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Da Baltimora all'Alaska

Viaggio via mare I preparativi durano ormai da mesi, ma gli ultimi giorni sono frenetici, finalmente i primi di luglio del 1997 possiamo partire per gli Stati Uniti. Abbiamo scelto l'imbarco da Brema, il camper va consegnato aperto, le chiavi nel cruscotto e non esiste una copertura assicurativa per il furto del contenuto.

La nave impiega quindici giorni per raggiungere Baltimora e noi arriviamo con qualche giorno di anticipo. Purtroppo le nostre pessimistiche previsioni sono diventate realtà: troviamo l'interno del camper completamente a soqquadro e molti oggetti sono stati rubati.
Usciamo dal porto e ci immettiamo in un fiume di veicoli sull'Interstate n. 95. Il nostro viaggio è iniziato e man mano che procediamo la tensione nervosa degli ultimi giorni scompare e subentra uno stato di grande euforia, ci sembra quasi impossibile di essere con il nostro camper dall'altra parte dell'oceano.

Dopo 200 chilometri siamo in Pennsylvania, nella contea di Lancaster; qui vivono gli Amish, una setta religiosa di origine tedesca. Conservano ancora le antiche usanze, indossano costumi di due secoli fa, non utilizzano l'elettricità, rifiutano l'uso dell'automobile e delle macchine agricole; per i loro spostamenti usano i calessini.
Pochi sapevano dell'esistenza di questa gente schiva e discreta, fin quando il film "Il Testimone" li rese noti in tutto il mondo e per i poveri Amish fu anche la fine della loro tranquillità: la loro contea ormai è nei programmi di ogni agenzia turistica di Filadelfia o Washington, che distano appena 200 chilometri, e torpedoni di turisti scorrazzano ogni giorno fra i loro villaggi.

Prendiamo la "74", la grande arteria che porta verso l'Ovest, seguono giornate di guida monotone. Dopo le montagne del West Virginia, si traversano le basse colline del Kentucky tramezzate da chilometri di bianche palizzate che delimitano gli allevamenti di cavalli e quindi si aprono le grandi pianure: Indiana, Illinois, Iowa, campi a perdita d'occhio. Coltivazioni intensive di soia e granturco; qui siamo nel granaio del mondo.

Madison County: ponti coperti Poche le occasione di fermarci, guidiamo dalla mattina alla sera, la strada è ottima, il modo di guidare degli americani non aggressivo, il traffico man mano che procediamo verso Ovest cala, tutte condizioni ideali per macinare chilometri.
La sera ci fermiamo per lo più nei parcheggi dei supermercati o in qualche strada di un quartiere residenziale. Siamo sempre soli e ci accorgiamo che gli americani utilizzano per i pernottamenti solo i campeggi che offrono loro tutte le comodità: le colonnine delle piazzole hanno acqua, scarico, elettricità e spesso la presa del cavo TV e il telefono. I prezzi sono comunque piuttosto salati: 30-35 dollari a veicolo.

Un film recente ci offre l'opportunità per una breve deviazione dal nostro itinerario. Nello Iowa, a una sessantina di chilometri dall'autostrada, si trova la Madison County con i suoi ponti coperti dipinti di un bel rosso ruggine. Qui è ambientata la storia di Francesca-Maryl Streep e Robert-Clint Eastwood. Nella visita alla casa di Francesca, dove sono state girate molte scene, ci fa da guida Sarah che nel film aveva il ruolo della figlia.. Realtà e fiction si fondono.
Questo angolo della sconosciuta America rurale ci sembra molto arretrata.

Winterset, la capitale della contea, è una cittadina di poche attrattive con negozietti che espongono in vetrina articoli fuori moda e di scarso gusto.

Il paesaggio cambia appena traversiamo il fiume Missouri; cessano le coltivazioni ed inizia la grande prateria: stiamo entrando nel West.
Percorriamo centinaia di chilometri avendo davanti a noi il piatto orizzonte, non una casa, non una collina, un punto di riferimento.
Veniamo superati da rari enormi camion che ci salutano a colpi di sirena, poi da rombanti motociclette, tutte Harley Davidson che hanno un unico punto di arrivo: Sturgis, South Dakota.

