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poesiadAmore
poesiadAmore
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14/09/2010 8274
Inserito il 19/04/2013 alle: 17:39:31
LA SERA DEL DÌ DI FESTA Dolce e chiara è la notte e senza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna. O donna mia, Già tace ogni sentiero, e pei balconi Rara traluce la notturna lampa: Tu dormi, che t'accolse agevol sonno Nelle tue chete stanze; e non ti morde Cura nessuna; e già non sai nè pensi Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto. Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno Appare in vista, a salutar m'affaccio, E l'antica natura onnipossente, Che mi fece all'affanno. A te la speme Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto. Questo dì fu solenne: or da' trastulli Prendi riposo; e forse ti rimembra In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti Piacquero a te: non io, non già, ch'io speri, Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo Quanto a viver mi resti, e qui per terra Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi In così verde etate! Ahi, per la via Odo non lunge il solitario canto Dell'artigian, che riede a tarda notte, Dopo i sollazzi, al suo povero ostello; E fieramente mi si stringe il core, A pensar come tutto al mondo passa, E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito Il dì festivo, ed al festivo il giorno Volgar succede, e se ne porta il tempo Ogni umano accidente. Or dov'è il suono Di que' popoli antichi? or dov'è il grido De' nostri avi famosi, e il grande impero Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio Che n'andò per la terra e l'oceano? Tutto è pace e silenzio, e tutto posa Il mondo, e più di lor non si ragiona. Nella mia prima età, quando s'aspetta Bramosamente il dì festivo, or poscia Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia, Premea le piume; ed alla tarda notte Un canto che s'udia per li sentieri Lontanando morire a poco a poco, Già similmente mi stringeva il core.
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Marino2
Marino2
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22/06/2003 7208
Inserito il 19/04/2013 alle: 18:47:15
a me piace molto pure questa: Il sabato del villaggio La donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole, col suo fascio dell'erba; e reca in mano un mazzolin di rose e viole, onde, siccome suole, ornare ella si appresta dimani, al dí di festa, il petto e il crine. Siede con le vicine su la scala a filar la vecchierella, incontro là dove si perde il giorno; e novellando vien del suo buon tempo, quando ai dí della festa ella si ornava, ed ancor sana e snella solea danzar la sera intra di quei ch'ebbe compagni nell'età piú bella. Già tutta l'aria imbruna, torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre giú da' colli e da' tetti, al biancheggiar della recente luna. Or la squilla dà segno della festa che viene; ed a quel suon diresti che il cor si riconforta. I fanciulli gridando su la piazzuola in frotta, e qua e là saltando, fanno un lieto romore; e intanto riede alla sua parca mensa, fischiando, il zappatore, e seco pensa al dí del suo riposo. Poi quando intorno è spenta ogni altra face, e tutto l'altro tace, odi il martel picchiare, odi la sega del legnaiuol, che veglia nella chiusa bottega alla lucerna, e s'affretta, e s'adopra di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba. Questo di sette è il più gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno. Garzoncello scherzoso, cotesta età fiorita è come un giorno d'allegrezza pieno, giorno chiaro, sereno, che precorre alla festa di tua vita. Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'; ma la tua festa ch'anco tardi a venir non ti sia grave. e questa di Ungaretti l'ho imparata a memoria[:D][;)] Mattino. M'illumino d'immenso.

Modificato da Marino2 il 19/04/2013 alle 18:52:16
Salvo Sa 2
Salvo Sa 2
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Inserito il 19/04/2013 alle: 19:18:12
Questa è stata scritta quando il poeta aveva appena diciassette anni, a quell'età scappò a Parigi e vendette il suo orologio d'argento, per poter frequentare i poeti di quella città, la sottopose a Verlaine che ne rimase folgorato. In questa poesia c'è tutta la sua vita futura, cio che descrive, poi gli è realmente accaduto, è stato avventuriero in Africa, trafficante di merci, di armi e uomini, ha disceso veramente gli abissi dell'umana disperazione, a diciassette anni aveva già vissuto la sua vita. [:X]
Rimbaud - Il battello ebbro
