Si chiamava Eleanor ma lui si rivolgeva a lei con un rispettoso ‘Misses Eleanor’.
Era seduto al piccolo tavolo della cucina e cercava di bere il tea che lei gli aveva versato da almeno un quarto d’ora. Non aveva mai bevuto tea in vita sua e per renderlo potabile e, insieme, raffreddarlo, vi aveva versato del latte. Come unico risultato ottenne un tea macchiato bollente.
In una ciotola aveva anche una poltiglia grigiastra da cui spuntavano grumi scarlatti. Immaginò si trattasse di una tipica colazione tradizionale inglese anche se aveva sperato che fosse a base di uova e pancetta ma forse quella che stava cercando di consumare era la tipica colazione inglese di Mrs Eleanor.
Lei era di spalle intenta a riempire due ciotoline con quelle che, dal profumo, sembravano frattaglie di pollo appena scottate.
Sukey era a suoi piedi con il musetto rivolto all’insù, immobile, che la guardava, Smokey invece, seduto sul davanzale della finestra muoveva la bocca emettendo un miagolio disperato che i vetri smorzavano facendolo percepire all’interno della cucina come un flebile miagolio.
Il tempo era nuvoloso e ventoso ma non pioveva, gli alberi e i cespugli del giardino su cui si affacciava la finestra oscillavano sotto le raffiche di vento e lui dovette smettere di osservarli perché tra quello che aveva ingurgitato la sera prima e quello che aveva nella ciotola quel mattino avrebbe rischiato di vomitare anche l’anima. Ciononostante quando a Sukey fu servita la ciotola avrebbe volentieri fatto a cambio con la sua.
Mentre Mrs Eleanor usciva dalla piccola cucina per portare la colazione a Smokey quest’ultimo non fece un vero e proprio balzo dalla finestra, piuttosto si smaterializzò, lui ne fu sorpreso considerata la stazza di quell’animale.
Dopo qualche minuto Mrs Eleanor rientrò e vide che la ciotola davanti a lui era ancora piena, sembrò essere più delusa che contrariata e fece invece i complimenti al gatto che aveva già demolito la sua colazione... “Bella forza Eleanor, prova a dare a lui la mia colazione e a me la sua… “
Invece le sorrise posando la tazza di tea sul piattino e cominciò a mangiare la poltiglia con apparente appetito e qualche ‘guud’ strozzato da quella specie di colla per piastrelle.
Fu un errore. Da quella mattina, e per quelle che si sarebbero succedute sino alla sua partenza, quella poltiglia sarebbe stata la sua colazione inglese tipica.
Mrs Eleanor volle sapere se la notte prima avesse avuto problemi a tenere un gatto dentro e l’altro fuori e si informò con discrezione sull’orario del suo rientro. Lui abbozzò un sorriso timido e le mostrò il pollice in segno di O.K… il sorriso stava a dire… “Non tardi” e il pollice “No problem con i felini”. Lo sguardo perso nel vuoto stava a significare invece che non ricordava quasi un @a77o di come e quando era rientrato in casa e, tantomeno, che in quella casa c’erano gatti.
L’acuta Mrs. Eleanor probabilmente capì e un sorriso tra il severo e il divertito le increspò le labbra.
Gli domandò quali programmi avesse per la giornata che, visto il tempo, lei non considerava adatta per fare delle escursioni. Si offrì, se gli avesse fatto piacere, di indicargli posti al coperto come ad esempio il museo locale. Gli face piacere cogliere quella premura in Mrs Eleanor e comprese che lui, per lei, rappresentava più di una irrisoria fonte di reddito, rappresentava una persona di cui interessarsi con formale discrezione ma anche con genuina gentilezza. Non facevano molta fatica a comprendersi anche perché i discorsi erano semplici ma entrambi sembravano aver trovato nell’altro una persona piacevole.
Lui notò alcuni libri di cucina ordinatamente accostati l’uno all’altro e chiese se la cucina fosse un hobby. Lei confessò con una punta di orgoglio che aveva fatto un corso di cucina organizzato dal Pastore locale per donne in pensione. Era risultata la migliore del suo corso. Lui guardò la ciotola che aveva svuotato a metà e pensò a come @a77o fossero messi i parenti di quella che era risultata ultima al corso… Per fugare ogni malinteso domandò quali fossero i posti che lei consigliava per andare a cena e dove non si spendesse una fortuna… era un modo che lui riteneva elegante per farle intendere che NON voleva assolutamente che lei cucinasse per lui. Gli era sufficiente la colazione.
