Inserito il 18/10/2014 alle: 07:13:48
Puntatona di recupero e di 'alleggerimento'[:I]. Mi servivano un po' di personaggi per contestualizzare alcuni aspetti della vicenda per cui... ho attinto a piene mani tra alcuni temerari che si sono palesati e addentrati nel 3d[:D]... era un rischio del quale vi avevo avvisati sebbene in modo 'sfumato' ma essendoci dei precedenti lo sapevate e comunque... 'Decimo non ammette ignoranza'[:D][:D]
La coltre di fumo e vapore rimaneva sospesa a mezz’aria rendendo l’interno del locale simile alla zona del porto di Livorno nelle sere d’inverno.
La paninoteca era piuttosto affollata e decisamente mal frequentata.
Gruppi rumorosi di ragazzi si ammassavano intorno a tavolini stracarichi di boccali di birra e cestini di arachidi.
“Complimenti Rego, solo tu sei in grado di condurci in questi posti del @@77o di cui altrimenti non avremmo modo di scoprire l’esistenza… ma durante le lezioni di ‘Bussola e Carteggio’ eri al bar, a @@g@re o cosa?”
Rego non si scompose alla battuta di Decimo, si ficcò in bocca una mezza ciabatta di ‘pancetta e scamorza affumicata’, gli mostrò il medio e continuò a masticare.
Da quando si era arruolato in Marina pretendeva di fare l’Ufficiale di Rotta ogni volta che c’era un trasferimento superiore ai 200 metri.
Decimo raccontava che tutte le volte che Rego era tornato in licenza avevano passato le loro serate in posti sempre diversi e, soprattutto, diversi da quelli in cui avevano immaginato di trascorrerle…
“Non ho bisogno di chiedere informazioni ai passanti o guardare il ‘Tuttocittà’... IO.” E così dicendo Rego prendeva una specie di microscopio che portava sempre con se in un astuccio, ci guardava dentro puntandolo verso il cielo per qualche secondo poi faceva complessi quanto misteriosi calcoli matematici e infine sentenziava con solennità…
“Da quella parte…” indicando con il braccio la direzione da prendere.
A quel punto Decimo metteva in moto quel cesso su gomme che rispondeva al nome di Talbot Horizon e la carovana si metteva in marcia nella direzione indicata dall’Ammiraglio.
La discoteca, se quella era la meta, si sarebbe trasformata in un Bowling, il cinema in trattoria fuori porta… molto fuori porta e la Sagra della Gnocca nel paese X si sarebbe trasformata nella Paninoteca nel paese Y…
I posti in cui giungevano con le rotte tracciate da Rego non avevano nulla in comune con i posti che avrebbero voluto raggiungere se non che erano a Nord di qualcosa o a Sud di qualcos’altro.
A Rego tanto bastava per assolversi regolarmente e a loro tanto bastava per mandarlo a fare in cvlo altrettanto regolarmente.
Risero tutti di quella descrizione, pure Rego che aveva finito la ciabatta e si apprestava a prenderne un’altra, più leggera, farcita di Brie, Tonno e Acciughe.
Marco si stava divertendo come da parecchio tempo non gli capitava. I suoi ex compagni di liceo erano cambiati ma non di molto… Decimo si era iscritto a Scienze Politiche confermando la sua attrazione verso le cose della vita che apparivano più facili… donne comprese. Alla fine la sua teoria però si era dimostrata redditizia… non aveva mai a fianco dei Gran Pezzi di Phiga ma trombava con regolarità e una buona frequenza e, ogni tanto, metteva a segno qualche botta di cvlo e a chi lo stuzzicava amava rispondere che… “Audentes fortuna iuvat”.
Garmino invece non ne prendeva una… a forza di presentargli ‘cugine’, ‘amiche dell’amica’, ‘sorelle delle cugine’ e ‘cugine delle sorelle’ era divenuto molto popolare tra le ragazze ma la sua immagine era un pelo inflazionata… era considerato simpatico, divertente e carino… un buon amico ma… “Non te la do perché ho paura che così roviniamo la nostra amicizia a cui tengo molto e… bla, bla, bla, bla…” E così Garmino, pur avendo un sacco di amiche, si rovinava in altro modo.
Quello che invece ci sapeva fare era Lorenzo detto Zagor il Reggiano… aveva parlantina sciolta e battuta pronta, le donne gli cedevano per stordimento e avrebbe potuto aver miglior successo e diventare Professionista ma da un paio d’anni era in coppia fissa e, a giudicare da come stava ‘schiscio’, si capiva che le cose con la morosa erano serie come lo sarebbero state le conseguenze se avesse fatto troppo il pirla con altre ragazze.
Dissimulava molto bene ma se lo si osservava da vicino si notavano gli occhi lucidi dalla commozione quando vedeva una Bella Gnocca.
Il Grinza era il più taciturno del gruppo. Pur essendo un Toscanaccio puro sangue rifletteva molto prima di parlare e sebbene questa caratteristica non gli evitasse di dire @@g@te, gli conferiva un’area da intellettuale di sinistra che aveva il suo fascino sulle donne. Era molto discreto per cui ne parlava poco. Talmente poco che qualche maligno sosteneva che non avesse un @@77° da dire.
