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Grecia

Itinerario:

  • Patrasso - Micene - Corinto - Atene (2 giorni)
  • Santorini (4 giorni)
  • Creta (8 giorni)
  • Atene - Delfi - Meteore - Igumenitza (3 giorni)

Periodo: 2 - 21 luglio 2003.

Autocaravan: Rimor Superbrig 677 TC, su Ford, appena acquistato. Scooter targato in garage.

Equipaggio: io, mia moglie e la più piccola delle nostre figlie, Chiara, di 17 anni.


Eravamo già stati in Grecia varie volte in barca ed il viaggio non ci preoccupava, né emozionava più che tanto. Infatti lo abbiamo preparato pochissimo e deciso a cuor leggero pochi giorni prima di partire.

Programma del tipo: partiamo ed andiamo dove ci porta il camper.
Con un solo punto fisso ed irrinunciabile: Santorini.

Alla fine si è rivelato come uno dei viaggi più belli e piacevoli mai fatti.

Dopo una comoda traversata da Bari su una nave nuovissima della Superfast (camping on board senza problemi, insieme ad altri tre o quattro camper) sbarchiamo a Patrasso verso le 12.30. Avevamo comprato il biglietto Bari-Igoumenitsa-Bari, ma all'imbarco abbiamo improvvisamente deciso di proseguire il viaggio d'andata fino a Patrasso, per essere più vicini ad Atene. Nessun problema: pochi secondi al check-in e stesso prezzo.

Appena sbarcati ci immettiamo in una cosiddetta autostrada e subito facciamo la conoscenza del traffico greco, non proprio ordinatissimo e comunque con interpretazioni del codice del tutto peculiari. La strada è a carreggiata unica e due sole corsie, ma i greci viaggiano costantemente sulla corsia di emergenza, lasciando la corsia normale per il sorpasso. Roba che se la fai in Italia, ti riducono la patente in coriandoli.

La prima tappa è a Micene, nel Peloponneso a pochi chilometri da Corinto.
I resti dell'acropoli sono adagiati su una bassa collina pietrosa, sormontata da due brulle montagne aguzze e circondata da un oceano di ulivi.
Appena entrati nella zona archeologica si passa la famosissima porta dei leoni e si sale sull'acropoli fino a quello che viene chiamato il palazzo reale.
Non rimane molto, ma fa una certa impressione sapere che qui si trovava il trono di Agamennone.
Alla base dell'acropoli ci sono le cosiddette tombe di Agamennone e Clitemnestra.
Nelle tombe di Micene sono stati trovati numerosi gioielli, tra cui la maschera d'oro di Atreo, che costituisce uno dei pezzi principali del museo archeologico di Atene.

Sulla strada di Atene, passiamo sopra il canale di Corinto, una trincea lunga sei chilometri e profonda fino a 80 metri. Il canale è strettissimo, circa 24 metri, e aspettiamo con ansia una nave per vedere l'effetto che fa. Ma purtroppo non ci sono navi e dobbiamo accontentarci di guardare le cartoline.

Dormiamo ad Atene nel campeggio Athena, torrido e rumorosissimo per la vicina autostrada per Corinto, ed il giorno dopo siamo sull'acropoli. L'eterno cantiere per i restauri (durata prevista 120 anni!) pare abbia avuto nuovo impulso in vista delle Olimpiadi dell'anno prossimo e troviamo il Partenone mezzo smontato ed il tempio della dea Nike completamente rimosso.

L'afa tremenda ci spinge a lasciare Atene in fretta ed il giorno dopo siamo al Pireo per imbarcarci su un traghetto verso Santorini. I biglietti li abbiamo fatti in un'agenzia del Pireo la sera prima della partenza, senza alcun problema.

Con più di 200 isole la Grecia ha bisogno di un gran numero di traghetti ed infatti non ne abbiamo mai visti tanti tutti insieme: il Pireo ne è addirittura congestionato.

La nostra nave si ferma in tre isole, prima della meta finale, e così facciamo una piccola piacevole crociera nelle Cicladi.

