Pubblicato:
27/08/2010 da
Burn
Periodo:
27/12/2009 - 02/01/2010
(6 giorni)
Non specificato
Mezzo: CI 549 Equipaggio: Paolo (pilota, narratore) Marta (cuoca/navigatore)
Destinazione: Slovenia - Postumia, Lubiana, Catez
Primo giorno: partenza e arrivo a Postumia
La partenza avviene alle ore 10 da Forlì presso il rimessaggio - casa dei genitori di Paolo. Il viaggio procede tranquillo lungo l'autostrada. Alle 12 si registra un tentennamento alla vista dell'uscita "Venezia". L'equipaggio però procede, con solo il fastidio dell'interminabile pioggia che si placa solamente verso le 13. Sfruttando la clemenza del meteo ci fermiamo a mangiare in un autogrill poco dopo venezia. In pochi minuti il nostro camper viene accerchiato da una decina di tir di svariate nazionalità. Il tutto mentre consumiamo un ottimo piatto di pasta. Chiediamo ad uno straniero di spostarsi e ci risponde "do do doo do" che intendiamo chiaramente come "guarda vecchio, alla fine mi sposterei anche ma tanto quello davanti a te se ne sta andando". Usciti dalla morsa dei tir riprendiamo il cammino e realizziamo di aver dimenticato l' ombrello nonostante avessimo un carnet di almeno dieci elementi che andavano dal più spartano esemplare marchiato "acciaierie Terni" all'elegante accessorio balenciaga. Decidiamo quindi di acquistarne uno alla prima occasione. Questa si presenta quando ci fermiamo alla shell a fare il pieno. Marta esce trionfante dall'autogrill brandendo un ombrello blu elettrico raffigurante tutto l'albero genealogico dei looney toones. Mentre Marta adduce discutibili scuse per il discutibile acquisto rimprendiamo la traversata. Raggiungiamo il casello dopo Trieste, uscita Fernetti e paghiamo 19.90€. Poco dopo arriviamo alla dogana con tanti sentimenti contrastanti nel cuore, nel vedere il tricolore allontanarsi. Alla pseudodogana acquistiamo la vignetta slovena. A dispetto del nome simpatico e pacioso non si tratta di altro se non di una tassa che funge da abbonamento per le autostrade slovene. Questo permette di evitare tutti i caselli, semplicemente esponendolo sul parabrezza. Optiamo per la vignetta settimanale che sa veramente di settimana enigmistica e costa 15€. A questo punto siamo in Slovenia. Il nostro itinerario prevede come prima tappa Postumia: abbiamo pianificato l'arrivo nel pomeriggio in modo da poter visitare con calma il paese e presentarci l'indomani alle famose grotte. Mai scelta fu più errata! Postumia si rivela un posto dimenticato da Dio. La prima impresa ardua é rappresentata dalla ricerca dell' area dove pernottare. Ci dirigiamo prima al parcheggio delle grotte dove ci saremmo aspettati di trovare tanti camper, ma ne troviamo solo uno. Optiamo per la seconda alternativa studiata in fase di programmazione del viaggio: un campeggio poco più avanti. Con questa le scelte errate sono 2. Il comodo campeggio si trova alla fine di una impervia stradina desolata e stretta in barba al doppio senso di marcia che la contraddistingue. Il campeggio si presenta inoltre deserto con tanto di reception chiusa. Le informazioni su internet lo davano aperto tutto l'anno. Ormai sfiduciati decidiamo di affiancare il camper solitario del parcheggio delle grotte. Ci assicuriamo che anche loro passino la notte lì e ci stazioniamo. Una volta posizionataci arriva il terzo cataclisma: Marta entrando nell'abitacolo percepisce dell'acqua sul pavimento del camper. Un tappeto é fradicio e il bordo del Gavone-cassapanca perde acqua. Dopo attimi di terrore in cui immaginavamo tubature rotte realizziamo che l'inconveniente é stato causato solamente da una tanica chiusa male e riposta nel gavone. Perdiamo una mezz'oretta per asciugare tutto e decidiamo di cestinare le sedie di tela che si sono infradiciate. Il danno non é ingente visto la qualità discutibile di tali sedie e considerato la presenza di un tappeto di riserva. Rinfrancati dal non dover chiamare un idraulico ne approfittiamo per pulire il gavone: quale momento migliore se non una piovosa giornata