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Islanda 2000 Partiamo da Venezia pieni di
entusiasmo il giorno 28 luglio e proseguiamo diritti fino a Vipiteno, dove
all’area di sosta per camper incontriamo i nostri amici e compagni di viaggio. Assieme decidiamo di procedere con alcune tappe di avvicinamento in
Germania prima di giungere in Danimarca ad Hanstholm dove ci attende l’imbarco
per l’agognata Islanda. Nei giorni successivi sostiamo in Austria sullo Schimsee in un area di
sosta per camper lungo il lago (costo 4 DM al giorno) poi proseguiamo sino a
Berlino dove ci fermiamo al camping ADC Berlin “Kladow” abbastanza comodo per visitare la città. (autobus n.234
e poi 34 per Alexanderplatz). Il campeggio è a circa un’ora dalla città ma merita la sosta perché
situato in un bellissimo bosco (costo circa 35 Dm al giorno). Il giorno 2 agosto,mercoledì, alla mattina, partiamo con direzione
Danimarca e percorriamo tutta l’autostrada sino a giungere a circa 50 Km dal
confine Danese (nell’ultima area di sosta tedesca) dove pernottiamo. Il giorno 3 agosto passiamo il confine e ci fermiamo all’ora di pranzo
all’isola di Romo e ci godiamo la giornata di sole e vento sulla spiaggia. Sostiamo per la notte in un paesino Danese a poca distanza . Il giorno 4 agosto arriviamo ad Hanstholm e durante il pomeriggio
girovaghiamo un po’ e a 3 Km dal porto, sulla costa troviamo un punto sosta
indicato nei cartelli dove ci approvvigioniamo di acqua e scarichiamo i serbatoi (è però vietato
pernottare) . Dopo aver girato un po’ per i dintorni optiamo per la sosta notte
su di un promontorio da cui si domina il porto. Il 5 Agosto Sabato, imbarchiamo il
camper sulla M/N Norrona della Smiryl line. Nave piccola con cabine di dimensioni assai ridotte e solo due sale dove
trascorrere le lunghe giornate di navigazione. Si “balla” molto la seconda notte e finalmente il giorno 7 sbarchiamo
alle isole Faroe. 7 Agosto Appena arrivati
cerchiamo una piazzola di sosta per fare colazione visto che gli
“sballottamenti” dei due giorni di navigazione (ce ne aspetta un altro!) ci
hanno consentito di mangiare ben poco. Giriamo tutta l’isola con il camper. Il paesaggio è completamente nuovo,
ricorda un po’ l’isola di capo nord. Alte colline coperte di verde ma senza
alcun albero si contrappongono ai fiordi stupendi dove piccole imbarcazioni
praticano la pesca. La giornata di sole conferisce all’isola una dolcezza inusitata visti
gli aspri paesaggi. Un particolare si evidenzia subito al visitatore, la popolazione locale
è molto molto gentile e disponibile verso gli stranieri. Tutti si accostano ai margini della strada negli stretti scambi delle
stradine interne facendo passare i camper, sorridendo e salutando sempre ad
ogni incrocio difficoltoso. Abituati alla durezza dei Danesi del nord, ci troviamo quasi in
difficoltà di fronte a tanta gentilezza . I bambini dai capelli biondissimi giocano indisturbati nei piccoli
giardini delle coloratissime abitazioni locali che sembrano uscite da un libro
di fiabe. I piccoli che camminano lungo le strade da soli, salutano il passante
gioiosamente. Nessuno è preoccupato del traffico, quasi inesistente, se non sulle
arterie principali dell’isola, né dei pericoli della circolazione atteso che le poche auto procedono con prudenza
davvero degna di menzione. Siamo “pervasi” da quest’atmosfera e ci rilassiamo nella visita dei
paesetti dell’isola principale. Nel pomeriggio prendiamo la strada principale che attraversa l’isola e
poi deviamo per una strada secondaria, la N.202, che percorriamo fino alla sua
fine. Detta strada, assai stretta, è a strapiombo sul mare e giunge ad un
paesino piccolissimo chiamato Tjornvik Poche case che si affacciano sul fiordo, una spiaggetta di sabbia nera
da cui si scorgono i faraglioni e le grotte che si trovano sull’altra sponda
del fiordo (Per chi è interessato v’è un boat tour). Passeggiamo alcuni minuti nel minuscolo centro qui i locali ci guardano
sorridenti non nascondendo il loro stupore per degli stranierei che si sono
spinti a bordo dei loro grossi mezzi sino al loro paese. Nella collina limitrofa intere famiglie sono intente alla raccolta
dell’erba appena tagliata. Viene spontaneo
che tanta fatica per così poco debba necessariamente essere il frutto
dell’amore e del legame di questa gente per la loro terra che è sicuramente più
preziosa di qualsiasi comodità. Mettiamo in moto e ripartiamo ritenendo che la nostra presenza possa
disturbare o imbarazzare il normale svolgimento della vita quotidiana degli
abitanti di Tjornuvik. Nuovamente deviamo dalla strada principale e prendiamo la n.204 . Anche qui la strada si fa stretta e il camper percorre il lungo tratto
di asfalto che taglia nel mezzo il brullo desolante paesaggio collinare. Dopo circa una decina di Km
arriviamo ad un laghetto naturale dove su di una riva, sono già
accampati dei francesi con i loro fuoristrada. Noi proseguiamo per altri 4/500 metri e la stradina finisce davanti ad
una deliziosa chiesetta contornata da un paio di casette di legno, un cartello
c’indica che siamo in località Saksun. Riusciamo a girare i camper e ci sistemiamo per la notte; il vento
soffia forte e le nuvole sono bassissime, ma la soddisfazione di essere gli
