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Camping Sport Magenta

Vuelta Iberica

Viaggio in Italia, Francia, Spagna e Portogallo

24 Luglio - 21 Agosto 1993
Con la partecipazione di Alessandra, Diana, Gabriella & Gabriella, Roberto


Passo de Roncesvalles, Camino de Santiago, Burgos, Santiago de Compostela, Cabo Finisterre, Coimbra, Nazarè, Lisboa, Cabo de Sao Vincente, Praia do Camilo, El Rocho, Zahara de los Antunes, Gibraltar, Cabo de Gata


Le Tappe
  1. Castel Gandolfo-Roma Nord-Area Fabro Est Km 78
  2. Fabro Est-Firenze-Viareggio-Genova-Area La Scoperta Km 644
  3. La Scoperta-Arles-Area Narbonne Vinassan Km 442
  4. Narbonne Vinassan-Mirepoix-Pamiers-Lannemzan-Area Pyrennees Km 344
  5. La Pyrennees-Roncesvalles-Pamplona-Estella-S.Domingo de la Calzada Km 358
  6. S. Domingo de la Calzada-Burgos-Leon-Hospital de Orbigo Km 305
  7. Hospital de Orbigo-Lugo-Ponferrada-Santiago de Compostela Km 302
  8. Santiago de Compostela Km 0
  9. Santiago de Compostela-Muros-Concurbion-Cabo Finisterre-Ancoradoiro Km 182
  10. Ancoradoiro Km 0
  11. Ancoradoiro-Pontevedra-Vigo-Bayona Playa Km 165
  12. Bayona Playa-La Guardia-Porto-Coimbra Km 322
  13. Coimbra-Bathala-Nazarè Km 128
  14. Nazarè-S.Martinho do Porto-Lisboa Km 134
  15. Lisboa Km 0
  16. Lisboa Km 0
  17. Lisboa-Cabo de Sines-Cabo de Sao Vincente Km 339
  18. Cabo de Sao Vincente-Lagos-Faro-Quarteira Km 134
  19. Quarteira-Vila Real-Torre de la Higuera Km 207
  20. Torre de la Higuera-Sevilla-Cadice-Zahara de los Antunhes Km 321
  21. Zahara de los Antunhes Km 0
  22. Zahara de los Antunhes-Tarifa-Algeciras-Gibraltar-Sebinillas Km 216
  23. Sebinillas Km 0
  24. Sebinillas-Almeria-San Josè-Playa de Monsul Km 375
  25. Playa de Monsul-San Josè-Vera-Lorca-Totana Km 180
  26. Totana-Murcia-Elche-Valencia-Benicarlò Km 462
  27. Benicarlò-Barcellona-Area Narbonne Vinassan Km 472
  28. Narbonne Vinassan-Arles-Montecarlo-Bordighera Km 481
  29. Bordighera-Viareggio-Firenze-Albano Km 695


Sabato 24 Luglio 1993.

Partiti alle 20.00, dopo una breve sosta per la cena, alle 23.15 ci fermiamo per la notte all'area di servizio Fabro Est sulla A1.

Sommario delle tappe.

Domenica 25 Luglio 1993.

Il cielo è sereno e si annuncia una giornata piuttosto calda. Partiamo alle 8.30 così, dopo due ore, a Firenze Nord, prendiamo la A11 per Viareggio. Alle 12.50 ci fermiamo all'area Brugnato Est, sulla A12, ove ci riforniamo di gpl e approfittiamo anche per pranzare. Dopo pranzato, nell'attesa di ripartire, conosciamo due simpatiche signore romane con Safariways Gomes dirette a La Rochelle, in Francia, che in codice CB si fanno chiamare Briciole, con le quali scambiamo due chiacchiere. Le Briciole partono un quarto d'ora prima di noi, che ci muoviamo che sono le 15.00. Un'ora dopo siamo nel dedalo di svincoli di Genova. In prossimità di Savona riceviamo il segnale di chiamata delle Briciole, che hanno rallentato la loro andatura per aspettarci. Tutti insieme passiamo la frontiera, quasi senza accorgercene, e alle 19.00 arriviamo all'area di servizio La Scoperta dove ci riforniamo di gpl e ci fermiamo per la notte.

Sommario delle tappe.

Lunedì 26 Luglio 1993.

La notte passata tranquilla, lontani dai rumori e in compagnia di roulotte, camper e saccopelisti sdraiati sui prati umidi della prima area di servizio francese che visitiamo. Partiamo alle 8.45. Alle 10.30 siamo fermi all'ara di parcheggio Condumy, tra Le Luc e Brignoles, per la ricreazione di metà mattina. Ripartiti dopo mezz'ora, alle 12.00 aggiriamo Marseille e alla mezza ci fermiamo per il pranzo all'area di parcheggio Ventabrenn Nord. L'area molto ventilata ma ospitale, soprattutto per Diana che si può sfogare con altalene, scivoli e casette dei sette nani. Ripartiamo prima delle 15.00 e, dopo poco più di un'ora, aggiriamo Arles al centro del delta del Rodano. Alle 20.00, ci fermiamo all'area di servizio Narbonne-Vinassan per la notte. Questa senz'altro la più bella e attrezzata area di servizio che abbiamo frequentato durante i nostri viaggi. È pulita, c'è il cambio valuta, il punto appoggio per i camper, il rifornimento di acqua potabile, le docce gratuite, i servizi sono i ottimo stato, insomma un camping a tariffa autostradale. Dopo esserci comodamente sistemati al riparo dei numerosi alberi e cenato, Diana riesce ad estorcerci il suo ennesimo gelato al cioccolato.

Sommario delle tappe.

Martedì 27 Luglio 1993

Ripresa l'autostrada, aggiriamo Narbonne, di cui vediamo spiccare la magnifica cattedrale, e, subito dopo ci inseriamo sulla A61 per Tolouse. Alle 10.30 siamo fermi in una panoramica area di parcheggio per scattare alcune foto a Carcassonne verso la quale ci dirigiamo uscendo a Carcassonne Ouest. Cercando disperatamente di prendere la giusta direzione sulla N.119, perdiamo tre quarti d'ora nel dedalo di incroci alla periferia della caratteristica cittadina francese. A mezzogiorno superiamo Montreal e, alle 13.00, ci fermiamo in un'ampia piazza alberata di Pamiers per il pranzo. Alle 14.00 un nugolo di vecchietti e pensionati occupano quasi tutto il piazzale per giocare simpaticamente a bocce. Alle 14.30 Alessandra, Diana e Le Briciole, per sgranchirsi un poco le gambe, si fanno una passeggiata in centro cercando di acquistare latte ed altro della spesa quotidiana. Finora il tempo ci ha retto il gioco. Seppur costantemente ventilate, abbiamo incontrato tutte giornate degne dell'estate. Ripartiamo alle 15.30 dopo qualche piccolo acquisto. Dopo un'ora di strada, siamo fermi a Le Mas d'Azil per vedere la parte accessibile delle locali grotte scavate dal torrente. Alle 17.00 siamo di nuovo in marcia per fermarci alle 18.15, a St. Gaudens per il rifornimento di gpl. Affrontiamo tratti di strada alquanto impegnativi anche a causa della caotica segnaletica. Prendiamo l'autostrada dei due mari e, alle 20.00, ci fermiamo nella nuovissima e tranquillissima area di servizio La Pyrennese per il rifornimento di gas e per la notte. Anche questa un'area di qualità nettamente superiore a quelle di casa nostra ed anche alle consorelle tedesche. L'accoglienza di prima qualità. Oltre i soliti servizi, carburante, bar, ristorante e minimarket, ci sono docce sia a pagamento che gratuite, servizi igienici assolutamente puliti, splendidi verdeggianti prati, parco giochi per bambini e un percorso atletico per gli adulti con tanto di piccola scalata sulla sommità di una scultura dalla quale si gode una ineguagliabile vista su quasi tutta la catena dei Pirenei da prima del Pic du Midi fino all'Atlantico.

Sommario delle tappe.

Mercoledì 28 Luglio 1993.

