Il decamperone 4

Qui ritorno a racuntar le gesta de carrettieri che presi da indomabil foga se recaron in quel de Parma a visionar de nuovi ronzini e de nuovi carrettini. Ma giunti in su lo posto tapar le narici dovean tosto, un odor che profumo non era a qualcun lo naso facea storcere, ma ben più lo dovea fare a rimirar li carretti esposti. Tutti li siti eran come invasi da uno scalpitar de gente e de burini che spintonar li vicini loro eran pronti a fare, per guatar per primi li caretti esposti. Qualcuno li volea provar e su lo talamo mimavan amplessi per assecondar gli istinti depressi mentre la figliolanza era intenta a depredar ed a spacar ciò che vedea che al confronto Attila parea uno novellino che se trastullava come uno bambino. Ciò che lo sommo poeta cià descritto de lo inferno non è nulla a lo confronto de cosa se vedea a mezzodì , plebe affamata che giraa smarrita per li corridoi tetri ad implorar uno tozzo di pane e uno bicchiere de aqua, carrettiere prunte a donare le proprie grazie per uno stinco de prosciutto de parma , alla fine marchiati come li bovi molti venero butati fori e nulla se seppe de come finirono. All’interno li più fortunati stregati da arpie che mandavano fasci de luci colorate gioivan curvati ad angulo retto mentre farfalle felici svullazzano attorno, gli sventurati stavan pensando a quando avran lu carretto nuovo e lo equino che non sarà più uno ronzino Tutto lo ducato de Parma è in festa e pure li abitanti felici de veder tutta codesta gente, meno uno che manco s’è acorto de la cosa, lo poverino ha degli paraocchi come quelli degli equini, regalati da lo suo padrone e sono colore de li prati e lo sventurato vede solo cosa vuole lo suo capo ma è felice lo medesimo A lungo potria racuntar ancora ma qui me fermo , chisà magari quando l’inverno porta lo freddo io ve riscalderò lo spirito cun li miei racunti.