Questa tranquilla cittadina di 20mila abitanti, da quaranta anni la prima settimana di agosto diventa la capitale mondiale del motociclismo. 300.000 Harley si danno qui appuntamento e la trasformano in una bolgia infernale. Ci trascorriamo un fine settimana e dopo qualche centinaio di chilometri siamo in un posto che evoca uno dei più tragici avvenimenti della storia indiana: Wounded Knee.
Il posto del massacro è segnato da un piccolo obelisco e da un cimitero recintato. Ci fermiamo nella riserva Sioux di Pine Ridge che offre un quadro assai deprimente, strade non asfaltate, modeste casette di legno, cataste di vecchie auto arrugginite, un'aria di miseria ed abbandono. La gente, visi senza espressione, sfugge il nostro sguardo, non risponde al saluto. Si ha la chiara impressione di non essere i benvenuti. Una grande montagna di granito grigio, la Devils Tower, si staglia solitaria nella pianura. Nello Yellowstone Park

Poco oltre il confine dello Wyoming, il parco di Yellowstone. Da settimane viaggiamo in solitudine e già all'ingresso del parco c'è un grande ingorgo, si viaggia paraurti contro paraurti per ore, centinaia di migliaia di visitatori ogni giorno.
Nel 1988 il parco è stato distrutto dal fuoco per oltre due terzi ed è uno strazio vedere migliaia di ettari di bosco ridotti a tronchi anneriti. Restano i geysers, splendidi, il canyon e le cascate. Raggiunto Yellowstone l'attraversamento verso ovest è finito e da qui in avanti la direzione di marcia sarà nord costante.

Attraversiamo il Montana e siamo alla frontiera con il Canada. Poche e veloci le formalità al confine ed inizia l'Alberta e nuovamente ritornano le coltivazioni. Mietitrebbia a ventaglio sui campi di frumento maturo, silos dipinti di giallo e rosso lungo la ferrovia attendono il raccolto.

Nell'Alberta vive un'altra comunità di esuli dall'Europa: gli Hutteriti. Si vestono come gli Amish, sono meno radicali per quanto riguarda l'utilizzo della tecnica moderna, ma inflessibili nelle loro convinzioni religiose; vivono in comunità, consumano i pasti e pregano insieme, non possiedono denaro e beni propri, vivono appartati nelle grandi pianure e per il viaggiatore frettoloso non è facile trovare una loro colonia.

Percorrendo una strada secondaria a sud di Calgary arriviamo a Cayley, dove veniamo accolti cordialmente e siamo felici di poter vedere la vita di gente tanto diversa da noi che vive ai margini di una società moderna e consumistica senza farsene minimamente influenzare.

Calgary è una moderna metropoli ai piedi delle montagne rocciose, che racchiudono due veri gioielli: i parchi di Banff e Jasper. Il tempo splendido e il paesaggio ci invitano a fermarci più giorni, lunghe camminate in montagna, finalmente un po' di vacanza anche per noi.

Appena si riprende il cammino verso nord si traversano i grandi ghiacciai del British Columbia e a Steward ci capita di osservare e di fotografare da pochi metri un orso bruno che caccia con incredibile destrezza i salmoni nell'acqua bassa di un ruscello.

Da Steward a Watson Lake ci sono 700 chilometri di strada sterrata piuttosto dura che percorriamo in tre giorni. Il traffico è scarsissimo ma ad ogni incrocio con un altro veicolo volano sventagliate di sassi e dobbiamo ringraziare il nostro doppio parabrezza di plexigas se non riportiamo danni.

A Watson Lake ci inseriamo nell'Alaska Hwy; la solitudine è immensa, villaggi di poche case distanti centinaia di chilometri l'uno dall'altro. Questa è terra di orsi, ne vediamo uno investito ai bordi della strada, un'altro si avvicina al camper durante la sosta del pranzo, forse attratto dall'odore della nostra cucina; ci passa subito l'appetito, chiudiamo porte e finestre e ripartiamo a razzo. Dawson

Dawson, che oggi è una piccola città, alla fine del secolo scorso fu il centro della corsa all'oro del Klondike. La cittadina è ben conservata e mantiene la sua atmosfera di frontiera: strade fangose, marciapiedi di tavolato, il general store e il saloon con il casinò. Dawson è congiunta al confine con l'Alaska da una strada non asfaltata che si snoda sulla cresta delle montagne ed è splendida per i paesaggi che attraversa e si merita il nome che porta: "top of the world".