unici camperisti qui giunti è davvero grande. 9 Agosto Ritorniamo a
Thorsavn per l’imbarco. Mi accorgo che
ho finito una bombola di gas e, in previsione del freddo islandese cerco di
procurarmene un'altra. Riesco a trovare un rivenditore, tuttavia, le bombole sono diverse (un
po’ più grandi) e l’attacco è diverso anche da quello del camping gas tedesco
di cui ho l’adattatore. Si potrebbe studiare una maniera per usare una bombola
più piccola ma il tempo stringe e dobbiamo presentarci per il Check – in alle ore 15 al porto; vorrà dire che
l’Islanda la vedremo anche con poco gas, pazienza. Alle 15 in punto siamo al porto ma il camper viene imbarcato solo alle
17.45. Questa volta posso verificare che i camper che sono in viaggio per
l’Islanda sono ben 12 e, guarda caso, tutti Italiani. Ci sono miriadi di
fuoristrada di tutti i tipi con conducenti in maggior parte Francesi e Tedeschi
e qualche Italiano. Quasi tutti gli autisti dei fuoristrada si atteggiano per
abbigliamento e portamento al mitico Indiana Jones. 10 Agosto Giovedì, Finalmente si
sbarca, l’oceano è stato magnanimo con noi e siamo riusciti a dormire bene,
quindi scendiamo a terra pieni di entusiasmo. Abbiamo nascosto nel vano dello
scaldabagno salami e parmigiano reggiano sperando che sfuggano all’eventuale
perquisizione del camper. Ci viene la tremarella quando un fuoristrada Francese
viene fatto “accomodare” in un hangar e i poliziotti liberano due dobermann che
annusano le macchine. Contemporaneamente il ns. camper unitamente ad un auto
Ceca viene fatto deviare sulla sinistra. Devono controllare il visto di mia
moglie che viaggia con passaporto Thailandese. Passiamo degli interminabili
minuti nei quali penso con terrore ai salamini nascosti ed ai cani della
dogana. Finalmente tutto è a posto e
possiamo ripartire, la mente ora corre all’Italia, alle coste pugliesi
dove i ns. finanzieri trainano a terra e sfamano giornalmente albanesi, slavi,
curdi rom etc, che clandestinamente sbarcano sulle nostre coste. La politica è senz’altro una brutta bestia, tuttavia provo ammirazione
per gli Islandesi che salvaguardano ogni giorno il loro paese da qualsivoglia
persona sia indesiderata. Incomincia l’avventura, cambiamo soldi alla banca locale, ci riforniamo
di viveri al supermercato e imbocchiamo la strada n.1 in direzione di
Egilsstadir. Dopo una decina di Km finisce l’asfalto e inizia lo sterrato. Il
mio camper e quello dei nostri amici sussulta ad ogni buca, la velocità è assai
moderata anche perché numerosi fuoristrada locali ci sorpassano ad alta
velocità con conseguente e pericolosa sassaiola. Dopo circa trenta metri troviamo una pompa di benzina e,
prudentemente, accostiamo per fare il
pieno (scopriremo dopo che il prossimo benzianio è a 165 Km.) Per chiamare il
gestore bisogna suonare il campanello. Ripartiamo e, in circa due ore abbiamo percorso non più di 70n km. Il
paesaggio è stupendamente desolato, colline di origine vulcanica e brulle valli
si alternano nella striscia di terra battuta nella quale arrancano i ns. camper. A Grinsstadir deviamo a destra
percorrendo la strada n.864 con direzione Dettifoss. La strada, sempre sterrata, è ancora peggiore della n.1 un cartello ci
avvisa che per 43 km le cunette “culleranno” dolcemente i ns. mezzi. Con notevoli fastidi, superiamo i 20 km e, a tratti, invece del volante
sembra di avere tra le mani la cloche di un aereo a reazione che compie figure
acrobatiche. Nel frattempo siamo stati raggiunti da un gruppo di altri 7 camper
italiani e procediamo tutti in fila indiana ; dagli specchietti retrovisori
scorgo la colonna e me ne compiaccio, è una bella immagine per un camperista. Ad una decina di Km da Dettifoss si cominciano a scorgere gli spruzzi
delle cascate che, con un po’ di fantasia, sembrano dei segnali di fumo indiani
in un film western con John Wayne. Finalmente la strada scende ad un piazzale da cui si possono scorgere in
parte le cascate. Parcheggiamo i camper e ci avviciniamo al canyon su cui
scorre l’acqua, con una passeggiata di mezz’ora si raggiunge un punto
panoramico da cui si vedono in tutta la loro violenta maestosità le cascate. E’
una sensazione forte quella che si prova a vedere un simile fenomeno naturale .
L’acqua piomba violentissima nella gola con un salto di varie decine di metri
sollevando spruzzi sino in alto. Tutto
attorno vi sono rocce a tratti bucate da alcune caverne . Vi si potrebbe ambientare sicuramente una bellissima favola ! Torniamo ai camper e pernottiamo nel piccolo spiazzo antistante il
canyon, ma, prima di dormire alziamo la parabola e ci vediamo “overland” per
restare in “tema” con la ns. impresa islandese. 11 agosto Venerdì Ci alziamo presto, ammiriamo ancora il canyon e le cascate facciamo
ritorno ai camper e troviamo un giovane islandese che, in un inglese stentato,
vuole sapere chi è il “leader” del gruppo di camperisti. Gli dico che non lo so
e che noi viaggiamo da soli, incalza, vuole sapere se abbiamo dormito nello
spiazzo, faccio l’indiano, gli rispondo che non capisco e che noi veniamo dal
porto di sbarco. Alla fine si stufa e ci dice che è vietato campeggiare nel
parco. Ripartiamo alle 10,00 e ripercorriamo la strada fino a riprendere la 862
prima e la 85 poi con direzione Husavik.
