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tott i de
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30/08/2010 546
Inserito il 04/10/2011 alle: 00:44:16
Vediamo se siete pronti... La pioggia era appena cessata, nelle pozzanghere si rispecchiava la luce dei lampioni che non era sufficiente a rischiarare la nottata. L’uomo camminava a passi lenti ascoltando il cupo rumore dei suoi passi e rabbrividendo nell’impermeabile. Non era solo il rumore del suo cammino quello che sentiva, aveva come la sensazione di essere seguito. Uno scricchiolio sinistro riecheggiava dietro di lui. Si fermò con l’orecchio teso ma quel ticchettio lugubre continuava incessante e aumentava di intensità. Non si era accorto, ma aveva iniziato a respirare affannosamente e nuvole di denso vapore si solidificavano davanti al suo volto condensandosi nel buio gelido. Ad un tratto, anche il ticchettio cessò. Ascoltò ancora per qualche minuto in silenzio trattenendo il respiro poi, cercando di tranquillizzarsi riprese a camminare. Dopo pochi passi un suo piede pestò qualcosa di molliccio e scivoloso che subito emanò un fetore nauseabondo. “Porcaput…ma proprio qui dovevi farla, accidenti a te e a quel collions del tuo padrone” cominciò ad imprecare raschiando disperatamente la suola sul selciato. “Lo so che dicono che porta fortuna…ma non ho ancora ben capito a chi!” e mentre con contorsioni acrobatiche degne del circo Togni cercava di liberarsi da quel materiale organico che si era meschinamente arricciolato anche sulla tomaia, ebbe la sensazione di essere osservato. Guardò a lato del marciapiede e tra due auto parcheggiate, bagnato, infreddolito e tremante c’era un cagnetto dall’aria impaurita e preoccupata. “Ah! Ecco il colpevole, sei stato tu vero? E’ inutile che mi guardi con quell’aria da innocente, questa è cacca e tu sei un cane…due più due fa sempre quattro” cercò di avvicinarsi per vederlo meglio ma il cane si ritrasse di qualche passo. “Però, sei piccoletto per averla fatta così grossa, chissà che cosa ti danno da mangiare…poi, non hai neppure l’aria di mangiar tanto…” L’uomo continuava ad avvicinarsi e il cane ad arretrare, era fermamente deciso a vedere se quella bestiola spelacchiata avesse un padrone, anche lui era stanco, infreddolito e incacchiato e avrebbe voluto quantomeno guardare in faccia il padrone di quella povera bestia che non si preoccupava nemmeno di sapere dove fosse finito il suo cane e a costo di fare un esame del DNA voleva restituire quel malloppo puzzolente al suo degno proprietario assieme al suo quadrupede. Si stava avvicinando con circospezione cercando di non farlo scappare quando un dolore fortissimo gli devastò il cranio e si ritrovò riverso sull’asfalto bagnato e mentre quella buia notte diventava sempre più nera e lui scivolava nell’incoscienza, l’ultimo suono che sentì fu il lugubre latrato del cane. ...continua...? Stefano
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laroby 64
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14/01/2010 8270
Inserito il 04/10/2011 alle: 08:57:11
quote:Risposta al messaggio di tott i de inserito in data 04/10/2011  00:44:16 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>
>....pronti a che? Bene, abbiamo un altro validissimo contastorie su COL.[:D]
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tott i de
tott i de
30/08/2010 546
Inserito il 04/10/2011 alle: 11:23:43