Le prime due tappe sono Paros e Naxos, due tra le più grandi e turistiche isole dell'arcipelago. Poi è la volta di Ios, famosa per la sua vita trasgressiva.

Finalmente siamo a Santorini: l'ingresso, nel tardo pomeriggio, nella caldera è veramente indescrivibile.
Santorini fa parte di un piccolo arcipelago composto da tre isole principali, residui dell'antico cratere esploso 3.500 anni fa e dai due isolotti lavici dei Kameni.

Finalmente arrivati al porto, la scalata del bordo della caldera è entusiasmante per gli stretti tornanti che ci propongono una prospettiva sempre diversa di quest'isola fantastica.

Proviamo ad infilarci nel piccolo campeggio di Thira, ma questo è fatto per le tendine a igloo ed i sette metri e passa del nostro camperone rischiano di intasarlo irrimediabilmente. Ci propongono una soluzione impossibile in fondo ad una stradina ripidissima, ma preferiamo andarcene in cerca di una soluzione migliore.

Ed è stato così che abbiamo scoperto che la strada panoramica sulla caldera è ricchissima di piazzole di sosta a picco sul mare: ne scegliamo una lontana da alberghi e ristoranti e finalmente parcheggiamo nel più bel posto che un camperista possa desiderare.
I paesi di Ia e di Thira si fronteggiano sul bordo dell'antico cratere e sono l'uno uno spettacolo per l'altro.
Questi centri sono particolarissimi e, soprattutto le signore, non si stancherebbero mai di girare per stradine, chiesette, boutique e taverne.
Dalle terrazze di Thira il tramonto è incantato: scende il silenzio e l'isola si ferma a guardare.
Non ci sono parole, non ci sono fotografie, non ci sono filmati che possano descrivere l'atmosfera di questo momento: bisogna proprio esserci.
Quando tutto è finito, dalle terrazze silenziose, si alza qualche applauso: applaudire al tramonto può sembrare un gesto ridicolo ed infantile, ma prima di giudicare dovete venire ed assaporare questa magia.

Il giorno dopo facciamo una gita con un barcone che ci porta a visitare i Kameni, i due isolotti lavici che si sono formati in epoca storica in mezzo alla caldera.
Il più recente ha solo 400 anni e l'ultima eruzione risale a meno di 50 anni fa.

Si sale al piccolo cratere e vale davvero la poca fatica necessaria, anche solo per l'incredibile vista su Santorini e Tirasia.

La gita prosegue per Tirasia, l'altra isola abitata sopravvissuta all'esplosione del vulcano ed è ineluttabile la salita al paese a dorso di asino.

Ero già stato a Santorini molti anni fa con una barca e annoveravo l'isola come una tra le quattro o cinque più belle del Mediterraneo, ma dopo questo soggiorno non ho più dubbi: Santorini è certamente la più bella, almeno tra quelle che conosco io (e sono tante...).

Arrivato il momento di partire, dobbiamo decidere dove andare: partendo dall'Italia pensavamo di fare un giro per le Cicladi, ma poi, poiché queste isole le conoscevamo già dalla barca, abbiamo optato per Creta, dove non eravamo mai stati.

E così, dopo un ultimo saluto a Santorini, c'imbarchiamo per la verde Creta, l'isola che ha dato i natali a tanti personaggi eccellenti, da Zeus a Zorba il greco.

Superato l'impatto sgradevole con Iraklion, afosa, caotica e mal tenuta, la prima visita è a Cnosso, al mitico palazzo di Minosse. Purtroppo 3500 anni non sono passati invano e d'autentico resta poco più delle tracce delle fondazioni.
In compenso ci sono molte parti ricostruite male, con materiali assai diversi dagli originali e perfino con largo uso di cemento armato. Anzi la ricostruzione è tuttora in corso, con muratori e decoratori sfacciatamente all'opera.
Nel complesso restiamo delusi e ce ne andiamo con il rimpianto di un mito perduto.

Riprendiamo il nostro viaggio dirigendoci verso levante, tra un panorama prima molto verde e poi via via più brullo.

