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Camping Sport Magenta

Vai alla home page di www.CamperOnLine.itANDALUSIA 2006

 

Cronache di viaggio

di

Giulio Noè

 

 

Era dal 1992 che desideravo tornare a Siviglia per assistere alle manifestazioni della Semana Santa. Abbiamo atteso il 09 Aprile per esercitare il nostro diritto/dovere elettorale e subito via. Il viaggio è lungo, 2400km. tutto autostrada e superstrada, da percorrere a tapponi di 800-900km al giorno per essere in Siviglia almeno per il Giovedì Santo, normalmente viaggio più tranquillo, ma la scadenza elettorale ci ha un po’ imbrigato nei tempi. Dopo un mordi e fuggi alla Cattedrale Mesquita a Cordoba, una vera foresta di colonne, arriviamo a Siviglia. Troviamo posto nel campeggio vicino all’aeroporto, gli aeroplani arrivano ogni quattro, cinque minuti, ma di notte, dalle 23 alle 05, ti lasciano chiudere gli occhi, simpatico, pulito, a 10 min. dal bus per il centro con cadenza ogni mezz’ora giorno e notte. C’era un altro campeggio in località Dos Hermanos più tranquillo, ma non ben servito dai mezzi pubblici, specialmente di notte. Attorno alla città ci sono ben sei Carrefour, uno vicino al campeggio, più svariati altri centri commerciali sparsi e i prezzi sono mediamente il 30% in meno che da noi. Ho dovuto modificare l’impianto del gas per adattarlo alle loro bombole, ho speso per il vuoto €.11, per l’innesto/riduttore in kit €.7, la carica di kg.13 €.6, totale €.24, da noi paghiamo solo la carica di 10kg. €.22 , ma ora possiedo la bombola ed il riduttore per il prossimo viaggio. In Germania 12kg. costano €.13.

SIVIGLIA è bella in ogni sua parte, gli alberi d’arancio lungo i viali erano tutti in fiore e l’intenso profumo, la brezza leggera e tiepida, specialmente la sera, con tutta la gente per strada per la movida, ti danno quella sensazione che i russi chiamano Kaef, il benessere totale. Amplissime zone pedonali, numerosissimi giardini e parchi e piazze e fontane, ristorantini nelle viuzze del Barrio di Santa Cruz, invitano suadenti a perdersi bighellonando per la città, il tempo scorre senza averne coscienza e ci ritroviamo la sera del Giovedì Santo nei pressi della Cattedrale ex moschea, affiancata dal campanile ex minareto sormontato da un grande angelo che gira indicando il vento, ma i maligni sostengono che gira col vento politico, chiamato La Ghiralda. Migliaia di sedie ben allineate dietro le transenne, prenotate due o tre anni prima a costi proibitivi, ci precludono la visuale, ma dietro la Cattedrale sotto la Ghiralda la piazza è libera, talmente affollata che stai in piedi anche se svenuto. Le donne sono vestite di nero ed in testa portano la mantilla, simbolo distintivo delle donne maritate e può costare anche €.400 solo la mantilla se di pizzo fatto a mano.

E arrivano. Arrivano i Paseos, sorta di altari, catafalchi, adornati con statue, candele accese, fiori, baldacchini, di fattura squisita e sono grandi, pesanti, portati a spalla da 40, 50 uomini nascosti sotto, preceduti da uno stuolo di Nazarenos, penitenti vestiti con una lunga tonaca e un cappuccio alto a cono con due fori per gli occhi, recanti grosse Croci, grosse candele accese e seguiti dalla banda che intona melodie estremamente tragiche, con quelle note in discesa degli ottoni scandite dal ritmo lento dei tamburi, l’odore dell’incenso bruciato in decine di turiboli, invade la piazza, ed il silenzio cala sulla folla e, nonostante i flash e le braccia alzate con le telecamere, il Sacro ti prende fin dentro le viscere, un brivido, da tempo dimenticato, ti ricorda le tue origini.