“Dove mi trovo?” “Non si agiti, ha preso un brutto colpo.” Disse la ragazza sistemandogli una nuova borsa del ghiaccio sulla testa. “Adesso è in osservazione al pronto soccorso e se se la sente tra pochi minuti le mando l’agente di polizia che vorrà farle alcune domande sull’accaduto, lei è stato aggredito.” L’uomo aveva un mal di testa dilaniante e faceva fatica a mettere a fuoco ma, mentre quella giovane infermiera usciva dal box non potè fare a meno di guardarle il fondoschiena, anche se sfuocato decise che valeva la pena di riguardarlo meglio quando si sarebbe ripreso. Non capiva ancora cosa fosse successo, lui guardava il cane, cercava di prenderlo, il cane si spostava e…BAM, caspita che botta, adesso era li avvolto in un camice bianco col mal di testa e la pipì. Non sapeva neppure se fosse stato derubato, aveva con se le chiavi di casa e il portafoglio con i documenti, il cellulare e un pacchetto di gomme da masticare…ma stava cercando di smettere. Ad un tratto la tenda del box si spostò ed entrarono due agenti di polizia. “Buongiorno, come si sente? L’infermiera ha detto che ha ripreso i sensi, io sono l’ispettore Luigi McLouis e questo è l’agente Rossella Fiamma.” Una rossa vaporosa dal viso di porcellana e due spalle da scaricatore di porto lo osservava in silenzio dentro alla sua divisa blu. Nel contesto, anche se una leggera nebbiolina ne sfumava i contorni, aveva intuito che si trattava di una gnocca calibro 38 con la quale, vista la stazza, era meglio non avere discussioni, però, era bellissima e gigantesca ed emanava un senso di sicurezza infinito. “Se se la sente vorremmo farle alcune domande.” “Certo, ho solo la testa che mi scoppia e…non so esattamente come siano andati i fatti…” “Lei è il signor Nik Name?” “Si, sono io, in realtà mi chiamo Nicola Nametti, Nik Name è il mio nome d’arte, sono musicista.” Si era sempre fregiato del titolo di musicista per darsi tono ma in realtà si limitava a suonare le campane della parrocchia del quartiere durante le funzioni e il parroco, decisamente moderno e all’avanguardia, aveva intuito il suo estro musicale dai concertini campanari che faceva e che stranamente avevano iniziato ad attirare più fedeli. Un moderno Quasimodo, sfigato e senza gobba, ma tutto finiva lì. “Lei è stato aggredito ma non è stato derubato, cosa ci faceva in quel luogo?” “Stavo passeggiando, abito in un camper a tre isolati di distanza, poi ho pestato qualcosa…” “Si, lo sappiamo cosa ha pestato, vada avanti…” “Beh, stavo camminando e stranamente mi sentivo inseguito, non so se fosse autosuggestione visto il luogo malfamato in cui mi trovavo, poi mentre mi pulivo la scarpa ho visto il cane…e ho cercato di prenderlo, lui si è spostato e…io non ho capito più nulla.” “Signor Name, in quella zona si sono verificati diversi furti e danneggiamenti a camper anche con persone a bordo che hanno subito la sua stessa sorte, le aggressioni in certi casi sono state anche più efferate…ma questa volta… c’è scappato il morto!” “Come il morto?” “Il cane, è stato trovato decapitato e con la coda mozzata e infilata in bocca, povero cucciolo! Lei non mi sa dire qualcosa di più?” “A dire il vero sembrava molto spaventato, come se cercasse aiuto, l’unica cosa che ho notato è che quella cosa che ho pestato non poteva essere sua, era troppa, troppo grande per quel corpicino…stavo cercando di prenderlo per vedere se aveva una medaglietta…se era di qualcuno…” “Si, l’aveva, era una femmina…si chiamava Laika!” “Ma chi può aver infierito in quel modo su di un cane? Sono cose da pazzi, certo, ti vengono su i 5 minuti quando pesti qualcosa ma …dopotutto non è colpa loro, loro sono cani…” “Non si preoccupi, cercheremo di scoprirlo, siamo sicuri che la morte del cane centri più con i danni ai camper che con le suole di chissà chi. Nel frattempo, se le viene in mente qualche altro particolare ce lo faccia sapere, sa dove trovarmi.” Mentre McLouis stava per andarsene e la rossa lo guardava intensamente di sottecchi da sotto la visiera del berretto, Nik Name aggiunse: “Ispettore, se posso darle un consiglio, faccia analizzare quello che ho pestato…la cosa mi “puzza”, credo che molti indizi possono celarsi in quel pezzo di mmmm…” “Grazie, ci stavo pensando anch’io, teniamoci in contatto. Arrivederci.” Stefano
