha incontrate molte, dapprima si sono studiati un po’ e poi si è proseguiti pacificamente, con un profondo sospiro del nostro.
Stasera, diretti ad Uttakliev, altro posto molto celebrato assieme ad Eggum, convinti di esserci arrivati, ci siamo fermati su una spiaggia strepitosa, candida e immensa, appena prima del tunnel. C’erano altri camper: una signora italiana che se ne stava andando mi ha detto che si poteva restare perché su un cartello c’era scritto: public area… camping. Beh, in realtà il NO (camping) è stato visibilmente cancellato da qualcuno. Toilette, naturalmente, presenti.
Subito dopo di noi è arrivato Lokj: festa grande dei due bigolini che si sono riconosciuti subito. Il suo padrone, costernato, mi ha detto dell’esplosione ad Oslo. Abbiamo acceso la tv e sentito le notizie: anche questo angolo di pace contaminato dalla violenza. Non se ne capacitano.
Arrivano roulotte, comincia la festa del weekend. Anche qui molti dormono in macchina, con grande naturalezza. Al mattino si alzano, si fanno le pulizie personali davanti a tutti: da noi ci si vergognerebbe un tantino. Siamo più conformisti.
Sabato 23 luglio: siamo tornati ai nostri WC artistici all’AA Akkadervikkoden dopo il pellegrinaggio rituale all’InterSport di Leknes e la sosta per il pranzo al porto. Peccato, piove. Abbiamo visto arrivare anche il camper di Lokj ma la gran pioggia ci ha fatto limitare al ciao ciao con la zampa dall’interno del nostro.
Mentre diluviava è arrivata una moto: una simpatica coppia di Cagliari (Claudia e Stefano). Impietositi, li abbiamo fatti riparare da noi, hanno mangiato in compagnia e con loro se ne è andata l’ultimissima bottiglia di vino ma ci voleva per riscaldare un po’ l’ambiente. Vedendoli poi ripartire sotto questo tempaccio tutto sommato ci siamo rallegrati di avere un tetto sopra la testa. Non amo le motociclette. Avremo anche spesso qualche guaio (tralasciando i precedenti, per quest’anno e finora-corna obbligatorie- il motore, e il frigo, e ora anche il pirolino che tiene ferma la tv – problema rimediato con un rotolo del mio amatissimo scottex norvegese - comodissimo come tovagliolo perché porzionato diversamente rispetto al nostro ) ma tutto sommato il Bestione in 4 anni e mezzo ha fatto i suoi bei 90.000 km portandoci in un sacco di posti stupendi. C’è da dire che la famosa nuvoletta ce l’abbiamo spesso sopra di noi, a noi Fantozzi ormai ci fa un baffo. E pensare che durante il primo viaggio inaugurale in quel di Francia eravamo andati anche a Lourdes…era inverno, magari là erano a mezzo servizio e non ci abbiamo rimediato la benedizione giusta, probabilmente.
Stasera il tempo è migliorato, arrivando ad un tramonto roseo, con cielo e mare lilla da cartolina. A mezzanotte passata siamo scesi verso il mare dove, tra i cespugli, è celata un’altra opera artistica. Stavolta è di una spagnola che ha voluto abbellire la natura con l’opera dell’uomo e altri paroloni: praticamente su due sassi vicini, secondo lei una grotta, ha attaccato due pannelli di alluminio. Ribadisco che forse non ci capiamo molto di arte. Ma anche lo sconosciuto tedesco che ci ha scritto sopra Scheisse forse non se ne intende.
Stamattina, per dire, dopo Ramberg sono scesa per vedere l’Epitaffio. E’ in un prato. Dice che simboleggia il concetto di rotondo e non di lineare. In realtà è un mini-nuraghe alto 5 metri. Questo artista si chiama Endo, un giapponese. Cosi come la Torre di Guardia (pini e roccia) di Maaselv, dell’italiano Alfio Bonanno, voleva simboleggiare la solidarietà umana. Sulla RV 17, verso Saltstraumen, c’è un goniometro, alto circa 3 metri, di marmo bianco. Un goniometro. Poi a Eggum, in fondo al prato, in mezzo alle pecore, c’è il palo con su la Testa, grande come una testa umana normale. Altro monumento. Di particolare c’è che queste opere sono ben descritte sui cataloghi o sul materiale che si trova all’InfoTourist ma vicino ad esse non c’è scritto un piffero tranne un generico: non rovinate niente.
Mentre ce ne stavamo tranquilli i nostri vicini , una coppia in macchina più un paio di camper, si sono agitati guardando il mare. Incuriositi, anche noi, quasi a riva, abbiamo visto un branco di delfini che giocavano tra loro. Ne abbiamo ammirato le evoluzioni per un bel po’ di tempo.
Domenica 24 luglio. Ho visto la Messa in tv, abbiamo mangiato e poi siamo scesi ancora. Al solito negozio presso Reine abbiamo fatto un po’ di spesa di merluzzo, quello sotto sale che non deve stare in freezer, poi un ricco cestino di fragole e siamo approdati in un parcheggio nuovo di zecca, semicircolare sul mare, un vero balcone, posto tra un ponte appena sfoggiato e una galleria che l’anno scorso non c’era, con la solita cava tra di loro. Qui non vanno tanto per il sottile e i Verdi locali forse non hanno un colore molto vivido: quando devono fare un ponte o altro minano la roccia , ci cavano tutto il materiale che serve e costruiscono tranquillamente, senza contestazioni come da noi. E’ un gran sventramento di montagna ma se serve..Poi la strada dismessa dopo la costruzione della galleria diventa pista ciclabile, col suo bell’avviso di caduta frane che non deve far stare tanto tranquilli. Infatti in mezzo a questa c’erano dei massi preoccupanti. Ci siamo sistemati. Il pescatore ha catturato un po’ di prede (sempre troppo piccoli per i suoi standard, ma per me va bene uguale). Nel pomeriggio siamo scesi ad A. Nel parcheggio c’era tutto un cicalare in italiano: una trentina di pullman della Costa Deliziosa. Erano appena usciti dal famoso Museo dello Stoccafisso che anche per quest’anno non ha avuto il piacere della nostra visita. All’InfoTourist di Moskenes ho comprato l’ennesimo libretto dei pesci: il Pescatore ha la fissa che vuole sapere qual è la misura minima dei pesci pescabili e invece qui mettono solo quale misura massima possono raggiungere. Così non riesce a sapere se pesca il giusto o no. In effetti importa solo a lui.
Lunedì 25 luglio.Siamo tornati a pernottare al Djupfjordenbrua. Abbiamo acceso la tv e ci siamo incuriositi della diversa direzione della parabola uguale alla nostra su un camper italiano accanto a noi. Parlandoci abbiamo scoperto che loro erano incavolati neri perché la loro era nuovissima ma si fermava dove voleva e non riuscivano a prendere un’acca. Hanno provato a riprogrammare la loro antenna, cercando il NordEuropa, hanno girato e rigirato il camper fino all’una e mezza di notte, inutilmente. La signora mi ha un pochino imbarazzata: ci conosceva perfettamente avendo letto con attenzione il mio diario dell’anno scorso. Abbiamo trascorso in allegria buona parte della nottata.
Sono di Pavia, Annalisa e Massimo.