Nemmeno queste strade sono asfaltate e il fondo è pericoloso per le ns.
gomme perché vi sono pietre aguzze che spuntano all’improvviso da terra; un
altro pericolo è dato dai fuoristrada islandesi che corrono a “palla”
sollevando pietrisco. Tutto va bene, siamo fortunati e riusciamo ad arrivare a Husavik dove
finalmente incomincia l’asfalto. Abbiamo attraversato scenari stupendi, montagne , mare e paesaggi
violenti. In città facciamo gasolio e, per la prima volta, vediamo che dietro il
distributore vi sono delle spazzole collegate alla pompa dell’acqua per
ripulire le auto dopo le lunghe percorrenze su strade bianche (è un servizio
gratuito). Ci immedesimiamo nello spirito locale e con un po’ di olio di gomito
rivediamo i colori originali del nostro camper. Percorriamo la n.87 sempre bianca per un lungo tratto, sinché non
arriviamo al lago Myvatn. A pochi Km di distanza scorgiamo una distesa di pietra lavica e alcuni
vulcani spenti molto alti (uno di essi è inattivo solo dal 1984) . E’ uno spettacolo davvero superbo e merita riprese e fotografie; giunti al lago siamo letteralmente assaliti
da sciami di moscerini di ogni specie e misura e, non ritenendo il lago
particolarmente bello, giriamo la prua sulla n.1 con direzione Akureyri. Finalmente corriamo sull’asfalto e, dopo aver superato un altipiano
giungiamo alle cascate “Godafoss”. Certamente meno interessanti di quelle di Dettifoss ma sempre meritevoli
di una visita.. Vista l’ora tarda decidiamo di dormire nel campeggio vicino al
fiume , ciò per evitare multe o battibecchi con polizia o guardia forestale
visto che siamo all’interno di un parco nazionale. Il camping è spoglio o meglio, si tratta di un prato erboso sconnesso sui
cui si possono parcheggiare i ns. tre camper (nel frattempo si è aggregata a
noi una simpatica famigliola di Bergamo con un Laika e una simpaticissima
bambina di nome Federica di soli sette anni) non ci sono servizi (bisogna usare
quelli del vicino ristorante) né vi è elettricità o scarichi . 12 agosto Sabato Alla mattina paghiamo il conto, ben 1800 corone per equipaggio (circa
54.000 Lit) alla faccia ! Ripartiamo percorrendo la n.1 ed arriviamo ad Akureyri. Nella graziosa
cittadina (seconda città d’Islanda) facciamo due passi a piedi e ci godiamo il
tiepido sole dell’estate islandese. In questa città si può trovare anche pesce
fresco al mercato (fatta eccezione per il sabato e domenica) e vi è anche un
supermercato degno di questo nome. La pausa pranzo viene effettuata su una bella piazzola lungo la strada
che da Akureyri va verso Reykjavik . Tralasciando la penisola dello
Skogafjordur attraversiamo con lunghi saliscendi vallate laviche finché
giungiamo ad un area di sosta sotto un vulcano inattivo il cui cratere è
visitabile a piedi con una passeggiata di 20 minuti. E’ davvero spettacolare vedere la strada dall’ alto del vulcano
completamente attorniato da una distesa di rocce laviche. Ripresa la strada sostiamo a Borgarnes, cittadina piacevole che si
estende lungo una stretta penisola di 2 km di lunghezza. Parcheggiamo i camper
per la notte, dopo il ponte all’uscita della cittadina, nella spiaggetta
rocciosa sulla destra. Ceniamo vedendo le luci del paese, il mare e le montagne vulcaniche. Il
tramonto (verso le 10.30 è di un rosso
che infiamma il paesino da dietro e rende ancor più piacevole la vista) Siamo
fuori del parco e abbiamo deciso di lasciare i campeggi ad altri vista
l’esperienza del giorno prima. Unica nota dolente, il vento che in questo punto soffia con raffiche violente, pazienza ci
corichiamo facendo finta di essere islandesi. 13 agosto Domenica Alla buon ora i tre camper ripartono, gli equipaggi sono animati dalla
voglia di scoprire questa magnifica isola che suscita emozioni così forti. Si percorre la strada n.1 costeggiando Hvasfjourd, poi sulla 47 con
velocità ridotta a causa delle raffiche fortissime di vento che scuotono gli
autocaravan. In alternativa c’era la possibilità di procedere verso Akranes per poi
prendere a pochi km di distanza il traghetto sino a Saurbaer, ma avevamo saputo
da un altro camperista del costo della tratta (circa 100.000 Lit) e non abbiamo
ritenuto tale soluzione particolarmente interessante. Giunti su di un paesino della costa sostiamo per il pranzo (e per vedere
il Gp. d’Ungheria) . Prendiamo poi la strada 36 e giungiamo a Pingvellir che
storicamente rappresenta la frattura tra l’Europa ed il Nord America. In tale
sito infatti, una crepa incide la pianura per alcuni chilometri ed in essa si
possono ammirare canyon, grotte torrenti, piccole cascate. Attorno vi sono
montagne innevate e si trova anche il grande lago Pingvallatn. Si sosta per qualche foto ed una passeggiata (durante la quale
raccogliamo anche un fungo porcino) . Saliti sui mezzi percorriamo la strada
n.365 in direzione di Geysir. La strada per ben 15 km è sterrata con grosse
cunette che fanno spesso cigolare la struttura lignea del camper. Anche questa
volta ce la caviamo senza danni e riusciamo ad arrivare sino al famoso paesino
dove sono situati i gayser. Inutile riferire dell’emozione che abbiamo provato nell’avvicinarci a
questo luogo perché spruzzi di vapore si distinguevano già a km di distanza. Finalmente avremmo potuto ammirare dal vivo lo spettacolo dei Gayser di
cui sino ad oggi si era parlato solo a scuola o visto in televisione. Gaysir
offre delle sensazioni “forti” tra le più belle d’Islanda; il soffione più
grosso in attività spruzza acqua bollente in alto per 20 30 metri con cadenza di circa tre minuti tra un’eruzione
e l’atra: Ci ritroviamo tutti davanti con la Nikkon in mano e, al pari del più
diligente gruppo di giapponesi, spariamo raffiche di foto ogni volta che
l’acqua bollente si alza verso l’alto con la segreta speranza d’aver
immortalato sia la fase dell’ebollizione che quella dell’esplosione. Solo lo sviluppo dei rullini fotografici ci dirà se siamo stati
fortunati. La visita di Gaysir porta via un’oretta. Al parcheggio sottostante si trova un ristorante, un bar ed un negozio
di souvenir (maglioni guanti e paccottiglia varia a prezzi elevati). Ripartiamo in direzione delle cascate Gullfoss, la strada per i 10 km
che ci dividono dal loco è asfaltata anche se il manto stradale è assai
stretto. Incontriamo ogni tipo di big foot (fuoristrada di grosse dimensioni)
alcuni sembrano astronavi da tante luci antenne e accessori vari che montano,
sembrano usciti da un film d’avventura. Alcuni di essi sono stranieri e, tra questi, i più antipatici, quelli
tedeschi che, con teutonica testardaggine, non rallentano mai negli scambi e
ritengono sempre di dover passare perché hanno sempre fretta di arrivare primi
in capo al mondo (da qui nel nostro viaggio nascono gli epiteti più coloriti
della secolare amicizia Italo Tedesca) . A parte tali umoristiche
considerazioni, in dieci minuti arriviamo al parcheggio sovrastante le cascate
dove, dopo ampio e democratico dibattito, giungiamo alla conclusione che vale
la pena rischiare una multa per sostarvi la notte piuttosto che cercare un
campo da campeggio. Domattina ci risveglieremo guardando più in basso gli spruzzi dei Gayser
e alla nostra destra quelli delle cascate.