invernale in Slovenia? abbandoniamo il camper e finalmente percepiamo il panorama lugubre che ci circonda. C'é solo la scultura di un pianoforte, il bar di un hotel, qualche indigeno capellone a spasso e una fioca(per non dire inesistente) illuminazione stradale. Decidiamo quindi di fare un sopralluogo esplorativo alle grotte e poi di goderci il nostro camperino caldo(la nostra stufa di sicuro non ci fa patire il freddo). Al parcheggio delle grotte non c'é anima viva, nonostante l'ultima visita sia terminata da poco. Il fiume è gonfio e la pioggerellina incessante; questo luogo turistico in un momento così buio e disabitato ha un non so che di tetro. Ecco quindi che a farci compagnia ci pensano alcuni razzi sparati dal fiume a pochi metri da noi da un dinamitardo invisibile. Decidiamo che per oggi é abbastanza e torniamo al CI che nel frattempo è stato circondato da tanti altri mezzi lumaca. Ci sentiamo molto più sicuri, giochiamo a passaparola, mangiamo, ci guardiamo un film sul nuovo telefono di Marta(abbiamo predisposto un piccolo home theatre dentro il camper) e andiamo a letto.
Secondo giorno: visita alle grotte e terme di Catez
Dopo la colazione ci aspetta la solita sorpresa mattutina (e che gusto c'è a essere camperisti se almeno una volta al giorno non si verifica qualche imprevisto?) il nuovo costosissimo nokia non si accende più... A causare il misfatto l'ottimo caricabatterie portatile marchiato Belco regalato qualche tempo fa dalla famiglia Perrotta-Di Stefano(dai nomi potevamo aspettarci grandi calciatori magari, ma non certo elettricisti esperti), a quanto pare invece di caricare la batteria si è ciucciato fino all'ultimo ampere. Sperando di non dover portare il telefono in assistenza dopo 3 giorni di vita ci incamminiamo verso le grotte. Sfruttando l'ottimo badge dell'università riusciamo a pagare 16 euro anzichè i 20 previsti. Finalmente saliamo sul trenino diretto nel sottosuolo, non ci saremmo stupiti nel vederci sopra lo stemma delle ferovie dello stato vista la poca sicurezza e la ruggine che lo contraddistinguono. A dispetto di quelli marchiati fs questo però ha la velocità di uno shuttle e non deraglia. Derapiamo lungo la ferrovia sotterranea passando a una vicinanza incredibile dalle pareti e dai soffitti della grotta. Pericoloso ma molto divertente. Nel giro di un minuto siamo 120 metri sotto terra. Nella grande sala-stazione ci aspetta la fenomenale guida italo-slava Gregor. Un soggetto incredibile, un incrocio tra Lorenzo Lamas e Arold Mesner e molto frustrato dal suo lavoro tanto da arrivare a vedere membri maschili in tutte le stalagmiti che ci presentava col suo incredibile italiano dall'accento slavo. Fosse stato per lui le grotte potevano benissimo essere un sexy-shop. Le grotte sono belle da togliere il fiato, un po' meno belli gli animaletti osservati al vivaio che lascia molto a desiderare in quanto a luce e pulizia. Usciti dal vivaio, felici di vedere che il Ci non é stato portato via dalla pivka ci dirigiamo verso le terme di Catez. Ce la ricordavamo un po' più vicina perchè di Catez in Slovenia ce ne sono due e a casa avevamo visualizzato quella sbagliata. Quella delle terme é quasi al confine con la Croazia, arriviamo comunque in tempo per usufruire delle 3 ore nelle piscine termali. Arriviamo al campeggio tutti contenti, ci registriamo alla reception dove tutti parlano "un poco" italiano e ci prepariamo per il pranzo. La seconda sorpresina della giornata si presenta non appena cerco di attaccare il camper alla corrente: le prese slovene non sono come le nostre! Niente energia quindi per oggi. Per fortuna nei momenti di sconforto c'é sempre vicino a noi un camperista esperto pronto a darci utili consigli, ci dice che in paese c'è un supermarket che vende il convertitore. Non ce la sentiamo di spostare il camper e decidiamo di comprarlo l'indomani. Ci dirigiamo quindi alle terme che sono nello stesso complesso del campeggio, l'edificio da fuori é fatiscente, entriamo e ci dirigiamo all'ingresso con le nostre tesserine, quella di Marta fa senza problemi il suo dovere lasciandole libero l'accesso, la mia invece viene di continuo rifiutata. Viene in aiuto, seppure con spocchia, una guardia, ma niente da fare, la tessera é da cambiare al campeggio. Si osservano scene di isteria generale perchè Marta non vuole entrare da sola e senza telefono. Fatto il cambio entriamo alle terme: un parco giochi acquatico carico di gente di varie nazioni, per lo più italiani, con la presenza di schiamazzi scivoli, schizzi,