Martedì 26 luglio. Abbiamo salutato i signori di Pavia, diretti a Nusfjord. Mi incuriosiva vedere il villaggio scelto come simbolo della preservazione dell’architettura tipica norvegese. L’impatto non è stato piacevole: all’inizio del paesino, circa 5 case, o poco più, su palafitte c’è il baracchino dove un giovane si fa dare 50 corone a cranio per l’ingresso. La visita si fa in tot secondi netti essendoci ben poco da vedere di particolare, poi una sosta al negozio di souvenir dove ho preso un carissimo pane, 35 corone, più una cartolina che se la compravo prima risparmiavo la visita, tanto il paese ci sta tutto su e molto comodo. Ho comunque conosciuto il Michele Sarno, l’artigiano italiano che fa collanine e oggettini vari, di cui avevo letto sulle guide e pure su CoL. Simpaticissimo, un’aria un po’ piratesca, lunghi capelli argentei su un bel cinquantenne circa, asciutto al punto giusto. Mi ha chiesto se ho portato qualche cosa: lui baratta di tutto con gli italiani che vanno a casa sua, tipo un pacco di tortellini contro una collanina. Mi spiace, neanche noi abbiamo più tanta roba. Gli ho fatto una foto a testimonianza. Abbiamo riso insieme. Ha voluto che gli spiegassi un po’ di ricette veronesi.
Ho incontrato Annalisa. Massimo l’aspettava all’uscita di Nusfjord. Ce la siamo raccontata poi insieme siamo ripartiti, fermandoci per il pranzo in un’area con una serie di capannine con tavoli tipo balconata sul mare. Ci siamo salutati credo definitivamente. Noi abbiamo scelto di fare, dopo Leknes, la strada rivierasca per vedere altri villaggi. Abbiamo anche visto un grosso Dethleff uscito di strada che stava aspettando i soccorsi. E’ un attimo, in realtà, distrarsi su strade strette con margine molto frastagliato. Continuo a trovare analogie col Marocco: anche là le strade sono così, sulla sabbia ma con le stesse caratteristiche. Poi, per dire, l’acqua potabile nei boccioni si chiama Bonaqua anche qui come in Marocco. Va bene, non c’entra molto, lo so.
E per passare la notte siamo venuti a Henningsvaer. Sulla piazza parecchi camper: il Pescatore è sceso sotto il ponte e si è divertito molto. Ha portato di che fare un’ottima zuppa di pesce. Ne abbiamo avanzato. Il vento è alquanto fastidioso.
Mercoledì 27 luglio. Siamo ancora a Henningsvaer. Oggi giornata splendida ma aria molto fredda. C’è stata l’avventura della volpe. Deve essere una habituèe di questa piazza, non teme le persone. Il mio Autista le ha dato da mangiare: non ha gradito il pane ma ha divorato un wurstel. E dire che Quello che sarebbe nato proprio per dare la caccia alla volpe l’abbiamo tenuto chiuso in camper per non farla spaventare.
C’è una signora di Trento (che, vedi un po’, ha vissuto a Verona nello stesso palazzo di una mia cugina), ha un bracco italiano, Isotta, e un marito che ha voglia di andare a pescare. Così i nostri uomini sono andati insieme nella notte, tornando con “valghe”. Il marito, Enrico, era felicissimo dello sgombro bello grassoccio che aveva catturato. Domani si comprerà una canna nuova. Il pescatore gli ha passato un po’ di esche “smesse” e un po’ del pesce che già avevamo, ricevendo in cambio una graditissima bottiglietta di Teroldego Rotaliano.
Giovedì 28 luglio. Ora siamo a Orsvavager, nel campeggio. Abbiamo fatto una mega lavatrice, ricaricato tutto il ricaricabile e domani ripartiremo alla volta di Narvik. Confermiamo la scelta di fare il più possibile via terra per evitare problemi di traghetti con conseguente solitudine canina in camper. L’anno scorso non c’è stato nessun problema: Hirthshals/Kristiansand, la crociera sul Geiranger, poi Goteborg/Frederikshavn…quest’anno questo Cuor di Beagle ha la paura folle di restare da solo.
Il sole ci fa il piacere di resistere per tutta la giornata così completiamo l’asciugatura del bucato, l’Autista e la Belva fanno una bella passeggiata mentre io traffico col pc. Anche qui c’è WiFi e anche qui mi diverto a mostrare al figliolo e alla cognata il paesaggio da sogno che ci circonda. Col pargolo restiamo collegati tutta la sera fino a notte tarda, commentando di tanto in tanto la programmazione tv che qui si riceve benissimo.
Venerdì 29 luglio. Siamo ripartiti dal campeggio rinnovati nello spirito, nelle batterie e nella biancheria. Puntiamo a nord, sulla E10, avendo deciso di arrivare a Narvik via terra, che ci frega a noi del prezzo del petrolio. Che comunque, date le nostre dimensioni camperistiche, è sempre più conveniente del costo del traghetto, dovendo pagare, in proporzione,uno sproposito per mezzi oltre i 6 metri.
Siamo ora accampati sotto il ponte Austerstraumenbrua, dove all’andata avevamo conosciuto Lokj: il Pescatore trasuda felicità, ha preso un mega merluzzo. Abbiamo spedito la foto via MMS ad Enrico e Marina, i trentini. Per raggiungerci e partecipare anche loro alla festa hanno immediatamente modificato il loro programma e ora i due maschietti sono fuori nella chiara notte artica, mentre noi donne ce la raccontiamo e Isotta, il bracco, e il Beagle se la giocano tra di loro.
Sabato 30 luglio. Siamo ripartiti in direzione Narvik. I trentini sono ancora con noi, con la speranza di trovare il posto super pescoso indicatoci da Enzo, l’amico “marocchino”. Ci godiamo un bellissimo, al solito, panorama, favorito dalle basse velocità che siamo costretti a tenere. Le indicazioni di Enzo sono però alquanto sommarie. Trovare il posto ci è costato almeno 5 telefonate con l’Italia e un traghetto che in un primo tempo ci aveva detto di saltare.
Il nostro Pescatore ha preso bene, dei grossi merluzzi neri, mentre l’Amico no, quindi, per non accrescere la sua delusione e senza aspettare l’alta marea delle 2 di notte, abbiamo chiuso tutto e siamo ripartiti in cerca di un’AA per dormire. 50 km, per trovarla. A questo punto ci siamo posti il problema di coscienza di trascinare con noi gente che aveva già un programma di viaggio ben definito, solo per renderli poi un po’ delusi dalla loro non pesca.
Domenica 30 luglio. Dopo le nostre considerazioni sull’opportunità del prosieguo del viaggio con Enrico e Marina abbiamo deciso di liberarli della nostra presenza, nonostante le loro assicurazioni sul nostro essere dei compagni ideali, addirittura fantastici, ripromettendoci di rivederci o a Trento o a Riva, anche per la restituzione di un loro pacco di caffè, molto gradito. Gli abbiamo regalato metà delle nostre prede notturne e siamo tornati indietro, al posto della sera prima. Mi sa che anche il Beagle si è sentito sollevato: Isotta era incontenibile nei suoi giochi e essendo più alta e più agile del nostro, lo sfiniva: infatti ora è qui che dorme finalmente della grossa.
Siamo ora parcheggiati fronte mare, con pini, mirtilli rossi e orchidee rosa selvatiche. Sono appena dovuta scendere velocemente a riva per portare il guadino causa recupero grosso pesce, tra le proteste molte sonore del Beagle lasciato a guardia del camper.
E’ una giornata splendida, caldissima, non fosse per un violentissimo acquazzone durato si e no tre minuti che ha inzuppato il pescatore fino alle mutande. Da cui “mutatis mutandis”. Passata la nuvola incacchiata, il sole ha ripreso un forte e veloce sopravvento.
C’è un camper foresto che cerca di piazzarsi qui con noi ma per una volta ( miracolo ! ) il Pescatore se n’è fregato di pensare prima al suo prossimo e mi ha sistemata comodamente, quindi mi sa che se non vogliono stare mezzi in strada se ne dovranno andare. Ma la Norvegia è tanto lunga che un posto lo trovano sicuro.