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laroby 64
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14/01/2010 8270
Inserito il 04/10/2011 alle: 11:46:29
[:D][:D][:D]
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tott i de
tott i de
30/08/2010 546
Inserito il 04/10/2011 alle: 21:34:38
Erano passate più di 24 ore, Nik era seduto sul bordo del letto d’ospedale con i piedi ciondolanti, una donna del servizio pasti gli aveva appena portato una minestrina in brodo con un formaggino, lui stava osservando quel piatto con aria scettica pensando che forse la botta in testa che aveva preso gli stava procurando un’allucinazione, sicuramente quello che vedeva non era veritiero il quadretto di formaggio era una pomata tipo Lasonil contro i traumi e il liquido una flebo di soluzione fisiologica e dietro a quella brodaglia si nascondeva un piatto di pasta al ragù. Assorto in pensieri famelici non si accorse dell’infermiera che entrata dalla porta alle sue spalle aveva iniziato a parlare. “Il medico ha detto che può essere dimesso, tra una decina di giorni deve tornare a togliere i punti.” Nik si girò di scatto portandosi istintivamente una mano sul cerottone che gli copriva parte della nuca lasciando che il camice si aprisse sulla schiena. Dopotutto era un bel ragazzo, snello, non eccessivamente magro, la sua muscolatura era stata modellata negli ultimi tempi da tutto lo scampanio che faceva almeno tre volte al giorno e, se anche qualche volta saltava un pasto il fisico non ne aveva ancora risentito, anzi. “Adesso la lascio mangiare in pace poi torno e l’aiuto a rivestirsi, poi appena ha finito prenda queste compresse, sono antidolorifici.” “Grazie signorina, lei è molto gentile, non c’è bisogno, posso farlo da solo…” Disse ripensando ai calzini bucati e allo slip leggermente stagionato che aveva addosso da un paio di giorni “…ma se mi aiutasse le sarei veramente grato…mi gira ancora un po’ la testa…” aggiunge prendendo la mira sul suo fondoschiena e ricordandosi della sua vena cacciatrice che finiva sempre per dargli svariati guai con il sesso opposto e che, in quel preciso momento, gli ricordava che non aveva subito lesioni nelle parti intime. “…e se non le spiace vorrei sapere il suo nome.” “ Mi chiamo Cara, Cara Van.” Certo che con quel retro che aveva a rimorchio, nome non poteva essere più azzeccato pensò Nik. Quelle belle e formose come lei erano sempre state le sue preferite e l’attacco corteggiatore del coguaro arrapato non si fece attendere, la ragazza apparteneva alla razza delle AntiLopez, meravigliose gazzelle sudamericane dal posteriore particolarmente pronunciato, quelle da lui preferite. “Senti Cara, sei veramente molto carina e gentile, vorrei sdebitarmi e se non hai impegni, visto che uscirò di qui con una fame da Lupo di Tazmania vorrei invitarti a cena, niente di impegnativo, solo una pizza…che ne dici?” “Dico che purtroppo non posso, ho il turno di notte, poi cerco di non incrociare mai il lavoro con la mia vita privata anche se…in alcuni casi…beh, potrei fare qualche eccezione…poi tu devi tornare per i punti…tra una decina di giorni ne riparleremo…intanto…togliti il camice che…inizio a…rivestirti…” Sicuramente il balbettio della ragazza denunciava il fatto che anche lui non le era indifferente, se ne era accorto, le mani di lei indugiavano sempre un attimo più del necessario infilandogli i vestiti e dissimulate carezze camuffavano movimenti destinati a sistemare gli abiti sul suo corpo. Ma comunque meglio così perché si era appena ricordato che c’era una rana, nel suo portafoglio, che rincorreva una mosca da uno scomparto all’altro e pagare una pizza per due