Inserito il 03/11/2011 alle: 09:24:07
Facciamo un pò d'ordine :
Gli interruttori differenziali si classificano in tipo AC, tipo A e tipo B in base alla forma d'onda della corrente differenziale a cui sono sensibili.
Gli interruttori differenziali di tipo AC sono interruttori differenziali il cui intervento è garantito solo per correnti differenziali di forma sinusoidale, cioé la medesima forma d'onda della tensione di rete.
Gli interruttori differenziali di tipo A sono interruttori differenziali il cui intervento è garantito come per il tipo AC e inoltre
per correnti differenziali pulsanti unidirezionali con o senza controllo dell’angolo di fase,
per correnti differenziali pulsanti unidirezionali sovrapposte ad una corrente continua senza ondulazioni di 0,006 A
indipendenti dalla polarità, applicate improvvisamente o lentamente crescenti.
Infine vi sono gli interruttori differenziali di tipo B il cui intervento è assicurato
come per il tipo A e inoltre
per correnti differenziali sinusoidali differenziali fino a 1000 Hz,
per correnti differenziali continue senza ondulazioni di 0,4 volte la corrente differenziale nominale (Idn) o 10 mA scegliendo il valore più elevato sovrapposto ad una corrente alternata,
per correnti differenziali continue senza ondulazioni di 0,4 volte la corrente differenziale nominale (Idn) o 10 mA scegliendo il valore più elevato sovrapposto ad una corrente differenziale pulsante unidirezionale,
per correnti differenziali pulsanti unidirezionali raddrizzate risultanti da due o più fasi,
per correnti differenziali continue senza ondulazione
indipendenti dalla polarità, applicate improvvisamente o lentamente crescenti.
La prima domanda che ci si pone è il motivo per cui, su una rete alimentata con tensione sinusoidale, si potrebbero manifestare correnti verso terra di forma diversa.
La risposta va cercata nella presenza, ormai diffusissima anche negli apparecchi domestici, di circuiti elettronici direttamente connessi alla tensione di rete. di tipo non lineare, in grado di generare tensioni e correnti di tipo non sinusoidale, cioé con componenti continue e/o con presenza di armoniche. L'esempio più semplice è quello di un diodo, che genera una mezza onda sinusoidale.
Il tipo AC è fra i tre il più semplice ed è adatto in presenza di carichi lineari, quali lampadine senza alimentatori o regolatori elettronici.
All'estremo opposto vi è il tipo B, detto anche interruttore differenziale "universale", in grado di rilevare "qualunque" forma d'onda che può in pratica accadere (la vecchia definizione, del tipo B come differenziale per correnti continue è limitativa e obsoleta).
Vi sono poi aspetti di tipo impiantistico. Per esempio, in un sistema TN ove la protezione dai guasti a massa potrebbe essere garantita da un interruttore magnetotermico (che è "poco" influenzato dalla forma d'onda della corrente) il problema potrebbe essere secondario, mentre in un sistema TT la scelta corretta del tipo di differenziale è più importante.
I rischi, utilizzando un differenziale di classe inferiore a quella necessaria, in teoria sono due. Il primo è il mancato intervento in caso di guasto, guasto che non verrebbe interrotto. L'altro, più subdolo, è che la presenza di una dispersione, anche piccola, di forma non sinusoidale (ad esempio continua), possa "acciecare" un interruttore differenziale che non sarebbe in grado di intervenire correttamente in caso di sovrapposizione di un guasto anche se di forma sinusoidale.
Infine spesso, soprattutto in ambito domestico, di fatto esistono altri tipi di protezione (come il doppio isolamento su certe parti, la bassissima tensione, etc).
E' chiaro che la scelta fra tipo AC, tipo A o tipo B è il solito compromesso fra sicurezza e costi.