Alla fine la festa era iniziata.
Sulla vasta area del campo sportivo file interminabili di tavolini e sedie si rincorrevano senza sosta,
metri e metri di tovaglie colorate svolazzavano nella brezza della sera, un infinità di piatti e bicchieri di carta venivano continuamente sollevati dal vento e rincorsi da qualcuno.
Una nebbiolina azzurrina, profumata di effluvi aromatici di spezie e arrosti vari si sollevava dalle decine e decine di barbecue assieme all’aroma di carbonella che sollecitava le narici e gli stomaci di tutti, creando un alone mistico e surreale tipico dei film di fantascienza.
Attraverso il fumo si intravedevano luci di lampadine colorate e allegri festoni che erano stati collocati per addobbare la scena e che contribuivano non poco a rendere ancora più fantasiosa la scena che si stava svolgendo.
Voci e musiche e canti e schiamazzi facevano da coreografia come sottofondo sonoro a quel festoso quadro di festa paesana.
C’era un’attività frenetica, tutti facevano qualcosa, chi cuoceva, chi versava da bere, chi allestiva i tavoli, chi preparava verdure chi preparava dolci, chi mangiucchiava di nascosto e chi beveva di gusto.
Il banco delle bevande era gia stato preso di mira, una quantità inimmaginabile di bottiglie di vino faceva bella mostra e molte di esse erano state intaccate nella loro sobria pienezza.
Lambruschi, Nebbioli, Teroldeghi, Recioti, Dolcetti, Verdicchi , Passiti e tanti altri rallegravano anzitempo gli animi nell’attesa del completamento della cottura dei cibi contribuendo, non poco, ad aumentare l’allegria.
Intanto, chi si era gia conosciuto si ritrovava e chi non si conosceva faceva le presentazioni.
Oby aveva assunto l’incarico di fare gli onori di casa, man mano che arrivavano i vari equipaggi assegnava loro i posti e il biglietto per la riffa che avevano organizzato e che aveva come primo premio un temutissimo generatore alimentato a strutto.
Iniziarono ad arrivare Mirò, con la sua badante provvisoria, si era vestito per la serata con una tuta da sera in raso nero, nel taschino aveva una matita gioiello tuttimpestata di pietre preziose che sfavillavano nella penombra e completava il look ricercato con una benda in seta col buco che copriva l’occhio conferendogli un’ aria piratesca e misteriosa.
Donna Raffaella, seguita dai Sette Nani, Hansel e Grethel, Pinocchio e Cappuccetto Rosso col Lupo al guinzaglio, era arrivata portando una barella sorretta dal Principe Azzurro e dalla sua controfigura per le scene di nudo, un certo Rocco, sulla quale c’era un bendiddio di dolci, gelati, torte, biscotti e qualche cazsszata sua specialità.
Era vestita di zucchero filato in seta rosa, al collo aveva una preziosa collana di struffoli napoletani e in testa un diadema di confetti perlati, al suo passaggio, una scia di prezioso Vanill N° 5 solleticava le narici.
Mustang e signora, la signora Luisa, arrivarono in Vespa, ma non con una Vespa qualunque, era una rarissima Vespa PK WRC da rally.
Lui aveva a tracolla, tipo cartucciera, tre file di salsiccie di cinghiale modello Che Guevara che luccicavano sul gilet di pelle che lasciava scoperti i bicipiti muscolosi circondati da laccetti di cuoio e piume e in testa un casco da aviatore e relativi occhialoni da saldatore.
Lei, vestita anni 50, con la gonna quadrettata a ruota dalla quale si intravedeva il pizzo della sottoveste, gli occhiali a coda scuri e il casco-fazzoletto annodato al collo per non sciupare i capelli, sedeva sulla Vespa con le gambe da un lato, si reggeva a lui con un braccio che gli cingeva affettuosamente e a fatica lo stomaco e aveva all’altro braccio un cestello di vimini coperto da un canovaccio a quadretti del cui contenuto non era dato sapere.
Nel frattempo, un fortissimo odore di naftalina aveva sovrastato momentaneamente quelli della grigliata ed il vento era cessato di colpo, segno inequivocabile che EtaVonDenteBeta era attivato e che la sua astronave aveva oscurato tre dei quattro punti cardinali.
Laroba , tutta in ghingeri per l’occasione, su tacchi che sfidavano le forza di gravità, ostentava, per questa volta, un davanzale misura quarta “espansa” sulla quale erano state appoggiate diverse piantine di cactus spinosi al posto dei più sobri gerani e che le conferivano un’aria estremamente raffinata. Su quel davanzale ammirato, più del famoso poggiolo di Giulietta, per l’occasione era stato collocato pure un rarissimo nido di cicogne albine che si stavano riproducendo con successo.