Lunedì 1 agosto: oggi siamo al Circolo Polare, nel parcheggio subito a dx. Ci siamo arrivati dopo aver trascorso qualche ora di riposo nell’AA dove eravamo stati la notte con Enrico e Marina, alla fine di una lunghissima e chiara nottata di pesca che non ha prodotto tutti i frutti sperati. In realtà per me il freezer sarebbe già sufficientemente dotato di filetti di merluzzo, volendo salvarmi il posto per le tre confezioni di costolette di renna che ho comprato per i miei pargoli. Essendo la capienza quella che è non vedo perché infierire per riempirlo di più. L’anno scorso il portello ci era praticamente scoppiato, abbiamo dovuto far sostituire la serratura. Eppure siamo diretti in quel posto dimenticato da Dio e anche dai norvegesi, dopo Namsos, dove lui spera di prendere chissà che cosa. Il bello è che pesca ma non mangia pesce, io la mia razione al giorno l’ho presa: ora cuoceremo il pesce per il Beagle, chissà che non mi si trasformi in un Einstein canino.
Stamattina c’erano 29°. Per fortuna c’è aria altrimenti neanche quassù si respirerebbe granchè. La pescata notturna, dice l’uomo, è stata poco fruttuosa anche a causa di due delfini che scorazzando quasi a riva spaventavano i merluzzi. E’il leitmotiv di quest’anno: ne abbiamo visti molti in questo viaggio. L’altra sera vedevamo nel mare molte cose nere e si sentiva come una musica: credevamo fossero foche. Erano solo un grosso branco di cormorani che faceva la movida. Anche aquile: maestose, becco bianco. E volpi. Oltre quella “domestica” di Henningsvaer, sempre in piazza la sera, se ne vedono spesso a lato strada. Stamattina alle tre e mezza, mentre ci spostavamo in piena luce artica verso l’AA, ne abbiamo viste 2, una grande e l’altra più piccola, forse la figlia. Renne, dopo la zona di Alta, se ne vedono ben poche (l’anno scorso qui ce n’era una, secondo noi turistica, che girava per la prateria intorno) e per quanto riguarda l’alce lo vediamo spessissimo, a ogni piè sospinto, uno dopo l’altro, per km e km, ma solo sui cartelli lato strada.
Fatto rifornimento alimentare a Fauske, contiamo ora di passare il resto della giornata e la notte qui, in santa tranquillità. L’Autista dorme: al risveglio penso farà una gran passeggiata con la Bestia fin su sulla neve, come l’anno scorso. Scarpinata o scarponata pericolosa però perché la neve copre i buchi e gli anfratti. Sperem bem. Inoltre proprio adesso la nostra famosa nuvoletta ci ha raggiunto, puntuale, e gentilmente si presta a lavarci i vetri del camper. Ahi, la nuvoletta fa quasi sul serio, si sta trasformando in temporale.
Una famigliola (padre, tre figli più madre incinta) (standard norvegese, come fanno ad essere così in pochi? ) sembra non accorgersene: sta tranquillamente mangiando seduta sull’erba qui di fronte dopo aver scaricato dal carrello scoperto agganciato alla macchina dormitorio una gran quantità di vasetti, scatolette, caraffe e affini. Arrivano, di solito, e da una vettura stracolma di cose e persone o dal carrello che generalmente ogni macchina di qui porta attaccato dietro, tirano giù una mega quantità di roba: ci mettono un quarto d’ora buono a sistemarla sull’erba o sul tavolo di legno di cui è tappezzata la Norvegia, poi cinque/dieci minuti per mangiare, altri venti minuti per recuperare il tutto, si imbucano in macchina di nuovo e se ne ri-vanno.
Visto il brevissimo periodo dell’anno di piena luce solare di cui godono probabilmente cercano di approfittarne al massimo: tutti fuori di casa per mangiare e per fare pipì nei numerosissimi WC che si trovano lungo le strade.
Ora piove violentemente (l’esperienza dice che durerà ancora solo qualche dieci minuti). E’ arrivata una macchina: una tizia che non si tira su il cappuccio della giacca ha estratto un cane e insieme se ne vanno a passeggiare qui di fronte nell’erba. Avrà fatto lo shampoo e vorrà risciacquarsi i capelli.
La Belva dorme sul sedile di guida, la sua passione, e non si accorge dell’altro cane. Meno male, una battaglia in meno. Non riusciamo né con le buone né con le molto cattive a convincerlo a non sbraitare furiosamente alla vista di un confratello canino, di qualsiasi dimensione esso sia. Se la prende con tutti, anche con le pulci di cane, tipo il cuginetto Skipper che ha la pretesa di essere un pintscher, nano però.
Ah , un’altra cosa: dopo tante madonne tirate giù, dopo tante telefonate al tecnico in Italia più praticamente un fine settimana, con mezzo lunedì compreso e una preziosa bottiglia di Amarone, buttati presso l’officina dei camper, ad Andlismooen, per il problema del frigo che non va con batteria del motore (fusibile, portafusibile, unità di raffreddamento e ipotesi varie fatte da chi se ne intende), tutto per niente, alla fine, per sbaglio, e speriamo prosegua ora così, forse ho risolto io senza saperlo. Mentre si viaggiava mi sono ricordata del frigo, quindi sono corsa a spostare l’interruttore a mano per farlo restare sul gas ma mentre passavo in zona batteria.. TAC.. si è accesa la luce verde e ha continuato a funzionare. Debite corna, naturalmente. Quindi, a mio occhio profano, era solo l’aggeggio dell’automatico che semplicemente non riusciva a prendere la linea.
Mercoledì 3 agosto…ma siccome un bel gioco dura poco, ecco che il giochetto del frigo non funziona più e allora basta tentativi, da adesso in poi solo gas. Abbiamo una bombola ancora nuova oltre a quella in corso e ci regoleremo di conseguenza.
L’altro giorno al Circolo Polare il temporale, risoltosi alla fine in un doppio coreografico grandissimo arcobaleno, ha impedito la prevista gran arrampicata sulla neve. Meglio, la Belva si è rilassata, come noi due, peraltro, dormendo della grossa, trascorrendo poi una notte serena in compagnia di molti camper. L’anno scorso, sullo stesso piazzale, eravamo soli soletti.
Ieri abbiamo visitato l’Helgeland, dopo Mo i Rana: una regione veramente super. Siamo transitati in andata e in ritorno sull’Helgelandbrua, definito sulla guida il più bel ponte di Norvegia. Effettivamente è notevole, immenso ma all’apparenza snello, con curvone finale in discesa, tutto in acciaio. Abbiamo mangiato nell’AA ai suoi piedi, accanto al Monumento ai venti: una costruzione con molti oblò con all’interno una piccola elica, uno ogni tipo di vento esistente al mondo.
Sull’Helgeland, prima di Tjotta, abbiamo visitato una chiesa veramente bella, maestosa, in muratura, accanto al Museo Petter Dass, con una pala degna di ammirazione, un pulpito molto particolare, un coro notevole. I banchi, tutti azzurri, erano chiusi sul lato da uno sportello. Gli arazzi, alle pareti, erano in lana. Il tutto in un contesto verde smeraldo, immerso nella pace, con poche case tipiche rosse, col tetto ad erba e un cimitero perfino piacevole da vedere, come tutti qui: lapidi piccole piccole, a volte solo un sasso, con un mazzolino di fiori molto semplice e una collina, con scale e sentieri per risalirla, dalla cui cima si poteva ammirare un panorama da sogno.
Ci fermiamo per la cena (ridicolo, c’è un sole ancora altissimo e stupendo, una volta tanto..) in un piccolo angolo di paradiso, accanto ad un ponte ma la vicinanza di un gruppetto di ragazzotti svedesi accampati in teoria per la pesca ma con troppe ed evidenti provviste di birra ci fa riflettere, perciò consideriamo l’opportunità di andare a dormire da qualche altra parte.
Questa isola ci è piaciuta più di Senja, il che è tutto dire.
Ritornando sulla terraferma ci siamo guardati attorno per capire dove trovare un battello per la pesca ma non è facilissimo capire, non sempre sui cartelli ci sono traduzioni in inglese o tedesco.