Siamo alla fine di agosto e la vegetazione ha ormai preso la colorazione autunnale con toni fra il marrone, il rosso e il giallo oro dei pioppi tremuli. Fairbanks è la seconda città dello stato e non è molto dissimile dalle innumerevoli anonime città americane. Casette unifamiliari di legno in periferia, grattacieli in centro, reclami al neon, intrigo di fili elettrici e del telefono attraverso le strade.

Ancora 250 chilometri verso nord nuovamente sullo sterrato e siamo a Circle, sulle rive dello Yukon, qui una segnalazione avverte "the end of the road", qui in effetti termina la rete stradale pubblica del Nord America e qui è il nostro punto di arrivo.

Alaska: 'End of the Road' Qui potrebbe però essere l'inizio di un altro splendido viaggio; a Circle inizia la Panamericana, la strada che dall'Alaska raggiunge la Terra del Fuoco, 34.000 chilometri attraverso foreste, deserti, metropoli e miseri villaggi. Sarebbe un viaggio da sogno e l'idea di tentare ci entusiasma.

Ci tratteniamo in Alaska altre tre settimane, visitiamo la parte costiera che è la più spettacolare con i suoi ghiacciai, facciamo lunghe camminate nei parchi nazionali, peschiamo nei fiumi, incontriamo animali; giorni sereni in una natura grandiosa dove la presenza dell'uomo è marginale.
Qui l'inverno dura otto mesi e molta gente vive in Alaska per un periodo limitato ma c'è anche chi cerca proprio nei silenzi e negli spazi del nord quella tranquillità e senso della natura che non esistono più altrove.
Vivono in capanne di tronchi sparse nella foresta e solo la cassetta delle lettere sulla strada ne rivela l'esistenza. Cacciano e pescano, in estate fanno lavori stagionali, guidano i turisti, in inverno mettono trappole agli animali da pelliccia.
Ne conosciamo alcuni e ci meravigliamo come si possa vivere in un ambiente tanto ostile e solitario.

Alaska: un ghiacciaio Ormai siamo quasi alla fine di settembre e la temperatura si è fatta rigida, la notte il termometro scende sotto lo zero.
Le foreste stanno perdendo i loro colori autunnali e nei laghi grandi stormi di anatre si raccolgono prima della migrazione invernale.
Non solo la natura si prepara al lungo inverno, i turisti sono già partiti da un pezzo, così come i lavoratori stagionali, molti negozi e distributori sono chiusi; c'è un aria di smobilitazione come da noi a fine stagione nelle località di villeggiatura.
Ad Anchorage arriva la prima nevicata e la mattina le pozzanghere sono ghiacciate, un segno che ormai anche per noi è arrivato il momento di partire.

Decidiamo di prendere il traghetto che ci porta quasi fino a Bellingham, a nord di Seattle, facendoci risparmiare oltre 3000 chilometri di guida e che ci permette di ammirare l'Inside Passage, il labirinto di isole e fiordi lungo la costa dell'Alaska e del Canada.

continua...


"La maggior parte di noi porta dentro di sé per tutta la vita un sogno, per noi questo sogno è stato quello di poter fare, un giorno, un viaggio in camper intorno al mondo. Un viaggio che si è alimentato per decenni di letture, proiezioni, incontri con persone che, con i loro racconti, ci rendevano partecipi delle loro esperienze in paesi lontani.
Poi un giorno il sogno diventa realtà e allora sei tu che vorresti trasmettere ad altri le tue emozioni.
Così è nata l'idea di scrivere un libro, che vuole essere una testimonianza della nostra esperienza attraverso i cinque continenti.
Il titolo è 'Vagator - 7 anni in camper intorno al Mondo' - che viene presentato sul sito www.campervagamondo.it."
Cesare Pastore


Viaggio effettuato nel 1997 da Cesare Pastore, www.campervagamondo.it.

Potete trovare ulteriori informazioni sulle località toccate da questo itinerario nella sezione METE.


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