Nello spiazzo c’è anche un camperino tedesco e l’idea che anch’esso
trasgredisca le regole che vietano il campeggio o meglio l’”overnight” fuori
dei campground ci convince definitivamente alla sosta. Prima di dormire osserviamo l’infuocato tramonto che dura parecchi
minuti e la landa desolata sulla cui strada ogni tanto si scorgono due puntini
bianchi di qualche fuoristrada che ritorna da un’escursione sui ghiacciai
circostanti. 14 agosto Lunedì Sveglia alle 8.30 e visita a Gullfoss cascata di 40 metri di strapiombo
a cui è consentito avvicinarsi attraverso un sentierino che costeggia il fiume
fino a pochi passi da essa. Riprendiamo a viaggiare ritornando a Gaysir e poi
imbocchiamo la strada n.35 con direzione Sellfoss. Altri 13 km di buche e
sterrato, con vibrazioni e cigolii che accompagnano il viaggio. (alla sera
dovrò riavvitare un paio di lampadine che si erano allentate) Arrivati al bivio
con Sellfoss prendiamo la strada 374 e poi n.1 per Reykjavik. Attraversiamo gli
ormai consueti paesaggi lavici e scorgiamo spesso nuvolette di vapore che si
levano al cielo dal terreno. Si tratta di sorgenti geotermiche
intelligentemente sfruttate dagli islandesi per gli usi più opportuni . Arriviamo
nella capitale nel pomeriggio verso le 17,00, girovaghiamo per circa un oretta
e poi, fermiamo i camper nel parcheggio dietro degli impianti sportivi. Optiamo
per la sosta notte qui anziché andare in campeggio. La visita della capitale non ci ha invero entusiasmato, è una città
moderna, pulita , ordinata ma decisamente “anonima” rispetto agli emozionanti
paesaggi visti sinora. Dal parcheggio si vede una
piscina all’aperto alimentata da acqua termale, è stracolma di gente che
vi si immerge; parecchie persone sono sdraiate ai bordi a “prendere il sole”
(quasi inesistente quel giorno) noi invece abbiamo tutti il maglioncino
addosso, guardiamo il termometro che segna più 11 ! 15 agosto Martedì Sostiamo nella capitale per visitarne almeno il centro. Parcheggiamo i
camper al porto,e , a piedi in 5 minuti siamo in città. Percorriamo le vie principali su cui si affaccciano case colorate tutte
in perfetto ordine. I negozi principali non sono lussuosi o con vetrine
particolarmente attraenti ma danno un’impressione di semplicità e sobrietà. Non
c’è nulla di conveniente rispetto all’Italia, anzi, i prezzi sono assai elevati
e la scelta è limitata. Molte giovani donne passeggiano con i figli, , il traffico scorre lento
e ordinato sia per il limitato numero di auto che per l’educazione tipicamente
nordica dei conducenti. Tanto per citare un esempio, mi è capitato sovente di
dover attraversare la strada in un punto dove non vi era passaggio pedonale e
di vedere le auto fermarsi per concedermi una precedenza che in realtà non
avevo. La gente è sempre cortese e ben disposta a fornire informazioni e
seppure la città non offra molto da vedere ad un turista esigente, la
passeggiata nel centro di Reykjavik è rilassante. E’ davvero piacevole non doversi guardare le spalle dai loschi
figuri che infestano le ns. città a
caccia di portafogli o di
tossicodipendenti che all’angolo della strada, ti chiedono mille lire. Qui non
ci sono lavavetri ai semafori né “vucumprà” che ti costringono allo “slalom”
sui marciapiedi; ovviamente c’è il rovescio della medaglia, la vita è
probabilmente monotono, gli inverni sono lunghi e rigidi e le alternative alla
noia scarseggiano. Un particolare salta subito all’occhio, ed è il rilevantissimo numero di
ragazze molto giovani che a vent’anni o poco più hanno già uno o due figli. Dal
gran numero di bambini che si incontrano sembra che qui non esista alcun
problema di ricambio generazionale. Ritornando alla città, non c’è alcun edificio di particolare rilievo, la
chiesa Hallgrinskirkja risale agli anni
quaranta ed è una costruzione moderna i cui interni sono scarsamente arredati
per non dire squallidi, merita la visita solo se si vuole vedere la città
dall’alto della torre campanaria. Tornanti ai camper rimettiamo in moto e partiamo alla volta della
“laguna blu” località nei pressi di Grindavik a circa una quarantina di km
dalla capitale. Per arrivare nell’agognato sito attraversiamo un tratto
pianeggiante dall’aspetto lunare, tutto intorno a noi vi sono delle rocce
laviche che si perdono a vista d’occhio. Ci accorgiamo di essere arrivati alla
meta perché la centrale idroelettrica di Svartsengi con le sue ciminiere
fumanti luccica al sole nel deserto lavico circostante. E' infatti da tale
centrale che, alimentata dall’acqua marina che viene riscaldata dopo essere
stata filtrata sotto la lava che prende vita lo stagno azzurro denominato
“laguna blu”. Tutte le guide turistiche sostengono che un bagno in quest’acqua
ha effetti salutari perché il fango di silice scaricato dalla centrale
idroelettrica, combinata con le alghe marine della laguna, avrebbe addirittura
il potere di curare la psoriasi. Fatto si è che il ministero della sanità
Islandese riconosce “laguna Blu” e i suoi poteri curativi. Siamo allettati dall’idea di fare il bagno nello stagno sia per la
differenza della temperatura dell’acqua rispetto a quella dell’aria (+35 contro +12) sia perché, diversamente,
non valeva la pena di fare la strada fin qui. Il prezzo di accesso allo stagno è di circa lit.20.000 a persona ed il
costo del biglietto include l’utilizzo di tutta la struttura (spogliatoi docce,
sauna etc). L’accesso all’acqua è possibile anche attraverso un passaggio
dall’interno dell’edificio, con il vantaggio di non doversi esporre ai rigori
del clima a petto nudo percorrendo il breve tratto che separa gli spogliatoi
dallo stagno. L’impressione che ne abbiamo ricavato non è delle migliori .
