E'stato uno dei più divertenti pernottamenti del nostro viaggio, fatto nel 2011, copio incollo dal mio diario:
Poco prima di Sofia l’autostrada ricomincia, ma si tratta di una semplice super strada, senza barriera centrale e con incroci a raso. Facile imbattersi in qualche trattore, carretto a cavalli o bicicletta, quindi siccome sta calando la sera stiamo molto attenti. Ben visibile da lontano notiamo un insegna “Motel Camping” (N 42° 47’ 01” E 23° 09’ 59”) ma è dall’altra parte, quindi dobbiamo cercare un punto sicuro per fare inversione e tornare indietro. Il posto sembra bello e pulito, oltre al motel ci sono dei campi di calcetto e un ristorante, lo spazio per i camper è poco ma a quest’ora non è il caso di fare gli schizzinosi. Appena ci fermiamo si avvicina il proprietario, è giovane, alto e sembra simpatico. “Quanto dovete fermarvi?”, “solo una notte”, “allora fate pure, è gratis”. Dopo un attimo di stupore scartiamo l’idea che possa esserci qualche fregatura perché il tizio ha l’aria del bravo ragazzo, tuttavia ci sembra d’obbligo andare a cenare da lui, tanto più che siamo molto stanchi. Salta agli occhi che in mezzo alle parole Motel e Camping dell’insegna c’è un notissimo simbolo, quello della mitica route 66 americana. Solo che il numero è 80 e non 66. L’ho scudetto a pensarci bene è preso a prestito a buon diritto, infatti ci troviamo sulla E80, che corre da Lisbona a Istanbul. Per rimanere in tema alcune stupende Harley Davinson sono parcheggiate proprio davanti all’ingresso e appena entriamo notiamo subito che altre tre o quattro sono parcheggiate anche dentro al locale in mezzo ai tavoli! Attimo di panico, è quasi pieno e tutti i clienti sono vestiti alla Easy Rider e sfoggiano vistosi tatuaggi sui bicipiti. Ma il nostro ospite capisce l’imbarazzo, ci viene incontro sorridendo e ci procura un tavolo defilato. Alcune cameriere molto graziose e vestite in tema si aggirano veloci per i tavoli senza essere importunate, col trascorrere del resto della sera ci rendiamo conto che a dispetto delle apparenze sono tutti bravi e tranquillissimi ragazzi, magari venuti a concludere in compagnia una dura giornata di lavoro.
Ci viene proposto un menù bulgaro tipico, ci fidiamo e ci va bene. Una grande insalata molto assortita, con un formaggio semi acido tagliato a cubetti, ha la consistenza della mozzarella, il suo equivalente sardo si chiama casu asceru (che significa appunto formaggio acido). Poi arriva una generosa e classica bisteccona con patatine. Il vino bulgaro anche se è un modesto “della casa” è buonissimo.
La notte è stata tranquilla, nonostante la vicinanza dell’autostrada per la verità poco trafficata. Dal punto di vista climatico è stata anche la più piacevole, perché il termometro è sceso a quindici gradi, roba da copertina. I motociclisti tatuati sono andati a letto presto e senza fare troppo casino, l’avevo detto che erano dei bravi ragazzi. Probabilmente dormivamo già, perché non ce ne siamo accorti, ma a fianco a noi si è sistemato un altro camper italiano. Spunta un tizio dall’aria paciosa, non dobbiamo nemmeno preoccuparci dei saluti perché attacca lui bottone per primo. E’ un simpatico ometto sulla sessantina, ci dice subito che è bulgaro, di Sofia, anche se parla ottimamente l’italiano. In mezzora ci racconta tutta la sua vita e vale la pena di starlo a sentire perché è stata avventurosa. Passata tutta nell’ambiente del circo, ora abita a Verona e insegna l’arte ai giovani che vogliono apprenderla. I suoi figli sono sparsi per il modo e fanno lo stesso mestiere. Ha una casa a Sofia ma è dovuto venire col camper perché la sta ristrutturando. Non ha pace finché non si assicura che ci siamo trovati bene, il proprietario del motel è un suo amico e gli chiede per noi di fare il carico d’acqua. Per lo scarico ci dice senza girarci troppo intorno, che in Bulgaria non avremo altra scelta che servirci della vasta campagna.
Entriamo a Sofia, è molto simile a Belgrado ma ben più dimessa. Di questa città, peraltro interessante e dignitosa, non abbiamo nessun appoggio documentale. Le nostre guide parlano dei Balcani occidentali, della Turchia e della Grecia, ma per la Bulgaria abbiamo un buco. Peccato, prima della partenza ho cercato forse con poca pazienza qualche notizia in rete, ma senza successo. Mi ha colpito il racconto di una ragazza, che parlava delle semplicità della sua città, povera ma con una gran voglia di riscatto e a prima vista mi pare avesse ragione. L’atmosfera è ancora molto soviet, molto più che a Belgrado, ma un certo ordine e pulizia non mancano e si vedono molti cantieri di opere pubbliche, segno inconfondibile di miglioramenti in atto. Giriamo un bel po’ e il camper non è certo una city car, soprattutto in una città dove viene guardato con curiosità, come fosse il primo e l’ultimo. Non riusciamo a trovare un parcheggio custodito e forse un po’ da codardi ci accontentiamo dei quel poco che abbiamo potuto vedere.

Aggiungo solo un ultima nota: le strade classificate "E" sono le principali vie di comunicazioni europee non autostradali, la E 80 è la più lunga (http://it.wikipedia.org/wiki/Strada_europea_E80). Vale a dire le migliori che collegano le principali città, non ci si deve quindi preoccupare delle loro condizioni, che infatti ricordo sempre più che decorose da Belgrado fino a Istanbul.

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Modificato da Regoleo il 07/05/2015 alle 14:23:32