Diana, pensando ai giochi, si alza prima di tutti. La giornata è serena e già calda alle prime ore del mattino. Percorriamo un altro bel tratto di autostrada ed usciamo a Salies de Bean da dove ci dirigiamo verso St. Jean Pied de Port. Alle 11.30 attraversiamo la cittadina di Uhart Mixe ove individuiamo un buon posto per pernottare. Arrivati a St. Jean prendiamo la stretta via del Passo di Roncesvalles e ci ritroviamo in Spagna senza neanche essercene accorti. A Valcarlos, primo villaggio ispano incontrato, ci fermiamo per effettuare il necessario cambio valuta e, subito dopo, prendiamo la salita verso il passo. Lungo le erte e tortuose rampe pirenaiche il camper delle Briciole fa le bizze, fonde il fusibile della ventola di raffreddamento e porta l'acqua in ebollizione. Ci fermiamo a metà salita per i necessari aggiustamenti, ripartiamo ed arriviamo in cima al Puerto de Ibaneta. Siamo a 1050 metri sul livello del mare, l'aria tersa ed il sole splende caldo, numerosi avvoltoi volteggiano sulle verdeggianti cime circostanti. Prevediamo di fermarci per il pranzo per circa due ore in modo da consentire ai camper di raffreddarsi a dovere. Da questo passo inizia uno dei cammini che portano i pellegrini a raggiungere Santiago de Compostela e, tale fatto, testimoniato dalla collinetta piena delle piccole croci che i pellegrini piantano qui prima di intraprendere il viaggio a piedi o in bicicletta. Sulla sommità di un colle si erge il monumento a Rolando, paladino di Carlo Magno che qui cadde in un'imboscata. Dopo aver comodamente pranzato, esserci abbondantemente goduti i vasti panorami offerti da questo balcone naturale, aver rabboccato l'acqua di raffreddamento dei camper iniziamo la nostra discesa verso Pamplona. Impieghiamo un'ora per percorrere la stretta e tortuosa strada verso la cittadina navarrese, dove arriviamo poco prima delle 17.00. Fa un caldo da morire, per fortuna Diana si addormentata. A Pamplona chiediamo informazioni sulla direzione da seguire ad un cortese signore che ci guida con la sua auto fino all'uscita della città verso Estella, così riusciamo a limitare i ritardi. La strada, dopo Pamplona, diviene un poco più larga e transitabile, ma le curve, le salite e, soprattutto, il caldo torrido ce la rendono assai faticosa. Fino ad Estella ci sembra di essere in un paesaggio deserto. Chilometri di strada in mezzo a distese di campi di grano maturo ed incolto ove non si incontra anima viva. Alle 19.30, ci fermiamo al camping Banares a Santo Domingo della Calzada cittadina posta lungo il Camino de Santiago. Andiamo tutti a farci un bel bagno in piscina per raffreddare un poco i nostri corpi arrostiti alla guida dei mezzi. La giornata stata veramente torrida. Per tutti i 358 chilometri percorsi, nonostante i Pirenei, abbiamo dovuto prestare costantemente attenzione alla temperatura dell'acqua di raffreddamento dei mezzi. Le strade spagnole, seppure non ridotte come quelle polacche, certo lasciano un poco a desiderare, in compenso non è difficile approvvigionarsi di carburante.

Sommario delle tappe.

Giovedì 29 Luglio 1993.

Le Briciole ci lasciano partire con rammarico in quanto, avendo un problema con il frigo di bordo, sono costrette ad una sosta in paese per tentare una riparazione che potrebbe essere piuttosto lunga. Ci diamo appuntamento al camping Orbigo di Ponferrada, nel caso che l'inconveniente si risolva presto. Usciamo alle 9.30 e, dopo un'ora di viaggio, arriviamo alla periferia di Burgos e, nel tentativo di perdere il minor tempo possibile, ci fermiamo a chiedere informazioni al primo ufficio del turismo incontrato alle porte della città. Mentre siamo fermi la nube di Fantozzi ci innaffia un poco il camper e non riesce nemmeno a bagnare la strada. Alle 11.20 parcheggiamo in un parking a pagamento di fronte al ponte su cui troneggia la statua del Cid Campeador. La visita di Burgos, centro e cattedrale, si prolunga oltre l'ora di pranzo così preferiamo fare uno spuntino in una trattoria prima di rimetterci in viaggio. Partiamo alle 14.40 verso Leon. Attraversiamo Osorno mentre il tempo è decisamente cambiato, è già un pò che piove ma, tutto sommato, la cosa è gradevole. Alle 16.15 è già tutto finito e il sole caliente ha ripreso il suo posto nel cielo. Attraversiamo distese immense di campi coltivati a grano e paesetti all'apparenza deserti. La strada per lo più diritta e scorrevole, percorsa da poche macchine e alcuni grossi Tir. Alle 18.00 siamo alla periferia di Leon. Dato il ritardo, decidiamo di non fermarci e proseguire, in modo da recuperare più strada possibile. Facendo i conti ci rendiamo conto di essere in forte ritardo sulla tabella di marcia e decidiamo di apportare una seconda variante all'itinerario previsto. Anziché dirigere da Leon verso Oviedo e La Coruna ci dirigiamo verso Astorga e Ponferrada. Alle 18.45 arriviamo al camping Don Suero di Hospital de Orbigo. Neanche posizionati che comincia a piovere, da un lato fa piacere dopo la calura dei giorni scorsi e di questa mattina ma ci dispiace perché così Diana non può godersi queste ore di sosta che facciamo prima di notte.

Sommario delle tappe.

Venerdì 30 Luglio 1993.

Non piove ma spira un freddo e persistente vento che scuote gli alti platani piantati nel camping. Ci vestiamo un pò pesanti e partiamo dopo riforniti di acqua e carburante. Alle 13.00, dopo quasi tre ore di viaggio piuttosto impegnativo, ci fermiamo ad una quindicina di chilometri da Lugo per il pranzo. Ripartiamo dopo un'ora e, superata Lugo verso le 15.00, dirigiamo verso Santiago de Compostela. Alle 16.00 ci fermiamo a Melide, una graziosa ed accogliente cittadina, per far fare merenda a Diana. È da un pezzo che incontriamo con sempre maggior frequenza folti gruppi di pellegrini in cammino verso Santiago e qui i bar ne sono pieni. Ripartiamo e, in un'ora, siamo alla periferia di Santiago incolonnati ad una miriade di pellegrini. Scopriamo solo ora, dalla guida Touring, che questo un Anno Santo Giacobeo, infatti il 25 luglio, giorno di San Giacomo, è capitato di domenica. Alle 18.15 siamo arrampicati al camping As Cancelas, a circa tre chilometri dalla cattedrale, ben collegato con il centro, in posizione panoramica e, soprattutto, fornito di piscina. Con nostra grande sorpresa ritroviamo le Briciole e, insieme, accompagniamo Diana alla sua cosiddetta "piscinata" giornaliera. Il campeggio pieno di gruppi italiani e, tra questi, ne conosciamo uno composto da tre camper di Imperia e uno di Brindisi che hanno percorso il cammino de Santiago da Roncesvalles come abbiamo fatto noi.

Sommario delle tappe.

Sabato 31 Luglio 1993.

Oggi in programma la visita a Santiago de Compostela. Dalla reception del camping, ci facciamo dare tutte le informazioni necessarie, linee bus di andata e ritorno, orari, indirizzi ed altro. Usciamo alle 9.30 e, tramite una comoda linea bus, arriviamo in dieci minuti in centro. Scendiamo e dirigiamo verso la basilica senza alcuna difficoltà di orientamento dato che i segnali del Cammino di Santiago sono posti anche all'interno della città. La passeggiata, interrotta da alcune soste in negozi di souvenir, si protrae per circa mezz'ora dopodiché arriviamo nell'ampia piazza antistante la cattedrale. C'è un gran movimento di pellegrini e noi, avendo necessità di effettuare un cambio valuta, procediamo oltre visitando anche l'altra parte del quartiere centrale di Santiago. Acquistiamo qualche souvenir e un esemplare del bastone a croce dei pellegrini, con borraccia e conchiglia, che Diana si sceglie di una dimensione esorbitante, e torniamo verso la cattedrale. Strada facendo ci fermiamo presso un bar a fare una colazione in quasi perfetto stile italiano. Entriamo in cattedrale che sono passate le 11.00 e, senza saperlo ci ritroviamo nel mezzo dell'affollatissima messa del pellegrino. La chiesa è piena all'inverosimile. Al momento della benedizione viene fatto oscillare, davanti all'altare maggiore, un enorme bracere ricolmo di incenso appeso alla sommità della cupola. La scena così ambita dai pellegrini che, improvvisamente, si crea un caotico movimento di persone che da ogni angolo della chiesa cercano di affluire il più vicino possibile all'altare. Nel caos creatosi ci perdiamo di vista e ci ritroviamo solo mezz'ora più tardi ad una uscita laterale della chiesa da dove siamo riusciti a sfuggire alla morsa della folla. Le Briciole non riusciamo più a trovarle e, dopo averle attese per un poco sulla piazza, prendiamo la via del ritorno. Ci ritroviamo tutti al camping e ci scambiamo le rispettive impressioni. Pranziamo e ci rilassiamo un poco. Alle 17.00 scendiamo di nuovo in città. Si respira un'altra atmosfera. Non c'è più l'affollamento della mattina e sono in corso i preparativi per le feste della sera. Tornati nella cattedrale riusciamo, a costo di una lunga attesa in fila, a visitare la statua di San Giacomo, il sepolcro, la cripta e la porta santa aperta solo negli anni santi giacobei. Ci trastulliamo un poco per i caratteristici vicoli del centro, facciamo qualche spesa e scriviamo alcune cartoline poi torniamo al camping dove le Briciole si stanno abbronzando al sole in piscina.

