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La Sicilia sta al
camperista come l’Everest sta all’alpinista. La distanza è notevole.
L’organizzazione meticolosa. Gli stimoli rischiano l’affossarsi per i luoghi
comuni: mafia, siccità, clima torrido, terremoti………..dopo Salerno autostrada
gratis ma impercorribile………Nessuno si propone come “sherpa”. Insomma, se uno parte, lo
fa a proprio rischio. Quest’anno abbiamo deciso.
Il 16 Aprile sera, ci imbarchiamo a Napoli. La Tirrenia: 250 Euro per camper e
due persone in comodissima cabina. Il mare calmo un’optional importante ma
incostante.. A chiunque decidere la
convenienza fra il “via terra” ed il “via mare”. Ora, non si viaggia piu’
con lo spirito dell’emigrante e la nave sembra
da crociera: Bar, sale, poltrone, negozio, self service ecc. La concorrenza Tirrenia SNAV (da Napoli), Caronte (Messina-Salerno),
TTTlines (Napoli-Catania) si fa sentire, anche se a determinare la costanza di
questi servizii sono i trasporti dei Camions, costanti nell’anno. Tant’è, la
Sicilia in pochi anni ci ha guadagnato e si bea di questi sponsors . La Tirrenia, si difende offrendo al camionista
un cena gratis. La TTTlines disposta a tardare anche di un’ora la partenza per
aspettare i camions ritardatari….solo voci?
E’ certo che, fuori
stagione, il camper sul traghetto scompare fra i “fratelli maggiori”. Una menzione particolare
per la TTTlines che regala ai suoi viaggiatori, l’emozione particolare di
passare fra Capri e Punta Campanella. Sia all’andata che al ritorno. Percorso
La Sicilia ha grandi distanze,
le tappe di avvicinamento alla meta rischiano di far trascurare il territorio. Trapani, prima tappa,
l’abbiamo raggiunta per strada interna passando da Monreale verso Alcamo. MonteLepre ci fa recuperare la storia-leggenda, ormai
di cinquanta anni fa, fra Giuliano e Pisciotta. Alla curiosità del viaggiatore
andarla ad approfondire. Segesta domina verso Castellammare del Golfo ed introduce il
privilegio di viaggiare nel tempo. L’impatto e formidabile ed inaspettato. La
Riserva dello Zingaro, anche se fuori stagione, vale la pena visitarlo. Una
decina di Km in una natura incontaminata, grazie alle battaglie di 20 anni fa
che hanno impedito la costruzione di una strada. Questo fa si che S. Vito lo
Capo, sia raggiungibile via Custunaci, attraverso una costiera fra le piu’
belle del mediterraneo, sul mare africano. Erice sorprende. Quasi un Km di
montagna che, sulla sommità, conserva un centro medioevale di inopinata bellezza.Qui il Prof. Zichichi,
ha creato il centro Majorana. Dalla strada che vi si inerpica, una vista
strepitosa sulle Egadi: prima Levanzo, poi Favignana, in lontananza Marettimo.
Se si dedica del tempo a queste isole, si viene premiati da un territorio
particolare dove milioni di anni fa qualcuno si è divertito a miscelare le piu’
disparate rocce. Al piu’ curioso scoprire che la faccia Africana di Marettimo è
di granito bianco, con un fondale di sabbia immacolata. Qui tutto è riserva. Il venerdi Santo a Trapani,
i Misteri, sono un percorso nell’anima. Il turista rischia la soggettività, salvo
si perda nella folla, comprendendone la religiosa laicità. Nessuno è escluso. Il
sapore spagnolesco della cerimonia, è intellegibile. I canti e le bande ci liberano dal pesante fardello del nostro
complesso quotidiano. Le immagini scorrono davanti ai nostri occhi
sorprendendoci costantemente. Difficile descrivere, ma qui ad assistere
arrivano da tutta Europa. E non si tratta di un turismo di ritorno. Lasciata la Trapani
barocca, difficile esimersi dal sostare e visitare Mozia. Dopo aver visto le Saline, dove ancora tutti
ricordano Turi Toscano, poeta salinaro, scomparso da poco. Uomo disponibile e
siciliano, si lamentava che riusciva a descrivere i colori del tramanto, ma non
a tradurli visivamente. Lasciando a chi sosterà qui per una notte con il camper,
comprenderne il perché. Un moderno allevamento di
struzzi segnala che l’economia,qui, comunque cammina. Prima di Marsala, la porta
di Allah, il promontorio dello sbarco
dei Mille.L’evento recente ci riconduce a 2500 anni fa, attraverso una ben
conservata nave punica. Bellissimo lo scafo filante. Le cantine ci dicono che
gli inglesi, molto hanno contribuito a valorizzare il Marsala…..il resto una
sobria eleganza di stile sassone. Basta osservare gli esclusivi “circoli di
conversazione”, parenti stretti dei club inglesi. I vini sono da gustare ed
acquistare. Mazara del Vallo impone una
sosta, non solo perché vi è un’accogliente area sul porto, ma per toccare con
mano lo storico esercizio di integrazione che
la popolazione da sempre fa con i vicini nord africani. Tale esercizio,
ha addirittura integrato famiglie slave fuggite in occasione della recente
guerra. È facile vedere giocare bambini siciliani con bambini tunisini e slavi.