sarebbe stato molto ma molto duro. Stava piovendo di nuovo, per fortuna che l’ospedale non era molto lontano dal suo camper, la pioggia gli stava inzuppando il cerotto e rabbrividendo affrettò il passo verso casa. Durante il cammino i pensieri si affollavano su quanto gli era successo l’altra notte, non riusciva a capacitarsene, proprio a lui, un squattrinato senza arte ne parte che scroccava qualche pasto al parroco e che cercava di sopravvivere alla giornata con lavoretti umili ma decorosi, un ragazzo dalla faccia pulita ma sfortunato come una puzzola in profumeria. I tempi erano molto duri, lui non aveva neppure una casa, non aveva un lavoro fisso, però, magra consolazione, di donne ne aveva a pacchi ma quelle…costavano…e bisognava limitarsi anche se…in poco meno di due giorni due topone niente male gli avevano puntato addosso il loro musetto, l’infermiera e la poliziotta, quella rossa fiammeggiante dall’aspetto di una valchiria che se lo avesse preso tra le sue braccia, era sicuro che gli avrebbe fatto perdere il sonno per diverse settimane. Stefano
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zagor61
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Inserito il 04/10/2011 alle: 22:31:32
Ciao totti, ti scrivo perché trecento letture ed una sola risposta è ingiusto ma lo sai che se non fai polemica o provocazioni, sul forum, raccogli solo letture. E’ triste ma è così. Per conto mio ti dico che apprezzo più i tuoi racconti di vita vissuta che quelli di fantasia però ti leggo sempre e mi dispiace non avertelo detto ogni volta che che hai postato qualcosa di tuo. Saluti Lorenzo
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tott i de
tott i de
30/08/2010 546
Inserito il 04/10/2011 alle: 22:39:32
grazie, cominciavo a sentirmi solo...[:(] Stefano
Mustang21
Mustang21
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Inserito il 04/10/2011 alle: 22:46:11
quote:Risposta al messaggio di tott i de inserito in data 04/10/2011  22:39:32 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>
> Hai posta, Stefano[:)] Mus
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laroby 64
laroby 64
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14/01/2010 8270
Inserito il 04/10/2011 alle: 22:53:49
Non sarebbe giusto, verso chi scatena una così bella fantasia. Aspetto di leggere il resto[;)]
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tresOr
tresOr
12/12/2008 1758
Inserito il 04/10/2011 alle: 23:01:30
Bravo Stefano! Anche questo racconto ci farà compagnia come "Guerra" e come i tuoi primi scritti in cui parlavi di tuo padre. A rileggerti presto[:)] Ornella non sentirti solo... i tuoi lettori peccano di timidezza[;)]
17
arcobaleno61
arcobaleno61
30/05/2008 2458
Inserito il 05/10/2011 alle: 00:15:58
Letto... aspetto di leggere il seguito. Mi piace. Complimenti all'autore! Chicca
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Emd88
Emd88
03/11/2009 127
Inserito il 05/10/2011 alle: 07:16:23
Bellissimo, ma dai, povero cane![}:)]
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tott i de
tott i de
30/08/2010 546
Inserito il 06/10/2011 alle: 21:14:40
Era arrivato nei pressi del camper ma si accorse subito che qualcosa non andava, la porta era aperta e uno strano rumore proveniva dal suo interno. Sembrava il ronzio di un generatore ma lui non l’aveva e comunque era un rumore intermittente, come quello di una segheria che funziona a tratti. Rimase per pochi minuti nascosto dall’angolo del vicolo, il suo camper si trovava parcheggiato sul fondo di quella strada senza uscita, aveva un lato vicino alla staccionata della ferrovia sub-urbana che passava di la, sul lato opposto della strada c’era un deposito di rottami e a volte qualcuno, nel bel mazzo della notte arrivava per depositare svariate immondizie