Quando si salutarono ci fu qualche attimo di tristezza… Rego si sarebbe imbarcato da lì a due settimane e sarebbe stato via per diversi mesi, Marco sarebbe partito per un periodo di addestramento in Belgio e non si sapeva quando avrebbe fatto ritorno.
La consapevolezza di non vedersi per lungo tempo dava loro la conferma di essere arrivati ai titoli di coda di quell’età spensierata.
Rego e Marco furono i primi ad andarsene, si incamminarono per direzioni opposte, l’Ammiraglio da una parte e il Generale dall’altra. Gli altri li osservarono allontanarsi.
“A cosa stai pensando?”
“Mmmhhh… a niente di preciso.”
“Non me la racconti giusta… sputa il rospo.” Insistette Zagor.
“A niente di preciso… pensavo all’Ammiraglio e al Generale…” rispose Decimo lasciando in sospeso il discorso.
“Adesso non farti pregare…” intervenne Garmino mentre era intento ad arrotolarsi una cicca.
“Se insistete così tanto vuol dire che anche voi avete qualche rospo che non va ne su ne giù…”
Tacquero tutti per qualche istante come per riflettere…
“Comunque stavo pensando che quando li rivedremo saranno diversi… lo saremo anche noi, ancora di più di quanto lo siamo adesso.”
Gli altri tre rimasero in silenzio poi Grinza che era stato zitto fino a quel momento tentò di opporsi a quelle parole che gli suonavano come una sentenza inappellabile…
“Se succederà cercheremo di ricordare come siamo adesso e comunque una cosa non cambierà mai… saremo sempre gli stessi buhaioli, a parte, forse, l’Ammiraglio e il Generale… quei due sono ormai oltre la linea dell’orizzonte… e in ogni caso meglio così, due bocche in meno da sfamare vista la carestia di Gnocca…”
“Bella questa Grinza… ‘oltre la linea dell’orizzonte’… se un giorno scriverò di noi questa definizione te la rubo ma dirò che è tua, promesso.”
Grinza lo guardò con un’espressione che era un misto di imbarazzo e soddisfazione… “Usala pure Decimo ma non precisare che l’ho detta io… non ti offendere ma se mai scriverai qualcosa saranno @@77@te e a me bastano quelle che dico di mio che per fortuna mi scordo in fretta per cui fai in modo di non ricordarmele… ci si vede buhaioli.”
Grinza montò sul quel cesso di Vespa che aveva dipinto di rosso rendendola da ‘brutta’ a ‘inguardabile’ e fece un cenno a Garmino che salì dietro. Alzarono entrambi il braccio sinistro in segno di saluto con il dito medio ben in vista.
Zagor tirò fuori il pacchetto di Gitanes Mais e ne offrì una a Decimo.
L’acqua del fiume che scorreva sotto di loro approfittò del silenzio per far udire il suo scroscio discreto.
Lo Zippo di Decimo incendiò le sigarette dando ai due candelotti di dinamite anche un robusto retrogusto di carburante avio.
Rimasero appoggiati al parapetto di pietra guardando la nera acqua sottostante riflettere la luce dei lampioni.
“Oltre la linea dell’orizzonte… rende bene l’idea, non trovi?”
Zagor prima di rispondere buttò fuori una nuvola di fumo e sputacchiò qualche filo di tabacco.
“Sì, rende bene… da l’idea di qualcuno o qualcosa che non sparisce all’improvviso ma che puoi accompagnare con lo sguardo mentre si allontana fino a quando non riesci più a vederlo… credo sia quella la linea che intendeva Grinza… un po’ triste come immagine.”
“Già… lo credo anch’io… è il fatto che avvenga lentamente che ti fotte perché sembra che non stia succedendo niente di particolare ma poi ti distrai un attimo, diciamo tre anni, e vedi che gli amici sono più lontani, sempre un po’ più piccoli...”
“Ognuno ha il suo orizzonte davanti a sé Decimo. Ognuno di noi appare sempre più piccolo agli altri ma anche gli altri procedono verso il loro orizzonte e così la distanza aumenta due volte più velocemente. Credo che sia il segno che si diventa grandi.”
“Ma noi… cosa ci porteremo dietro di tutto ciò che è stato quando il nostro orizzonte era il medesimo? Cosa ci resterà di tutto questo?”
Zagor sembrò riflettere per trovare le parole adatte, diede un tiro alla sigaretta… “Credo che ci porteremo dietro tutto, come se fossero provviste per un lungo viaggio, e credo che consumeremo quasi tutto mentre lo compiremo.”
“E se le ‘provviste’ non bastassero? Se il viaggio fosse più lungo del previsto?”
Zagor lo guardò serio… “Non lo so ma credo che durante il viaggio si trovi sempre qualcosa di buono… e comunque non temere Decimo, per andare dove ti sto mandando adesso è un attimo… *******vlo.”
Scoppiarono a ridere, due colioni non possono ‘andare lunghi’ sulle cose serie, ma per qualche dannato motivo cercavano di ritardare i saluti sapendo che, dopo quella sera, ognuno di loro avrebbe proseguito il viaggio verso la propria linea dell’orizzonte e sarebbe divenuto un po’ più piccolo agli occhi degli altri.