Nome in codice...

[:D][:D]Lo so ragazzi, è difficile per me che scrivo Immagino quindi per chi legge... Lo schema è ripetuto, il protagonista si trova in un contesto che viene prima narrato e poi spiegato. Quelli bravi riescono a farlo bene, io ci sto provando. Comunque il collegamento tra 'phiga' e 'fango' verra' fuori prima o poi[8D][:D]

quote:Risposta al messaggio di Grinza inserito in data 11/10/2014  15:07:51 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>

>[:D] Pensa come sono messo io... sono io che sto addosso al maiale[:D][:D]

quote:Risposta al messaggio di Grinza inserito in data 11/10/2014  15:07:51 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>

> La rivincita di Garmau[:D][:D]... Temo che se anche srivessi sino allo sfinimento non servirebbe... Garmino non è riscattabile[:D]

quote:Risposta al messaggio di robocop inserito in data 11/10/2014  13:08:10 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>

> Fuochino Rob De Cop, fuochino.[:D]

quote:Risposta al messaggio di zagor61 inserito in data 11/10/2014  20:37:12 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>

> Pensavo più à un 'Dostoieschi' con una spruzzata di 'Tuein'[8D][8D]

Pfiuuu... Poteva andarmi decisamente peggio[:D][:D][8D] 'Fenchs soo maccch'

Avanzavano verso il suo nascondiglio setacciando il buio con le torce. Il rumore ovattato dei loro passi era vicino, immaginò che non potevano essere più di venti i metri che lo separavano dai ‘cacciatori’. Rimase immobile cercando di mantenere il respiro regolare e il controllo totale del suo corpo. Se doveva essere catturato avrebbe voluto che dipendesse dalla tattica e dalla mimetizzazione che aveva scelto di utilizzare e non da qualche rumore involontario prodotto dal suo corpo come un colpo di tosse, uno starnuto o una scoreggia… essere tradito da un motivetto fischiettato con il cvlo non sarebbe stata una conclusione onorevole. Sorrise pensando che se avesse scoreggiato lo avrebbe fatto cercando di modulare il rumore in modo da imitare il verso del cervo in amore. Non conosceva il verso del cervo in amore e non sapeva se quella era zona di cervi ma contava che neanche i cacciatori lo sapessero. Trovò quel pensiero prima ironico poi comico e dopo un paio di secondi esilarante… stava per scoppiare a ridere da quella brava testa di @@77o che era e sebbene l’essere catturato per una risata era leggermente meglio che essere catturato per una scoreggia erano entrambe opzioni non contemplate nel suo piano. Scacciò il pensiero aiutato dal rumore di passi ormai a meno di dieci metri. Era la distanza minima che, aveva previsto, gli avrebbe concesso qualche probabilità… al di sotto di tale soglia era sicuro che la sagoma di un uomo sarebbe risultata piuttosto evidente anche se coperta di fango e semi occultata dai cespugli. Il rumore dei passi che sentiva più vicini a lui era cessato. Si immaginava il ‘cacciatore’ che osservava la depressione del terreno e la macchia di rovi e vi rovistava dentro con la torcia… già, la torcia, un attimo dopo averla evocata ecco che il suo fascio di luce fendeva i cespugli… un attimo dopo i passi ricominciarono ma questa volta erano più rapidi e decisi di prima. Fottuto! Tra due secondi avrebbe udito l’urlo di richiamo del ‘cacciatore’ ai suoi compagni. Gli si sarebbe avvicinato ma non troppo e avrebbe atteso che gli altri ‘cacciatori’ arrivassero e circondassero il nascondiglio per poi dare inizio al loro meritato divertimento. Invece i passi si diressero verso la sponda del corso d’acqua e li sentì allontanarsi velocemente dal suo nascondiglio. Rimase fermo, tutt’uno con il terreno, smise di respirare… la sensazione di trionfo che stava provando era ben lungi dal potersi considerare coerente alla sua situazione. Il ‘cacciatore’ era ancora vicinissimo e poteva tornare sui suoi passi in qualunque istante… magari invece di urlare un richiamo per i suoi compagni aveva preferito raggiungerli e bisbigliargli di circondare la macchia di rovi per poi stanarlo senza correre rischi. Sentì la vegetazione della sponda frusciare come sotto folate di vento… i ‘cacciatori’ la stavano setacciando meticolosamente. Poi udì lo sciabordio provenire dal corso d’acqua, segno che lo stavano attraversando per portarsi sull’altra sponda. Scacciò la sensazione di sollievo che lo stava invadendo… era prematura. Immaginava che i ‘cacciatori’ fossero delusi e che forse si sarebbero chiesti se non era il caso di controllare meglio le sponde e la zona circostante il corso d’acqua e lui aveva contato su questa delusione e sul loro dubbio… sperava che le impronte che aveva lasciato sull’altra sponda prima di ripiegare nuovamente verso la depressione del terreno fossero abbastanza evidenti da essere attribuite a un fuggitivo non abbastanza furbo ma non pirla e non troppo evidenti da essere attribuite a un fuggitivo pirla che si credeva furbo. Lasciò passare quelli che aveva calcolato essere dieci minuti. Aveva cominciato il conteggio quando non aveva più udito passi e rumori attribuibili a un uomo. Strisciò lentamente fuori dal cespuglio cercando di vincere la resistenza che opponeva il fango che lo tratteneva come una ventosa. Ci impiegò diverso tempo e venirne fuori perché non voleva fare rumore e nemmeno farsi aprire nuovi tagli dalle spine. Il fango gli si era seccato addosso e ad ogni movimento i peli delle braccia a del petto venivano tirati causandogli una miriade di dolorini simili a punture spilli ma non ci fece caso, era troppo grande la soddisfazione di aver eluso i ‘cacciatori’. Quello che lo aspettava ora era poco più di una passeggiata che avrebbe compiuto rimanendo alle spalle dei ‘cacciatori’ a distanza di sicurezza seguendo il fascio di luce delle loro torce. Andavano tutti nella stessa direzione con l’unica differenza che loro pensavano di stare ancora cercando lui... invece lui aveva 'trovato' loro. Stimava che Il punto di rendez-vous fosse a un paio d’ore di marcia… le avrebbe utilizzate per smaltire l’adrenalina e pensare ai ‘cacciatori’ che, ora, vedeva sotto una luce molto diversa. Davanti a lui, a poco più di trecento metri, scorgeva i bagliori delle torce. Si sentiva bene, il fango che aveva addosso lo isolava aiutandolo a mantenere la temperatura corporea e nel suo nascondiglio di fango e spine aveva potuto riposare. Ficcò una mano nella tasca laterale dei pantaloni e ne estrasse quello che in origine era stata una barretta di cioccolato ripiena di mou. Strappò la confezione e mangiò la poltiglia dolce e appiccicosa che conteneva. Leccò la carta con avidità esplorando con la lingua ogni angolo del cartoccio… gli venne in mente Anjia. Erano passati più di tre anni dall’ultima volta che aveva esplorato qualcosa di lei con la lingua. Sorrise a quel ricordo ma si rabbuiò ripensando alle sue parole di addio… “Take care of yourself Mark”. “Certo Amore che ho cura di me stesso… peccato che non puoi vedere come e forse non approveresti ma ti assicuro che le apparenze ingannano…” Si mise il cartoccio in tasca, si concentrò sui fasci di luce visibili a intermittenza e iniziò l’inseguimento.