Proseguendo sulla E6, a Laksforsen abbiamo la conferma che i norvegesi si stanno facendo i loro conti: stanno erigendo una recinzione con pannelli ciechi in legno sui lato del piazzale verso il fiume, così in futuro per vedere i salmoni risalire la cascata bisognerà obbligatoriamente entrare nel negozietto o nel ristorante.
La notte di ieri l’abbiamo passata davanti al Laksakvarium, scendendo verso Grong. Ho trovato il WiFi ma con un segnale che mi ha permesso a malapena di leggere la posta e rispondere a qualche mail.
Arrivandoci, attraversando un ponte sul Namsen, abbiamo salutato un curioso gruppo su una zattera appena a misura, accomodati di tutto punto, con tavola apparecchiata ad hoc, che stavano tranquillamente seduti cenando e soprattutto brindando, in mezzo al fiume.
Stamani , scendendo dopo Grong, abbiamo deviato per vedere la cascata di Formofoss: mentre i miei due compagni di viaggio scendevano al fiume, ho raccolto i primi lamponi di questa stagione. Molti e buoni.
Ho ammirato anche la fantasia norvegese: le provviste di legna sono disposte in vario modo, ma sistemate a recinzione con tanto di finestrina con le tendine non le avevo mai viste.
Per strada è la solita carneficina di animali schiacciati: tassi, volpi e un curioso piccolo animaletto (sembra una maxiarachide come forma, striato, sui colori del marroncino e marrone) che spunta velocemente e continuamente in strada, rischiando la pelle ad ogni traversata. Ne avevamo visti anche vicino al camper su al Circolo Polare.
Arrivando prima di Namsos una passeggiata nel bosco ha fruttato una sostanziosa raccolta di finferli e porcini: ora l’Autista si pente di avermi proibito di portare la polenta ( temendo multe a causa del peso eccessivo ). Sperava perfino di trovarla nei supermercati della città: ha pervicacemente scrutato gli scaffali della CoopMega, ma inutilmente. Si è consolato con una superspesa. Quest’anno con la cucina ci diamo parecchio dentro. E pensare che avrei iniziato una costosa dieta proprio qualche giorno prima di partire, interrotta durante il viaggio, causa orari impossibili determinati anche dal non tramonto del sole, oltre a trasferimenti non programmati con spostamenti di orario di pasti e complicanze varie. Pazienza, resterò obesa per un’altra stagione.
Ci siamo addentrati nel porticciolo di Oihammarbukta, completamente deserto, ma il posto non soddisfaceva il nostro Autista. Ci siamo allora diretti verso Fosnes. Allo Scoglio di Peppino, come lo chiamiamo noi, una roccia collegata alla terraferma da un pontile chiuso, pensavamo di sciogliere il Beagle, come l’anno scorso, ma l’acqua bassa e molte persone su ci hanno fatto cambiare idea. Questa specie di strano ristorante – chiuso nel 2007, funzionante l’anno scorso, sembra ora sbarrato, salvo sentire un generatore di corrente che all’interno alimenta qualcosa. Per la prima volta ci abbiamo trovato dei camper, 3, piazzati qui dentro, quindi abbiamo pensato di restare anche noi. Il Pescatore non pensava di mettersi all’opera ma dopo aver visto che altri avevano delle prede nel secchio si è armato di canna e mulinello ed è sparito sullo scoglio. E pian piano è stato raggiunto da numerosi altri pescatori: o son tutti là che giocano a tressette col –pesce- morto o pescano alla grande: non ne è tornato più indietro nessuno. Il tramonto è favoloso anche se ormai verso la mezzanotte si comincia ad accendere la luce.
Sta tornando, avrà sentito che lo pensavo: mi fa segno che ne ha preso tre. Ok, ho tre sere di cena ittica assicurata. E mi dice che un tizio ha preso un grosso salmone da 7/8 chili.
Domenica 7 agosto. Siamo sull’isola di Hitra. Dallo Scoglio di Peppino siamo scappati dalla disperazione: dopo un giorno di sereno, pioggia pioggia pioggia. Una sporadica schiarita ha fruttato alcuni bei grassi porcini e un discreto quantitativo di finferli. Una seconda sortita ci ha riempito di finferli tutto il tavolo. Belli e buoni. Peccato che qui non si trovi polenta.
Scendendo verso Trondheim ci siamo posti le solite domande sui tronconi di autostrada da pagare. In un primo tempo avevo programmato il GPS sul non pedaggio autostrada ma temendo di doverci addentrare in stradine non adatte al Mastodonte che ci ospita ho corretto il tiro e vada come vada. Arriverà la fattura (dall’Inghilterra, come l’anno scorso) e pagheremo il dovuto.
A Steinkjer la bombola in uso è passata a miglior vita: a Dio piacendo , per un po’, si è rimesso a funzionare il frigo a 12 volt. Noi, al solito, arriviamo in ritardo o di giorni o di ore ma sempre in ritardo. In effetti abbiamo trovato dove ce la potevano riempire ma in quanto sabato avevano chiuso alle 14 e noi eravamo in loco alle 16. Pazienza, cercheremo di rimediare prima di uscire dalla Norvegia: oltre al pesce, in freezer ora ci sono funghi e costolette di renna per i pargoli. Mi seccherebbe dover buttare tutto.
Con la preoccupazione anche della batteria che sembrerebbe in fase di stanca abbiamo proseguito un po’ cupi, diretti a Sunde. Ci siamo sistemati nell’area (rigorosamente vietata ai camper, e stavolta con scritto bello chiaro e pure col disegnino ), accanto ad altri due “colleghi”. Pioggerella ora più leggera ma fastidiosa e freddo. Siamo più avanti nella stagione rispetto alla nostra visita dell’anno scorso: le magnifiche rose che c’erano allora, ora sono sfiorite ma il paesaggio è sempre splendido.
Mentre ci stiamo preparando per la sera un allegro strombettare ci ha sorprende: Massimo e Annalisa, gli
amici pavesi delle Lofoten, si sono messi vicini a noi e trascorriamo insieme una piacevolissima serata. Poi, mooolto tardi, doccia e letto. Stamattina i due maschi hanno pescato insieme procurando il pranzo di mezzogiorno (sgombro), mentre noi femmine ce la siamo raccontata, poi ci hanno salutato e sono partiti alla volta di un ghiacciaio mentre noi abbiamo percorso il tunnel sottomarino e siamo venuti su Hitra, nel posto indicato da Massimo, dove, dice, c’è un furetto di guardia che se non stai attento ti si frega il pesce già mentre lo stai tirando a riva.
Abbiamo trovato anche il tedesco/siciliano con figlio, piazzato qui da giorni, del quale ci hanno parlato, e col quale abbiamo instaurato un bel rapporto. Aaron, il ragazzino di undici anni, si è preso la Belva e per gioco l’ha anche fatta finire in acqua. Al padre ho portato un caffè appena versato.
A proposito di autostrada, arrivando, l’Autista era tentato di spedirmi a pagare subito i vari tratti dove c’è la Kr, come indicato sulle guide. Meglio di no: Annalisa l’ha fatto ma ha dovuto combattere per pagare i tratti effettivamente percorsi visto che l’addetto non le credeva, insistendo che lei riferiva dei tronconi non esatti.
Ora si sta bene: il bel sole di stamattina è un po’ impallidito e l’arietta si è ringalluzzita ma la temperatura è gradevole. Aaron, il ragazzino, è venuto a chiedermi in prestito (a gesti, non parla italiano) la Bestia: gliel’ho consegnata volentieri. Qui è tranquillo, non essendoci alcun tipo di quadrupede in giro ad agitarlo. L’Autista e il padre sicul/tedesco stanno chiacchierando da ore. Soprattutto di donne. Del tedesco, credo. E spero.