Sommario delle tappe.

Domenica 1 Agosto 1993.

Facciamo un poco di manutenzione al mezzo, acqua e olio, ci riforniamo di acqua potabile, paghiamo e partiamo che sono le 10.15 verso Cabo Finisterre. Dopo una quarantina di chilometri, a Noia, finalmente vediamo l'oceano. Da qui la strada di fatto costiera, non ci allontaniamo mai tanto da perdere di vista mare e spiagge bianche, deserte e bellissime. Superiamo Muros e Corcubion fermandoci ovunque troviamo l'occasione per scattare qualche spettacolare foto. La strada sembra non finire mai. All'improvviso, dopo un breve tratto alquanto impegnativo, ecco Finisterre. Ma non la nostra mèta. Per il capo c'è ancora strada. Arriviamo al faro alle 13.30, per fare i 130 chilometri percorsi da Santiago abbiamo impiegato oltre tre ore, ma ne è valsa la pena. Questo posto sembra davvero la fine del mondo. Spira un vento forte, l'oceano increspato si mostra in tutta la sua azzurra bellezza dalla sommità del capo. Posizioniamo i mezzi e pranziamo in loco. Dopo pranzo visitiamo tutti i paraggi accessibili del faro e Diana riesce a scipparci un gigantesco cono gelato che non riesce neanche a finirsi. Ripartiamo alle 16.00 riprendendo la strada percorsa fin qui da Santiago. Alle 17.30, dopo aver percorso una cinquantina di chilometri sulla via del ritorno, restiamo imbottigliati nel tentativo di raggiungere il camping Ancoradoiro, posto in prossimità dell'immensa e stupenda Playa de Louro. Siamo costretti a fermarci in quanto l'accesso al camping è proibitivo dato il grande affollamento di autovetture parcheggiate lungo la strada dai domenicali avventori della spiaggia e della limitrofa pineta. Dato che l'attesa si annuncia piuttosto lunga, Diana, Alessandra e Gabrielletta se ne vanno alla spiaggia in modo da sfruttare questo tempo di immobilizzo dei mezzi. Noi, con Gabriellona, per ingannare il tempo, facciamo due chiacchiere con la simpatica famiglia di tedeschi che sono rimasti intrappolati insieme a noi con il loro camper. Ogni tanto, a turno, andiamo a controllare se la strada si liberata. Finalmente, alle 20.00, Gabrielletta ci viene a dare il via libera per accedere al campeggio. Nel camping siamo tutti, noi, le Briciole e il tedesco, posizionati fronte oceano, il ché vuol dire fronte vento. La zona molto bella e ricorda da vicino, per le spiagge, le rocce, i monti e la limpidezza del mare, la Gallura sarda. C'è una sola differenza: qui l'acqua è gelida. Ci godiamo un indimenticabile tramonto su Cabo Finisterre, ci laviamo, ceniamo e, come al solito, facciamo tardi.

Sommario delle tappe.

Lunedì 2 Agosto 1993.

Oggi abbiamo deciso di goderci una giornata straordinaria di sosta e di riposo. Ci svegliamo senza fretta, facciamo le solite faccende mattutine e, mentre Diana e Alessandra se ne vanno a prendere il sole sulla deserta e ventilata Playa de Louro con le Briciole, Roberto si avventura sullo scoglioso capo scoperto dalla bassa marea che, da queste parti, delle dimensioni dei 3 o 4 metri. Gran parte degli scogli sono ricoperti da cozze di varie dimensioni. Nelle pozze d'acqua lasciate dalla marea, si vedono ricci, anemoni e stelle marine. Sembra di visitare un acquario. I pescatori locali, facendosi largo tra i gabbiani, si avventurano sugli scogli emersi di fronte alla riva a caccia di polipi. Nella tarda mattinata, quando la marea sta già montando, Alessandra si reca a raccogliere un pò di cozze per il suo pranzo. La giornata scorre piacevole e tranquilla. Diana scorrazza a più non posso sull'immenso manto bianco della spiaggia, sia al mattino che nel pomeriggio, e, verso sera, tenta anche di farsi un bagnetto nell'acqua gelida dell'oceano. Tutti ci abbronziamo senza accorgercene, dato il senso di benessere e frescura procuratoci dal persistente vento. In serata provvediamo a pagare il campeggio, avendo intenzione di partire di buon ora all'indomani.

Sommario delle tappe.

Martedì 3 Agosto 1993.

Tutti i nostri buoni propositi della vigilia falliscono miseramente con l'aver dimenticato di attivare la sveglia dell'orologio. Facciamo le cose un pò in fretta per recuperare ma, il carico dell'acqua potabile e i saluti alle Briciole dirette a La Coruna, ci fanno partire solo alle 10.15. Percorriamo poco più di venti chilometri e ci fermiamo ad Esteiro, graziosa cittadina costiera, per effettuare il cambio valuta e la spesa quotidiana. Diana nel frattempo si sfoga nel locale parco giochi per bambini coinvolgendo anche Alessandra nello scivolo a tubo. Ripartiamo dopo poco meno di un'ora, avremmo intenzione di pranzare a Pontevedra o dintorni. Oggi la giornata cominciata calda, e prosegue sullo stesso piano, fortunatamente sentiamo ancora la fresca influenza dell'Atlantico. Alle 12.50 passiamo per Padron, dopo essere tornati a Santiago de Compostela ed aver optato di percorrere la viabilità ordinaria anziché l'autostrada per raggiungere Pontevedra. Dopo aver pranzato velocemente in una orrenda piazzola al bordo della strada, arriviamo a Pontevedra. Ci fermiamo lungo il porto canale e ripartiamo alle 15.15. Alle 15.50 siamo a Vigo, che superiamo senza fermarci, dirigendo lungo la costa. Arriviamo al camping Bayona Playa alle 16.50, un'ora accettabile, tutto sommato. Per sistemarci nel campeggio, affollato all'inverosimile, impieghiamo più di un'ora e finiamo in una piazzola da tenda. Il caldo patito in cabina di guida, la difficoltà della strada percorsa, nell'ultimo tratto stretta e piena di curve e incroci, e il nervosismo accumulato nell'attesa del posto ci fanno perdere l'opportunità di buon pomeriggio ancora da goderci. Diana, finalmente libera, se ne va ai giochi del campeggio, posti a pochi passi dal camper mentre noi sistemiamo il mezzo. Ceniamo ed usciamo a fare due passi nella notte, come dice Diana, la quale ci estorce l'ennesimo gelato al cioccolato. Con il senno del poi, questa non è stata una giornata granché fruttifera. Abbiamo percorso 165 chilometri di viabilità ordinaria, nella vana speranza di vedere chissà quali bellezze, quando percorrendo l'autostrada avremmo impiegato non più di due ore e saremmo arrivati qui prima di pranzo.

Sommario delle tappe.

Mercoledì 4 Agosto 1993.