L’acqua in alcuni punti è appena tiepida e non ha quella funzione detergente
della pelle e corroborante del corpo che ha la ns. acqua termale in Italia. Più
piacevole è un passaggio nella sauna ricavata in una grotta artificiale ai
bordi dello stagno. Dimenticavo, mentre ero in “ammollo” guardavo la vicina
centrale idroelettrica e mi pareva quasi di averla già vista in passato. Pensa
e ripensa, mi è venuto in mente di cosa si trattava, lo stabilimento
dell’Enichem di Porto Marghera ! La visita a laguna blu merita comunque il viaggio per il notevole
contrasto creato dall’azzurro dello stagno con il deserto lavico circostante. Ripartiamo prima della chiusura del parcheggio di “blu lagoon” (che
chiude le sbarre alle 22.00) e ci dirigiamo verso Grindavik (6Km) dove sostiamo
per la notte al molo. 16 Agosto Mercoledì Ci svegliamo alle 8,00 e nel parcheggio circostante dove abbiamo dormito
sorgiamo numerose auto che alla sera prima non c’erano, nessuno ci ha
disturbato ! Fa freddo la temperatura esterna segna + 6 e spira un forte vento. Decidiamo di ripercorrere la strada
asfaltata n.43 ritornando a Reikjiavik per poi prendere la n.1 in direzione di
Hveragerdi e poi Hella. La decisione è motivata dal fatto che
percorrendo la strada costiera avremmo dovuto sobbarcarci una settantina
di km di sterrato. Per tutta la mattina continua a piovere e il vento, a tratti
fortissimo e a raffiche, ci fa procedere lentamente. Osservo il camper che mi
precede, è addirittura inclinato dal vento.
Il tempo migliora in tarda mattinata, prendiamo una deviazione per
vedere le rapide che si formano sul fiume Pjorsa. Nel pomeriggio giungiamo alle
cascate di Skogafoss . Dette cascate, alte 60 m. sono molto belle e, attraverso
un sentiero che si inerpica in salita si può giungere fino alla sommità della
collina per poter ammirare il salto dell’acqua. Limitrofo al parcheggio c’è un
prato su cui si vedono alcune tende; pensiamo di fermarci per la notte ma.
prima chiediamo a dei ragazzi se si tratti di un area su cui è ammessa la sosta
notturna. Con estremo stupore apprendiamo che, seppure non vi sia alcuna
struttura ricettiva somigliante ad un campeggio il solo “posto tenda” costa ben
800 corone (Lit.24.000) da pagare alla
reception del vicino albergo ! Rimettiamo in moto e partiamo in direzione di
Vik. Giunti a pochi km da Vik deviamo sulla strada sterrata n218 con direzione
Dyrohlaey . Arriviamo così in un area protetta dove, su di uno sperone di
roccia alto 120 m. si erge un faro. Lo spettacolo è davvero entusiasmante; da
un lato si può ammirare in lontananza la cima innevata del ghiacciaio Myrdals
Jokull, dall’altra l’oceano e, sotto, una spiaggia di sabbia nera. Al largo,
sul mare, vi sono due faraglioni conosciuti con il nome di " “
Haidrangur”. In un punto la montagna è
stata tagliata naturalmente dalle acque dell’atlantico e si è formato un
arco naturale che consente il passaggio delle imbarcazioni. Scendiamo sulla
spiaggia, c’è ancora un po’ di sole e lo spettacolo è stupendo. Siamo soli, non
c’è nessun altro, regna quella pace ideale che consente la contemplazione del
paesaggio. Sulla roccia lavica scorgiamo due pulcinella di mare che, per nulla
intimoriti dal nostro arrivo, ben si prestano a riprese video e fotografie. Ritornati ai camper, usciamo dall’area protetta e, appena fuori di essa
parcheggiamo per la notte. Nel più assoluto silenzio, mi ritrovo ad osservare i
bellissimi luoghi e il pensiero, per un attimo, corre ai “forzati” del
ferragosto Italiano che, a quest’ora saranno sicuramente incolonnati in
autostrada.. 17 agosto Giovedì Un caldo sole allieta il ns. risveglio sullo sconnesso pianoro dove
abbiamo passato la notte. decidiamo di ritornare al faro per fotografare con la
luce migliore lo stupendo paesaggio. Fortuna vuole che, camminando sul ciglio
dello sperone di roccia avvistiamo diverse famiglie di pulcinella di mare,; ce
ne sono decine e, foto e riprese si
sprecano. Ritornati sulla n.1 arriviamo fino a Vik il paese più piovoso
dell’Islanda che attraversiamo con il sole! Breve sosta sulla spiaggia e poi
via. Dopo pochi km deviamo sulla destra prendendo una stradina sterrata dove
un cartello arrugginito indica “Hjorleishafoi”. Da questa località si può arrivare
in poco tempo a Kotluangi il punto più a sud d’Islanda. Qui si trova una spiaggia lavica e le
scogliere sono coperte di nidi di uccelli. Ad un certo punto del percorso sterrato troviamo un’indicazione che
specifica la percorribilità della pista ai soli veicoli a 4 ruote motrici.