E passano, uno dopo l’altro i Paseos, chi rappresenta la Crocefissione, chi la Deposizione, chi le donne piangenti attorno al Cristo Morto, sono tanti i Paseos, ogni parrocchia ne ha uno e partono dalla parrocchia, arrivano alla Cattedrale, entrano, escono dall’altra parte e ritornano alla parrocchia per ripartire subito per un altro giro, uno dopo l’altro dal Lunedì al Sabato della Settimana Santa, dal primo pomeriggio per tutta la notte fino al mattino seguente, passa il Paseo di Triana, il quartiere più popolare, bellissimo, poi il Paseo della Maria Macarena il più bello in assoluto e senza saperlo ci ritroviamo dietro, a seguirlo verso la sua parrocchia tra la folla e ali di folla commossa, la banda che scandisce i nostri passi e quelli dei portatori che ogni 50 mt. appoggiano il Paseo per riposarsi o farsi sostituire, hanno dai 40 ai 60 kg. ciascuno sulle spalle e il ritmo lento dei tamburi serve a cadenzare i loro passi, un errore di sincronismo e il proprio carico si scarica sugli altri  già sovraccaricati. A mezzanotte passata, bimbi piccoli giocano per le stradine laterali apparentemente senza sorveglianza e senza timori nonostante le migliaia di persone, da noi sarebbe impensabile.

Entriamo per caso in una chiesetta, mai più ritrovata poi, dei Carmelitani Scalzi, dove il busto di una Madonna ci cattura e con l’anima già scossa dalle processioni, gli occhi si inumidiscono. Il realismo è impressionante, le lacrime che scivolano sulle guance di Maria y sus Sietes Dolores sembrano vere e sto a guardarle mentre scivolano in giù, ma solo dopo un po’ realizzo che sono ferme e non ci credo. Il viso di una bella donna giovane e tremendamente dolorante, con la bocca un po’ socchiusa nel pianto e la testa appena un po’ reclinata…no, non ce la faccio, debbo uscire a prendere un po’ d’aria, Nadia piange silenziosamente. Intanto la processione continua tutta la notte.

La notte del Sabato siamo a fianco della Cattedrale, le ultime processioni si stanno avviando verso le rispettive parrocchie e, improvvisamente, tutte le ventiquattro campane della Ghiralda cominciano a suonare a distesa e danno il via a tutte le campane di tutte le parrocchie. Cristo è risorto. Nella immensa Cattedrale, terza al mondo per grandezza, piena di gente, le liturgie, i canti, il gigantesco doppio organo a tutta forza, l’onnipresente profumo di incenso. Noi ci fermiamo vicino al sarcofago di Cristobal Colon, da noi chiamato Cristoforo Colombo e che secondo me era spagnolo solo per gli onori che ogni città spagnola e gli spagnoli stessi gli dedicano. È inutile affermare che Colombo è italiano e poi a stento ci si ricorda di Lui.

Dopo tutte queste emozioni decidiamo di allontanarci verso il mare per una settimana perché poi comincia la Feria de Abril. Attraversiamo la frontiera col Portogallo del sud e attraversiamo la campagna fatta di paesetti lindi, puliti, curati, con giardini fioriti e strade alberate e profumate. Tre mesi più tardi queste immagini ci ritorneranno in mente visitando la Calabria e la Sicilia e contribuiranno a gettarci nella depressione e scrivere a Rutelli il quale vuole sapere perché gli italiani vanno all’estero visto che l’Italia è il più bel paese del mondo, dice lui, e ha creato un sito dove scrivere le nostre impressioni www.turistiresponsabili.it . In Spagna mettono assieme squadre di urbanisti e architetti per disegnare il territorio e, anche se ogni tanto c’è qualche orrore, generalmente riescono a fare gradevoli compromessi tra l’ambiente, l’espansione urbanistica e l’estetica. Quando costruiscono in una zona, la prima cosa che fanno sono i giardini e le aree pubbliche.

Il Parque Nacional de la Donana, l’immenso delta del Guadalquivir, ci accoglie con la sua aria pulita e balsamica. Per pochi euro una guida ci accompagna a cavallo per vedere la fauna di passo proveniente dall’ Africa e che approfitta delle zone umide del delta per riposarsi. Sostiamo nel parco due giorni con altri camper vagabondi di ogni nazionalità, francesi, belgi, tedeschi, poi arrivano due camper italiani, romani, arroganti, e non si riesce a fare quel minimo di amicizia e se ne vanno dopo aver scaricato nella sabbia le acque grigie, quando a 100 mt. c’era lo scarico. Saranno stati amici di Rutelli.

