Inserito il 21/03/2011 alle: 21:31:06
Saaaaaalve!
Ecchime qua. Ho tolto appena adesso il cartello “chiuso per ferie” dalla porta di casa e quello di “aperto per ferie” da quella del camper. Sigh! Comunque accontentiamoci, non si sputa sul brodo grasso.
Sono reduce da una breve vacanza in Croazia, fuori stagione, in mezzo al niente e al nessuno, solo pini, silenzio, mare, pioggia, tramonti, scoiattoli volanti, odori pungenti, aria corroborante, albe grigiastre, cinguettii di merli e…
…e…vi racconto una storia…
…sempre in camper, dal 28 dicembre 2010 io e mia moglie siamo andati a Vienna a trascorrere l’ultimo dell’anno. Una motivazione più godereccia e turisticheggiante di questa non poteva esserci.
Partenza da “bradipi” superpolleggiati con la filosofia di “quandarrivoarrivo” ci incamminiamo da Bologna in quel di Vienna e, in circa 12 ore arriviamo al camping WienWest . Non male no?
Piena notte e…pieno il campeggio…pieno di camper italiani. Meno male, noi siamo alle prime armi e la cosa ci rincuora in caso di difficoltà, sai la lingua, sai siamo in terra straniera, sai non si sa mai, magari domani chiediamo…su come muoverci, su dove andare ecc.ecc….
Troviamo un posticino sul ghiaccio, attacchiamo la corrente e alle 00,16 a -13° facciamo nanna.
La mattina un bel sole sfavilla tra i camper supercongelati ma, purtroppo, non basta a scongelare gli animi dei loro occupanti. Personaggi imbacuccati si aggirano tenebrosi dai mezzi ai servizi, non alzano neppure la testa in segno di saluto, “Ohi, ragazzi, sono qui…!” , “Siamo a Vienna, non in Siberia,…”, “Si, va bene ci sono -3° ma se mi sorridi ti posso garantire che non perderai tutti i denti per assideramento”.
Ci sono rimasto male, ho pure pensato che volessero punirmi per avere disturbato il loro sonno notturno con il mio arrivo, però, posso garantirvi che la cosa è durata veramente pochissimi minuti, siamo entrati nel primo posto libero, abbiamo spento il motore e attaccato la luce, chi se ne frega se non eravamo in piano, c’erano -13°! E soprattutto non volevamo disturbare.
La vacanza si è svolta in pieno relax, bello tutto, bella Vienna, belli i Viennesi e un po’ meno gli Italiani a Vienna. Per loro non esisti.
Pensate, credevo che su suolo straniero fosse inevitabile attaccar discorso con qualcuno che parla come te, invece…abbiamo fatto amicizia con due coppie di viennesi che, l’ultimo dell’anno, hanno condiviso con noi un tavolino pubblico a punch e vin brulè parlando tedesco e italiano “maccheronico” nella smisurata voglia di condividere emozioni, soltanto sanissime emozioni. Pensate che bello, sono queste le cose che mancano tutti i giorni.
Comunque, il 2 gennaio, decidiamo di muoverci lasciando il campeggio, un’isola italiana congelata, in tutti i sensi.
Cominciavo già a non sentirmi tanto bene, una forte tosse mi stava tormentando ma decidemmo ugualmente di procedere con il nostro giro che ci avrebbe portato verso Salisburgo.
Lasciamo Vienna dove stava iniziando a nevicare abbastanza forte, nei nostri progetti avevamo programmato una doverosa sosta a Mauthausen, ma le mie condizioni stavano peggiorando e qualche linea di febbre era già comparsa.
Nonostante tutto, arrivato in quel tristissimo posto, dovevo per forza vederlo, dovevo, in tutti i modi portare il mio cuore a straziarsi assieme a quello di tanti altri e, come mesto contributo, portare la mia domanda. “Perché?”.
Non ho descrizioni appropriate per quel luogo, solo la neve, il silenzio e il freddo che sono rispettivamente più bianca, più silenzioso e più gelido che in qualsiasi altro posto di questa terra.