L’incertezza dura poco e decidiamo di proseguire sino a dove riusciremo ad
arrivare. Pensiamo che se anche uno dei ns. mezzi dovesse insabbiarsi, potremmo
riuscire a risolvere il problema trainandolo con gli altri due camper. In
effetti dopo qualche centinaio di metri la stradina sterrata sparisce e sul
terreno si notano solo i solchi dei mezzi che sono passati in altre
occasioni.Mantenendo “allegro” il motore con la seconda marcia innestata e
l’acceleratore appena premuto percorriamo alcuni km fino ad arrivare alla
capanna d’emergenza (indicata nella ns. guida) a ridosso di un ampia grotta
scavata dall’azione erosiva del mare. Scendiamo dai mezzi e visitiamo la zona;
a pochi metri da noi due uccellacci stanno divorando la carcassa di un
gabbiano, si tratta di due esemplari di stercorari, volatili che, a volte, se
in pericolo, possono attaccare l’uomo. Ci allontaniamo e, risaliti sui camper, riusciamo, incrociando le dita a
girarci per ritornare indietro. Imboccata la n.1 percorriamo una sessantina di
km e sostiamo alla notte nei pressi di una cascata nell’area di parcheggio
denominata “Durghamrar”. Durante il tragitto scorgiamo e fotografiamo un
cartello che invita gli autisti a non lasciare la strada perché il vulcano
Kotla potrebbe risvegliarsi da un momento all’altro (secondo gli esperti è
prevista un’eruzione entro l’anno). Ci
fermiamo prima del solito per la notte per affrontare, in pieno giorno, il
leggendario deserto del Sandur che domani percorreremo sino a giungere alle pendici
dello “Skartafell”. 18 agosto Venerdì Un’altra bella giornata di sole allieta la ns. permanenza in Islanda.
Iniziamo a percorrere la n.1 e ben presto iniziamo il deserto del sandur . E’
decisamente un paesaggio mozzafiato quello che incontriamo; la strada scorre
diritta in mezzo ad una distesa di terra nera. In lontananza intravediamo una
folata di vento che alza al cielo tantissima sabbia ma è troppo distante per disturbare il ns. tragitto. Tutto procede talmente bene che, avvistato un cartello che indica una località panoramica, imbocchiamo
direttamente la pista che vi ci
conduce. Procedendo lentamente tra i grossi sassi e le pietre aguzze arriviamo
in prossimità della meta da cui si può ammirare il ghiacciaio sulla destra e di fronte le montagne laviche. Ritornati sulla strada principale arriviamo ben presto a Skftafell e
parcheggiamo il camper nell’area di sosta adiacente al centro visitatori (una sorta di ufficio informazioni e agenzia
turistica) e al campeggio. Dopo pranzo effettuiamo la gita a piedi alle cascate (3 km circa) dove
si giunge in circa un oretta di camminata. Caratteristica di queste cascate non
sono l’altezza e la portata d’acqua ma le rocce di basalto di struttura
esagonale che le circondano. In effetti l’impressione che se ne ricava è
curiosa, le colonne di basalto viste da lontano si possono paragonare a lunghe
canne d’organo. L’acqua che scorre nel torrente sottostante le cascate è fresca
e limpidissima e certamente pura (scende direttamente dal vicino ghiacciaio) ed
è un piacere dissetarsi. Ritornati ai camper ci rechiamo all’ufficio visitatori per vedere che
tipo di escursioni si possono effettuare da quel punto. Per vedere i crateri vulcanici circostanti della zona di Lakagigar
bisognerebbe partire in autobus alle 8,00 per fare ritorno alle 19.30 (circa
otto ore di corriera) con una spesa di 2.400 corone a persona. La lunghezza del
percorso in autobus non ci entusiasma e vi rinunciamo. Prima di sera compiamo un’altra piccola escursione di un’ora e mezza a
piedi sino alle prime propaggini del ghiacciaio dello Skaftafellsjokull. Esso
fa parte del più ampio chiacciaio del Vatnajokull (il più grande d’Islanda
8.400 km quadrati) ma quello che riusciamo a vedere non è il c.d. “ghiaccio
vivo” che assume quelle colorazioni stupende ed azzurrine che ci aspettavamo e
rimaniamo un po’ delusi. Sicuramente per essere accontentati bisognerebbe salire più in alto con
qualche escursione alpinistica. Ceniamo nel parcheggio e, mentre mangiamo
scorgiamo la sagoma ormai nota di Bob, un ragazzone dai capelli lunghi che
tutti quelli che hanno viaggiato in Agosto 2000 in Islanda avranno sicuramente
notato a causa della sua bicicletta che
ha una specie di prolungamento posteriore con una terza ruota su cui poggia un
lungo contenitore a tubo (che non è dato di sapere cosa contenga) e una bandierina con su scritto il nome
“Bob”. E’ un giovane e attrezzato fotografo che avevamo già incontrato sia alle
cascate Svartifoss che al promontorio del faro e oggi è già a Skarftafel,
caspita se pedala ! Desideriamo
continuare l’esperienza del campeggio libero (che poi, visti i campeggi
islandesi è solo meno costoso) riprendiamo la strada in direzione di Hof .
Siamo stupefatti dalla bellezza del paesaggio che incontriamo. Il tramonto
infiamma le nuvole nel cielo, le montagne sembrano colorate di rosso e alla
destra della strada si vede in lontananza l’oceano atlantico. A tratti la lunga striscia d’asfalto sembra tuffarsi all’orizzonte nel
maestoso candore delle varie diramazioni del ghiacciaio Vatnajokull. Si alza un vento forte e debbo tenere stretto il volante per superare le
raffiche improvvise che schiaffeggiano il camper. Ci fermiamo dopo una trentina
do km in un area sulla destra della strada utilizzata per il deposito della
ghiaia per la manutenzione dell’asfalto. Il vento soffia minaccioso, ed il suo
ululato continuo disturba il meritato riposo . 19 agosto Sabato La giornata non è delle migliori, il vento si è calmato ma il cielo è
nuvoloso e la temperatura si è abbassata. Decidiamo di recarci al più vicino paese per fare un po’ di spesa visto
che oggi è sabato e domani i negozi saranno chiusi. Per trovare un piccolo negozietto di alimentari percorriamo ben 81 km!