clandestine. Aveva scelto quella zona perché sapeva che i camper parcheggiati su vie di vasto passaggio finivano sempre per dare nell’occhio e infastidire qualcuno e proprio per non avere storie si era messo li. Ogni tanto, arrivava anche qualche barbone che eleggeva le pensiline della vicina stazione urbana a casa provvisoria. Ormai tutto il vicinato lo conosceva, era Nik, quel bel ragazzo che abitava sul camper, ma adesso cos’altro stava succedendo, era stanco e non ne poteva più, aveva voglia di dormire. Si avvicinò ulteriormente, il rumore continuava e lui si fece coraggio, si affacciò all’interno del camper. Una sagoma umana era riversa sul letto posteriore, dalla mole sembrava una persona molto grossa e quel rumore andava di pari passo con il sollevarsi ritmico del suo corpo, stava russando sonoramente. Un sospiro misto a sollievo, tenerezza e compassione uscì di getto dai polmoni di Nik che finalmente iniziò a rilassarsi. La donna che dormiva sul suo letto era Adria, una senzatetto di una certa età che bazzicava quella zona. Si conoscevano e a volte scambiavano due parole, ma lei, non si era mai spinta a tanto, nemmeno invitata nelle giornate più fredde, aveva accettato di salire per riscaldarsi un po’. Doveva essere successo qualcosa di molto grave per averla spinta a violare un territorio a lei non congeniale, non aveva mai accettato di abbandonare i suoi cartoni, erano anni che dormiva per strada e usava i bagni della stazione con ogni tempo …e adesso….era li, era stranamente li, che dormiva…e cercava protezione. Comunque anche Nik aveva bisogno, quel giorno non se la sentiva di stare solo…guardò ancora la donna e le sistemò la coperta, lei non si mosse, cambiò solo leggermente il tono del suo russare . Si tolse l’impermeabile e lo mise con cura ad asciugare, si guardò nello specchio del bagno grattandosi la barba ormai lunga e soffermandosi sui segni scuri che gli contornavano gli occhi. Non aveva un bell’aspetto, quel giorno doveva riposare, il prete avrebbe usato un disco registrato. Si strofinò le braccia e le spalle, accese il riscaldamento, guardò dentro al frigorifero salutando un topo che stava piangendo dalla fame e iniziò a preparare il caffè. Anche quella giornata sarebbe stata lunga. Un movimento brusco del camper lo risvegliò di soprassalto. “Ehi Nik, sei tu?”La donna si era seduta di scatto sul letto e lo guardava nella penombra con occhi spaventati. “Si Adria, tranquilla, sono io. Ti ho lasciato dormire, sembrava che ne avessi bisogno” “Scusami, scusami ancora, non volevo invadere casa tua.” Stava dicendo cercando a fatica di alzarsi dalla cuccetta e sistemando con agitazione le coperte del letto. “Dammi un minuto e vado via subito.” “Guarda Adria che non ci sono problemi, calmati e vieni a bere un po’ di caffè, se avessi voluto ti avrei svegliata e mandata via subito, non credi? Dai siediti e dimmi cosa ti è successo. Io sono tornato questa mattina ed è da allora che dormi, sono quasi le cinque del pomeriggio.” “Lo so che non c’eri, ho avuto bisogno di entrare, non è stato difficile…scusami, è che ho avuto una notte…diciamo…agitata.” Disse mentre si sedeva incastrandosi nel divanetto. “Vedo che anche tu hai avuto una festa movimentata, cos’è quel cerotto? Credevo che fossi via per lavoro!” “No, sono stato aggredito da qualcuno che mi ha dato una botta in testa. Stavo cercando di prendere un cane…” “…aggredito…anche tu? Sono sul tuo camper per la stessa ragione, credo che il cane in questione sia…morto…io…l’ho visto…l’ho visto morire.” Disse la donna singhiozzando evidentemente terrorizzata. “Come sarebbe?” Esclamò Nik “Spiegami esattamente cosa è successo, è molto importante, se il cane è lo stesso allora c’è un collegamento anche con la mia aggressione, la polizia ha voluto