Venerdì 12 agosto. Siamo a Sunde, in compagnia di Rosario (Saro) e Aaron. Siamo stati con loro su Hitra dove hanno a lungo provato a pescare ma con scarsa soddisfazione. C’è stata anche una uscita in canoa col papà di Aaron: il Pescatore, dopo, si dava delle arie: prima di salirci, però, era assai preoccupato (e dire preoccupato è un eufemismo): a mezzogiorno, per paura del reflusso, ha mangiato solo una pastasciuttina in bianco, poco caffè. L’uscita non ha reso pesce e in più si è pure rotto il motore: c’è stato un mesto ritorno a remi.
Non ho visto il furetto di cui vociferavano i pescatori passati da Hitra: sembra che sbuchi appena si accorge del pescato, riuscendo a sfilare dalle mani la preda ai pescatori. I quali lasciano comunque sempre qualche pesciolino lì a sua disposizione.
Ci siamo anche dimenticati di passare da Fiellveroa per vedere le migliaia di daini, sempre secondo voci altrui. Ci siamo un po’ rifatti con quello accucciato di fronte all’Ufficio Turistico di Fillan.
In questi giorni troppa pioggia con scarse uscite di sole. Qui a Sunde, ieri sera, finalmente una buona pesca.
Aaron stamattina ha preso un bestione. Con i pesci più piccoli ho fatto una mega pasta per tutti (spaghetti forniti da loro): piacevole pranzo.
Domenica 14 agosto (giorno particolare in famiglia, compleanno del Figlio Grande): siamo al Ponte delle Carrucole, il Bergsoysundbrua. O i pesci stanno scioperando o la stagione volge al termine. L’AA è praticamente vuota, l’anno scorso (era però la fine di luglio) a momenti ci si azzuffava per un posto. Con noi ci sono ancora Saro e Aaron: la compagnia è gradevole. Aaron cerca di farsi capire anche se parla solo tedesco e per i suoi 11 anni sembra grande. In questi giorni gli ho insegnato a giocare a Scala40. Impara subito, nonostante i problemi linguistici.
Ieri c’è stata, a sorpresa, una gran pescata, interrotta dal solito delfino dispettoso. La sera grande grigliata in loro compagnia, con successivo tentativo di falò davanti al loro furgone: tanto fumo e poca fiamma tranne quando un po’ avventurosamente Saro ha cercato di ravvivarla con la benzina lasciandosi poi scappare di mano la tanica. E’ intervenuto al volo, allontanandola verso il mare con i piedi: coi fatti di Oslo se si fosse sentito il gran botto che poteva risuonare se scoppiava, mi sa che ci avrebbero preso per terroristi. Il rientro a notte fonda è stato rallegrato, al solito, dall’allarme che l’Autista dimentica spesso di aver inserito. Beh, comunque dai due camper presenti nessuno sarebbe uscito ad aiutarci anche fossimo stati in pericolo: non s’è mossa foglia. Si nota l’assenza del gruppo di Pavia e Sassuolo che l’anno scorso decideva il bello e il brutto tempo, facendola un pochino da padroni. In più mezzo spazio è occupato da materiale da lavoro. Dicono che stanno ridipingendo il ponte e altre opere di consolidamento. Presumo che non resteremo qua molto. Oggi sole con un vento un po’ troppo dispettoso, che lascia indifferenti i soliti norvegesi che escono per la bevuta di te ai tavoli di legno e la rituale scappatina alla toilette.
A mezzogiorno ricco pasto: un ottimo mio minestrone fatto con tutti i resti di verdure del frigo e dello scatolame, pesce fritto da Saro l’altro giorno ancora buonissimo e fagioli all’uccelletto, quelli di Lamon. L’Autista è preoccupato per il suo stomachino delicato: Saro ha preannunciato per stasera una mangiata di wurstel tedeschi, lui di solito si ingroppa solo guardandoli.
Le scorte alimentari, quest’anno molto scarse per il problema del peso del mezzo da rispettare ( problema evidentemente sentito solo dal mio Autista rispetto agli altri camperisti ) sono tristemente alla fine. Anche volendo spendere non è che troviamo molto: la verdura fa tristezza, certi finocchietti brutti magri e giallognoli, le patate o incartate nell’alluminio ad una ad una o piccole piccole provenienti dal SaudiArabia. L’aglio è importato dalla Cina. Ci sfoghiamo con le nettarine, mai mangiate così tante neanche a casa. E le pere Forelle, molto buone, anche se troppo care. E banane. Qualche cavolfiore. Stiamo terminando anche il caffè Lavazza prestatoci da Marina la Trentina. Perfino la Belva ha rischiato il digiuno: fortunatamente, arrivando da Hitra, prima di Orkanger, abbiamo trovato un sacco di crocchette in un Bunnpris. Meraviglia che ci sia roba per cani: quelli che si vedono sono solo dei turisti di passaggio. Penso sia meglio fargliene mangiare un po’ in aggiunta a tutto lo sgombro che ingurgita.
Lunedì 15 agosto, non festa in Norvegia. Anche se, a detta di tutti, i norvegesi stanno bene perché hanno il petrolio, un governo un po’ ladro devono averlo pure loro, visto che piove anche oggi.
Saro e Aaron se ne sono andati, direzione Koppang, per la pesca alla mosca nel fiume Glomma. Chissà, forse li raggiungeremo. Noi per intanto restiamo ancora qui: il Pescatore vorrebbe provare la nuova canna, tempaccio permettendo. I poveri, Saro e figlio, hanno chiesto la strada all’Autista invece che a me: non sanno che nella nostra quasi quarantennale storia insieme ci perdiamo sempre quando l’itinerario lo decide lui: li ha sia pur vagamente indirizzati verso Kristiansund, cosa che ha comportato loro il pagamento del pedaggio al ponte di Gjemnes (loro 80 kr, noi l’anno scorso 97 a passaggio) per poi sentirsi dire dal casellante che dovevano fare la strada all’incontrario. Li ha fatti uscire girando intorno al casello ma senza restituire i soldi. Sono passati da noi per …parlarne.
Il Pescatore si è armato fino ai denti di canne (2 tipi diversi), con ancoraggi per evitare la dipartita di una di esse, come successo l’anno scorso quando un enorme merluzzo si è ingoiato tutto l’amo fino alla canna, trascinandosela in mare sotto il ponte, più esche, e tutti gli orpelli necessari e pure superflui, ed è andato all’attacco di torsk, sej, laks e quanto altro vive nell’acqua, con l’idea di pescare tutta la notte.
Dopo un’oretta scarsa è tornato fradicio fino alle mutande, con niente di preso tranne un solenne improvviso acquazzone da tergo.
Assolutamente deluso si è fatto una doccia calda e dopo la cena subito tutti a letto.
Martedì 16 agosto: risveglio ancora bagnato. Siamo arrivati a non poterne più. Fatte le pulizie di rito abbiamo preparato per la partenza e un po’ mestamente ci siamo arresi. Con un sms a Rosario, per preavvisandogli il nostro arrivo presso il suo nuovo accampamento a Koppang, siamo salpati. Abbiamo cominciato una vera e propria via crucis alla ricerca del gas. Con la lista fattami dalla signorina del TuristKontor di Hitra abbiamo cominciato a fermarci a Oppdal, poiAlvdal, poi Tynset. Niente da fare. Arrivati a Koppang siamo scesi al Glomma , trovando Rosario e Aaron in mezzo al fiume con l’acqua fino alla pancia, intenti a pescare. Al nostro arrivo presso il loro furgone siamo stati subito avvicinati da due ragazzi con una specie di divisa che ci hanno detto che lì era proibito campeggiare. Sul camioncino avevano un pointer inglese e un beagle che, mentre il primo abbaiava come un matto, si annusava pacificamente con la nostra Belva.
Abbiamo girato Koppang cercando il gas o un posto dove comprare l’attacco adatto per le nostre bombole. Dopo una allegra cena coi nostri amici col pollo e altre cose che avevamo portato noi e il vino (italiano) portato da loro, noi siamo saliti a dormire in paese, piazzandoci nel parcheggio della Politi.
