Era arrivato nei pressi del camper ma si accorse subito che qualcosa non andava, la porta era aperta e uno strano rumore proveniva dal suo interno. Sembrava il ronzio di un generatore ma lui non l’aveva e comunque era un rumore intermittente, come quello di una segheria che funziona a tratti.
Rimase per pochi minuti nascosto dall’angolo del vicolo, il suo camper si trovava parcheggiato sul fondo di quella strada senza uscita, aveva un lato vicino alla staccionata della ferrovia sub-urbana che passava di la, sul lato opposto della strada c’era un deposito di rottami e a volte qualcuno, nel bel mazzo della notte arrivava per depositare svariate immondizie clandestine.
Aveva scelto quella zona perché sapeva che i camper parcheggiati su vie di vasto passaggio finivano sempre per dare nell’occhio e infastidire qualcuno e proprio per non avere storie si era messo li.
Ogni tanto, arrivava anche qualche barbone che eleggeva le pensiline della vicina stazione urbana a casa provvisoria.
Ormai tutto il vicinato lo conosceva, era Nik, quel bel ragazzo che abitava sul camper, ma adesso cos’altro stava succedendo, era stanco e non ne poteva più, aveva voglia di dormire.
Si avvicinò ulteriormente, il rumore continuava e lui si fece coraggio, si affacciò all’interno del camper.
Una sagoma umana era riversa sul letto posteriore, dalla mole sembrava una persona molto grossa e quel rumore andava di pari passo con il sollevarsi ritmico del suo corpo, stava russando sonoramente.
Un sospiro misto a sollievo, tenerezza e compassione uscì di getto dai polmoni di Nik che finalmente iniziò a rilassarsi.
La donna che dormiva sul suo letto era Adria, una senzatetto di una certa età che bazzicava quella zona. Si conoscevano e a volte scambiavano due parole, ma lei, non si era mai spinta a tanto, nemmeno invitata nelle giornate più fredde, aveva accettato di salire per riscaldarsi un po’.
Doveva essere successo qualcosa di molto grave per averla spinta a violare un territorio a lei non congeniale, non aveva mai accettato di abbandonare i suoi cartoni, erano anni che dormiva per strada e usava i bagni della stazione con ogni tempo …e adesso….era li, era stranamente li, che dormiva…e cercava protezione.
Comunque anche Nik aveva bisogno, quel giorno non se la sentiva di stare solo…guardò ancora la donna e le sistemò la coperta, lei non si mosse, cambiò solo leggermente il tono del suo russare .
Si tolse l’impermeabile e lo mise con cura ad asciugare, si guardò nello specchio del bagno grattandosi la barba ormai lunga e soffermandosi sui segni scuri che gli contornavano gli occhi.
Non aveva un bell’aspetto, quel giorno doveva riposare, il prete avrebbe usato un disco registrato.
Si strofinò le braccia e le spalle, accese il riscaldamento, guardò dentro al frigorifero salutando un topo che stava piangendo dalla fame e iniziò a preparare il caffè. Anche quella giornata sarebbe stata lunga.
Un movimento brusco del camper lo risvegliò di soprassalto.
“Ehi Nik, sei tu?”La donna si era seduta di scatto sul letto e lo guardava nella penombra con occhi spaventati.
“Si Adria, tranquilla, sono io. Ti ho lasciato dormire, sembrava che ne avessi bisogno”
“Scusami, scusami ancora, non volevo invadere casa tua.” Stava dicendo cercando a fatica di alzarsi dalla cuccetta e sistemando con agitazione le coperte del letto. “Dammi un minuto e vado via subito.”
“Guarda Adria che non ci sono problemi, calmati e vieni a bere un po’ di caffè, se avessi voluto ti avrei svegliata e mandata via subito, non credi? Dai siediti e dimmi cosa ti è successo. Io sono tornato questa mattina ed è da allora che dormi, sono quasi le cinque del pomeriggio.”
“Lo so che non c’eri, ho avuto bisogno di entrare, non è stato difficile…scusami, è che ho avuto una notte…diciamo…agitata.” Disse mentre si sedeva incastrandosi nel divanetto. “Vedo che anche tu hai avuto una festa movimentata, cos’è quel cerotto? Credevo che fossi via per lavoro!”
