quote:Risposta al messaggio di cielele inserito in data 19/05/2014 22:06:08 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>> Solo per le scarpe mi affiderei senza esitazione a negozi specializzati, anche per la ragazza. Per l'abbigliamento deca va benissimo, ovviamente una giacca che faccia da guscio esterno anche li valuterei soluzioni alternative, dipende dall'investimento. Per lo zaino in media vanno benino, sempre che tu non abbia problemi gravi alla schiena. Ricorda che deca è conveniente per gli oggetti del suo brand, nella media per gli oggetti venduti ovunque. Nelle mie brevi comparsate alle cime non ho messo piede ai rifugi.
quote:Risposta al messaggio di dani1967 inserito in data 20/05/2014 09:54:25 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>>Venezia![:)] Alle 3 Cime ci ero stato un sabato in giornata di qualche anno fa e mi erano piaciute molto. Anche Sara è stata al Locatelli con la mamma l'agosto scorso per poi farsi le trincee della prima guerra a Lagazuoi sul Falzarego. Solo camminate in giornata però è più o meno sempre in un periodo molto più caldo. Ritengo che al momento sia troppo prematuro affrontare un week come quello che mi ero immaginato. Gli scarponi li ho presi in un negozio/spaccio per Boy scout, ultimamente aperto anche al pubblico. Il venditore, mi ha consigliato uno scarpone alto sulla caviglia e discretamente (per me moltissimo) rigido, così da poter affrontare senza problemi rocce e ghiaioni. Ho preso un AKU 8000gt. Spero sia un buon prodotto, da rodare però. Mi diceva essere buoni i tipici calzettoni di lana, alla vecchia proprio. Per il resto, devo prendere praticamente quasi tutto.... Per abituarmi agli scarponi, li posso usare anche in casa, o meglio iniziare con brevi passeggiate in montagna? Ho deciso comunque che accorcerò di una giornata e rimarrò assolutamente più basso di quota...
quote:Risposta al messaggio di cielele inserito in data 20/05/2014 22:09:46 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>> Materiale: intanto su col un vero professionista, peraltro delle tue parti, c'è, visto che è uno dei maggiori importatori di materiale alpinistico in Italia, e pure produttore. Spesso quando vado a scalare mi ritrovo gli ancoraggi con il suo nick sopra. A parte la mia diffidenza per lo scoutismo, gli aku non li conosco nello specifico ma mi sono sempre sembrati dei buoni scarponi. Tieni conto che vale il principio delle bacchette di harry potter: sono loro che debbono scegliere te, e non ci sono quelle migliori in assoluto ( a parità di livello costruttivo), ma quelle che meglio si adattano al tuo piede. Io ad esempio ho un piede difficilissimo, in quanto "quadrato" con il secondo dito più lungo dell'alluce e il collo alto, mentre la produzione è tarata su un piede nordico con l'alluce prominente e il piede sottile. Tieni conto che il posto migliore dove fare acquisti è Arco, IMHO. Sugli itinerari non ti so dare consigli dalle tue parti, visto che vivo dall'altra parte delle alpi e in dolomiti ho fatto solo brevi puntate di stampo alpinistico e in quote ora con troppa neve. Però considera che non cambia tanto il fatto che tu faccia un giro di uno o tre giorni, ma la difficoltà dell'ambiente che vai ad affrontare. Se vuoi metterti nei guai seri puoi farlo anche a 10 minuti da casa mia, mentre se segui itinerari noti e molto battuti in un ambiente non troppo ostile puoi tranquillamente farti un giro di tre giorni. Alla fine di solito la presenza di un rifugio comporta l'esistenza di un sentiero di approccio di tipo autostradale che con il meteo bello non dovrebbe creare grandi difficoltà. Per gli scarponi, conta moltissimo avere delle buone calze. Però una idea, un giro nei Lessini ? Non so come siano dal punto di vista escursionistico, potresti approfondire. Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. R.L. Stevenson
quote:Risposta al messaggio di salito inserito in data 22/05/2014 09:17:47 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>> Uscite notturne solo su percorsi ben conosciuti e, possibilmente, con sereno e luna piena. Escursioni in normali sentieri di montagna posso anche farli in compagnia, per sentieri attrezzati o vie ferrate preferisco essere solo con mia moglie, o con i miei figli, dai quali ormai ho solo da imparare, o con persone di fidata esperienza. La vita è una sola, e ci tengo. Buona giornata. Gianni.