Nonostante che le feste dei chiassosi saccopelisti nostri vicini siano finite dopo mezzanotte, la notte è trascorsa in assoluta tranquillità, la giornata limpida e sensibilmente più calda di quelle trascorse più a nord. Oggi contiamo di entrare in Portogallo e arrivare almeno a Coimbra o Nazarè in modo da recuperare il tempo perduto ieri. Partiamo seguendo la costa fino a La Guardia. Veramente notevole. Ci godiamo spettacolari panorami delle scogliere sull'oceano scoperte dalla bassa marea. Alle 10.30 siamo a La Guardia e ci fermiamo per la spesa. Diana collauda anche il locale parco giochi. Scriviamo alcune cartoline e ripartiamo solo a mezzogiorno. Alle 12.20 passiamo la frontiera tra Tuy e Valenca. Le installazioni doganali sono state completamente rimosse, sono rimasti solo i fossi sulla strada, così ci ritroviamo nella confusa e affollata cittadina portoghese senza neanche accorgercene. Ci fermiamo subito per il pranzo e cerchiamo di ottimizzare la sosta effettuando subito un corposo cambio di valuta. Il pomeriggio inizia quando lasciamo Valenca sotto un sole torrido. Superiamo Viana do Castelo alle 14.50 e Porto alle 16.20. Stiamo morendo di caldo e, dato il ritardo accumulato, siamo costretti, nostro malgrado, a rinunciare alla visita di questa industriosa cittadina e prendiamo direttamente l'autostrada per Lisboa. Alle 17.15 facciamo una sosta tecnica in un'area di servizio, lontana mille miglia da quelle francesi, poco dopo lo svincolo per Estarreja. La giornata è torrida e questo lungo trasferimento, ci pesa ed innervosisce molto. Mancano 70 chilometri a Coimbra e contiamo di coprirli in un'ora. Ripartiamo alle 18.00 e, dopo tre quarti d'ora, usciamo a Coimbra Norte. Percorriamo, con relativa facilità, i dieci chilometri che ci separano dal centro città e, alla fine di qualche peripezia, troviamo il camping municipale pieno. Parcheggiamo dinanzi allo stadio insieme ad altri equipaggi di Roma e Pisa. Alle 19.30 siamo a posto.

Sommario delle tappe.

Giovedì 5 Agosto 1993.

Notte trascorsa liscia ma rumorosa, a causa del segnale di avviso che parte dalla vicina stazione del treno metropolitano al passaggio di ogni convoglio. I campers nostri vicini alle 8.00 sono già partiti. Noi ci muoviamo un'ora più tardi col proposito di arrivare in serata a Nazarè via Leiria, Bathala, Alcobaca. Per uscire da Coimbra aggiriamo lo stadio e dirigiamo su Praca da Republica, arriviamo all'Universidade e, dopo la deludente vista di Se Velha e Se Nova, abbandonate al loro degrado, ci consoliamo, non più di tanto, col Patio, di fronte al quale abbiamo parcheggiato. Partiamo alle 10.15, scendiamo il colle universitario e prendiamo la via per Lisboa. In un'ora e mezza arriviamo a Bathala. Ci fermiamo di fronte alla cattedrale che visitiamo con tutto il quartiere limitrofo. C'è molta animazione in giro, si vede che il posto è prettamente turistico. Compriamo souvenir, cartoline, francobolli, carta telefonica e un bel pollo arrosto cotto alla brace. Ripartiamo dirigendo direttamente su Nazarè. Ci rincresce un poco non visitare Fatima e Alcobaca, tra l'altro nel giro di una ventina di chilometri, ma temiamo di distrarre troppo tempo al percorso prestabilito. Sarà per un'altra volta. La giornata è coperta con un caldo afoso e un fastidioso chiarore diffuso. Arriviamo a Nazarè alle 16.00 e tentiamo, ma invano, di sistemarci al sabbioso camping Val Paraiso. Ripieghiamo allora sul campeggio Orbitur dove ci fermiamo che sono le 16.45 chiudendo una tappa di soli 128 chilometri. Alle 17.30 usciamo dal campeggio e, facendoci due chilometri a piedi, ci rechiamo a visitare Nazarè. La guida dice che si tratta di una cittadina caratteristica con l'antica tradizione delle donne in costume che attendono sul porto il ritorno dei loro cari dal mare. Qui sembra di essere a Rimini. Un mare di cabine di stoffa occupa ordinatamente la spiaggia fino ad una ventina di metri dal mare. Il posto, comunque bellissimo e spettacolare, molto frequentato, un pò caotico ma dotato dal punto di vista naturalistico. Da una parte c'è uno sperone di roccia su cui si arroccano, come sospese nell'aria, una parte delle case del paese. Dal promontorio si stende, verso sud, una lunghissima, quanto affollata, lingua di sabbia che raggiunge il porto. Oltre il canale di uscita la spiaggia continua, assolutamente deserta, fino all'orizzonte. Prendiamo la funicolare per salire sullo sperone e, dalla sua sommità, scattiamo qualche spettacolare foto e ci godiamo il panorama. Ridiscesi a valle, attraversiamo il quartiere lungomare facendoci largo a fatica tra turisti, fittacamere a caccia di clienti e braceri con grigliate di pesce davanti agli innumerevoli ristoranti. Prendiamo l'autobus per il ritorno alle 20.30 e, al termine di un panoramico viaggio, arriviamo al camping alle 21.00.

Sommario delle tappe.

Venerdì 6 Agosto 1993.

Usciti dal camping, dirigiamo verso Nazarè, fidando nel caso che, essendo di buon mattino, non ci sia troppo traffico. Neanche superata la prima curva che ci ritroviamo incolonnati senza via di scampo. Accendiamo il baracchino e captiamo la conversazione di altri equipaggi italiani i quali, evidentemente avanti a noi, ci informano che, superato il centro, il traffico scorre e che in prossimità del porto c'è spazio per tutti. Confortati da queste notizie, ci sorbiamo con santa pazienza tre quarti d'ora di fila a passo d'uomo. Arrivati al porto, troviamo sì un grande spazio ma il posto non ci aggrada e così, senza spegnere il motore, proseguiamo verso San Martinho do Porto. Percorsi ben diciotto chilometri, siamo arrivati. Parcheggiamo all'ombra di un palmeto molto diradato, tra la polvere dei lavori in corso, e andiamo al mare. Tutto sommato qui è anche meglio che Nazarè. La spiaggia è un anello di sabbia che circonda un golfo con una sola stretta apertura verso il mare aperto. All'imboccatura partono due altissime dune di sabbia che riparano il mare interno dal vento diretto dell'oceano. In sostanza sembra di esse ai bordi di un lago salato la cui profondità aumenta molto lentamente e, pertanto, assai sicuro per i bambini. Nel posto dove ci siamo sistemati noi non ci sono complessi alberghieri o residence nelle vicinanze, così la spiaggia è poco affollata. Diana si diverte tanto che decidiamo di pranzare al sacco e, solo alle 15.45, dopo una sommaria ripulita dalla salsedine, partiamo in direzione di Lisboa. Dopo un buon tratto di impegnativa viabilità ordinaria, raggiungiamo l'autostrada. All'uscita del casello di Lisboa siamo accolti da una immensa bidonville, da terzo mondo, che si stende tra l'autostrada e l'aeroporto. Riusciamo a districarci piuttosto in fretta nel caotico traffico cittadino giocandoci la carta di seguire il percorso di una roulotte portoghese, fidando nel fatto che fosse diretta al campeggio. Arriviamo al campeggio comunale Monsanto, l'unico presente in città, alle 18.20. La registrazione e la sistemazione sono piuttosto laboriose e ci portano via ben tre quarti d'ora. Alla fine troviamo un buon posto a fianco di alcuni camper italiani, milanesi e varesini, e quello della famiglia "Slim" belga, peraltro molto gentile e disponibile. Sembra di essere nel quartiere italiano. Ci sono i nostri amici di Brindisi e Imperia, già incontrati a Santiago e Finisterre, i pisani di Coimbra, poi ancora bresciani, romani, siciliani, c'è un pò tutta l'Italia. Ci sistemiamo, scambiamo alcune impressioni con i vicini, facciamo un giro di perlustrazione, laviamo il bucato, ceniamo e, alle 23.00, ci mettiamo finalmente a dormire.

Sommario delle tappe.

Sabato 7 Agosto 1993.