“No, sono stato aggredito da qualcuno che mi ha dato una botta in testa. Stavo cercando di prendere un cane…”
“…aggredito…anche tu? Sono sul tuo camper per la stessa ragione, credo che il cane in questione sia…morto…io…l’ho visto…l’ho visto morire.” Disse la donna singhiozzando evidentemente terrorizzata.
“Come sarebbe?” Esclamò Nik “Spiegami esattamente cosa è successo, è molto importante, se il cane è lo stesso allora c’è un collegamento anche con la mia aggressione, la polizia ha voluto sapere, e…se ci sono testimoni sarebbe meglio andare da loro…”
“No Nik, io ho paura…sono io che vivo per strada…e non posso vedere nulla io, anche se…in realtà…vedo tutto.”
Nik si era reso conto che c’era sotto qualcosa di losco e Adria sapeva, ma non bisognava farle pressione, era troppo spaventata e, ne era sicuro, si sarebbe chiusa a riccio.
“Dai Adria, racconta, parla con me, ti puoi fidare, ti ascolto prima io, poi…vedremo…”
“L’altra sera, era già notte fonda, a qualche isolato da qui era successo qualcosa, sentivo un’ambulanza che stava soccorrendo qualcuno ma ero troppo lontana, poi faceva freddo, aveva smesso di piovere da poco e io me ne sono fregata, non mi andava di andare a vedere.”
“Probabilmente ero io.” Aggiunse Nik.
“Qui vicino si sentiva abbaiare un cane con insistenza, allora mi sono coperta bene e sono andata nella direzione del latrato che sentivo. Ad un certo punto ho visto passare il cane di corsa inseguito da un uomo che lo ha preso e…il cane latrava…lui stringeva…il cane era piccolino…e lui…” Un singhiozzo interruppe il racconto.
“Tranquilla, prendi ancora del caffè.” Nik posò una mano su quella della donna che era dura, callosa e con le unghie nere ma stava involontariamente tremando “Dai, coraggio, continua.”
“Nik, lo ha squartato! Non ho mai visto nulla di simile, quel delinquente lo ha fatto a pezzi con una violenza inaudita. Io ho avuto una paura tale che sono corsa via ma mi sono inciampata in un sacchetto pieno di bottiglie vicino ad un cassonetto, ho fatto un casino terribile. Lui mi ha visto e si è messo a ridere, una risata sadica e maligna che non dimenticherò mai di sicuro, assieme a quello che mi ha gridato dietro.”
“Cosa ti ha detto?”
“Gridava e rideva, Ha detto, - Guarda, guarda pure, la prossima volta tocca a te.- Non l’ho visto in faccia, ero concentrata a scappare. Io, così grossa non passo inosservata, non so se mi ha seguito, non so se ha saputo chi sono ma…questa notte…ero andata al bagno e…quando sono tornata…c’era il mio cartone che bruciava, tutta la mia roba che bruciava, il mio carrello era un rogo…” Un singhiozzo convulso uscì dalle labbra della donna. “Una terrificante pira funebre. Nik, ho tanta paura.”
“Adria, lo sai che bisogna andare alla polizia vero?”
“Nik, a dire cosa, che è morto un cane? Che è bruciato il cartone di un barbone? Lo sappiamo tutti che se il barbone non brucia con il cartone non fa notizia e non interessa a nessuno.” Disse la donna con amarezza.
“Ma è proprio per questo, perchè non vogliamo che bruci nessuno che bisogna andare. La polizia in ospedale mi ha detto che qui attorno stanno succedendo fatti di delinquenza urbana sempre più violenti, hanno preso di mira anche chi vive sui camper, figurati…Non ti preoccupare, resta con me poi appena te la senti andiamo dall’ispettore McLouis, mi è sembrato molto interessato al caso, vedrai che ci aiuterà. Per adesso puoi restare qui, non ti preoccupare, a volte un tetto sulla testa serve e non fa paura.”
Stefano
Modificato da tott i de il 06/10/2011 alle 21:29:50