quote:Risposta al messaggio di salito inserito in data 22/05/2014 18:36:37 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>> Ti posto un raccontino che ho scritto un paio di anni fa, è scritto in terza persona, ma i protagonisti siamo io e mia moglie. E' un po' lunghetto ma, se hai dieci minuti, leggilo. Buona giornata. Gianni Era il suo sogno da anni ma, per un motivo o per un altro, sempre rimandato. O forse era un presentimento. Lui e sua moglie avevamo studiato tutto nei minimi particolari e, non essendo più molto giovani e scattanti, avevano passato tutta la primavera e parte dell’estate ad allenarsi. Finalmente arrivò l’ultima settimana di agosto: il venerdì sera si erano già sistemati col camper nell’ampio parcheggio della funivia: la prima salita del sabato mattina sarebbe stata loro. Si svegliarono accolti da una giornata che si preannunciava meravigliosa: il cielo limpido e terso prospettava un panorama ineguagliabile, era giunto il momento di partire. Arrivati all’ultima stazione della bidonvia indossano imbraghi e caschi: il lungo sentiero attrezzato del Cristallo li aspetta. Le guide danno un tempo di sette - otto ore, loro ne hanno messo in preventivo nove, giusto in tempo per l’ultima discesa della funivia. Tutto procede nel migliore dei modi, sono anche un po’ in anticipo sulla tabella di marcia e quindi lui si concede un piccolo extra: lascia lo zaino alla moglie che decide di aspettarlo e si fa un veloce andata e ritorno di una breve ferrata. Riprendono il cammino con gli occhi che si perdono in un infinito meraviglioso: allungando la mano sembra quasi di toccare La Croda Rossa che non li perde mai di vista, passano da camminamenti e trincee della prima guerra mondiale, da baracche e fortificazioni semi crollate rimaste a testimonianza eterna della sofferenza di molti e dell’indifferenza di alcuni. Il pensiero corre veloce ed immagina migliaia di alpini che camminano su quelle stesse rocce che loro stanno ora calpestando, non con moderne attrezzature super leggere ma con zaini pesantissimi ed ingombranti, fucili, mortai e quant’altro. Ed a loro sembra di faticare! E la stanchezza comincia a farsi sentire, ormai camminano a testa bassa, hanno lasciato le rocce ed ora procedono su un sentiero sassoso che a volte si trasforma in una pietraia scoscesa E la stanchezza gioca brutti scherzi: l’attenzione si attenua, chi sta dietro non guarda più le segnalazioni dei sentieri e segue ciecamente chi sta davanti, e chi sta davanti sbaglia un incrocio. Il tempo passa senza pietà, i piedi cominciano ad essere troppo grossi per stare ancora negli scarponi, gli zaini pesano sempre di più ed il sole sta inesorabilmente tramontando. Il dubbio che si era insinuato nelle loro menti ma che caparbiamente accantonavano si trasforma improvvisamente in realtà: hanno sbagliato strada! Se ne rendono conto quando vedono il rifugio con la funivia che doveva riportarli giù. Si, il rifugio si vede, ma dall’altra parte di una profonda valle, almeno altre due ore di cammino e questo significa arrivare col buio: giusto un paio d’ore dopo la chiusura dell’impianto. Non ci sono alternative: l’unica soluzione è scendere lungo il canalone e cominciare l’estenuante risalita sul versante opposto, debbono riuscirci prima che il buio abbia il sopravvento. Hanno bisogno di un qualsiasi mezzo per ritornare a valle, è assolutamente indispensabile arrivare al parcheggio: prima di partire avevano fatto due chiacchiere con una coppia di camperisti parcheggiati vicini a loro: sapevano dove erano diretti e avevano promesso di aspettarli la sera con una buona bottiglia di vino bianco fresco. Non vedendoli tornare avrebbero sicuramente allertato i soccorsi. Finalmente, aiutati dalle loro torce, arrivano al rifugio: dall’espressione della signora che lo gestisce si capisce benissimo che tutta la stanchezza e tutta l’apprensione, trasformate ormai in angoscia, sono stampate sui loro visi. Spiegano subito la loro situazione e lei, molto gentile e disponibile si offre di riportarli a valle col suo fuoristrada: mezzora di discesa al buio lungo una sottospecie di mulattiera che taglia continuamente quelle che in inverno sono battutissime piste da sci. Giunti al parcheggio non smettono di ringraziare il loro “angelo” e, dopo un bacio, si avviano a bersi quel bicchiere di vino che finalmente porterà loro un po’ di tranquillità. A distanza di tempo in cuor loro ringraziano ancora quella gentile signora.