Subito dopo fatta colazione riusciamo a trovare un posto libero alle colonnine della corrente così approfittiamo per usare il frigo con la 220 volt. Carichiamo la doccia solare e usciamo per scendere in città che sono le 9.30. Superiamo il cantiere di lavori stradali che si trova davanti al camping e, ad una fermata assai polverosa, prendiamo l'autobus che ci porta direttamente in centro, a Praca do Comercio, in una decina di minuti. L'impressione che abbiamo è alquanto negativa. C'è molta confusione, sporcizia e disordine in giro. Sotto i portici pieno di barboni e sbandati ubriachi. Un poco disorientati da questo inaspettato ambiente, percorriamo Rua Augusta dirigendo verso la stazione ed arriviamo su Praca Don Pedro IV, detta Rossio, dove un'altra novità ci attende. Sui marciapiedi, sotto gli alberi pieno di "sciuscià" che per pochi scudi puliscono e lucidano le scarpe. Sono talmente tanti che sono costretti ad offrirsi loro ai clienti per vincere la concorrenza. Noi non subiamo assalti per il solo fatto che siamo in sandali tutti e tre. (Ndr.: le precedenti considerazioni sono riportate solo per fedeltà alla cronaca, oggi, 1998, il centro di Lisbona è completamente risanato e pulito) Da Praca Don Pedro IV ci spostiamo in Praca da Figueira da dove partiamo per l'arrampicata al Castelo de Sao Jorge che vediamo torreggiare in cima alla collina in una posizione certamente panoramica. Per raggiungerlo attraversiamo il caratteristico quartiere dell'Alfama. Meglio sarebbe dire che scaliamo il quartiere, in quanto le anguste stradine hanno una pendenza alpinistica. Giunti al Castelo de Sao Jorge, come prevedevamo, ci godiamo un magnifico panorama di tutta la città, dal Cristo Re, al ponte 25 Abril, al Padrao dos Descobrimentos, alla torre di Belem fino alla Praca Marques de Pombal. Fatte le foto di rito, Diana ci trascina all'inseguimento di un bianco pavone spennacchiato che sembra del tutto solitario. Il volatile invece ci porta nella parte interna del castello ove troviamo una decina di suoi magnifici colleghi, colorati e bene in salute, che si accompagnano ad una colonia di papere, cigni e galline. Diana scova anche il malridotto parco giochi e non sente ragione di tornare in basso per poter pranzare. Risolta la controversia con la promessa di un bel gelato, torniamo in centro e pranziamo in fast food. Dopo pranzo, passeggiando, finiamo in un fornito negozio di souvenir e, fatte alcune spese, all'uscita decidiamo di provare uno dei caratteristici tram a cremagliera di Lisbona. Percorriamo i duecento metri della Calcada da Gloria veramente da favola, nel senso che queste macchine ormai si trovano solo nelle favole. In cima alla salita si trova un belvedere che ci mostra l'altra faccia di Lisbona con il castello sullo sfondo. Diana si diverte a rifornire i piccioni, presenti in gran quantità in ogni spiazzo cittadino, delle briciole dei suoi biscotti e, ad ogni chiosco, cerca di estorcerci un altro gelato. Dopo una lunga camminata, per quanto in discesa, esausti prendiamo l'autobus per tornare al camping, dove arriviamo verso le 18.30 con la spesa già fatta. Diana non ancora soddisfatta ci trascina in piscina dove, provando lo scivolo, effettua la sua prima immersione totale nell'acqua. Ripresasi dallo spavento non ne vuole più sapere, così finalmente possiamo un pò rilassarci e pensare a cenare e riposarci.

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Domenica 8 Agosto 1993.

Sveglia nel più classico stile domenicale. La notte trascorsa tranquilla. Ormai pratici delle procedure con la massima speditezza scendiamo in città diretti alla Torre di Belem. Sembra di essere in un'altra Lisbona. Scendiamo di fronte al Pradao dos Descobrimentos e ci troviamo in un quartiere assolutamente moderno, con ampie strade, molto verde e tutto ben tenuto. Ci aggiriamo per un pò intorno al monumento e nei giardini limitrofi, giocando, insieme a Diana, con gli spruzzi d'acqua della bellissima fontana che li adorna. Traversiamo la strada ed entriamo a visitare il Mosterio dos Jeronimos, un monastero benedettino dalle sembianze gotiche che forse la cosa più bella che abbiamo visto a Lisbona. Saliamo e scendiamo a piacimento, insieme ad una miriade di turisti, per gran parte italiani, in quasi tutte le parti del monastero, solo una cosa non è consentito visitare, la chiesa nella quale sono in corso le funzioni domenicali. La giornata sta evolvendo in una maniera più soddisfacente di quanto ci aspettavamo dopo l'esperienza di ieri. Usciti dal monastero, pranziamo con panini al formaggio e coca cola. Per digerire il lauto pasto decidiamo di arrivare alla Torre di Belem a piedi. Percorriamo così il chilometro di strada che ci separa dalla torre attraversando tutta la zona alberata del porto. Giunti alla méta, scattiamo le foto di rito, e, aspettando che venga riaperto l'accesso, ci mangiamo un bel gelato all'ombra delle palme ma in mezzo ad un mare di cartacce che il vento porta dappertutto. Alle 15.00 entriamo a visitare la torre. A parte le viste panoramiche sul porto e sul quartiere, l'interno è assolutamente spoglio, sia di mobili che di suppellettili. Come già accadutoci a Karlstein, in Cecoslovacchia, questo monumento è più bello da fuori che da dentro. A Diana comunque il fatto non disturba avendo lei immedesimato la torre con il castello di Grimilde e di Biancaneve in attesa del suo principe azzurro. Terminiamo la faticosa visita alle 17.30 allorché prendiamo l'autobus per il ritorno.

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Lunedì 9 Agosto 1993.

Oggi vorremmo arrivare in Algarve. Lasciamo il camping alle 9.30 e, attraversando il panoramico ponte 25 Abril, lasciamo Lisbona un quarto d'ora dopo rinunciando a visitare il Cristo Re sotto il quale transitiamo per prendere l'autostrada per Setubal. Alle 10.15 ci fermiamo all'area di servizio Palmela, sulla A2 ad una quindicina di chilometri da Setubal, per il rifornimento e per la sveglia di Diana. Ripartiti alle 10.30, superiamo Alcacer do Sal e seguiamo la direzione di Sines. Arriviamo nella città natale di Vasco de Gama alle 12.45. Ci sistemiamo di fronte alla spiaggia, pranziamo e prendiamo un pò di sole. Mentre la statua del grande navigatore ci sorveglia dall'alto del colle. Scorazziamo un poco per la spiaggia in modo da permettere a Diana di sfogare l'energia trattenuta durante gli spostamenti in camper. Ripartiamo alle 16.00, superiamo Odemira e, alle 17.30, entriamo in Algarve nel comune di Aliezur. Nonostante la strada stretta e alquanto trafficata, in un'ora arriviamo a Villa do Bispo da dove dirigiamo verso Cabo de Sao Vincente. Alle 18.45 siamo a destinazione. Abbiamo percorso 3733 chilometri da casa e siamo al punto più lontano del nostro viaggio. Il sito è stupendo, molto ventilato e ci regala un tramonto da favola. Dato che Diana, dopo le scorribande sulla spiaggia di Sines, ha ripreso sonno, siamo costretti ad allontanarci dal camper a turno. Giriamo con attenzione lungo i dirupi a strapiombo sull'oceano scattando le foto di rito, facciamo una visita lampo intorno al faro e via. Il viaggio di ritorno verso casa comincia alle 19.45 allorché, girando la prua verso il Mediterraneo, lasciamo alle nostre spalle Cabo de Sao Vincente. Data l'ora tarda ci mettiamo subito in cerca di un posto per dormire, così, un quarto d'ora dopo la partenza, ci fermiamo nei pressi della Fortaleza di Segres dove troviamo ancorati i nostri amici di Imperia e Brindisi i quali ci accolgono con la loro solita simpatia. Sistemati a dovere, ci godiamo il tramonto e ceniamo.

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Martedì 10 Agosto 1993.

Notte tranquilla e poco ventilata. La giornata si annuncia calda e serena. Oggi vorremmo sostare su una spiaggia in Algarve ed eventualmente sconfinare in serata. Ripercorriamo la strada fatta da Villa do Bispo raggiunta la quale dirigiamo su Lagos. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, a Luz e Porto de Mos, arriviamo a destinazione dopo le 10.00. Cerchiamo di arrivare al mare ma la cosa sembra impossibile. Ci sono una miriade di costruzioni, alberghi e residence, ovunque ci sia un accesso praticabile. Alla spiaggia di Dona Ana troviamo il parcheggio stracolmo. Pressoché disperati, decidiamo di fare un ultimo tentativo prima di abbandonare. Dirigiamo alla periferia ovest di Lagos, un pò fuori mano, lungo una strada stretta e con una salita quasi impossibile. Arriviamo ai bordi di uno spiazzo dove vediamo diversi camper, li raggiungiamo e ci sistemiamo. Siamo su uno strapiombo che porta alla Praia do Camilo stupenda cala tra scogli rossi con fondali di un verde intenso. Non speravamo tanto. Ingolositi dalla limpidezza del mare e dall'amenità del posto, scendiamo senza accorgercene i circa cento scalini che portano al livello del mare. Sono le 11.00 ma abbiamo ancora tanto tempo a disposizione. Finalmente Diana si può fare un bagno nell'oceano a temperatura ragionevole e, col passare del tempo e l'elevarsi della temperatura, anche noi la seguiamo. Ci arrostiamo bene al sole fino alle 15.00 quando, veramente a malincuore, risaliamo sulla falesia per prepararci a partire. Dopo le necessarie docce, vista la salinità dell'Atlantico, salpiamo alle 15.45 e, un quarto d'ora dopo, siamo fermi a Lagos per rifornimento di carburante e acqua e per fare la spesa. Ripartendo siamo convinti di trovare qualche altro incantevole posto prima di sera per passarvi la notte. Le nostre speranze, purtroppo, si infrangono su una ininterrotta muraglia di alberghi e residence che hanno monopolizzato ogni pezzetto di spiaggia da Lagos a Quarteira. Dopo alcuni tentativi miseramente falliti, a Orthas de Agua, Albufeira e Vilamona, alle 19.00 siamo fermi in un piazzale alla periferia est di Quarteira in compagnia di camper francesi e tedeschi. La spiaggia di fronte a noi è certo meno bella di quella di Lagos ma, non essendo riusciti a trovare niente di meglio, siamo costretti ad accontentarci. Oggi abbiamo percorso solo 134 chilometri ma siamo soddisfatti anche se abbiamo avuto modo di vedere due modi assolutamente contrapposti di permettere il godimento delle bellezze naturali ai turisti.

