Sull'argomento abbiamo già speso in passato fiumi di parole ed, evidentemente, non può bastare.
Tutte le vostre riflessioni sono state utili ed interessanti poichè riflettono proprio uno spaccato della variegata comunità dei camperisti. Detto questo, però, se vogliamo capirci bene, dobbiamo fare delle distinzioni. Se facciamo un po' d'ordine forse ci risulta più facile capire e riflettere.
Dovremmo distinguere 2 ordini di cose diverse:
1. Cosa dice la Legge (CdS)
2. Cosa crediamo noi
Senza entrare nello specifico della biodegradabilità o meno delle acque nere e grigie, dovremmo appurare se siamo d'accordo nel rispettare le regole in genere e la legge italiana, nello specifico il Codice della Strada oppure no.
Soltanto dopo possiamo anche divagare sulle nostre valutazioni sulla pericolosità o meno, sull'inciviltà o meno, ecc. di chi, VIOLANDO LA LEGGE, pratica lo "scarico selvaggio".
Inoltre, c'è effetivamente un problema d'informazione, di CORRETTA informazione, che è compito specifico e doveroso della filiera, a partire dal costruttore per finire al rivenditore, che mette in circolazione un veicolo, un "Prodotto" che vive su un'immagine, quella del rispetto per la natura e per l'ambiente, per cui i medesimi operatori commerciali di settore DEVONO mettere in campo una campagna d'informazione sui propri clienti e potenziali clienti, anche alla luce del fatto che in questi ultimi anni si sono affacciati -buon per loro- anche nuove fasce di utenza che apprezza il "mezzo" plein air ma non ha potuto maturare la filosofia, il background necessario per praticare correttamente il turismo en plein air.
Sono tante e diversificate le problematiche, anche stratificate negli anni a causa di un inadeguato sviluppo di sensibilizzazione nei confronti dei comuni, dei governi, delle istituzioni, e di "formazione" dell'utenza stessa sui concetti fondamentali della vacanza en plein air, su come/dove scaricare correttamente, in quali sanzioni s'incorre in caso di violazione, i comportamenti idonei e consigli/informazioni necessari per la razionalizzazione delle risorse (le prime uscite finiscono sempre con 100lt di acqua azzerate in mezza giornata, con conseguente necessità di svuotare i serbatoi di recupero!).
Chi si pregia di rappresentarci quali utilizzatori finali dell'autocaravan deve sentire la necessità, il dovere di "formare" quel background ai propri associati e a tutti gli altri utenti che gli arrivano a tiro, perchè si venga visti come i maggiori artefici e rappresentanti di un turismo sostenibile di cui tanto siparla in giro ultimamente. Gli operatori della filiera devono sentire il bisogno ed il dovere di fare altrettanto perchè tale compito rappresenta per essi stessi una sorta di servizio postvendita oltrechè la difesa del "prodotto" che essi propongono, valorizzandolo. Si sa che un bene sul mercato ha un valore proporzionale alla sua utilità. Un camper senza accoglienza nei comuni, senza un'utenza correttamente informata e responsabilizzata al corretto uso del "prodotto" -utenza che incosapevolmente propone il "camper" semplicemente portandolo in giro per il mondo- non può certo esserci simpatia o apprezzamento per il "prodotto" medesimo né nella filosofia che rappresenta, con conseguente decadimento del suo valore quale "teorico" portatore di libertà ed ecologia.
Diversamente, si continuerà ovviamente a pensare, da parte di chi camperista non è e che ci vede entrare " a casa sua", che tra un camperista ed un nomade l'unica differenza risieda soltanto nella nazionalità di provenienza.
francesco capaccioni
Modificato da frank_caps2000 il 07/04/2006 alle 02:26:00