In risposta al messaggio di navarre del 31/05/2017 alle 11:48:27
Lasciando da parte che oggi i bambini rischiano magari di più restando da soli in casa davanti al PC che a uscire in strada, direi che come abbiamo detto sopra siamo noi a indirizzare il bambino verso una attività, certamente seguendo le NOSTRE inclinazioni. È anche vero che alcune attività sono intrinsecamente più pericolose di altre...ci pensiamo quando le consigliamoai nostri figli? Ad esempio: se non sbaglio tu sei appassionato di alpinismo; probabile che prima o poi tuo figlio possa seguire la tua strada, no? Inizialmente i pericoli non ci sono, ma andando avanti e fatto a certi livelli, col calcio o col basket con un incidente o un errore al massimo ti puoi rompere qualcosa, con l'alpinismo puoi avere conseguenze ben peggiori. Gianluca & C.
Difatti io non ho messo sulla graticola suo padre, ho messo in discussione anche me stesso e volendo mio padre ragionando sul mio passato.
Ovviamente mio figlio arrampica. Andavamo in falesia quando era piccola portandogli qualche giocattolo, ma già a tre anni dopo che ha visto salire me e mia moglie ci ha chiesto "e io ?", e cosa avrei dovuto fare ? Ovviamente almeno in quel campo adotto la scusa che io ho il totale controllo, mentre su un circuito di moto no, ma è una scusa. Però ad esempio ho resistito alla tentazione di farne un Adam Ondra portarlo ossessivamente tutte le sere in palestra per fare in modo che a 8 anni passi il 7a, come quelli della banda di una palestra di miei amici, dove poi la cosa è stata pagata col tragico incidente di un ragazzino di 12 anni che non si è accorto di alcuni rinvii, di amici, montati male, anche se era uno dei più forti al mondo in assoluto.
Come sempre gli incidenti capitano per il sovrapporsi di fatalità, spesso non prevedibile. In quel caso probabilmente anche il più esperto degli alpinisti ci sarebbe cascato, così come a fronte di un casco che si slaccia non sopravvive nemmeno Valentino Rossi.
E' per questo che dico che questa è una domanda che ogni tanto come genitori dobbiamo porci; il fatto che io arrampichi non deve trasformare mio figlio in Adam Ondra, il fatto che uno vada in bici non deve generare un Nibali, perché la probabilità che questo accada è minima e rischiamo solo di generare un frustrato. In questo modo non cerchiamo le attitudini del nostro bimbo, ma vediamo ossessivamente le nostre.
Comunque io credo che per gli sport motoristici ci sia tempo, non penso che sia indispensabile essere un campione di minimoto per diventare da grandi un pilota. Anche i nuotatori mi hanno detto che non sempre paga stressare i bimbi con allenamenti incredibili da piccoli, se no arrivano, come detto da Tore, all'età decisiva già disgustati e sopratutto al limite e senza margini di miglioramento. Questo non vuol dire che non debbano fare l'attività, ma non è necessario trasformarla subito in un incubo.
Ad esempio per la musica al bimbo, e noi suoniamo come una campana rotta, noi gli facciamo fare giocomusica e solo da quest'anno mezzora la settimana di strumento. Lui la vive bene, si diverte da pazzi, forse non diventerà un professionista ma si diverte così e comunque mette via delle capacità che potrà usare in futuro.
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Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare.
R.L. Stevenson