Inserito il 08/01/2017 alle: 15:57:24
Non edito per correttezza, ma ammetto di aver scritto davvero maluccio.
Una normale cella monocristallina emette (a 1000W/m2) circa 0,5V e una corrente che dipende dalle dimensioni e dalla tecnologia della cella stessa.
Un normale pannello "camperistico" è composto da una serie (stringa) da 36 celle, che porta a una produzione di circa 5,5A a 18V (per un 100W), quindi ogni cella eroga circa 0,5V e 5,5A.
Perché i pannelli escono dalla fabbrica con un diodo, o meglio un diodo per stringa di 36 celle? Perché quando non producono diventano carichi resistivi.
I vecchi regolatori non avevano diodi di blocco e quindi c'era il rischio di scaricare la batteria nottetempo per intiepidire il pannello.
Il problema dei regolatori oggi è risolto, ma... che succede collegando in parallelo due o più pannelli? Quando uno di essi va in ombra (parziale o totale), la tensione ai morsetti scende sotto i 18V mentre gli altri pannelli pompano allegramente tensioni superiori... quindi una parte dell'energia prodotta attraverserà il pannello in ombra e andrà persa... in calore, naturalmente. Anche se non è intuitivo, il caso peggiore è l'ombra parziale ridotta, perché creerà delle piccole zone ad elevata resistenza, il che vuol dire calore in punti concentrati con possibili danni.
Anche senza essere catastrofista, quindi niente danni, l'energia persa in questo modo a mio modesto avviso è MOLTO superiore alla perdita di un diodo di blocco.
Diverso è il discorso di più pannelli in serie... Se uno di essi è limitato dall'ombra, produrrà meno tensione e corrente, quindi farà da "freno" alla catena di pannelli. Nel caso si superino i 0,7V di ddp, il pannello "affaticato" sarà semplicemente scavalcato e non contribuirà alla produzione fino al permanere della condizione. Il problema è che perdiamo il contributo parziale dell'intero pannello, che ci sarebbe nel caso di ombreggiamento parziale ridotto (5-15%), sprecando quindi risorse.
Per Alva: è quello di cui parlavi, in altre parole.
Comunque il velista che ho citato ha dimostrato su carta e in modo empirico che se i gruppi di pannelli hanno esposizioni diverse è meglio collegarli in parallelo, se sono vicini (caso camper) vanno **un pochino** meglio in serie.Comunque in quest'ultimo caso la differenza era sotto il 10%, mentre era enorme per casi in cui frequentemente un pannello è in ombra.
Non è questione di dare ragione, solo che è uno dei pochi studi che affiancava un briciolo di matematica a prove sul campo. Se conoscete di meglio segnalatemelo pure e vi ringrazierò, ho sempre voglia di imparare.
Per quanto riguarda il regolatore MPPT, anche lì bisogna fare dei distinguo.
Da letture sul regolatore (EPSOLAR Tracer 2210A) vedo costantemente un 120% di corrente alle batterie rispetto a quella prodotta dal pannello, fino a un picco di 6.9A contro 5,7A.
Salendo di tensione in realtà secondo il manuale il regolatore renderebbe un 2-3% in meno, ma le perdite di un PWM sarebbero così assurde da aumentare ancora la differenza di resa, squalificandolo.
Nei fatti, l'unico motivo che faceva preferire i PWM agli MPPT era un costo inizialmente di 10:1 quando ci volevano fior di quattrini per entrambi, quindi ne servivano tanti per un PWM e un pozzo di soldi per un MPPT.
Oggi vedo il mio regolatore sotto i 90€ e i PWM (fondi di magazzino) anche a 15€. C'è ancora molta differenza percentuale, ma se un foglio da 50€ porta un 20% di resa nell'impianto, di che parliamo? Per me ha senso parlare ancora di regolatori PWM quanto ha senso di parlare di musicassette.
Roberto
Laika Kreos 3002 (35C17-2005)