Attorno a Huelva immense piantagioni di fragole per km. Si  possono comperare direttamente nelle fattorie, ma il prezzo è come nei nostri supermercati e più costoso che nei loro.

Puerto Palos è all’insegna di Cristoforo Colombo, in un bacino sul fiume sono state ricostruite le caravelle con scene di vita di bordo e a terra il paesino e le sue attività.

Le spiagge sono immense, pulite, tenute con cura e libere. L’acqua del’oceano è tiepida e Nadia ne approfitta per fare un bel bagno, siamo a metà Aprile. Il sole è sempre presente, anche troppo visto che tramonta dopo le dieci di sera. Cambiamo posto, altri camper, altri scambi di cortesie, verso sera la polizia ci invita ad andarcene, ma, dice il poliziotto, 800 mt. più in là potete stare perché, là, noi passiamo più volte nella notte a controllare la vostra tranquillità! Stiamo parlando di campeggio libero in riva al mare, tale e quale come da noi, o no?

 

Torniamo a Siviglia e nel grande parcheggio adiacente alla Feria, vigilato notte e giorno, acquisto un biglietto per sei giorni, previa presentazione dei documenti di identità e la compilazione di un dettagliato modulo, al costo di €.60, senza acqua né scarico, ma facilmente reperibili presso un distributore di benzina a tre km. Questo biglietto mi ha permesso di entrare ed uscire tranquillamente da una vasta zona transennata e presidiata dalla polizia. Mostravo il biglietto ed il poliziotto apriva le transenne per noi. Tutta questa zona era sotto un grande campo elettromagnetico contro eventuali atti terroristici e che mi ha sfasato i telecomandi del camper ed ho dovuto riprogrammarli più tardi.

La Feria de Abril di Siviglia è la fiesta mas grande do mundo. Una città di 1.300 casitas, tende, che vengono montate e smontate ogni anno, per il 95% private, accoglie la notte 2 milioni di persone, dati ufficiali dei giornali locali, per passeggiare, mangiare, bere e soprattutto bailar, bailar, bailar toda la noche, bailar la Sevilliana, canto e ballo tradizionale molto coreografico e alquanto difficile, imparentato al flamenco, ma meno duro, sembra la danza di corteggiamento di certi uccelli esotici, l’amor è il tema portante. Lunedì, a mezzanotte, vengono accese milioni di lampadine e comincia la Feria che durerà una settimana, c’è stata solo una settimana di riposo tra la Semana Santa e la Feria. Gli italiani sono famosi per saper far festa, ma dopo aver visto gli spagnoli….mah c’è da ripensarci. Già da mezzogiorno fiumi impressionanti di donne vestite all’andalusa arrivano alla Feria, attraversano i ponti sul Guadalquivir e non sai qual è il fiume, quello sotto o quello multicolore sopra, scendono a frotte dagli autobus che arrivano ad ogni minuto da ogni parte della città, stormi di farfalle colorate rosse, gialle, verdi, azzurre, bianche, giovani e meno giovani, belle e meno belle, bimbe che ancora non sanno camminare, ma sono vestite come la bambola che mia nonna teneva sul letto quand’ero bambino ed hanno le scarpette bianche da ballo col tacco di tre cm.

E i maschi? Generalmente penosi. A parte qualche raro esemplare, un po’ su con gli anni, vestito all’andalusa, i giovani sono sono in blue jeans scamiciati e trasandati come solo in Ucraina ho visto, comunque in una percentuale del 30% rispetto alle donne e così la Feria diventa una festa essenzialmente femminile e chi avesse un po’ di certe velleità, con gli ormoni ancora validi e la moglie non troppo vicina, potrebbe facilmente avere incontri ravvicinati del primo tipo. Io e Victor eravamo vestiti un po’ benino e abbiamo avuto spudoratamente segni di apprezzamento anche da giovani donne, ma dietro di noi c’erano i gendarmi Nadia e Gala.