quote:Risposta al messaggio di salito inserito in data 22/05/2014 18:36:37 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>> Quasi tutte le uscite su ghiacciaio estive si fanno partendo in piena notte; quindi io sono uscito spesso e volentieri in piena notte. Alcune nord, come quella del Beithorn o del Monviso, sono partito direttamente a Mezzanotte e sono uscito all'alba. Mi è anche capitato di fare tardi; quei casi di solito avvengono quando meno te lo aspetti. La discesa più drammatica che feci fu dalla Torre Pradidali; la salita su roccia fu un pelo più lenta del dovuto, ma sopratutto una relazione sbagliata era molto fumosa per quanto riguardava la discesa. Cominciammo le doppie dal lato "sbagliato" e ovviamente ci trovammo nei guai e arrivò l'imbrunire. Dopo un po' di cincischiamenti seguimmo alcune soste di discesa, mettendoci in discesa su una parete ben più imponente di quella da cui eravamo saliti; avremmo scoperto poi che quelle soste erano già di altre cordate che avevano fatto il nostro stesso errore. In pratica facemmo almeno 300 metri di doppie al buio, senza sapere se eravamo nel giusto, con una sola lampada in 5. Per fortuna che il meteo e la luminosità erano buoni. Per fortuna che c'erano altre nostre cordate saliti dal campanile Pradidali (oddio, confondo sempre torre e campanile), che insieme al gestore del rifugio (allora una guida alpina), vennero alla base a darci conforto e rassicurazioni che quel che facevamo era possibile. Immaginatevi con quale serenità uno si cala al buio senza sapere bene cosa c'è sotto. Per fortuna che nessuno (tranne la gestrice del campeggio) ci aspettava alla base, così dormimmo al rifugio (ecco, un rifugio delle dolomiti che amai moltissimo, a differenza della media)., dopo essere arrivati a mezzanotte. Il gestore dei rifugio ci disse che non fummo i primi, ma che pochissimi (nessuno,? non ricordo) erano riusciti ad arrivare in fondo la notte senza chiamare il soccorso alpino. Quella notte non seppi se considerarmi molto bravo o molto stupido. Magari entrambe le cose insieme. Morale: la frontale sempre nello zaino. Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. R.L. Stevenson
quote:Risposta al messaggio di famperlini inserito in data 23/05/2014 08:49:36 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>> Uno dei limiti del soccorso alpino è sempre stato il rifiuto di fare altre azioni che non fossero il venirti a prendere, quali ad esempio il disallertare famiglie e conoscenti. In un caso come il vostro, prendere ulteriori rischi per il fatto che ci fossero persone allertate è una sciocchezza che spesso tutti sono stati costretti a fare. Io spesso e volentieri a casa davo come ora di rientro mezzanotte - l'una; pericoloso, ma con genitori ansiosi era l'unica. Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. R.L. Stevenson
quote:Risposta al messaggio di dani1967 inserito in data 23/05/2014 10:51:25 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>> Concordo pienamente. Buona giornata. Gianni.