sapere, e…se ci sono testimoni sarebbe meglio andare da loro…” “No Nik, io ho paura…sono io che vivo per strada…e non posso vedere nulla io, anche se…in realtà…vedo tutto.” Nik si era reso conto che c’era sotto qualcosa di losco e Adria sapeva, ma non bisognava farle pressione, era troppo spaventata e, ne era sicuro, si sarebbe chiusa a riccio. “Dai Adria, racconta, parla con me, ti puoi fidare, ti ascolto prima io, poi…vedremo…” “L’altra sera, era già notte fonda, a qualche isolato da qui era successo qualcosa, sentivo un’ambulanza che stava soccorrendo qualcuno ma ero troppo lontana, poi faceva freddo, aveva smesso di piovere da poco e io me ne sono fregata, non mi andava di andare a vedere.” “Probabilmente ero io.” Aggiunse Nik. “Qui vicino si sentiva abbaiare un cane con insistenza, allora mi sono coperta bene e sono andata nella direzione del latrato che sentivo. Ad un certo punto ho visto passare il cane di corsa inseguito da un uomo che lo ha preso e…il cane latrava…lui stringeva…il cane era piccolino…e lui…” Un singhiozzo interruppe il racconto. “Tranquilla, prendi ancora del caffè.” Nik posò una mano su quella della donna che era dura, callosa e con le unghie nere ma stava involontariamente tremando “Dai, coraggio, continua.” “Nik, lo ha squartato! Non ho mai visto nulla di simile, quel delinquente lo ha fatto a pezzi con una violenza inaudita. Io ho avuto una paura tale che sono corsa via ma mi sono inciampata in un sacchetto pieno di bottiglie vicino ad un cassonetto, ho fatto un casino terribile. Lui mi ha visto e si è messo a ridere, una risata sadica e maligna che non dimenticherò mai di sicuro, assieme a quello che mi ha gridato dietro.” “Cosa ti ha detto?” “Gridava e rideva, Ha detto, - Guarda, guarda pure, la prossima volta tocca a te.- Non l’ho visto in faccia, ero concentrata a scappare. Io, così grossa non passo inosservata, non so se mi ha seguito, non so se ha saputo chi sono ma…questa notte…ero andata al bagno e…quando sono tornata…c’era il mio cartone che bruciava, tutta la mia roba che bruciava, il mio carrello era un rogo…” Un singhiozzo convulso uscì dalle labbra della donna. “Una terrificante pira funebre. Nik, ho tanta paura.” “Adria, lo sai che bisogna andare alla polizia vero?” “Nik, a dire cosa, che è morto un cane? Che è bruciato il cartone di un barbone? Lo sappiamo tutti che se il barbone non brucia con il cartone non fa notizia e non interessa a nessuno.” Disse la donna con amarezza. “Ma è proprio per questo, perchè non vogliamo che bruci nessuno che bisogna andare. La polizia in ospedale mi ha detto che qui attorno stanno succedendo fatti di delinquenza urbana sempre più violenti, hanno preso di mira anche chi vive sui camper, figurati…Non ti preoccupare, resta con me poi appena te la senti andiamo dall’ispettore McLouis, mi è sembrato molto interessato al caso, vedrai che ci aiuterà. Per adesso puoi restare qui, non ti preoccupare, a volte un tetto sulla testa serve e non fa paura.” Stefano

Modificato da tott i de il 06/10/2011 alle 21:29:50
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laroby 64
laroby 64
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14/01/2010 8270
Inserito il 06/10/2011 alle: 21:21:49
[:0][:0][:0][:0][B)] Non lasciarci così...uffa...[}:)]
15
tott i de
tott i de
30/08/2010 546
Inserito il 06/10/2011 alle: 21:30:58
...così come?[:D][:D][:D] Stefano
18
cchei
cchei
19/02/2007 11949
Inserito il 06/10/2011 alle: 21:31:45
me piace[:)]
16
EmilG
EmilG
03/11/2009 4885
Inserito il 06/10/2011 alle: 21:34:03
Il giallo di solito non è il mio genere, però visto che mi sono letto le prime puntate non vedo per quale motivo devo perdermi le prossime. Emil
16
Emd88
Emd88
03/11/2009 127
Inserito il 06/10/2011 alle: 21:34:37
Cavolo, la storia si fa interessante...!