Gala e Victor ci hanno raggiunto direttamente da Mosca il Giovedì a Malaga. A mezzogiorno erano a Mosca, nuvoloso, 4° di temperatura, pioggerellina fredda e neve bagnata e sporca negli angoli delle strade, musi lunghi vestiti di nero o grigio e tutti indaffarati nelle loro cose, a sera erano nella fiesta mas grande do mundo, 30°, balli, musica, canti, manzanilla e pescado frito, luci e colori. Gala, nonostante  la stanchezza, si avventura nella sevilliana e direi con talento. Solo il giorno dopo la loro mascella ha cominciato a richiudersi e le foto lo dimostrano. Il pomeriggio nella Feria è dedicato al passeggio a piedi, a cavallo, in carrozza, centinaia di caballeros e senoritas in costume andaluso, su centinaia di cavalli, centinaia di carrozze tirate a lustro dove anche il più piccolo particolare è perfetto, vanno su e giù per le strade della Feria per farsi vedere, dritti come un manico di scopa, fieri del loro apparire. Una commessa ravennate e sivigliana per amore, ci raccontava come il sivigliano medio raramente fa viaggi fuori della sua città, impegnato com’è a risparmiare e prepararsi per la Semana Santa e la Feria. Donne hanno anche sette abiti per la Feria, altrettanti per la Semana Santa, quasi sempre fatti a mano, a Carrefour quelli economici costano 200, 250€, per fortuna Nadia non ha trovato la sua taglia!! Uomini spendono migliaia di euro l’anno per mantenere uno o più cavalli da mostrare una volta l’anno e qualche gita domenicale in campagna.

Dopo il tramonto i cavalli se ne vanno e le vie sono invase dalla gente. Le casitas sono in larga parte private, la più grande e bella con forse 500 posti a sedere come in un elegante restaurant, con camerieri in guanti bianchi, un’orchestrina con cantante era dell’associazione, indovina un po’, dei farmacisti seguita a ruota ovviamente da quella dei notai, categorie che in ogni parte del mondo emergono galleggiando sulle necessità della gente.

Scambi di indirizzi con gli altri camper vicini di parcheggio e ripartiamo con Gala e Victor per il centro della città. Giro obbligatorio con l’autobus turistico scoperto, visita alla Cattedrale, ascensione a piedi della Ghiralda e vista panoramica della città assordati dalle grandi campane sopra le nostre teste, bighellonare nel Barrio de Santa Cruz, antico quartiere ebreo, mangiare, in una piazzetta deliziosa permeata dal profumo degli aranci in fiore, la classica paella, un cantante di strada canta e suona con talento un flamenco, per €.5 mi vende il suo CD, siamo estasiati, i russi sono imbambolati totalmente, colpa forse delle due caraffe di sangrìa. Tre giorni per visitare il resto della città in parcheggio libero, due notti davanti a Plaza de Espana e un’altra davanti alla grande ruota panoramica, altri camper, nessun problema, nonostante la fama non del tutto confortevole di Siviglia, alcuni spagnoli han detto che sono fortunato. Si calcola che nella città vivano dai 20.000 ai 30.000 zingari che si industriano in mille modi, dal parcheggiatore abusivo alla vendita di prodotti artigianali come ventagli, scialli, mantillas, castanuelas, tutti rigorosamente made in Cina. Poco l’accatonaggio. Oltre alla bellissima Plaza de Espana, un magnifico grande emiciclo usato nel film Lawrence d’Arabia come sede del comando inglese al Cairo, il museo delle Indie, il Palazzo del governatore l’Alcalà, con le sue architetture e decori moreschi, il parco di Maria Luisa. Siviglia, sotto gli arabi, rivaleggiava e superava in bellezza con l’allora mitica Bagdad. E poi ancora la Torre de Oro, la Plaza de Toros dove nel 1992 c’era la statua di Carmen e ora non più. Via, i miei russi hanno solo due settimane e l’Andalusia è grande, verso sud a Cadice e pranzare in una taverna, pena de flamenco, sul mare di fronte alla fortezza e chiacchierare simpaticamente con l’anziano proprietario, che, indicandoci una per una le fotografie alle pareti di cantanti e ballerini di flamenco quasi tutti già morti, ne raccontava le storie e la vita spesso burrascosa fatta di amori e tradimenti e colpi di navaja, il coltello a serramanico tradizionale.

Parcheggio in periferia, al centro con l’autobus. L’autobus, alla fermata si abbassa e si inclina, il passo per montare non è superiore ai 10cm. Da noi, nel civile trevigiano, non c’è questa attenzione per la gente, sanno solo proibire e poi arrangiati.