Mercoledì 17 agosto. Stamani siamo scesi a salutare Rosario e Aaron, abbiamo fatto colazione insieme e ce ne siamo andati anche perché per pescare lì sarebbe servita una licenza speciale e comunque l’acqua era troppo impetuosa anche per loro, più attrezzati di noi, tant’è che più tardi ci hanno messaggiato che avevano mollato anche loro e si erano diretti a Oslo.
Ripresa la caccia al gas (Koppang, Elverum, Flisa) finalmente a Kongsvinger abbiamo mosso a compassione il bravissimo sig. Morten che dapprima ci ha detto di no, che non poteva accontentarci, poi ha provato e riprovato perfino con un attacco spagnolo, inutilmente, ma che alla fine è riuscito a riempirci la bombola vuota e poi ha pure insistito per sistemarci anche quella in corso. Meno male, ormai c’erano dentro solo 2 kg di propano: e il pesce nel freezer? E le mie costolette di renna? E tutti i finferli congelati? Ed è stato pure onesto, ha calcolato i kg messi e fatto pagare di conseguenza, non come il ragazzo di Harstad che mi ha messo 7 kg e me ne ha fatti pagare 11. Comunque sempre 400 corone, che sommate alle 159 spese per una specie di attacco che abbiamo comprato pur sapendo che era inutile…Pazienza.
Giovedì 18 agosto. Confermo: la Svezia è teoricamente bella. Molto verde, si viaggia sempre tra gli alberi ma dopo un tot è noiosa. Strada quasi sempre sgombra, dritta, con frequenti limitazioni di velocità, con caprioli nelle radure ai lati e numerosi animali schiacciati, quasi sempre tassi, in carreggiata.
Abbiamo trovato una bellissima AA a Gullspang: un prato verde molto spazioso, servizi, senza corrente, gratis, vicino al lago Vanern, con erba rasata a puntino e piccoli gazebi e tavoli a disposizione.
Abbiamo fatto una partenza improvvisa, ancora a notte fonda, causa nuova pioggia: l’erba bagnata preoccupa l’Autista che teme lo slittamento dei pneumatici.
Studiando l’itinerario dapprima si pensava di fare Helsingborg /Helsingor e poi Rodby/Puttgarden. Stavolta mi ero ripromessa di dare un’occhiata al castello di Amleto (Helsingor=Elsinore), ma per strada, facendo i conti abbiamo calcolato un notevole risparmio traghettando da Trelleborg a Sassnitz. Infatti all’andata abbiamo speso 106,50 E a Puttgarden e 80 E per il ponte di Copenhagen= 186,50. Facendo Helsingborg minimo 92 E+106,50= 192,50.- Facendo Sassnitz c’è un bel risparmio di km, perché si evita la Danimarca, e il traghetto viene 157 E. E si arriva sull’isola di Rugen, mio pallino.
Siamo arrivati a Sassnitz con parecchio anticipo. Abbiamo pranzato in fila per il traghetto (17.45 ma con avviso di presentarci alle 15.30). Siamo poi saliti sulla “Sassnitz”, una nave immensa e con mia gran gioia ci hanno vietato di lasciare l’Animale in camper. Un po’ sprovveduti, come sempre, abbiamo lasciato gli Euro sul camper e di sopra accettavano solo quelli quindi abbiamo visto un sacco di gente che mangiava, beveva, faceva spesa al free shop e noi …beh, tutto risparmiato ( comunque, dopo i vari salassi imprevisti subiti, era il minimo augurabile). Per fortuna nello zaino avevo messo un po’ di crackers e una banana che ci siamo divisi equamente in tre, l’Autista, il Beagle ed io.
Il quale Beagle si è comportato benissimo, favorito in ciò dalla totale mancanza di altri cani e dalla disponibilità di tutti i passeggeri che gli hanno fatto le coccole che lui normalmente pretende. Caspita, se uno passa e non si ferma al suo scodinzolare, dicendogli bello e carezzandolo, si incavola di brutto e reclama a gran voce.
L’Autista voleva star fuori sul ponte perché e se il cane sporca e se abbaia e se perde i peli e se ecc. Di brutto, dopo una bella dose di vento, ho preso l’Animale e sono entrata in una delle salette, piazzandolo sulla poltrona accanto a me. Si è deciso anche l’Autista, e siamo stati stravaccati tutte le quattro ore della traversata.
A Rugen, in piena notte, è cominciata la solita ricerca del posto adatto per noi: avevo un paio di AA segnate ma tra il buio, la stanchezza e la non conoscenza dell’isola, abbiamo fatto molta strada e tanti dentro e fuori da tentativi di soste. Alla fine siamo entrati nel parcheggio di un parco di divertimenti, intitolato a Pinocchio, a Gohren, dove ci siamo sistemati molto bene e dove siamo andati a dormire, cullati dal rumore della nostra amica pioggia. Durante la notte c’è stata la trasformazione da pioggerella a violento temporale, quindi ho dovuto confortare la Belva, spaventatissimo dalle raffiche di vento e dai tuoni.
Venerdì 19 agosto. Siamo usciti dal Parco Pinocchio pagando alla sbarra automatica i 5 E richiesti poi abbiamo cominciato a girare l’isola. Bellissima, molto turistica, con casette tipiche col tetto in erba rasata (non con praticamente alberi come in Norvegia), strade spesso lastricate a pietre, foreste bellissime di conifere molto alte che fanno pensare a Robin Hood. Il tempo è capriccioso, alterna sole e pioggia. Abbiamo pranzato nel cuore del Parco Naturale poi abbiamo proseguito nel giro arrivando a spiagge selvagge, gran siepi di more di rovo (debitamente raccolte), paesetti caratteristici tra immensi campi di grano. Abbiamo fatto una specie di censimento di AA camper, ce ne sono a bizzeffe e di giorno si trovano facilmente. Alla fine abbiamo optato per la sosta in questa Oasi, a Binz, anche se sono un po’ furbini: 13 E per la sosta però 50 cent ogni 12 h di corrente, poi 1 E per la doccia, 1 E per 60 litri d’’acqua, 1 E per lo scarico acqua grigia, 1,20 per il WC, 0,10 per l’acqua da bere e non ho chiesto altro altrimenti magari ne uscivano altre spese, però dotato di una piccola Area Cani. A Dranske, una bellissima AA, chiedevano tante robette anche là, perfino 2 E per la Belva, tanto da farne uscire 23,70 E.
Stasera gran minestrone e poi ci guardiamo la Tv fino ad esaurimento: finora, per non scaricare troppo la batteria, ci siamo limitati a Reazione a catena alternato al programma di Gerry Scotti, seguita da Paperissima Sprint. e, potendo, la puntata di Julia su Rai 3 all’una del pomeriggio.
Sabato 20 agosto. Oggi abbiamo optato per una visita circolare dell’Isola, toccando punti non visti ieri, con l’idea di trovare una buona sosta per fermarci magari anche tutta domenica e cominciare a scendere verso Berlino lunedì.
Addio sogni di gloria…i campeggi sono sul tipo dell’Oasi, mettono una cifra che poi si arrotonda man mano. E dire che all’Oasi non ci hanno fatto pagare il Beagle, si saranno dimenticati. Rugen è comunque bellissima, grandi foreste alternate a sterminati campi di grano, paesini pittoreschi, tanti fiori, molta gente che, dopo il deserto umano norvegese, ci fa una certa impressione. Lassù si incontra la popolazione solamente nei supermercati. Abbiamo percorso stradine improbabili, arrivando a dei NaturPark per poi rigirarci e ripartire, oppure trovando altre possibilità ma in paesini sperduti e pure all’interno. Comunque ammirando sempre il paesaggio. Abbiamo notato che tutti i parcheggi, anche i più isolati, sono a pagamento. In uno, a Born, era specificato che non ci si poteva pernottare ma che il sindaco in persona garantiva la possibilità ai camper di poter sostare per una notte presso il Camp Born. Si grazie, ma a 30 Euro, però.