musica da discoteca e anche un certo olezzo. Praticamente il massimo per bambini e comitive, un po' meno per chi ama la calma e gli idromassaggi che sono pochissimi e funzionanti solo per metà. Un po' delusi torniamo al camper dove stendiamo i costumi e mangiamo. Dopo cena ci concediamo un giretto lungo le strade di catez che è un vero e proprio complesso turistico pieno di negozietti e alberghi di lusso. C'è anche un pub molto carino in cui però decidiamo di non entrare a causa del nostro aspetto da yeti che si tiene caldo ma non rende propriamente presentabili. Continua a piovere e rientriamo.
Terzo giorno: partenza da catez e arrivo a Lubiana
Ci svegliamo e con grande sorpresa scorgiamo dalle finestre un timido sole. Apriamo tutti gli scuri e ci prepariamo alla partenza. La prima tappa é il Mercur: praticamente la comet dell'est, sperando che lì abbiano l'adattatore che ci serve. Ahimè non é così, ce ne sono di tutte le taglie e tipologie ma non quello che fa al caso nostro. In preda allo sconforto chiediamo aiuto al commesso del reparto che é una specie di Mr Bean fuso con Denny de Vito. Non parla una parola di italiano o di inglese e probabilmente in nessuna lingua. Prendiamo in mano varie prese e spine e con una serie di gesti cerchiamo di spiegargli di cosa necessitiamo. Niente da fare: non siamo nemmeno sicuri che abbia capito di cosa abbiamo bisogno. La famiglia Mc Giver non si ferma davanti a nulla e fieri delle nostre lauree in ingegneria compriamo fili e prese confidando di potercela fare. Eccitati per la nuova missione partiamo alla volta di Lubiana. Senza problemi arriviamo al Lubiana Resort, il campeggio é davvero bello e alla reception ci accolgono in modo molto cordiale. L'unica pecca é che é molto lontano dal centro. Parcheggiamo il camper in una bella piazzola molto tranquilla e ci accingiamo alla costruzione del dispositivo. Il risultato é ottimo e nel giro di dieci minuti il nostro camper é attaccato alla corrente. Accendiamo la stufa e prendiamo l'autobus per il centro, anche con l'autista è tutto un capirsi a gesti per fare il biglietto. Lubiana é bellissima, è una capitale a misura d'uomo, pulita e discreta e ci colpisce molto. L'attesa per il capodanno é lunga, alle 6 abbiamo già fatto il giro della città due volte e la pioggia comincia a cadere forte. Ci ripariamo in uno dei tanti localini che si trovano lungo le sponde della lubianica: il Cacao, dove un simpatico cameriere ci serve una cioccolata alla banana e una alla nocciola. Restiamo un po' nei divanetti del locale dove ci sono dei grandi ombrelloni che ci riparano dalla pioggia. Calata la pioggia riprendiamo il giro per la città e ci godiamo i vari concerti sparsi per le piazze, decidiamo di sostituire il cenone con un ricco kebab consumato per strada preparato da arabi che parlano bene anchè l'italiano. Arrivano le 23e30 e non ne possiamo più, abbiamo visto già molti fuochi e in piazza comincia ad arrivare un fiume di gente stipata come sardine. Decidiamo di festeggiare l'arrivo del 2010 con la nostra casa mobile che ci sta regalando tante soddisfazioni e allora saliamo su un taxi appena arrivato nella piazza principale. La decisione ci fa sentire a tutti gli effetti dei veri camperisti. Il tassista ha un non so che di bruce willis e con la sua alfa ci porta al campeggio in meno di cinque minuti. Al rintocco della mezzanotte brindiamo davanti al nostro camper e ci godiamo i fuochi che si vedono dal campeggio.