Gibilterra, a parte lo shopping free-tax, non vale la pena. Sono inglesi, ma sono più trasandati degli spagnoli. Le stradine non sono propriamente linde. Ampio parcheggio e pernottamento a pagamento €.13 con carico e scarico, a destra subito dopo aver sorpassato l’ingresso a Gibilterra.

Jerez de la Frontiera è la patria dello Sherry, non il liquore di ciliegie, ma del vino passito di Jerez di cui sherry è la contrazione inglese. Previo appuntamento, si possono visitare le cantine Pedro Domeq, produttore di vini e cognac tra i quali spiccano il Cardinal Mendoza e il grandissimo Lepanto oltre al più dozzinale Fundador. Le botti, barrique, in legno di rovere di sassonia, hanno una loro lunga storia, legno tedesco, fatte e usate una prima volta in Francia per il vino, vanno in Spagna e Portogallo per lo sherry e il Porto e ritornano in Francia per il cognac, da cinquecento anni questo commercio va avanti senza interruzioni nonostante le numerose guerre tra questi tre paesi. A Jerez i problemi di parcheggio sono notevoli e così abbiamo fatto una toccata e fuga.

Algesiras è il porto di eccellenza per i traghetti verso il Marocco o più semplicemente l’enclave spagnola di Ceuta. Riempire il camper di generi europei, soprattutto detersivi per la casa, e rivenderla ai marocchini a Ceuta si possono realizzare utili del 300%. Decine di camper a fine Aprile tornavano dopo aver svernato in Marocco. Nessuno ha lamentato problemi. Acqua a volontà dappertutto, scarico libero!! Sigh!! Gente ospitale e tranquilla, i peggiori sono venuti da noi. I prezzi, hanno detto, sono meno del 50% dei nostri, ma lavare bene la frutta e la verdura. Strade buone. Chiuso il riscaldamento in Italia, prezzi bassi, in due mesi ci si rifà delle spese del viaggio. Molti hanno viaggiato in solitario all’interno, al limite del deserto senza problemi. Ci sono spiagge frequentate dai camperisti regolarmente pattugliate dalla polizia a dare ulteriore senso di sicurezza. La pesca dalla spiaggia dà buone soddisfazioni. L’assicurazione è meglio farne una locale alla frontiera.

Ronda merita una visita. È la città dove circa 150 anni fa sono state scritte le regole della moderna corrida. Monumenti a toreri famosi e al toro, negozi con vero artigianato locale,. Centro incantevole e nella piazza la pizzeria napoletana a fianco della scuola di flamenco a testimoniare un’Europa unita. Parcheggio e pernottamento a pagamento €.10 in un’area con carico e scarico circa 200mt. a sx. dopo il grande ponte sul canyon(L=80mt.  H=130mt.) ben segnalato.

Alcalà de los Gazuleos è un paesino nell’entroterra tra le montagne a 800mt. d’altezza. Ci siamo arrivati a causa di una locandina che pubblicizzava una corrida ed i miei russi non volevano tornare senza aver visto una corrida. Dall’ultima curva della strada in salita, il paesino appare di colpo, tutto bianco, luminoso sotto il sole, spalmato sul pendio del colle. L’aria è tersa ed il cielo è blu cobalto, gente tranquilla con ritmi lenti. Hanno montato una Arena mobile e nel pomeriggio a la cinco de las tardes, assistiamo ad un magnifico spettacolo di scuola di equitazione. Dodici caballeros su dodici magnifici Andalusi, hanno ballato, piroettato, sfilato a tempo di musica, due ore senza fiato. Solo a Vienna avevo visto una cosa simile. I cavalieri governano i loro destrieri senza apparente movimento, impercettibili i comandi. In tutta l’Andalusia il cavallo è un mito. Ragazzini di dodici anni ne hanno uno e lo tengono in garage, mentre l’auto del papà sta fuori. Sulle strade principali è frequente il cartello di divieto di circolazione per i cavalli, ma spesso viene ignorato. La passione accomuna uomini e donne che competono insieme nei concorsi e spesso le donne sono migliori per la loro dolcezza unita alla loro tenacia. A volte ho pensato a come potrebbe essere la vita di un uomo, marito di una di queste amazzoni, frustino e sorriso, mah… questione di gusti.