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Mercoledì 11 Agosto 1993.

Decidiamo di spostare il camper in una posizione un pò più panoramica, qualche centinaio di metri più in là, sulla falesia al limite della pineta. Scesi in spiaggia, facciamo conoscenza con un equipaggio di due coppie di Bologna con il quale scambiamo due parole mentre Diana fa un bagno continuato fino alle 13.00. Belli e rosolati, torniamo al camper per le docce e il pranzo. Partiamo alle 16.00 con il fermo intento di raggiungere la Spagna. Superiamo Faro e, dopo un quarto d'ora, ci fermiamo alla periferia di Olhao per un pò di spesa. Alle 18.00 ci fermiamo a Vila Real do Santo Antonio per spendere gli ultimi spiccioli portoghesi. Passiamo in Spagna, attraverso il nuovo ponte sul fiume Guadiana. Superata Huelva ci addentriamo nel Coto de Donhana e, stremati, alle 21.20, arriviamo al camping El Rocho poco prima di Torre de la Higuera. Ci sistemiamo che è già buio, ceniamo e ci mettiamo a letto a mezzanotte.

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Giovedì 12 Agosto 1993.

Il carico d'acqua, il pagamento e una telefonata ci fanno partire alle 10.15. Dopo mezz'ora già stiamo ripartendo da Torre de la Higuera dove ci siamo fermati per effettuare un cambio di valuta. Alle 11.10 arriviamo a El Rocho, lungo la strada per Sevilla, splendido e caratteristico villaggio stile western con strade in terra battuta immerso nel parco nazionale della foce del Guadalquivir, il Coto de Donhana. Al centro del villaggio si trova il frequentatissimo santuario di Nostra Signora del Rocho, la Madonna venerata dagli zingari per la quale vengono effettuati grandiosi raduni e fastosi festeggiamenti ogni anno nel giorno di Pentecoste. L'accesso all'interno della chiesa, ove è custodita l'immagine sacra severamente è vietato alle persone con abiti succinti così solo Diana e Alessandra riescono ad entrare. La breve e rovente visita termina alle 12.00 allorché ci rimettiamo in viaggio. A mezzogiorno e mezza, percorsi una trentina di chilometri, ci fermiamo sotto una ombreggiata pineta alle porte di Hinojos e scopriamo un ottimo posto per dormire, o sostare, con giochi per bambini, tavolini, bracieri e, soprattutto, quattro fontane di acqua utili per rifornirsi. Pranziamo all'ombra dei pini al cinguettar di chissà quali uccelli. Ripartiamo alle 14.15 arrivando alle 15.00 a Sevilla che vorremmo evitare di attraversare. Il grande groviglio di incroci e segnalazioni ci confonde le idee e ci permette di prendere la giusta direzione solo alle 15.30. Dopo 135 chilometri di una scialba e "salata" autostrada, arriviamo a Cadice. Aggiriamo il centro città e dirigiamo subito verso San Fernando, costeggiando l'Atlantico. Presa la carretera N.340, alle 17.35 siamo fermi per una sosta tecnico fisiologica, in una pessima area di servizio presso Chiclana de la Frontera. Il caldo non molla la presa e siamo sfiniti e sudati, nonostante ciò siamo soddisfatti e, stranamente, sereni e tranquilli. Un breve consulto sulla strategia da seguire si conclude con la decisione di viaggiare ancora per un paio di ore e sfruttare al massimo questa giornata ormai divenuta di trasferimento. Ripartiti alle 18.00, viaggiamo con una certa speditezza e lasciata la N.340 che si allontanata dalla costa, alle 19.30 ci fermiamo al camping Bahia de la Plata a Zahara de los Antunes, poco oltre il celebre Cabo Trafalgar, con una immensa spiaggia. Alle 20.00 ce ne andiamo con Diana a fare il bagno, più tardo della nostra vita, in un oceano mai sentito così tiepido.

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Venerdì 13 Agosto 1993.

Considerato l'anticipo che abbiamo accumulato con la lunga cavalcata di ieri, decidiamo di goderci i piaceri di questa spiaggia per tutto il giorno. Tutti insieme, ma Diana particolarmente, ci facciamo un bagno di acqua e di sole dalle 11.00 alle 14.00. Sotto l'effetto della bassa marea, il mare si ritira tantissimo scoprendo buoni venti metri di spiaggia in più. Sulla battigia le onde formano dei piccoli cavalloni spumeggianti che lasciano lunghe scie. In questo paradiso di acqua, a dimensione di bambini, Diana riesce a vedere anche dei pesci inforcando la maschera da "subaquero" come dice lei. Tornati al camper, ci laviamo con la doccia solare, caricata la mattina, pranziamo e lasciamo trascorrere le ore più torride sotto l'ombrellone. Alle 18.00 torniamo in spiaggia e, mentre il mare sta riconquistando la terra concessaci in mattinata, Alessandra si mette raccogliere telline coinvolgendo un certo numero di persone, Diana compresa. Il camping molto tranquillo, semivuoto ed organizzato alla tedesca. Ci sono piazzole di grandi dimensioni, da noi ci metterebbero due camper, tutte numerate, separate da ampi viali e tutte dotate di propria presa di acqua potabile, di corrente e, udite udite, di presa televisiva. Alle 20.00 torniamo al camper, ci laviamo e, dopo un'ora, siamo al ristorante del campeggio per assaggiare la "paella". Dopo una cena spropositata, ce ne andiamo a dormire che è, manco a dirlo, mezzanotte.

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Sabato 14 Agosto 1993.