Ritorniamo indietro nel pomeriggio per visitare Jukulsarlon la laguna di
ghiaccio. E’ davvero uno spettacolo naturale grandioso e merita la visita. Si
tratta di una laguna piena di iceberg staccatisi dal ghiacciaio
Breidamerkerjokull. Ci sono tre mezzi anfibi che effettuano la crociera sulla laguna
alternativamente ed abbiamo la fortuna di prendere l’ultimo della giornata e
siamo da soli sul mezzo. Possiamo muoverci come vogliamo, fotografando e riprendendo i ghiacci di
tutte le dimensioni. con le varie
tonalità di colore. La guida ci spiega che la profondità dell’acqua arriva a
300 m. e la temperatura è stabilmente a 3 gradi sopra lo zero. In simili
condizioni un uomo non può sopravvivere per più di 15 minuti. Il ghiacciaio,
purtroppo, subisce anch’esso il fenomeno dell’effetto serra ed arretra di circa
7 m all’anno. La mezz’ora che passiamo sulla laguna ripaga ampiamente la spesa di 1.500 corone pro- capite. del
biglietto. Usciamo dal parcheggio, oltrepassiamo il ponte sul fiume Jokulsa e
svoltiamo immediatamente a sinistra raggiungendo in pochi minuti uno spiazzo
pianeggiante vicino alla spiaggia. Da qui si possono scorgere dei blocchi di
ghiaccio che, provenienti dalla laguna vengono portati al mare dalla corrente del fiume. Mentre riprendiamo
i ghiacci con la videocamera, vediamo due foche che, con la testa fanno
capolino dal mare. Rimaniamo sulla spiaggia e avvistiamo più volte numerose
foche che a pochi passi da noi emergono e si immergono velocemente come per
giocare a nascondino. Il posto è veramente bello, alle spalle la laguna di ghiaccio
e di fronte il mare e ci fermiamo per la sosta notturna. 20 Agosto domenica Le mete principali del nostro viaggio sono ormai esaurite, cerchiamo ora
di trovare degli angoli d’Islanda percorribili con i ns. mezzi negli ultimi
giorni che ci rimangono. Ci dirigiamo a pochi km dal punto dove abbiamo sostato per la notte per
vedere un'altra laguna glaciale , si tratta di Breidarlon. Tale laguna, molto meno nota di quella di Jokulsarlon, non è nemmeno
segnalata sulla strada principale e la troviamo sopì un paio di tentativi
andati a vuoto. La strada che percorriamo è ovviamente una strada bianca in
salita che si percorre in una mezz’oretta ma il paesaggio vale assolutamente il
viaggio. Si tratta di una laguna con meno iceberg dell’altra, tuttavia il
vantaggio di trovarsi direttamente ai piedi del ghiacciaio in uno scenario
davvero incomparabile. La vista dei ghiacci e del monte Breidmekar ci spingono ad una
prolungata sosta dandoci il tempo di percorrere a piedi la circonferenza della
laguna e di vedere un grosso iceberg
spaccarsi fragorosamente in due pezzi. La scarsa notorietà del sito e la
vicinanza con Jokulsarlon fanno si che i turisti siano molto pochi e, quindi,
godiamo del paesaggio, praticamente da soli. Davvero una giornata irripetibile
una di quelle che ci faranno ricordare nel tempo questo paese.Sosta notte nella
spiaggetta del giorno prima con i camper in “prima fila” davanti al
palcoscenico naturale costituito dall’oceano e dalle foche. 21 Agosto lunedì Partiamo in direzione Hofn senza alcuna meta precisa, con l’intenzione
di avvicinarci al porto d’imbarco soffermandoci nei posti che riterremo più
belli. Sosta a Hofn per una capatina al supermercato e per assaporare un po’
quell’atmosfera da cittadina dei film western che mi sembra abbia il paese. Percorriamo poi la n.1 deviando brevemente sullo sterrato per
raggiungere Syorifjiordur dove c’è un radar della Nato e un osservatorio. La
strada tuttavia non è aperta al traffico e, quindi, arrivati a qualche
centinaio di metri dobbiamo girare i mezzi per tornare indietro. Incontriamo un camper francese che, nell’effettuare la manovra di
inversione a U è franato sulla spiaggia insabbiandosi. Non riusciamo a
capacitarci di come abbia fatto, ma è di tutta evidenza che si è fidato troppo
della sabbia nera leggerissima e impalpabile che si trova ai margini della
strada. Sbuca dal nulla un’autobus
turistico islandese il cui autista, senza esitare, traina fuori dalla sabbia il
malcapitato francese che riprende felicemente il suo viaggio. Continuiamo la ns. strada che attraversa valli, costeggia il mare, si
inerpica in salita ma non ci annoia mai. Molti tratti di strada sono privi di
asfalto ma ormai ci siamo abituati e non ci preoccupano, abbiamo guidato i
nostri mezzi anche dove correvano solo i fuoristrada e, pur facendo molta
attenzione e con la giusta dose di prudenza, ne siamo sempre usciti indenni. Un altro spettacolo di cui abbiamo goduto nella giornata è
l’avvistamento lungo la strada costiera, sull’estremità orientale di Lon di enormi
colonie di cigni. Verso sera troviamo l’indicazione di una piazzola di sosta
vicino ad un ponte parallelo alla strada che è in parte crollato. E’ ai piedi
di una cascatella in una piccola gola di montagna, davvero un’incanto pace e
tranquillità in un contesto ambientale
incontaminato, nulla di meglio per una pastasciutta e la sosta notte. 22 Agosto martedì Tappa di trasferimento verso Egilstadir dove contiamo di fare le ultime
spese e sistemarci nella zona vicina all’imbarco del giorno dopo. Troviamo per la strada tanti altri che, come noi, pensando ad eventuali
imprevisti nel percorso si approssimano a Seyosfjordur.Durante il trasferimento
sostiamo la notte in una buona sistemazione in un parcheggino con vista in una
località denominata Porarinsludur. Il viaggio volge al termine. 23 agosto mercoledì Giungiamo di pomeriggio a Egilsstadir spendiamo gli ultimi soldi nei due
supermercati del paese e, sotto la pioggia iniziamo saliamo il promontorio che
ci divide dal porto d’imbarco. C’è nebbia in cima e bisogna procedere
lentamente. Arriviamo a Seysfjordur verso le 19.00. Ci avviamo al porto e colà
giunti troviamo un bel cartello con su scritto in grande “no parking overnight”