Il giorno dopo la corrida. Quattro tori bravi e due tori novillanos, tre toreri, due indubbiamente bravi, il terzo un po’ meno. Lo spettacolo però è stato duro per noi e al quinto toro siamo usciti scossi. Gala dice che non credeva si arrivasse all’uccisione dell’animale. I tori entrano nell’arena possenti e fieri, trotterellano con agilità, nonostante i 450kg., tutto attorno e si guardano attorno con aria di sfida sicuri della loro forza, sono uno spettacolo della natura, i muscoli saettano potenti sotto la pelle nera e lucida, poi i picadores a cavallo e i banderilleros a piedi provocano lacerazioni, ferite alla base del collo tra le potenti spalle, emorragie che indeboliscono questo stupendo animale che non può più rialzare la testa se non a prezzo di atroci sofferenze e in queste condizioni deve affrontare un agile, sfuggente torero che alla fine gli pianta una lunga spada fino al cuore, ma quasi sempre sbaglia e allora comincia una lenta agonia per emorragia tra gli applausi di una folla senza pietà e gli antichi istinti che portarono al massacro dei Maya e allo schiavismo riemergono, sembra che il popolo spagnolo esaurisca tutta la sua pìetas nella Semana Santa. Intanto il toro, paralizzato da un colpo di un piccolo pugnale infisso nelle cervicali, ma ancora vivo e cosciente, rotea gli occhi e guarda questo cielo azzurro, il sole bello, aspira con forza questa fresca aria di montagna e ricorda il pascolo sereno dove è stato fino a ieri e sente la vita che se ne va. Plaudo a Zapatero, l’attuale primo ministro, che finalmente vuole abolire questo orrore, ma gli interessi economici sono enormi. Oltre 100.000 persone lavorano nell’indotto delle corride, una domenica pomeriggio ho sentito alla radio nazionale la cronaca in diretta della corrida come da noi le partite di calcio. Esiste una sorta di corrida, l’originale e la più antica, fatta a cavallo ed il cavaliere ha una lunga lancia con un tampone al posto della punta. Il toro non viene ferito, né ucciso ed è tutto un ballare in agilità attorno a lui, con un cavallo coraggiosissimo che affronta e schiva il toro ed il cavaliere che tiene ad una certa distanza il toro con la lancia, l’antica arte dei mandriani. Il Portogallo da tempo ha fatto questa scelta e spero che Zapatero riesca a vincere contro i potentati economici di questo obbrobrio. In fin dei conti questo tipo di corrida ha meno di centocinquanta anni ed è chiamata la Corrida Moderna, non rientra tra le tradizioni antiche.

Ripartiamo in giornata per GRENADA. Ritorno dopo 14 anni al campeggio Sierra Nevada, in città, comodo agli autobus per il centro. Festeggiamo i miei 60 anni e i 50, da poco fatti, di Victor, in campeggio, e assaggia questo e assaggia quello, ben presto la sobrietà lasciò la compagnia. La mattina seguente Granada. Solo il nome evoca immagini e suggestioni, la voce di Claudio Villa riecheggia con forza nella memoria. Acquistati i biglietti per l’Alahambra, girovaghiamo per la città in attesa del nostro turno fissato alle ore 13. La Cattedrale, come le moschee, al suo interno ha una foresta di 48 colonne. Dietro un altare una grande pala dorata con rappresentazioni della vita di Gesù fatta con statuine policrome di pregevole fattura, nella cripta i bei sepolcri di Ferdinando D’Aragona e Isabella Di Castilla, quelli Colombo per intenderci. Alla risposta di Ferdinando che diceva di non aver alcun interesse, l’Isabella, per dispetto al marito, disse “a me invece interessa” e così Colombo ebbe le sue navi. All’epoca Isabella, regina di Castilla e Leon aveva tanto potere quanto il marito re di Aragona, “quanto monta y tanto conta”, infatti i due troni affiancati erano assolutamente uguali e i due regni rimasero separati fino alla morte dei due e solo il figlio, ereditando i due regni, li unificò sotto la stessa corona. Sempre da allora gli spagnoli hanno il doppio cognome del padre e della madre, il che dà luogo a quei cognomi spagnoli interminabili. Sempre da allora le donne spagnole hanno quel brio e senso critico tipico verso i mariti e gli uomini in generale che le contraddistingue e solo nelle campagne più isolate vediamo la sottomissione della donna come nei paesi arabi o nei nostri fino a qualche decennio fa. A fianco della Cattedrale un piccolo quartiere arabo pieno di negozietti dove perdersi. Gala, famosa per perdersi nei centri commerciali, affetta da shopping compulsivo, non riusciva a venirsene e per poco perdevamo il turno per l’Alahambra. Abbandonata per secoli, ospitò nella sue sale i masnadieri di Napoleone il bandito, ciò nonostante si è salvata in gran parte. Tutte le pareti, i soffitti, le colonne, sono lavorati, istoriati, decorati. Le Sure del Corano percorrono tutti i perimetri. Canalette di marmo percorrono i patii con l’acqua fresca, ora non più, al centro dei patii fontane e fontanelle, bellissima quella dei leoni diventata il simbolo della città, ad un certo punto abbiamo cominciato ad osservare i turisti, entravano, alzavano la testa, cadeva la mascella, sistematicamente a tutti. È l’unico palazzo medioevale arabo al mondo conservatosi praticamente intatto fino ai giorni nostri, patrimonio dell’Unesco. Nelle sue sale, nei suoi giardini il Califfo passava le sue confortevoli giornate. In lontananza le cime innevate della Sierra Nevada si stagliavano contro l’indaco del cielo e immagino il via vai dei carri che portavano la neve in estate al palazzo per preparare i sorbetti al melone o alla fragola, specialità poi ripresa dai veneziani che diffusero il gelato in tutto il mondo. Non a caso la fiera del gelato è tenuta Longarone e i cadorini hanno aperto gelaterie in tutta Europa e oltre. I nevai delle nostre Dolomiti erano la loro materia prima.