Il punto di rendez-vous non doveva essere lontano e, a quell’ora, neppure l’alba. Aveva seguito i ‘cacciatori’, dapprima a quella che riteneva essere una distanza di sicurezza adeguata ma dopo qualche chilometro aveva deciso di accorciarla per studiare le mosse degli uomini in modo più accurato. Gli sembrava che l’ultimo uomo tendesse a piegare a destra e così facendo riduceva lo spazio tra lui e il compagno che avanzava al suo fianco ma lasciava scoperto il fianco sinistro. In questo modo rimaneva un lembo di terra largo circa un centinaio di metri tra il ‘cacciatore’ e le alture. Non era molto ma se la tendenza del ‘cacciatore’ si fosse dimostrata un’abitudine quello poteva essere il varco dove penetrare. Piegò quindi a sinistra verso le alture proseguendo obliquamente rispetto ai ‘cacciatori’ e rimanendo dietro loro a non più di centocinquanta metri in linea d’aria. Era sicuro che se fossero arrivati in vista del punto di rendez-vous si sarebbero girati su loro stessi invertendo la marcia e avrebbero setacciato centimetro dopo centimetro tutta la zona per una profondità di cinquecento metri nell’ultimo disperato tentativo di stanare il fuggitivo prima che arrivasse all’obiettivo. Si comportarono ancora meglio di come potesse sperare… giunti in vista del triangolo equilatero che era il punto di rendez-vous i ‘cacciatori’ conversero verso il centro raggruppandosi… probabilmente cercavano di organizzarsi per cercare di catturare la preda in extremis. Lui approfittò di quel momento e per accelerare il passo tenendosi il più possibile basso sul terreno. Mentre i ‘cacciatori’ si accordavano sulla tattica di ricerca lui era sulla loro diagonale, quando si separarono per riprendere posizione era parallelo a loro, quando le torce tornarono a dardeggiare frenetiche sul terreno aveva oltrepassato la loro linea immaginaria di più di trenta metri. Ora si trovava a meno di duecento metri dal perimetro di rendez-vous e a circa cento in linea d’aria dai ‘cacciatori’. Si sdraiò sull’erba bagnata. Doveva solo aspettare qualche minuto poi avrebbe oltrepassato il perimetro, trovato un posto ‘comodo’ e riposato per una mezz’ora in attesa del triplice ululato della sirena… il primo annunciava la fine della prova, il secondo avrebbe sancito la robusta figura di nerda della squadra dei ‘cacciatori’ e il terzo decretava di fatto il suo brevetto che dopo tre anni e come un marchio impresso a fuoco nella carne, lo introduceva nella Elite. Si alzò in piedi subito dopo il terzo ululato. Si era spinto sino al lato di nord est… il lato più lontano rispetto alla direzione da cui era giunto. Voleva che, vedendolo, i suoi istruttori fossero orgogliosi di lui e quelli dei 'cacciatori' capissero che non aveva voluto solo vincere ma umiliarli, come avrebbero fatto con lui se lo avessero catturato giù al fiume o in qualsiasi punto. Si diresse verso la ‘casamatta’ che fungeva da base. Alcuni uomini uscirono e gli si fecero incontro. Gli venne offerto del caffè che rifiutò. Accettò la coperta, l’acqua e le sigarette. Lo scortarono all’interno di quel bozzolo di cemento armato, lo fecero sedere ancora incrostato di fango che si staccava a pezzi dal tronco e dalle braccia e iniziarono le domande… “Quale tattica aveva usato… se, e dove, e quando era entrato in contatto visivo con i ‘cacciatori’… come aveva fatto a passare alle spalle della squadra di ricerca… “ Rispose a tutte le domande che gli venivano rivolte descrivendo con precisione le circostanze, le scelte e i motivi delle medesime. Alla fine, da un uomo in borghese che fino a quel momento aveva solo ascoltato e scritto appunti su una agenda, gli fu chiesto cosa provava in quel momento…“Orgoglio… Signore.” Tenne per lui la sensazione di aver appena superato il punto di non ritorno.