Quando abbiamo deciso che l’Isola di Rugen l’avevamo vista tutta, tralasciando unicamente il parco delle foche (tanto nominato sui telefilm del mezzogiorno di Rai2, La nostra amica Robbie) anche perché aperto solo di martedì e di giovedì, ci siamo diretti a Stralsund per proseguire poi verso Berlino.
Nei prati e nelle radure ai lati della strada si vedono spesso caprioli e cicogne, oltre a molti aironi grigi e qualche falco.
Dopo tanto penare per trovare la sosta adatta a noi, sulla terraferma, a Altheide, abbiamo visto un piccolo parcheggio lastricato, a fianco della strada, provvisto di toilette perfette, con un cartello indicante camper e roulotte, e ci siamo sistemati per la notte. Più staccato, un altro pannello indicava una sosta generica di due ore. L’Autista ha soprasseduto a questo “invito”, peraltro in contraddizione col primo cartello, il che è tutto dire. Prima c’era stata una mezza discussione dove io ho ribadito che non ho problemi particolari per la sosta notturna, che se non c’è un’AA dedicata mi sta bene anche stare in una piazza, davanti alla chiesa, davanti alla polizia e posti simili, che le pippe se le fa tutte lui. Forse per questo stavolta non ha fatto particolari storie.
Domenica 21 agosto. Dal “Portale del Camper” , prima di partire, avevo compilato un elenco di AA della Germania. In autostrada se ne troverebbero parecchie, comunque ne abbiamo decisa una e ci siamo imbattuti nella solita avventura: per Paaren c’era scritto che l’AA era gratis, si sarebbe pagata solo l’acqua. Ci siamo arrivati basandoci sulle coordinate e ci siamo trovati in un caos. L’AA non esiste più in quanto tale, ora è un immenso spazio verde adibito alle feste del paese. Tra ieri e oggi c’è stata una mega Fiera Cavalli: asserire che ce n’erano molti è dire poco. Cavalli ovunque, cavalieri, fieno, puzza, gente. Ci siamo avventurati all’ingresso, ho chiesto agli addetti se era quello il posto. Loro prima hanno detto di no, che non era più un posto per camper poi ci hanno fatto segno di entrare lo stesso e di sistemarci “in fondo”. Siamo entrati nel grande prato non adibito a parcheggio visitatori, in mezzo a tutto, come sopra. Aria irrespirabile. Sana, sicuramente. E abbiamo trascorso la giornata facendo dei tentativi di socializzazione della Belva coi suoi simili. Ai cavalli non bada, ma agli altri cani sì. E’ una disperazione. Abbiamo provato e riprovato a portarlo fuori, richiudendolo sul camper ad ogni nuova furiosa abbaiata. E gli altri zitti. Di tutte le razze, mescolati ai cavalli, mescolati ai tantissimi visitatori. Una coppia aveva tre grossi alani, praticamente dei vitelli. Comunque tutti avevano almeno due bimbi e un cane. Così come per quasi ogni cavallo ce n’era uno accanto. Abbiamo assistito a gare di carrozzelle, a gare di cavalieri singoli, a una scuola di ippica, a virtuosismi di cavalieri in costume medievale, a dimostrazioni di varie abilità cavalleresche, in mezzo ad un ricco contorno di bancarelle con accessori da ippica, altre con robe mangerecce, giochi per bimbi, un recinto con pecore, cerbiatti, tutto un mondo variopinto e puzzolente, guardando dove si mettevano i piedi, essendoci ovunque e dovunque un continuo gira e rigira di quadrupedi molto producenti.
Abbiamo mangiato anche noi una cosa non ben definita con patatine fritte. Verso sera abbiamo chiesto alla responsabile se si poteva stare per la notte. Prima ci ha consigliato un campeggio ma quando abbiamo precisato di non avere esigenze particolari di corrente o altro ci ha detto ok e che ci libereranno domani mattina. In realtà mi sembra di vedere che là in fondo uno dei cancelli sia rimasto aperto.
Fa caldo: in effetti è la prima volta da mesi che lo soffriamo veramente, ma lo facciamo alla grande dovendo tenere tutto chiuso causa invasione di zanzare.
Lunedì 22 agosto: siamo partiti alla volta di uno degli indirizzi trovati su internet. Non sappiamo bene dove finiremo basandoci unicamente sulle coordinate, sappiamo solo che è dalle parti di Bayreuth e tanto ci basta. Siamo usciti dall’autostrada e percorso una stradina con notevoli dislivelli, 16% di pendenza, tanto per fare un esempio. Alla fine siamo arrivati a Wirsberg, loc. Storghattal, un prato sulla riva di un fresco e pulito torrente in mezzo ai boschi nel quale il Beagle si tuffa beatamnte, dotato di servizi e di gabbie con galline e capre che spaventano parecchio la nostra coraggiosissima Belva . Ci sono due camper, ci dicono che possiamo stare. Fa caldo. Ci sistemiamo. C’è un notevole andirivieni di macchine e ragazzini in bici e in motorino. La spiegazione sta in una piscina con scivoli qualche centinaio di metri più avanti, oltre le curve, nel bosco.
Nel pomeriggio facciamo una passeggiata in paese, un vero bonbon. Il Municipio, un pregevole palazzetto decorato con moderni affreschi, ci accoglie per la mia solita caccia ai depliant, poi in una piccola birreria mangio un ottimo gelato e l’Autista si gusta una fresca Kulmbacher .Il proprietario, di suo, subito porta dell’acqua fresca anche per il Beagle. Scorgiamo arrivare e svoltare di gran carriera in direzione Kulmbach due camper chiaramente, per noi, veronesi.
Ci solletica l’idea di mangiare una pizza presso La Sirenetta con tutti tipi di prodotti italiani. Poi invece in serata ceniamo in camper, gustandoci il sopravvenuto fresco.
Martedì 23 agosto. Siamo a Kulmbach. C’è una bella AA,spaziosa, proprio sotto una imponente fortezza, contornata da verdi piste pedonali che costeggiano un torrente color nero lurido, con dei tedeschi molto gentili che ci indicano dove metterci e ci spiegano come funziona la corrente. Ci sono anche i due camper veronesi (S.Giovanni Lup) scorti ieri en passant. La signora mi spiega che hanno visitato l’Isola di Rugen anche loro e sono venuti qui apposta per andare a cenare in birreria, la Kommonbrau. Abbiamo visitato la città, molto bella e caratteristica, dove tutto ruota attorno alla loro famosa birra, la Kulmbacher, e pranzato con quanto comprato in una rosticceria. Il pomeriggio è trascorso con un caldo torrido, seduti tra le piante x tentare di respirare. Poi abbiamo fatto una sortita e comprato, vedi un po’, delle birre. Ci ripromettiamo di restare qui anche domani, di andare a fare la spesa al supermercato visto oggi e di cenare anche noi alla Kommonbrau, se la troviamo.
Ci siamo fatti una doccia gelata per rinfrescarci un po’. Dopo un quarto d’ora però eravamo ancora fradici di sudore. Ci giungono notizie torride anche da casa. La voglia di Norvegia torna prepotente, quasi quasi rimpiangiamo la pioggia e le basse temperature di lassù, d’altra parte dal freddo ci si ripara ma non riusciamo a trovare rimedio per questo caldo. Anche la Belva, poveraccia, ansima come un mantice, con una lingua fuori lunga quasi un chilometro. Quasi meglio quando lassù usciva e dovevo asciugarlo ogni due minuti per la gran pioggia. Non si è mai lamentato.
Stranamente col buio sono partiti i nostri vicini da tutti e due i lati, o sanno già dove andare a dormire o vogliono approfittare della notte per viaggiare.
Mercoledì 24 agosto. C’è la 220, per questo il diario diventa tale. Stamattina giretto per il mercato. Beh, insomma…abbiamo preso un paio di sandali per l’Autista e una cartolina ricordo. Poi spesa al Centro Commerciale, pranzo, siesta all’ombra, sgambata del Beagle in un campetto recintato, doccia gelata per raffreddare i bollori e preparazione per la serata. Continuano sms allarmanti circa la temperatura di casa.