La sera spettacolo di flamenco nell’antico quartiere arabo l’Albaicin. Un flamenco duro e puro, coinvolgente, diverso da quello visto 14 anni fa e che, nella mia ignoranza, preferisco. Il flamenco è diventato pubblico solo negli ultimi cento anni, prima era ballato molto riservatamente, solo in famiglia o in piccoli locali per affezionati detti Pena de flamenco e quasi sempre donne con donne e maschi con maschi. Pena significa passione.

Il tempo per i russi comincia ad essere tiranno, e andiamo a Malaga e Marbella. Pernottiamo in un campeggio molto bello, pieno di fiori, servizi impeccabili, ristorante e pizzeria di prima qualità italiano, campeggiatori al ristorante in smoking, inglesi! Il mio camper sembrava la scialuppa di salvataggio di una nave da crociera, confrontandolo con i loro che si allargavano, alzavano, a due piani, con la vetturetta nel garage e Victor che ci girava attorno con fare attonito, “vedi, non è una questione di soldi il camper, è una filosofia di vita” gli dissi nel mio russo stentato. Il campeggio costava €.14 al giorno!! La mattina seguente portiamo i russi all’aeroporto di Malaga, e ripartiamo per il nord uscendo dall’Andalusia, verso la Catalogna e Barcellona, ma questa è un’altra storia.

Sono rimasto impressionato da questa Spagna, i progressi fatti, strade, autostrade, alta e bassa velocità in tutte le direzioni, ospedali e case per la gente, parchi e giardini, servizi pubblici, tram, metropolitane, agricoltura su ogni cm. di terra eppure sono meno di noi, hanno un reddito più basso e pagano meno tasse, e le opere pubbliche grandi e piccole si fanno, e mi chiedo, che fine fanno le montagne di soldi delle nostre tasse? Da loro la polizia e la magistratura non sono di destra né di sinistra, sono La Polizia o La Magistratura e basta. Il sindaco e la Junta municipal, diciannove persone, di Marbella erano stati arrestati da poco per un episodio di corruzione che da noi farebbe sorridere, tutti i loro beni confiscati e il loro futuro non si presentava certo roseo. Sorridendo, alcuni spagnoli mi dissero che da loro uno, come il nostro presidente del consiglio uscente, sarebbe nelle patrie galere da dieci anni, ed io ho pensato che neanche svuotando tutte le carceri italiane potremmo trovare posti a sufficienza per applicare i loro criteri.

 


Viaggio effettuato in Aprile 2006 da Giulio, Camperclub La Granda, sez. Triveneto

Potete trovare ulteriori informazioni sulle località toccate da questo itinerario nella sezione METE, e i più recenti aggiornamenti alla situazione delle aree di sosta nella sezione AREE DI SOSTA.


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