Porca miseria ! Ritorniamo indietro di 500 metri e, trovato uno spiazzo parcheggiamo
i camper , non ci sono divieti qui, almeno sembra. Dopo mezz’ora arriva la colonna di camper italiani che avevamo già
incontrato all’inizio, sono otto mezzi. Scendiamo tutti e ci scambiamo le
impressioni di viaggio, chiacchieriamo e scherziamo, formiamo un bel gruppo
decisamente. Ad un certo punto arriva un auto della polizia, scende un uomo tarchiato
vestito da “Texas ranger” e ci dice che qui è vietato sostare, ci intima di
andarcene entro mezz’ora. Riprendiamo la guida dei ns. mezzi e, tutti in colonna ci dirigiamo per
una stradina sterrata verso un centro abitato che dista qualche km dal porto. Non riusciamo a percorrere più di un paio di km che dopo una curva
troviamo appostato in mezzo alla strada con a macchina di traverso Texas Ranger
che agitando un foglio in tutte le lingue ci dice praticamente che non abbiamo
scampo, dobbiamo andare a dormire nel locale camping e che se tentiamo di
prendere qualsiasi altra strada lui ci verrà a scovare. Viene voglia di non dargliela vinta e di tornare a Egilsstadir ma il
promontorio da attraversare è ora avvolto in una fitta nebbiolina che
rende pericolosi i tornati della
strada. Ci arrendiamo e andiamo al terreno da campeggio vicino al porto. Quando
siamo parcheggiati tutti arriva un omino (avvertito sicuramente dal poliziotto
con cui è probabilmente socio nella gestione del campeggio) e ci sfila 800
corone ad equipaggio ! Ovviamente per la sola sosta (non c’è altro). Fino a mezzanotte c’è un via vai di gente, è sempre Texas Ranger che va
a pescare anche dei poveri ragazzi francesi che avevano smontato la tenda ed
erano andati a dormire al porto per
risparmiare, che ritornano al campeggio seguiti dalla macchina della
polizia. A mezzanotte circa finisce il trambusto e il poliziotto carica in
macchina il gestore del camping e assieme allegramente se ne vanno ! 24 agosto giovedì Ci imbarchiamo sulla Norrona, il viaggio è finito, ci aspettano
purtroppo tre giorni di mare. Arrivederci splendida Islanda. Viaggio compiuto con tre camper
: Arca M5, (Giovanni Bonifacio con Pook e Nicolò da Venezia) Arca 470 super America,(Walter Brighi con
Isora e Fabio da Cesena) Laika Ecovip
2, (Fabrizio Defendi con Stella e Federica da Bergamo) Km. percorsi in Islanda
2700 circa. Informazioni utili e suggerimenti Innanzitutto va detto che non è assolutamente vero che l’Islanda in
camper non si può percorrere, anzi, è un viaggio che, pur con un minimo di
attenzione, mi sento di consigliare a tutti. Noi stessi eravamo partiti molto titubanti dopo aver letto di
alcuni camperisti che si sono portati
appresso una gran quantità di pezzi di ricambio. Se limiterete il Vs. viaggio al giro dell’isola potete stare tranquilli. Certamente il sasso sul parabrezza può schizzare, ma questo tipo di
inconveniente può accadervi ovunque. Partite con pneumatici buoni, questo si, e se avete qualche dubbio,
cambiateli in Islanda, i prezzi per le gomme sono molto più convenienti che in Italia. Per il traghetto, vale la pena riferire che, partendo il giorno 8 agosto
da Bergen in Norvegia, si può fruire
del prezzo di bassa stagione risparmiando quasi due milioni sul prezzo del
biglietto rispetto al passaggio in partenza
dalla Danimarca e ritorno. Anche calcolando i costi per arrivare fino a
Bergen, comunque è più conveniente. Smyril line, la compagnia di traghetti che batte bandiera delle isole
Faroe è rappresentata in Italia da Agamare di Milano bisogna prenotare almeno
5/6 mesi prima per trovare posto il mese di agosto. Da non scordare le pastiglie per il mal di mare ! Non spaventatevi del costo del biglietto per il traghetto, se andate in
Islanda per via aerea affittando poi un fuoristrada e pernottando in albergo il
viaggio vi costerà una fortuna! Per la cartina stradale, potete comprarla anche in Italia, va benissimo quella
della bolognese FMB. Come guida consiglio quella della Loneley planet Ricordatevi di cambiare i soldi rimasti alla fine del viaggio altrimenti
sappiate che in Italia non ve li cambierà nessuno. Per chi vuole l’avventura a tutti i costi suggerisco di prendere in
considerazione l’ipotesi di fare 3 settimane in Islanda comprando sul posto un tour organizzato di
3-4 giorni nell’Askja. Non pensate di affittare una jeep sul posto senza averla
prenotata, normalmente sono tutte già occupate. In ogni caso ricordate che i
fuoristrada costano circa 400/500.000. Lit. al giorno oltre naturalmente alla
benzina. Il gasolio è estremamente conveniente in Islanda e costa circa 1050 lit
al litro ma il beneficio viene azzerato dalla tassa sull’inquinamento che i
mezzi diesel pagano all’entrata in Islanda (circa 100.000. lit. a settimana). Non vi è nulla di particolarmente bello da comprare fanno eccezione i
maglioni che potrete trovare ovunque a 300/400.000 lit (a mio avviso però non reggono il paragone con quelli norvegesi). I rullini per la macchina fotografica costano quattro volte il prezzo a
cui si possono acquistare in Italia. In Islanda si possono comprare
bombole di gas (se finite la scorta) ma
bisogna acquistare anche lo speciale adattatore (comunque reperibile nei
supermarket). Tutto è molto caro, anche i generi alimentari hanno prezzi elevati e non
c’è molto assortimento neanche nei supermercati. Va ricordato che in Islanda il clima cambia molto repentinamente e
bisogna essere attrezzati per qualsiasi evenienza.(vento, pioggia, e freddo)
anche se con il sole la temperatura è mite. Gli islandesi sono gentilissimi e onestissimi, non esiste
microcriminalità e non v’è alcun pericolo di furti o altri contrattempi simili. Viaggio effettuato nell'Agosto 2000 da
Giovanni Bonifacio Potete trovare ulteriori informazioni sull'Islanda
nella sezione METE. |
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