Notte tranquilla, si annuncia una nuova calda giornata di sole. Partiamo per le 10.00, destinazione Tarifa, Algeciras, Gibraltar. Ci fermiamo a Zahara de los Antunhes per tentare, invano, di comprare una mini tavola da surf, molto in voga da queste parti. Ripercorriamo a ritroso i dieci chilometri che ci separano dalla carretera nacional N.340 e prendiamo la direzione di Tarifa. Superato l'incrocio per Bolonia, altra famosa spiaggia, a Punta Paloma, scorgiamo un ottimo punto di sosta libera sul mare, un'insenatura riparata e calma, facilmente raggiungibile. Alla periferia di Tarifa troviamo altri ottimi punti di sosta. Ci fermiamo in un piccolo parcheggio, prossimo al porto, nella parte vecchia della città, dalle inconfodibili influenze arabeggianti, dopo aver percorso 45 chilometri, che sono le 11.10. Ci diamo una breve occhiata intorno, giusto per constatare come il posto sia effettivamente molto frequentato da amanti del windsurf, tra cui molti italiani, e ripartiamo. Valicando le alture che separano Tarifa da Algeciras, da un belvedere, appositamente costruito in un punto panoramico, riusciamo, con molto sforzo per la verità data la grande foschia presente sullo stretto, a scorgere il Marocco. Abbiamo la tentazione di sconfinare. Arriviamo ad Algeciras, 25 chilometri oltre Tarifa, alle 12.30. Ci fermiamo in un parking limitrofo all'imbarco dei traghetti per Ceuta. Dovendo effettuare il cambio valuta, chiediamo informazioni sul costo del trasbordo con il mezzo fino in terra d'Africa. Da Algeciras a Ceuta ci vogliono 1700 pesetas per ogni adulto, 850 per i bambini e 13650 pesetas per l'autocaravan, totalmente sarebbero 214.800 lire per la sola andata. Per questa volta sorvoliamo e, alle 13.00, ripartiamo senza cambio e con un'offerta di droga, ovviamente rifiutata. Appena lasciata Algeciras, ci fermiamo nel parcheggio del locale ipermercato "Continente" per pranzare e fare la spesa. Riprendiamo il nostro cammino alle 15.30. In mezz'ora arriviamo alla frontiera di Gibilterra, entriamo senza alcuna formalità se non quella dell'avviso da parte di una biondissima police woman inglese che è vietato dormire all'interno della cittadina. I prezzi che troviamo ci fanno mangiare le mani per aver appena fatto il pieno di carburante. La super costa 39 pence, o 84 pesetas, al litro, ovvero 1008 lire. Sperduti in un dedalo di incroci e segnaletica da lillipuziani, finiamo per parcheggiare in una piazzetta dove temiamo di non poter stare e andiamo a fare qualche spesuccia. Qui, come già a Tarifa e Algeciras, le scritte in arabo sono numerose, come numerose sono le navi nella baia dove si affacciano ben tre porti. Una curiosità, dopo la frontiera, la strada di accesso, attraversa la pista dell'aereoporto. Ripartiti giriamo a vuoto per un bel pò, anche a causa della caotica e insufficiente segnaletica. Per fortuna le alternative non sono molte, così, provandole una dietro l'altra e azzardando un poco, alle 18.00 riusciamo ad arrivare a Punta de Europa, dove vediamo l'incontro, o meglio lo scontro, tra il Mediterraneo e l'Atlantico. Il posto è spettacoloso. Il Marocco sembra essere a portata di mano e il vento tesissimo che spinge le onde dell'oceano fin dentro il Mare Nostrum, ha spazzato via la foschia mattutina. In lontananza riusciamo anche a scorgere Tangeri. Giriamo mezz'ora intorno al faro, poi facciamo uno spuntino e ripartiamo. Fatto il giro della rocca lasciamo Gibilterra alle 19.15 dopo una petulante fila fatta alla dogana spagnola. Riprendiamo la N.340 e dirigiamo verso Estepona superata la quale arriviamo fino a San Pedro de Alcantara. Ci dirigiamo verso Ronda ma, l'ora tarda, ci consiglia a tornare indietro verso località con un maggior numero di campeggi. Ci fermiamo a Sebinillas, al camping Chullera III.

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Domenica 15 Agosto 1993.

Che siamo nel bacino del Mediterraneo si avverte subito. Non ci sono le nebbioline mattutine, il sole è subito caldo e la freschezza dell'alba se ne va presto. La notte trascorsa tranquilla, anche se, la vicinanza della piazzola alla superstrada, ci ha fatto contare tutte le vetture che sono passate. Durante la colazione teniamo un veloce consulto sul da farsi in giornata e, memori dell'esperienza fatta la domenica di Finisterre, arriviamo alla conclusione che ci conviene sostare e goderci una giornata di mare e di sole. Andando alla spiaggia facciamo la conoscenza di una coppia di milanesi, con bambina un poco più grande di Diana, che sono sulla via del ritorno da un viaggio in Marocco con un Arca 350 su Fiat 238 esattamente come il nostro. Se ci sono arrivati loro, un domani, potremmo arrivarci anche noi. Troviamo la playa non proprio eccezionale, anche il mare meno bello e, soprattutto, meno pulito, degli altri posti visitati. Diana e Roberto inforcano a turno la maschera e si godono un poco di fondali, pescando qualche guscio di conchiglia. Prima di pranzo ci puliamo con la comoda e calda doccia solare, che avevamo provveduto a caricare la mattina. Subito dopo mangiato Diana tenta inutilmente di utilizzare gli scivoli e le altalene del parco giochi del camping le quali, essendo fatte di metallo, hanno raggiunto temperature da ustione. Nel pomeriggio torniamo al mare e ci facciamo altri bagni anche se l'acqua si notevolmente intorpidita. Al tramonto di nuovo al camper notiamo sulla superstrada una colonna, pressoché ferma, di automobili in direzione di Estepona. La cosa ci fa considerare positiva la scelta fatta in mattinata di sostenere un giorno in più. Dopo cena, e prima di metterci a letto, cerchiamo di mettere a posto il maggior numero di cose in previsione di una partenza veloce domani mattina.

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Lunedì 16 Agosto 1993.

In un'ora e mezza facciamo colazione, prepariamo il mezzo, facciamo il carico di acqua potabile e partiamo. Alle 10.00 ci fermiamo a San Pedro de Alcantara, una trentina di chilometri dal campeggio, e, in mezz'ora, facciamo un cambio di valuta ed una piccola spesa che, comunque, ci dovrebbe essere sufficiente per tutto il giorno. Riprendiamo la nostra strada, il cielo si è coperto e, a tratti, cade qualche goccia di pioggia. Superiamo Malaga alle 11.40, e a mezzogiorno, a Rincon de la V., una trentina di chilometri dopo Malaga, arriviamo alla fine della superstrada e, immettendoci sul vecchio percorso della N.340, troviamo una coda interminabile. Alle 13.00 attraversiamo Almoyate e, venti minuti dopo, Torre del Mar. Alle 13.30, quando abbiamo superato l'ingorgo, ci fermiamo per il pranzo in riva al mare presso il capo di Punta de Tarrox. Abbiamo percorso ventinove chilometri in un'ora e mezza. Durante la sosta, si accodano al nostro camper due treni di auto e roulotte francesi con una mezza dozzina di bambini i quali, senza por tempo in mezzo, appena scesi dalle auto provvedono a svestirsi e fare il bagno. Diana vorrebbe seguirli ma, purtroppo il luogo non adatto alla sua età. Si riparte in direzione di Almeria. Alle 16.00 superiamo Torrenueva. Arriviamo ad Almeria alle 18.15, siamo fermamente decisi a visitare anche la zona di Cabo de Gata, dove sono segnalate diverse splendide spiagge. Seguiamo la litoranea lasciando la più comoda N.340. Qualche chilometro oltre Almeria, avendo perso ormai l'orientamento, chiediamo aiuto ad un gentile signore che, in compagnia della figlia, lasciando il mare ci rimette sulla giusta strada per il Capo. Dopo esserci districati in un dedalo di incroci deserti ed aver percorso più di cinquanta chilometri da Almeria, quando ormai la nostra speranza si è ridotta al lumicino, arriviamo a San Josè. Il posto non ci aggrada, così proseguiamo per la spiaggia di Monsul ove arriviamo che sono ormai le 20.15. Il posto è splendido, ci affianchiamo ad una camper di francesi i quali, cortesemente, ci informano che sono fermi da tre giorni e che pernotteranno lì anche stanotte. Ripensando ai sei o sette chilometri di strada sterrata da ripercorrere a ritroso quasi a passo d'uomo, considerando che il posto vale la pena di essere goduto almeno mezza giornata e prendendo atto che siamo stanchi morti, decidiamo di gettare l'ancora e dormire in questa specie di deserto dorato. Prima di chiuderci nel mezzo facciamo un giro di perlustrazione. La spiaggia piccola e raccolta, al riparo tra uno sperone di roccia e una immensa duna, la Duna di Monsul, molto simile a quelle viste lo scorso anno a Leba in Polonia. In mezzo si erge una enorme roccia, dalla sommità della quale si godono splendidi panorami che arrivano fino al faro di Cabo de Gata ormai a Sud. Ci troviamo all'interno di un parco naturale, che protegge tutto il litorale lungo il quale, ci dicono i francesi, si aprono numerose cale tutte molto belle. Purtroppo le nostre ferie sono ormai finite e non ci restano che i giorni necessari per tornare a casa altrimenti avremmo potuto passare da queste parti diversi piacevoli giorni. Al tramonto del sole, il buio più pesto avvolge tutta la zona. Restano i rumori del vento e del mare mentre il baracchino ci porta un'amica voce italiana da un mercantile che transita al largo.

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Martedì 17 Agosto 1993.