Quarto giorno: partenza da Lubiana e arrivo a Venezia
Ci svegliamo e decidiamo di lasciare Lubiana, le possibili destinazioni sono Bled, Udine, Trieste o Lido di Jesolo. Scartiamo la prima perché Bled é abbastanza in alto e la pioggia che continua a cadere non ci farebbe godere la bella vista del lago. Partiamo quindi verso il confine. Una volta accolti nelle frequenze vodafone chiamiamo il camping Don Bosco di Jesolo per chiedere della situazione dell'acqua a Venezia e per accertarci che ci sia posto. Il gestore assicura che a Venezia é tutto nella norma e si circola senza problemi. La telefonata però dura abbastanza perchè Marta non capisce una parola di quello che il gestore dice in accento molto veneziano. Nel frattempo abbiamo già deviato per Trieste, ripuntiamo il navigatore
per tornare indietro e immediatamente ci troviamo avvolti da una nebbia incredibile. Non si vede nulla e non troviamo un punto per fare inversione. Sulla strada per capo d'istria il navigatore ci indica di svoltare in una stretta stradina e la nebbia non ci permette di fare di testa nostra. Arrivati alla fine della via compaiono alla nostra vista due asticelle bianche e rosse in mezzo alla strada. Ebbene si, sono due paletti, strada stretta e senza uscita. Ormai siamo diventati bravi nelle manovre e di retro usciamo senza problemi. Usciti dal casello la strada per Jesolo si fa impossibile, passiamo un ponticello stretto e tremolante dove una donnona occhialuta ci fa pagare un pedaggio:1 euro per i camper, passato il ponte la strada si fa stretta anche se a doppio senso di marcia e con fosso di 4 metri a destra e sinistra. La pioggia non aiuta e Marta se la fa sotto dalla paura. Arriviamo a lido di Jesolo e ci sistemiamo nell'area di sosta. Sono le 4 ma decidiamo comunque di partire alla volta di Venezia per passare lì due orette. I gestori ci consigliano di aspettare il mattino seguente e di fare una passeggiata per Jesolo dove è stato allestito un presepe di sabbia. Decidiamo comunque di andare a Venezia e compriamo i biglietti per la maratona che ci aspetta: navetta+bus+vaporetto. Aspettiamo il nostro turno in navetta(i posti sono solo 8 e aspettiamo in una ventina) il gestore che ci porta alla fermata del bus é molto cortese e pur sconsigliando di nuovo la visita a Venezia a quell'ora ci assicura di venirci a riprendere alla stazione del bus di Jesolo fino alle 24. Alle 18 e 30 scorgiamo San Marco dal traghetto, lo spettacolo é bellissimo, la città sembra galleggiare sull'acqua con le sue luci. Nessuno dei due c'è mai stato prima e non credevamo di visitarla in questa vacanza, per questo motivo rimaniamo folgorati dalla bellezza degli edifici galleggianti. In due ore camminiamo per quasi tutto il centro, non c'è troppa gente e quindi si gira bene. Si fanno le 9 ed é ora di accingerci al ritorno. Decidiamo di tornare in futuro un weekend tutto veneziano, magari col sole. Ripercorriamo a ritroso il viaggio della speranza e ce ne andiamo a dormire.
Quinto giorno: partenza da Jesolo e arrivo a Forlì
Ci svegliamo con calma per affrontare il ritorno a casa e ci accorgiamo di essere immersi nella fanghiglia. Piove a dirotto, per fortuna che abbiamo deciso di non rimandare la visita a Venezia. Nonostante il fango e la pioggia forte riusciamo a non impantanarci e ad uscire dall'area. Dopo 3 ore siamo a casa e nevica. La gita é andata alla grande.