Ripartimmo con una pietra, un macigno che, sarebbe poco dire che schiacciava i nostri cuori, stava letteralmente pesando sulle nostre esistenze, pesava per tutto quello di cui ci lamentavamo, pesava sulle nostre comuni vite delle quali non eravamo mai abbastanza grati, pesava per l’indifferenza che eravamo portati ad avere verso i nostri simili, PESAVA TANTISSIMO.
I nostri progetti, prevedevano di fermarci poi a Salisburgo e tornare in Italia passando da Lienz ma, una forte nevicata stava già ricoprendo le autostrade della zona e, a questo punto, visto che la febbre stava iniziando a farsi sentire, decidiamo di procedere verso il confine senza più fermarci.
Siamo arrivati a San Candido alle 18,00 circa del 2 gennaio, ormai ero piuttosto cotto dal viaggio e dall’influenza e ci fermiamo per la notte in un parcheggio sul ghiaccio tra altri camper lungo la strada statale.
Durante la notte sono stato malissimo, credo di aver toccato i 40 di febbre e mia moglie era preoccupatissima. La mattina dopo, appena svegli decidiamo di ripartire immediatamente e, sorpresa, abbiamo i vetri anteriori congelati all’interno, un dito di ghiaccio, una crosta inespugnabile, poi, ciliegina sulla torta, il camper non va in moto immediatamente. In quel punto del paese, che è all’ombra quasi tutto il giorno, si sono toccati i -23°, ma noi non lo sapevamo e avevamo la necessità di fermarci.
Il problema stava diventando importante, dovevamo ripartire subito e io non stavo per niente bene.
Erano appena le 7 del mattino e avevamo altri camper di fianco, non volevamo disturbare eravamo indecisi se bussare e avvisare che avremmo fatto rumore o aspettare un orario più umano e ci sembrava poco carino provare più volte a mettere in moto il camper.
Abbiamo aspettato fin verso le 8,30 poi, visto che bisognava comunque cercare di rianimare e scongelare il camper, abbiamo iniziato.
Per grazia ricevuta dopo pochi tentativi il Gigione si è finalmente svegliato e lo abbiamo lasciato in moto cercando di scongelare pian piano il parabrezza quel tanto che bastasse per poterci muovere da quel ghiaccio.
Non potete immaginarvi che razza di crosta gelata si era formata all’interno, così spessa a dura che il normale grattare non era sufficiente e, persino Capitan Findus ci ha chiesto ricovero per i suoi bastoncini.
La cosa avrebbe richiesto tempo, eravamo in difficoltà, stavo veramente male e… comunque erano quasi le 9,00.
Dal camper alla nostra destra, improvvisamente si affaccia un tale che, con aria molto ma molto scocciata sbraita “Ehi, siamo già pieni…!”
Io mi scuso, dico che devo partire subito e tento di spiegare le mie difficoltà e lui senza batter ciglio si richiude in fretta nel suo rifugio.
Quello che mi ha lasciato interdetto e sconcertato è che quel tale, ha scambiato tutto il mio rumore come una sorta di maleducazione di fondo, come se abitualmente il sentire un camper vicino a te che tiene in moto per tanto tempo senza partire sia normale e non faccia venire in mente che possano esserci dei problemi e lo si stia facendo solo per il gusto di dar fastidio.
Ha aperto la porta e ha sottolineato che avevo scocciato, non ha neppure provato a chiedere se servisse aiuto.
A questo punto il vero maleducato…chi è?
O è solo che dopotutto e nonostante tutto viviamo da egoisti?
Secondo voi, dovevo bussare alle 7,00 del mattino e comunicare che avrei rumoreggiato alquanto svegliandolo comunque ma parandomi il c.ulo con stile?
Secondo me si, l’attacco è la miglior difesa.
Attenti camperisti, ho appena montato un super megafono sul camper stile “èarrivatolarrotino”, mi serve per chiedere aiuto ma soprattutto per richiamarvi quando sono cotte le costolette…che ne dite? Così nessuno potrà far finta di niente.