Inserito il 06/10/2014 alle: 18:40:22
I suoi non avevano digerito molto bene la sua decisione di non iscriversi all’università. Ritenevano che avrebbe perso tempo ma lui era rimasto fermo sulla sua posizione. Avrebbe aspettato la chiamata di leva.
Finita la naja avrebbe deciso se continuare gli studi o cercarsi un lavoro.
Pà, che solitamente era l’osso più duro da rodere rispetto a Mà, quella volta lo sorprese.
Gli disse chiaro e tondo che non approvava ma non si oppose. Gli diede un biglietto da visita… “E’ di un mio conoscente. Vallo a trovare perché lavorerai per lui qualche ora al giorno. Ti terrà occupato in attesa della ‘cartolina’. Guadagnerai poco e imparerai tanto… la vita non è solo cercare di trombare mezzo Regno Unito, semmai è… riuscire a trombare mezzo Regno Unito.”
Comprese cosa voleva dire Pà con quella metafora… se il risultato non coincide con l’obiettivo hai fallito.
Mà era contraria ma se i suoi due uomini avevano trovato un accordo su qualcosa in diciotto anni di assidua frequentazione lei doveva esserne contenta.
Tacque per la prima volta in diciotto anni.
Uno, un pelo superstizioso, si sarebbe toccato i maroni in slow motion tanto per essere sicuro dello scongiuro.
Il giorno dopo avrebbe chiamato il conoscente di Pà e sarebbe andato a trovarlo.
Era tornato da Londra da tre settimane.
Quella che era iniziata come una vacanza ‘zaino in spalla in solitaria’ aveva invece rappresentato il confine tra la sua vita da ragazzo e quella da uomo.
Lui aveva sconfinato, aveva abbandonato il perimetro della sua comfort zone per infiltrarsi in un territorio sconosciuto, affascinante e pericoloso. Questo gli conferiva qualcosa di diverso che gli altri percepivano.
Ne prese coscienza compiutamente durante la ‘pizza post maturità’ con la classe.
Era stato letteralmente bombardato di domande sulla sua vacanza e le sue risposte non avevano fatto altro che alimentare altre domande.
Aveva raccontato del suo soggiorno a Londra, del British Museum, del Museo delle Cere, di Harrods, dei Pub, dei Teddy Boys che lo avevano legnato in Memorial Square, del Punk che aveva legnato all’Alexandra Park, del cibo, degli spettacoli degli artisti di strada di Covent Gardens, di quanti peli avevano nel cvlo gli scoiattoli di Hyde Park. Aveva raccontato di Hastings, di Mrs Eleanor… quello che non aveva fatto o visto si inventò di averlo visto e fatto ma non disse una sola parola del ‘Pig in Paradise’ e di Anjia.
Era l’unico dei suoi compagni a non essere abbronzato ed era dimagrito di quattro chili, era diventato più uomo fuori e si sentiva più forte dentro. Alessandra se lo mangiava con gli occhi… con il biondino con il Primavera non doveva essere andata molto bene, e notò che anche le altre sue compagne erano attratte da lui. Solo un paio di mesi prima sarebbe stato colto da un ‘attacco di phiga’ ma ora si sentiva diverso. Scelse la compagna per lui più carina… Elisabetta, una mora dai capelli lunghi e due occhi neri come il carbone, magra e slanciata ma con due tette da ululato e cominciò a rivolgersi a lei mentre parlava, a guardarla quando stava zitto e a sorriderle quando incontrava il suo sguardo.
Le dedicò tutte le attenzioni possibili.
Un paio di ore dopo, sul sedile posteriore della 124 Special di Pà, lei ricambiò le attenzioni ricevute.
Era bella, abbronzata, dolce, ed elegantemente suina.