Passata la cittadina di Aghios Nikolaus proseguiamo verso l'estremità nord-orientale di Creta, dove c'è Vai, la spiaggia più famosa dell'isola, soprattutto per avere alle spalle il palmeto più grande d'Europa, ricco di 5.000 palme.

La spiaggia è molto bella, ma un po' troppo turistica per i nostri gusti e ce ne andiamo subito in cerca di luoghi più tranquilli, che troviamo pochi chilometri più a sud nella spiaggia di Paleocastro.

Proseguiamo poi verso il lungo lato meridionale dell'isola, molto meno turistico, ma anche più devastato da costruzioni sgradevoli (che per la verità non mancano da nessuna parte) e da un infinità di serre poste direttamente sul mare. Poco prima di Ierapetra (brutta cittadina moderna di seconde case) troviamo, davanti al lontano mar Libico, una spiaggia immensa e completamente deserta.

Dopo tanto mare, abbiamo voglia di un po' di montagna e ci arrampichiamo sull'altopiano di Lassiti, famoso per i suoi mulini a vento. Infatti è conosciuto come l'altopiano dei diecimila mulini.
Peccato che adesso questi diecimila mulini siano rimasti solo nelle cartoline.
Comunque qualcuno riusciamo a trovarlo, conservato soprattutto come richiamo turistico di alberghi e ristoranti.
Nel complesso il posto è fresco e piacevole e vale la pena di arrivarci, attraverso una strada non proprio agevolissima.
Ritorniamo sulla costa settentrionale e continuiamo verso occidente tra file di abeti e rocce, in un ambiente quasi alpino, alle pendici del monte Ida.

Raggiungiamo prima Retimno e poi Canià, dal caratteristico faro a forma di minareto e dai molti ricordi arabi e veneziani. All'estremità occidentale ci sono varie bellissima spiagge, abbastanza deserte e lontane dalle città turistiche più affollate. Abbiamo trovato ampi parcheggi vicinissimi al mare, molta tranquillità e qualche servizio (taverne e piccoli stabilimenti balneari, molto discreti e che lasciano il 90% di spiaggia libera).

In particolare, a sud-est, protetta da una lunga strada asfaltata ma non proprio agevole, troviamo la spiaggia rosa dell'isola di Elafonissi. L'isola è collegata alla spiaggia da una bassa laguna, attraversabile a guado.
I colori della spiaggia e del mare sono davvero incredibili e eleggiamo questa come la spiaggia più bella del Mediterraneo, dopo l'inarrivabile cala di Luna.

Ci rimbarchiamo per Atene la sera alle 20, con arrivo previsto alle sei della mattina successiva.

Sbarcati nel solito caotico traffico del Pireo, arriviamo a Delfi, adagiata a mezza costa in posizione splendida sulle pendici del monte Parnaso.
Il luogo è incantato, rifinito mirabilmente dal solleone, dalla vegetazione mediterranea e dal canto delle cicale.

Arriviamo alle Meteore a notte e parcheggiamo, sulla solita piazzola a lato della strada, vicino alla Grande Meteora, per esseri i primi a visitarla il giorno successivo.

Si scatena un temporale fortissimo: è tutto buio e fa una certa impressione a starsene tutti soli quassù tra questi inquietanti monasteri. Ogni tanto si accende una luce, si vede un ombra in controluce e poi tutto torna buio. Veniamo svegliati varie volte, in piena notte, dal suono delle campane.
Stiamo a lungo a guardare piovere fuori del finestrino e ci sembra di essere ritornati in pieno medioevo.

Per fortuna la mattina successiva viene fuori un pallido sole che fa svanire poco a poco le nebbie notturne e ci consente di andare in giro, anche se sotto un cielo corrucciato.

Costruiti dal XIV secolo, questi monasteri ortodossi erano isolati e protetti dagli strapiombi, che fino a pochi decenni fa erano superabili sono con vertiginose scale a pioli o con argani e reti da carico, che ancora oggi sono usati per i materiali.