Cena in Birreria al Kommonbrau, praticamente a sorpresa essendo i piatti descritti unicamente in tedesco. Crauti, arrosto, polpettone, salsiccetta, patate lesse, fetta di prosciutto cotto di Praga, fetta di pancetta, senape. Poteva andare peggio. Birra. Accompagnamento di una folta banda musicale in giacca rossa, rumorosa e decorativa. Rientro al camper per un caffè come si deve e per i rimorsi per l’aver rinchiuso la Belva per la durata della cena. D’altra parte lui non se ne sarebbe stato calmo calmo sotto il tavolo come il botolo della coppia tedesca seduta accanto a noi.
Una coppia di Genova ci ha tradotto delle cose scritte sul menu ma ormai solo a cena finita.
La serata si conclude con un temporale coi controfiocchi mentre in tv l’Udinese combatte come Don Chisciotte contro i mulini a vento dell’’Arsenal.
Sabato 27 agosto 2011: siamo parcheggiati dietro il MaximilianHof tra Krun e Wallgau, in mezzo ai prati. Sarebbe una scena idilliaca non fosse per il cielo plumbeo e la pioggia fastidiosa che non vuole smettere. Ieri caldissimo, non c’era preludio per la giornata autunnale che abbiamo davanti oggi.
Siamo partiti giovedì mattina da Kulmbach sotto un sole accecante e raggiunto Sulzemoos percorrendo la solita autostrada tedesca che ci fa disperare. Non sento molti lamentarsene ma salvo dei tratti confortevoli, per la maggior parte è pavimentata in modo da continuare a saltellare, sembrano lastroni di cemento: sul camper tutto cigola e si sconquassa. Dipenderà anche dalla velocità e dalla pesantezza del mezzo ma non è un bel viaggiare. Però è gratis. Passare dai paesini, tutti deliziosi, comporta uno stress per l’Autista che deve stare attento al traffico, all’osservanza meticolosa dei limiti di velocità e al suo istinto da vigile che lo porta a controllare il comportamento anche degli altri autisti. Quindi si sceglie: o scrolloni o brontolate continue.
A Sulzemoos una simbolica botta di culo. Va ben, questione di monetine, ma ci allacciamo ad un punto corrente ancora carico dal precedente utilizzo e la 220 ci resta per tutto il giorno e la notte, senza bisogno di rabbocchi. A Kulmbach ogni sei ore bisognava foraggiare la colonnina.
Trascorriamo una cocente giornata tra lustramento di occhi, visitando i camper in vendita, e meste considerazioni sulle nostre finanze che non ci permettono un cambio di mezzo. Il glorioso Camperott ci ha portato da nord a sud del mondo, ha vissuto mesi con noi, sta superando in neanche cinque anni i centomila km ma ci ha anche fatto disperare: e i finestrini malfunzionanti, e la valvola a farfalla, e una ruota bloccata per la quale abbiamo rischiato alquanto, e rotture e disagi vari nell’abitacolo. Ed è grande: c’è la comodità all’interno, rispetto ai furgonati o ai media taglia, maggiore vivibilità ma c’è una notevolissima disparità di parcheggio, l’emarginazione in molti posti in quanto evidentemente camper e una grossa differenza in peggio nei pagamenti di pedaggi autostradali, tipo in Francia, o sui traghetti, tunnel e varie direzione Scandinavia. Un Possl sotto i 6 mt tra Halsa e Kanestraum ha pagato 122 Nk contro le nostre 252 per il medesimo imbarco, tanto per fare un esempio. Non andremo più a CapoNord ma sotto i 6 metri nel 2007 pagavano 147 Kn, noi 507 all’andata e altrettante al ritorno. Poi bisogna stare coi fucili puntati perché dai 7 mt in su i bigliettai fanno presto ad aggiungere lunghezze fantasiose, facendo pagare di conseguenza. Bisognerebbe poter contare sulla loro cecità e sparare spudoratamente un 6 mt, alla faccia dell’evidenza.
La serata a Sulzemoos non è stata molto simpatica: un gruppo di chiacchieroni che sghignazzava vicino a noi ci impediva perfino di sentire il Tg. C’era troppo caldo per chiuderci dentro quindi dovevamo pazientare malvolentieri.
Ieri mattina ci siamo diretti verso la zona di Garmisch. Prima del Walchensee ci siamo fermati per il gasolio e ho sentito un suono come di tromba uscire ripetutamente dalla ruota posteriore destra. Per chiarire il problema siamo andati a Garmisch: l’hanno smontata, decretato keine problema, chiesto 40 E. Sembra dipenda dallo stazionamento troppo lungo con freno a mano tirato. Cosa che di solito io pretendo quando si parcheggia sulle zeppe o troppo vicino alle sponde di mare o lago o fiume, dove se l’Autista, stando al volante, non vede l’acqua proprio sotto il paraurti non sta bene.
Abbiamo chiesto ai proprietari del MaximilianHof se potevamo stare qui dietro ( il Figlio Piccolo e la Moglie alloggiano da loro). Ieri sera abbiamo cenato al Ristorante “rurale” di Krun mentre era in corso uno spettacolo in costume. L’animatore doveva essere molto bravo perché le altre persone sedute a tavola ridevano a crepapelle. Balletti, canti, musica con strumenti insoliti e barzellette. Una, parecchio lunga, dove ricorreva spesso la parola Italien, ha riscosso molto successo. Non avendo capito un piffero non sapremo mai se anche noi avremmo riso o se ci saremmo offesi. Stamattina c’è stata una uscita, con rapido rientro causa pioggia, alla inutile ricerca di funghi. Forse staremo qui anche domani, pensiamo di rientrare in Italia lunedì onde evitare il traffico domenicale. Forse.
Passeremo ancora dal FernPass e dalla Val Venosta perché troviamo che la strada sia bella e più scorrevole di quella diretta al Brennero. Ed evitiamo così sia la Vignetta sia il pagamento del ponte Europa.
Domenica 28 agosto: anche stamattina gran pioggia che ha rovinato la passeggiata nei boschi con successivo miglioramento. Anche ieri, dopo il tempaccio del mattino, il sole è tornato splendido e la sera abbiamo cenato in un favoloso ristorantino di Wallgau, dopo una lunghissima passeggiata a piedi per raggiungerlo. Il ritorno è stato molto allegro. Oggi siamo ripartiti, ci siamo fermati dopo il Passo di Resia, al Villaggio dei Pescatori, dove abbiamo pranzato e ci siamo poi trovati invischiati nel solito caotico traffico italiano, A fatica abbiamo raggiunto Bolzano Sud e piano piano, a sera, abbiamo rivarcato la soglia di casa.
Bene, archiviamo questo viaggio un po’ mestamente: troppe cose non sono andate per il verso giusto. I contrattempi meccanici, le difficoltà di reperire il gas,il freezer mal funzionante, la fatica di dover troppo spesso aspettare per le riparazioni, avvenute o sperate, o tornare indietro per lo stesso motivo,le spese impreviste che hanno sconvolto le nostre finanze, la scarsità di provviste, la tv capricciosa, la pioggia, la pioggia, la pioggia, il freddo, hanno rovinato un viaggio a lungo previsto, pensato e sognato che però ugualmente resta nel cuore per le simpatiche persone incontrate, per la cortesia di quanti ci hanno aiutato, per i paesaggi stupendi che sempre rallegrano la vista e rimangono impressi nella mente, sia se illuminati da un sole che splende di più lassù che non a casa nostra, sia se il tempo è grigio ma non ce la fa a sminuirne la bellezza, per il senso di pace che ci prende come mettiamo piede in terra di Norvegia, al punto da farci sentire…a casa e per questo, Cielo permettendo, l’anno prossimo ci riproviamo. Parola di ..Beagle.