Il gruppo toscano dei Mmando…Vai, Vieni, Lino e Tece, essendo molto ma molto numeroso si era limitato a salutare e a sedersi ai loro posti distribuendo a tutti pezzi di fettunta e fagioli all’olio.
Quando arrivò Garamau e le ragazze del KGB, fu come se il tempo si fosse momentaneamente fermato. Fu un attimo, solamente un attimo ma sul campo per una frazione di secondo calò il silenzio. Le mandibole maschili caddero, alcune gocce di saliva bagnarono i baveri, i pomi d’Adamo deglutirono e all’unisono partirono micidiali scappellotti alla nuca depositati da mani muliebri che sbloccarono istantaneamente quell’attimo di stasi.
Garamau vestiva una muta subacquea nera dalla quale faceva capolino un sofisticatissimo abito da sera con cravatta a farfalla e…le ragazze…svestivano bikini impaiettati color carne che accentuavano l’effetto nudo-bagnato…
Il gruppone di EmilGid="size6"> arrivò sulle inseparabili bici, anche questa occasione era stata presa come una gara a tappe, la tappa dei saluti, la tappa del cibo, la tappa del bere…che proprio qui si era poi trasformata in una gara a …tappi… infatti stavano stappando in continuazione e riversavano tutto in appositi zainetti che avevano sulla schiena e dai quali succhiavano avidamente da tubicini trasparenti liquidi rossi rubino tipo trasfusione di sangue.
Oby e Mileyla erano estremamente soddisfatti della piega che aveva preso la serata, da un piccolo invito era uscita una festa di successo dove tutti erano contenti, mangiavano e si divertivano, socializzavano ed erano decisamente rilassati ma…in tutta quella felice confusione c’era qualcosa che stonava.
Oby non aveva ben chiaro cosa fosse, aveva la sensazione che mancasse qualcosa…sentiva, alla bocca dello stomaco un nodo compatto come il manifestarsi di un sintomo di indigestione, aveva impercettibilmente avvertito un senso di malessere, come una dimenticanza.
Lo disse alla moglie e cominciò ad osservare gli invitati che ridevano e parlavano, che cantavano e bevevano, che socializzavano beati e iniziò anche a pensare alla sua astronave…”Il gas…chiuso, le finestre…chiuse…l’acqua…anche…TONTON…spento…il topo…ha mangiato…il cellu…ce l’ho…il gatto…è uscito…la pillola bianca…l’ho presa…quella blu…anche…ma cosa…cosa c’è che non va….”
I pensieri si facevano sempre più pressanti, la sensazione di aver dimenticato qualcosa…ma cosa?
Di aver dimenticato qualcosa di importante…di molto importante…ma cosa?….Ma chi?
Gettando un ultimo sguardo a quella folla felice, uno squarcio devastante si aprì nella sua mente e d’un fiato gridò…
“DECIMO!”id="size6">
La folla si zittì di scatto e tutti lo guardarono esterrefatti e all’unisono si levò un coro….
“DECIMOOOOOO!”id="size3">
Loro, che lo conoscevano da tempo, lo avevano dimenticato, nell’euforia della serata, non si erano accorti che lui, proprio lui dal quale era partito tutto non si era ancora fatto vedere.
Iniziarono ad accalcarsi attorno a Oby chiedendo notizie, nessuno sapeva dove fosse, Laroba era andata a cercarlo nel pomeriggio per salutarlo ma non lo aveva trovato.
“La MIRAGE è parcheggiata la in fondo ma non si vede nulla, sembra disabitata, nessuna luce, nessun suono.”
”Non è da lui abbandonare la MIRAGE.”
“Strano, io l’ho visto che combatteva con la 24ore”
“Si ma è stato questa mattina presto…”
“Ma lui sapeva di dover venire?”
“Certo, è stato lui a dire che si faceva la grigliata…”
“Forse è meglio andare a vedere…”
“Che non gli sia successo qualcosa…”
“No, non credo, il suo cane è addestrato a dare l’allarme…”
“Poi ci sono anche sua moglie…e sua figlia…”
“Io sapevo che aveva dei problemi con la suocera…”
“Ma dai…chi è che non li ha…!”
“Si ma certe suocere sono …pericolose…”
“Non credevo che avesse accettato di viaggiare con lui…”
“Io sapevo che era invischiato in qualcosa di grosso…”
“Se ne sono gia dette anche troppe su di lui…”
“Bisogna andare a vedere…”
Continuando a parlare su questi toni, un nutrito gruppo si era armato di lampade e torcie a manovella, qualche bastone, archi e frecce, e con un forte senso di apprensione avevano iniziato a dirigersi verso lo spiazzo dove era ormeggiata la MIRAGE.
...continua.
Modificato da tott i de il 07/06/2011 alle 00:27:45