Le Meteore meritano da sole un viaggio per lo straordinario ambiente naturale e per questi suggestivi conventi, chiusi per secoli a qualsiasi contatto esterno.

E' possibile visitare sette o otto monasteri, di cui il più famoso è quello della Trasfigurazione (o Grande Meteora), assolutamente irrinunciabile.
Comunque ogni visita è abbastanza breve, perché, comprensibilmente, gli spazi aperti ai turisti non sono molti.

Tutti i monasteri sono collocati in un'area di pochi chilometri, collegati da una strada di montagna, ma abbastanza agevole, con parcheggi che abbiamo trovato sufficienti (ma non abbondanti). Ci avevano consigliato di iniziare la visita la mattina presto dalla Grande Meteora, parcheggiando la sera precedente, senza avvicinarsi troppo all'ingresso e girando il camper verso la discesa, per non trovarsi imbottigliati nel traffico della mattina. Consiglio prezioso.

Dopo le Meteore abbiamo proseguito per Igoumenitsa, dove ci aspettava il traghetto per l'Italia.


NOTE
In Grecia è ufficialmente proibita la sosta notturna dei camper. In realtà noi abbiamo passato solo quattro notti in campeggio (le quattro notti peggiori) e le altre in luoghi bellissimi, di solito molto vicino al mare.

Bisogna notare che a Santorini eravamo sicuramente l'unico camper ed a Creta abbiamo stimato una presenza di circa 20 camper (molti francesi), di cui 12 concentrati sulla spiaggia di Paleocastro, adattissima al windsurf. Quindi l'impatto ambientale dei camper è veramente ridotto e in tutta la Grecia non abbiamo trovato un solo divieto.

Abbiamo sempre parcheggiato gratis, salvo che alla spiaggia di Vai (Creta).

Abbiamo ottenuto facilmente l'acqua chiedendola a chiunque vedessimo con un tubo di gomma (giardini privati e cantieri edili, soprattutto). Il viaggio è stato effettuato dal 2 al 21 luglio 2003 ed abbiamo trovato pochissimo affollamento, sia sui traghetti che nei locali pubblici. Considerata la vastissima disponibilità di posti letto e di ristoranti (che noi abbiamo trovato tutti vuoti), temiamo che in agosto il numero dei turisti salga a valori insopportabili. Comunque ci dicevano che nell'estate 2003 in Grecia c'è stato un crollo drammatico del numero dei turisti.

I traghetti sono numerosi e fanno venir voglia di saltare da un'isola all'altra: per esempio da Aghios Nikolaus (Creta nord-orientale) in poco più di 60 miglia si è a Rodi. Ci sarebbe piaciuto, ma il tempo a disposizione non lo consentiva. Sulle rotte interne della Grecia non è previsto il camping on board e quindi, nelle traversate notturne, bisogna scegliere tra la cabina (carissima) o il passaggio ponte.

Le strade sono mediamente da discrete a buone, sia in Grecia che nelle isole, ma con molte curve e saliscendi, e perciò le medie sono sempre basse. In generale le strade sono ricche di piazzole per la sosta, spesso in punto di estremo interesse paesaggistico ed adatte alla sosta dei camper.

Molto utile e gradevole (come sempre) lo scooter al seguito.

La copertura per i cellulari è molto buona.

Le carte di credito sono accettate dovunque (noi siamo partiti con poche centinaia di euro e ci sono avanzati).

L'inglese è compreso comunemente.

La temperatura è stata insopportabile ad Atene (come del resto in Italia), ma gradevole nelle isole, per il Meltemi e la vicinanza del mare. Sempre cielo perfettamente sereno, salvo l'ultima notte e l'ultimo giorno.

In tutto abbiamo preso cinque traghetti e fatto circa 3.500 chilometri, di cui 1.500 in Italia.


Viaggio effettuato nel Luglio 2003 da Francesco Bini

Potete trovare ulteriori informazioni sulle località toccate da questo itinerario nella sezione METE, e i più recenti aggiornamenti alla situazione delle aree di sosta nella sezione AREE DI SOSTA.


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