Dopo una notte trascorsa nel buio e nel silenzio più assoluti, ci svegliamo abbastanza presto. Sono passate da poco le 8.00 e ancora nessuno è venuto alla spiaggia. Roberto e Diana se ne vanno a fare una salutare passeggiata sulla spiaggia. Attraversando gli angusti passaggi lasciati dal mare, arrivano fino alla terza cala in direzione di San Josè. Ritornati al camper, e ricomposto il nucleo, ci rechiamo tutti a prendere il sole. Oggi il cielo è un poco bizzarro, il sole si mostra ad intermittenza e forti folate di vento scuotono il camper. Nonostante tutto ciò il luogo è ampiamente fruibile e Diana se la spassa abbondantemente. Alle 13.00 torniamo al mezzo dopo una breve e comica disavventura capitata a Diana con un cagnolino che voleva assolutamente giocare con lei. Mentre mangiamo e ci rilassiamo cerchiamo disperatamente tra le pieghe del tempo che ci resta un piccolo avanzo che ci consenta di restare ancora qui. Alle 15.00 un accenno di pioggia ci fa prendere atto che proprio non ci resta tempo per fermarci ancora, così decidiamo di partire. Con il cuore in gola, leviamo l'ancora alle 16.30. Per ripercorrere i cinque chilometri di sterrato impieghiamo mezz'ora poi, un chilometro oltre San Josè, ci fermiamo a fare la spesa. Alle 17.30 ci mettiamo definitivamente in viaggio con la bussola puntata verso casa. Dirigiamo prima su Nijar, poi su Carboneras, infine riprendiamo la N.340. superiamo Vera, Puerto Lumbreras e Lorca abbastanza agevolmente, mentre Diana dorme piacevolmente cullata dal rollio del camper. Lungo la strada l'unico mezzo che riusciamo a superare è un fuoristrada tedesco, di tipo militare, occupato da quattro o cinque giovani ragazzi e che ha scritto sui polverosi vetri 'Trans Sahara 1993'. L'episodio ci mette nostalgia per un viaggio in Marocco. Alle 19.20 ci fermiamo dieci minuti all'area di servizio Gottar per rifornirci di carburante e acqua. Alle 20.20 ci fermiamo in un'area di parcheggio, con fontana di acqua potabile, subito dopo lo svincolo per Totana, a cinque o sei chilometri da Alhama de Murcia, per la cena. Questa N.340 evidentemente è la principale rotta di tutti quei traffici che negri e marocchini portano in Europa. L'area si va popolando di furgoni di extracomunitari stracolmi di misteriosi involucri coperti con sacchi di plastica e targhe italiane, belghe, tedesche ma, soprattutto, francesi. Considerata l'ora tarda, rinunciamo a proseguire e decidiamo di pernottare qui.

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Mercoledì 18 Agosto 1993.

Sveglia alle 8.00 al termine di una notte tranquilla ma vigilata. Alla sveglia siamo in compagnia di camper e roulotte tedesche, olandesi e francesi. Oggi vorremmo visitare il Palmaral di Elche così, fatte le faccende mattutine, ci mettiamo in marcia alle 9.30. Impieghiamo un'ora per raggiungere Elche, ma ci mettiamo più di mezz'ora per trovare il Palmaral, posto nel parco pubblico della città. Il giardino certamente all'altezza della sua fama, oltretutto tenuto e custodito molto bene. Diana impazzisce nel parco giochi e rincorrendo le numerose tortore ospitate. Dopo un paio di ore di piacevoli passeggiate all'ombra delle infinite qualità di palme presenti, quando sono le 13.15 ci rimettiamo in viaggio, senza aver pranzato. Passata mezz'ora, raggiunta Alicante, e presa l'autostrada, ci fermiamo alla prima pessima stazione di servizio per il pranzo. Barcellona è annunciata a più di 500 Km, disperiamo di raggiungerla in giornata. Superata Valencia e ripresa la A7, ci fermiamo all'area di servizio Sagunto, in prossimità dell'omonima città che, a quanto possiamo vedere, dovrebbe possedere numerose testimonianze dell'occupazione moresca degne di essere visitate. Ripartiamo e alle 20.00 siamo all'area di servizio Benicarlò, anch'essa prossima all'omonima città. Alle 21.00 ci raggiunge un Elnagh Clipper di Torino con un Lassie di nome Vessi con il quale Diana firma la pace con il mondo canino e ci tiene in piedi, tra carezze e fotografie, fin oltre mezzanotte.

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Giovedì 19 Agosto 1993.

Data l'ora tarda fatta ieri sera, il risveglio è un pò lento. Superiamo Barcellona. Alle 13.15, usciti dal dedalo di incroci e svincoli della capitale catalana, arriviamo all'area di servizio Montseny dove ci fermiamo per il pranzo e per evitare che il motore fonda e, con lui, anche noi che ci siamo seduti sopra. Anche questa area costantemente popolata dall'autentico fiume di extracomunitari, soprattutto marocchini, ma anche algerini, che raggiungono Francia, Germania, Belgio, Olanda e Italia. Arrivano con le loro auto e i loro furgoni carichi di masserizie e bambini, scendono e si riforniscono di acqua corrente, vanno ad uno dei tavolini da pick-nick e si apparecchiano mangiando qualche fico d'india, magari colto lungo la strada. Osservando queste scene scopriamo come si mangiano questi frutti per noi inusuali. Preso il frutto, con le mani da fachiro, gli si asportano le due estremità e, del tronco rimasto, si incide la buccia da una parte per tutta la lunghezza, se il frutto è maturo la buccia si toglierà senza alcuna difficoltà. Ripartiamo alle 15.45 dopo aver fatto rifornimento e, in un'ora e mezza, arriviamo alla frontiera de la Jonquera. Rabbocchiamo il carburante, spendiamo le ultime pesetas e passiamo in Francia alle 17.45. Dopo un quarto d'ora, nuova sosta all'area di sevizio La Catalane per il rifornimento di gpl, il conseguente cambio di alimentazione. Ripartiamo alle 18.15 per arrivare dopo 472 chilometri di tappa all'area di servizio Narbonne-Vinassanne alle 19.30. Decidiamo di sostare qui per la notte in compagnia di numerosi equipaggi italiani. All'andata ci eravamo fermati all'area di sevizio gemella nella direzione opposta.

Sommario delle tappe.

Venerdì 20 Agosto 1993.

Partiamo alle 9.30 e, percorsi meno di cento chilometri, allo svincolo per Vendargue e Lunel, lasciamo l'autostrada. Alle 11.00 ci fermiamo a Lunel per fare la spesuccia quotidiana, dati i prezzi spropositati incontrati sull'autostrada. Siamo fermi in una grande piazza con parcheggio gratuito, e parzialmente ombreggiato, di fronte all'ufficio postale con disponibilità di telefono. Un buon posto da ricordare per eventuali pernottamenti in un viaggio nella vicina Camargue. Ripartiamo a mezzogiorno e, poco dopo, superiamo Dimargues ove notiamo un buon piazzale ombroso, prossimo alla piazza centrale, fornito di fontana, ottimo per sostare. Alle 13.30, ripresa l'autostrada, ci fermiamo per il rifornimento e il pranzo all'area di servizio Lancon en Provence. L'area, oltre ai soliti giochi, è persino dotata di una piscina gratuita così, per permettere a Diana di fare questa ultima "piscinata" e godersi gli scivoli presenti, acquistiamo qualche panino al prosciutto e pranziamo al sacco ripartendo che sono già le 16.00. Alle 19.30 lasciamo l'autostrada e, in un quarto d'ora siamo al porto di Montecarlo. Ripartiamo alle 20.00 e, percorrendo la tortuosa litoranea, alle 21.00 ci fermiamo in riva al mare ad un centinaio di metri dalla dogana italiana alla periferia di Menton per l'ultima cena in terra straniera. Alle 22.30 rientriamo in Italia e riprendiamo, dopo un tortuoso giro, l'autostrada. Alle 23.00, ormai esausti, ci fermiamo per la notte all'area di servizio Bordighera Sud ponendo fine ad una estenuante tappa di trasferimento.

Sommario delle tappe.

Sabato 21 Agosto 1993.

Sveglia alle 7.15 più per disperazione che per necessità. La notte, se così si può chiamare, è trascorsa in un continuo dormiveglia dovuto al gran chiasso e al gran caldo. Ci alziamo, frastornati e sudati, e partiamo. Due ore dopo superiamo Genova e, mantenendo la media per tutta la giornata, contiamo di arrivare a casa in giornata. Alle 13.25, superati Viareggio e Lucca, ci fermiamo in un'area di disimpegno a qualche chilometro da Capinnori per il pranzo. Ripartiamo alle 15.30 per fermarci, poco più di un'ora dopo, all'area di servizio Reggello Ovest per un pò di relax. A conti fatti stimiamo di arrivare a casa per le 22.00. Ripartiti alle 17.15, ci fermiamo dopo due ore di navigazione all'area di servizio Tevere Ovest per il rifornimento e la cena. Riprendiamo la nostra galoppata alle 20.30 e, alle 22.10, come avevamo previsto, siamo a casa.


Viaggio effettuato nell'Agosto 1993 da Roberto Lumaca

Potete trovare ulteriori informazioni sulle località toccate da questo itinerario nella sezione METE.


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