Poiché discendevo i Fiumi impassibili, mi sentii non più guidato dai bardotti: Pellirossa urlanti li avevan presi per bersaglio e inchiodati nudi a pali variopinti. Ero indifferente a tutti gli equipaggi, portatore di grano fiammingo e cotone inglese Quando coi miei bardotti finirono i clamori i Fiumi mi lasciarono discendere dove volevo. Nei furiosi sciabordii delle maree l'altro inverno, più sordo d'un cervello di fanciullo, ho corso! E le Penisole salpate non subirono mai caos così trionfanti. La tempesta ha benedetto i miei marittimi risvegli. Più leggero d'un sughero ho danzato tra i flutti che si dicono eterni involucri delle vittime, per dieci notti, senza rimpiangere l'occhio insulso dei fari! Più dolce che ai fanciulli la polpa delle mele mature, l'acqua verde penetrò il mio scafo d'abete e dalle macchie di vini azzurrastri e di vomito mi lavò, disperdendo àncora e timone. E da allora mi sono immerso nel Poema del Mare, infuso d'astri, e lattescente, divorando i verdiazzurri dove, flottaglia pallida e rapida, un pensoso annegato talvolta discende; dove, tingendo di colpo l'azzurrità, deliri e lenti ritmi sotto il giorno rutilante, più forti dell'alcol, più vasti delle nostre lire, fermentano gli amari rossori dell'amore! Conosco i cieli che esplodono in lampi, e le trombe e le risacche e le correnti: conosco la sera e l'Alba esaltata come uno stormo di colombe, e talvolta ho visto ciò che l'uomo crede di vedere! Ho visto il sole basso, macchiato di mistici orrori, illuminare lunghi filamenti di viola, che parevano attori in antichi drammi, i flutti scroscianti in lontananza i loro tremiti di persiane! Ho sognato la verde notte dalle nevi abbagliate, bacio che sale lento agli occhi dei mari, la circolazione di linfe inaudite, e il giallo risveglio e blu dei fosfori cantori! Ho visto fermentare enormi stagni, reti dove marcisce tra i giunchi un Leviatano! Crolli d'acque in mezzo alle bonacce e in lontananza, cateratte verso il baratro! Ghiacciai, soli d'argento, flutti di madreperla, cieli di brace! E orrende secche al fondo di golfi bruni dove serpi giganti divorati da cimici cadono, da alberi tortuosi, con neri profumi! Quasi fossi un'isola, sballottando sui miei bordi litigi e sterco d'uccelli, urlatori dagli occhi biondi. E vogavo, attraverso i miei fragili legami gli annegati scendevano controcorrente a dormire! Io, perduto battello sotto i capelli delle anse scagliato dall'uragano nell'etere senza uccelli, io, di cui né Monitori né velieri Anseatici avrebbero potuto mai ripescare l'ebbra carcassa d'acqua libero, fumante, cinto di brume violette. o che foravo il cielo rosseggiante come un muro che porta, squisita confettura per buoni poeti, i licheni del soie e i moccoli d'azzurro; io che correvo, macchiato da lunule elettriche, legno folle, scortato da neri ippocampi, quando luglio faceva crollare a frustate' i cieli oltremarini dai vortici infuocati; io che tremavo udendo gemere a cinquanta leghe la foia dei Behemots e i densi Maelstroms, filando eterno tra le blu immobilità, io rimpiango l'Europa dai balconi antichi! Ho veduto siderali arcipelaghi! ed isole i cui deliranti cieli sono aperti al vogatore: E’ in queste notti senza fondo che tu dormi e ti esìli, milione d'uccelli d'oro, o futuro Vigore? Ma è vero, ho pianto troppo! Le Albe sono strazianti. Ogni luna è atroce ed ogni sole amaro: l'acre amore m'ha gonfiato di stordenti torpori. Oh, che esploda la mia chiglia! Che io vada a infrangermi nel mare! Se desidero un'acqua d'Europa, è la pozzanghera nera e fredda dove verso il crepuscolo odoroso un fanciullo inginocchiato e pieno di tristezza, lascia un fragile battello come una farfalla di maggio. Non ne posso più, bagnato dai vostri languori, o onde, di filare nella scia dei portatori di cotone, né di fendere l'orgoglio di bandiere e fuochi, e di nuotare sotto gli orrendi occhi dei pontoni.

Modificato da Salvo Sa 2 il 19/04/2013 alle 19:19:21
Flintstones
Flintstones
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Inserito il 19/04/2013 alle: 19:34:44
Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe dei suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com'è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Eugenio Montale Ciao. [:)] [:)] [:)] <=> <=> <=> <=> <=> <=> <=> <=> Gigi e Titti: camperisti in evoluzione... [:o)]
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Sparrow66
Sparrow66
16/05/2011 483
Inserito il 19/04/2013 alle: 21:11:29
I veri viaggiatori partono per partire ; cuori leggeri simili a palloni, mai cercano di sfuggire al loro destino, e, senza sapere perché, dicono sempre : Andiamo ! Sognando... voluttà vaste, multiformi, sconosciute, ... Oh stupefacenti viaggiatori !... Mostrateci... le vostre visioni... E’ una sapienza amara quella che si ricava dal viaggio !... Se puoi restare, resta ; parti, se necessario... e inebriarti della dolcezza strana di questo pomeriggio che non avrà mai fine !... E’ ora !..Salpiamo... Per trovare il nuovo nel grembo dell’Ignoto !  Charles Baudelaire
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