Inserito il 07/03/2012 alle: 18:28:41
Lungo la provinciale che da Pistoia porta a Serravalle, paese delle torri medievali del Barbarossa e di Castruccio Castracani, prima che il comune optasse per la raccolta differenziata “porta a porta” (trasformando i nostri già piccoli terrazzi in mini discariche), c’era un tipico cassonetto per i rifiuti in ferro zincato, di quelli con il sollevamento del coperchio a pedale, che per aprirli con i sacchetti in mano non sempre è impresa facile ma opera d’equilibrio.
La ragazza, non mi ricordo il nome, era venuta dall’est Europa. Probabilmente era bella, dalla pelle e occhi chiari, esile. Faceva la cameriera o la ballerina o non so cosa in qualche locale notturno, forse a Montecatini Terme, città di “lussuria e perdizione”. Ma questo non importa. Lui invece era un tipico giovanotto del posto, allevato a tv, bar e modi di fare tipici della maggioranza dei ragazzi della Toscana, regione dove non si sta né male né bene, ma invidiata da molti.
Allora succede che una sera litigano, non so per quale motivo, forse perché lei cominciava a sentirsi in qualche modo donna anche in questo paese straniero (e questa alzata improvvisa di cresta spesso dà fastidio), o per gelosia o tradimento o non so cosa. Ma anche questo non importa poi tanto.
Il fatto è che lui, istruito dai suoi a non farsi mettere nel sacco (da una straniera poi….), offeso nella sua dignità di maschio, ritiene di non aver più bisogno di lei, ragazza dell’est, venuta qua in questa calda terra toscana da chissà quale steppa fredda e innevata. E la uccide. Strangolata, credo.
Il problema ora è dove mettere quel corpo ormai inutilizzabile, obsoleto. Mettere, non nascondere. Non può tenerla in camera o in macchina: troppo ingombrante. La mamma i rifiuti li porta nel cassonetto. Potrebbe essere la soluzione. Sollevare quel corpo ormai senza valore o senso non è difficile, per lui ragazzone ben nutrito e palestrato. Semmai aprire quel maledetto coperchio che non sta su da solo. Ma in qualche modo ci riesce.
E così, la mattina seguente, l’addetto alla raccolta trova quel minuscolo componente della razza umana, buttato là insieme alle tante cose di cui non abbiamo più bisogno.
C’è qualcuno che ogni anno, l’otto marzo, festa delle donne, di tutte le donne, anche di quelle venute da lontano, pone nel punto dove prima c’era il cassonetto, un mazzo di fiori di mimosa. Potrebbe essere il parroco, o il sindaco, o un’associazione di donne agguerrite, o l’addetto che l’ha trovata, o un vicino. O forse qualcuno che era veramente innamorato di lei.
Ecco, io, che passo di lì tutti i giorni, mi piace l’ultima soluzione.