Mrs Eleanor fu schietta… nei pub si mangia discretamente ma si beve troppo e non sempre sono frequentati da brave persone.
Lui arrossì leggermente. Se lo avesse visto la sera precedente probabilmente ora lui avrebbe diviso il giaciglio con Smokey.
Guardò l’orologio la cui pila era ormai morta solo per avere il pretesto di alzarsi e iniziare la giornata in modo diverso da come l’aveva finita.
Ringraziò Mrs Eleanor e le augurò buona giornata o, almeno, era quello che intendeva fare. La risata spontanea di Eleanor e un suo riferimento al Galles gli diedero l’esatta misura della sua padronanza della lingua inglese.
Si scusò con lei senza sapere per cosa.
Il giubbotto di Jeans era ciò che ci voleva per affrontare quella giornata. Lo teneva caldo e riparato dal vento, aveva due taschini con bottoni che erano entrambi utilissimi, in uno cartine e tabacco, nell’altro gli occhiali. Nella tasca interna il portafoglio. Con allacciato in vita il suo K-way e, soprattutto, senza il peso e l’ingombro dello zaino si sentiva in grado di fare miglia e miglia senza grande fatica.
Decise che la prima meta sarebbe stata Senlac Hill, la collina dove i Sassoni attesero e assistettero allo sbarco dei Normanni di Guglielmo che li presero a scarpate nel cvlo fino in Cornovaglia.
Buona parte del tragitto lo coprì con l’autobus e le ultime due miglia a piedi.
Dalla sommità di quel colle si godeva di una splendida vista sulla spianata e, oltre, sull’oceano. Stese il K-way sull’erba per non sporcarsi i Jeans e sprofondò in un attimo intorno all’anno mille… la battaglia si svolgeva sotto i suoi occhi e tutt’intorno a lui, riusciva a sentire le urla degli uomini, il nitrire dei cavalli e il clangore che le spade producevano sugli scudi, immaginava l’odore del sangue che anticipava il puzzo della morte, sentiva le frecce sibilare intorno a lui e udiva il rumore sordo e flaccido che producevano quando si conficcavano in un ventre o lo schiocco che producevano quando colpivano un osso.
Si sentiva in uno stato di grazia come se lui in quella battaglia ci fosse stato davvero, vi fosse caduto e si fosse poi reincarnato in quella testa di @a77o che era, con un misero 36/60 alla maturità classica... ma forse aveva ragione il suo amico Rego, in testa non aveva solo phiga, phiga e niente altro che phiga, c’era spazio anche per altro… a patto che si stringesse.
Rimase così per un po’ poi la battaglia finì e si ritrovò a pensare a quale sarebbe stata la sua battaglia, quella che stava per iniziare e che lo avrebbe visto combattere per se, per diventare un uomo, per stringere dei legami, per comprendere il suo valore e quello delle persone che avrebbe incontrato nella sua vita. Riaffiorò nella sua mente la bionda del Pig in Paradise e tutti quelle riflessioni andarono a pvtt@ne molto più rapidamente di quanto ebbero a fare i Sassoni.
Non rimase deluso di se stesso, aveva messo in conto che nel cammino per divenire uomo avrebbe fatto molti passi in avanti e qualche passo indietro… quello era solo un passo indietro, forse anche due o tre, ma era una regressione del tutto fisiologica.
Quella sera sarebbe tornato al ‘Paradise’. Come premessa favorevole c’erano i sorrisi che quella donna gli aveva rivolto di tanto in tanto mentre girava tra i tavoli a servire i clienti, come handicap il fatto che non ricordasse quanto profonda era stata le figura di m****@ che aveva fatto.
Lo avrebbe capito appena messo piede nel ‘suo’ Paradise e si sarebbe regolato di conseguenza.
Modificato da Decimo Massimo il 01/10/2014 alle 21:13:11