La Grande Rogazione

Asiago

31 Maggio

Passati l'estate e l'inverno,quando i forestieri hanno lasciato queste pittoresche località di vacanza, sull'Altopiano di Asiago la gente torna tranquilla alle cose di sempre e restituisce se stessa al suo abituale modo di vivere.

E' così che ogni anno alla vigilia dell'Ascensione, il popolo si ritrova nel giorno della "Grande Rogazione" per partecipare all'antichissimo rito propiziatorio per il raccolto. Nei giorni che precedono, le ragazze vanno sui prati a raccogliere erbe e fiori e ne colorano le uova della Rogazione, che serviranno per un poetico rito antichissimo.

Nei punti dove passerà la processione si addobbano croci e tabernacoli; i contadini, altrimenti gelosi dei loro campi nei quali il grano è appena spuntato, aprono i recinti di filo spinato, perché il passaggio del corteo è ritenuto privilegio e un pegno di abbondante raccolto.

Quando il sole è spuntato da poco, la processione si avvia a percorrere, in uno scenario di grande bellezza, il perimetro intero della parrocchia di Asiago ai suoi confini. In montagna la parrocchia è un piccolo mondo e lo era ancor di più un tempo quando la Grande Rogazione cominciò anche ad essere chiamata "Giro del Mondo", un giro faticoso, che dura dall'alba a sera inoltrata: più di 30 Km. di cammino rigorosamente stabilito, con poche soste e non sempre il cielo sereno.

La gente procede pregando con parole, ma soprattutto con canti: sono le litanie dei Santi che i fedeli intonano secondo un rito antico e cantano con istintivo-ritmo primitivo e ossessionante insistenza, lungo tutti il percorso. La processione si snoda semplicissima. In testa per indicare il cammino, uno stendardo crociato che chiamano bandiera; alla fine un sacerdote con una stola violacea in segno di penitenza.

Egli procede a cavallo e di tanto in tanto si ferma alle croci per impartire la benedizione ai campi. Si giunge al Lazzaretto, una valle sassosa dove nel 1600, durante una grave pestilenza, gli appestati erano condotti a morire. I fedeli sono ora alcune migliaia, molti di essi per l'occasione venuti da lontano. Gente costretta, per trovare lavoro, a lasciare questa terra avara con i suoi figli.

La Grande Rogazione è quindi un lieto motivo d'incontro, particolarmente per i giovani, che al Lazzaretto vivranno i momenti più belli della giornata. Si celebra la Messa davanti alla Cappella, dove ogni anno il popolo viene per assolvere a un voto legato alla cessazione della peste.

Finita la messa, la gente si sparpaglia nella vallata per una merenda campestre e subito dopo si svolge nell'aspetto di una simbolica schermaglia d'amore, una tradizione la cui origine si perde nei secoli: quella dell'uovo della Rogazione. Anche le coppie mature vi partecipano scambiandosi l'uovo, segno di un affetto duraturo. Tuttavia sono i ragazzi che la rinnovano con vivacità e convinzione. Alle insistenze dei giovani, le ragazze si schermiscono; poi finiscono per dar luogo, in segno d'amicizia, allo scambio delle uova colorate con le erbe.

Ma l'uovo più bello, quello dipinto a mano, è per il prescelto e la ragazza donandoglielo, gli fa una dichiarazione d'amore in piena regola, sconvolgendo ogni consuetudine.

La processione si rimette in cammino e fino alla prossima sosta di Camporovere non potrà per nessun motivo fermarsi. Il percorso della Grande Rogazione comprende nell'ultima parte, la salita del monte "Bi" per il versante più ripido. La fatica e la stanchezza per la strada già fatta ora si avvertono. La lunga fila si scompone, si allarga, ma si procede ugualmente con passo spediti, sempre cantando.

Intanto mentre gli ultimi stanno ancora salendo e quelli già giunti si riposano, il sacerdote rimonta a cavallo e va, per la benedizione alla croce che sovrasta il paese. Durante l'ultima breve sosta, tutti si sono ornati di rami di pino e le donne si sono fatte belle; nessuno al rientro in paese dovrà dire di essere stanco.

E' sera ed è riapparso il sole; ora il sacerdote cavalca in testa alla lunga fila. Alle prime case, mentre i canti si fanno più alti e le campane salutano il ritorno della processione, le donne rimaste in paese, per antica tradizione offrono un pane, che il giorno dopo sarà donato ai poveri, perché anch'essi partecipino alla gioia comune.

Dalla chiesa alla chiesa: il giro è completo. Tra poco, dopo l'ultima solenne benedizione, tutti torneranno a casa. Domani, giorno di festa, riposeranno.

Così questa terra vive la sua più bella e significativa giornata, ogni anno, da secoli.

Commento scritto da Emilio Cecchi e letto da Giorgio Albertazzi per il documentario "Giro del mondo sull'Altopiano"

Ritorno alla pagina precedente CamperOnLine.it, tutte le informazioni in rete per il turista pleinair
Ritorno all'inizio di questa pagina