15
tott i de
tott i de
30/08/2010 546
Inserito il 06/10/2011 alle: 21:57:44
...basta, la pecora saltellante mi ha "stufato", domani l'abbacchio![:D][:D][:D]
15
tott i de
tott i de
30/08/2010 546
Inserito il 12/10/2011 alle: 01:35:19
Ormai era giorno da un pezzo. Quella notte era infine trascorsa relativamente tranquilla, aveva ceduto il suo letto ad Adria e si era adattato a dormire in mansarda nonostante le parecchie infiltrazioni che ormai da tempo affliggevano il suo camper. Quel mezzo aveva visto giorni migliori, migliaia di chilometri erano stati percorsi ed aveva fatto di tutto per assecondare i suoi proprietari, li aveva portati in capo al mondo e adesso… era stato venduto per pochi soldi ed era finito ai margini della società. Una tristezza che Nik percepiva guardandolo, lo intuiva dalla vernice sbiadita e screpolata della sua carrozzeria, lo annusava nell’odore di vecchio dei suoi interni, lo vedeva dall’usura che giorno dopo giorno demoliva quella modesta abitazione ma lui c’era affezionato e lo trattava come una persona cara. Sapeva che comunque avevano qualcosa in comune, anche lui era finito ai margini della società ed era uno spirito libero come lo era stato il suo camper, ma non aveva ancora intenzione di fermarsi, sarebbe sicuramente riuscito a tirarsi fuori da quel periodo di crisi che sovrastava imperterrita quasi tutte le sue giornate. Continuava a pensare che lui , un giorno, non si sa in quale calendario, sarebbe riuscito a combinare qualcosa, di questo ne era certo, ma ancora non sapeva cosa. La testa non aveva ancora smesso di fargli male, il dolore era anche stato intensificato dalle zuccate prese durante la notte sul soffitto della mansarda dove non era abituato a dormire, ma lo aveva fatto a fin di bene, Adria aveva veramente bisogno di tranquillizzarsi un po’ il suo camper era quanto di meglio potesse offrirle che somigliasse alla casa che lei non aveva. Aveva insistito con la donna perché andasse con lui al posto di polizia me lei non ne aveva voluto sapere adducendo scuse tra le più assurde, tipo quella che erano anni che non andava dal parrucchiere. Nik sapeva che lei non voleva esporsi più del necessario, entrare in pompa magna in un commissariato era come gridare ai quattro venti “ Guardate…guardatemi, sono quella ficcanaso di una barbona sto andando a spifferare tutto…ho visto chi è stato…ehi, guardate…sono qui….” . Povera Adria, pesava come un un quarto di bue e aveva l’agilità di un gatto ripieno di piombo, aveva una chioma di capelli bianchissimi, ricciuti e molto lunghi che teneva legati con uno spago in un codone ispido. Vestiva con abiti regalati che non erano mai della sua taglia e che lei cuciva assieme come patchwork fino ad ottenerne uno solo e questo le donava un aspetto simpatico, carnevalesco e decisamente vistoso. Ma la cosa più bella era il suo viso. Il volto di chi, nonostante le traversie maligne della vita, continuava a ridersi addosso e a sdrammatizzare con saggezza su tutto quello che di solito le capitava. Ma questa volta no. Lo si leggeva nei suoi occhi, azzurrissimi, di solito tersi e sereni, circondati dalla loro vissuta ragnatela, ma questa volta…il terrore aveva incupito quell’azzurro. Nell’ufficio del commissariato gli dissero che l’ispettore McLouis non era in sede ma che avrebbe potuto parlare con la sua assistente, l’agente Fiamma, e che l’avrebbero avvisata del suo arrivo. “Gia, l’agente Fiamma.” Pensò Nik che si ricordava benissimo di quella specie di Jessica Rabbit che aveva visto in ospedale. Si ricordava benissimo di quanto fosse... ma aveva cose più serie da fare, quella donna era collegata al suo caso, era comunque una bomba sexy ma doveva raccontarle gli ultimi fatti e il coinvolgimento di Adria nella faccenda, non aveva tempo di fare il cascamorto, ci avrebbe pensato poi. Ma ripensandoci…decise che ci avrebbe pensato anche…durante. Si sistemò il soprabito, si spolverò il bavero e salì stampandosi sulla faccia la sua più bella espressione da Felis Silvestris . Buonanotte a tutti e alla prossima. Stefano

Modificato da tott i de il 12/10/2011 alle 01:44:00
16
EmilG
EmilG
03/11/2009 4885
Inserito il 12/10/2011 alle: 07:28:59
[:)] Emil
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