Qui , nelle scuole sono presenti, per accordo fra Italia e Tunisia, professori
tunisini.E sulle 350 barche da pesca, almeno il 50% dei marinai è nord
africano. Selinunte. Dominava quando
Romolo e Remo tracciavano i primi solchi di Roma. Emoziona camminare fra le
mura.La caratteristica qui è capire senza essere colti, il vento parla. Ai lati
della città campi coltivati rigogliosi.
Gibellina Vecchia merita
una visita: lasciata così come il
terremoto l’abbattè nel 1968.
Drammatica come solo la Sicilia a volte sa proporsi, coperta da una colata di
cemento per fotografare la planimetria del paese, come volle quell’artista che
stilizzò un’immenso fiore nella Gibellina Nuova, che puo’ non piacere, ma che
ci costringe ad ammettere la capacità ad innovarsi del Siciliano. Altre città
sono state abbandonate dopo il terremoto. Fra queste Noto Vecchia. La meta successiva è
Agrigento, non prima di aver visto Porto Palo (Ag.). Ottima sosta per il camper
ed affacciato su un ampio golfo. Qui, in attesa di creare strutture ricettive,
si allenano a promuovere la sosta dell’abitar viaggiando, facile fermarsi sul porto
ed essere aggiornati sulla storia del posto, che in fondo è quella della
speranza. Tutti parlano dell’edilizia
selvaggia di Agrigento, pochi della Valle dei Templi, dove una polizia privata
e volontaria controlla il territorio ed i mandorli, che a febbraio danno il
meglio di se con la fioritura. Si, perché il turista, che critica l’edilizia,
strappa i rami fioriti………. Una visita alla casa di
Pirandello s’impone, magari dopo aver letto “Il figlio cangiato” di Andrea
Camilleri. Lo Scrittore è forse lo “sherpa”che, attraverso l’autoironia, aiuta
a superare i preconcetti. Addirittura la sua Vigàta virtuale viene dibattuta
fra Porto Empedocle e Ragusa, e promuove il “Tour di Montalbano”, ormai
richiesto da tanti turisti, anche stranieri. A Punta Secca, sede della casa
televisiva di Montalbano, non c’è proposta d’affitto che non si proponga come
sua vicina. Ragusa suggerisce ad Ibla -la città storica- come tappe obbligate del tour Montalbano la
Strepitosa piazza S.Giorgio, e la
chiesa di S. Maria delle Scale. Quindi la trattoria di corso XXV Aprile, nel
centro Barocco, dove c’è il ristorante prediletto dal commissario. Poi il Ponte
dei Cappuccini,Piazza del Popolo, Villa Castiglione, Villa del Fagotto, Villa
Crescione, la grotta delle Trabacche, l’Eremo della Giubiliana ed il Castello
di Donna fugata. Anche Modica e Scicli si propongono come meta del Tour
virtuale di Montalbano, proponendo la prima, la chiesa di S.Giorgio e la villa
di Denaro Papa, la seconda la via Formino Penna e il lungomare. Quindi le
panoramiche di Sampieri e Donnalucata. Poi il lungomare di Scoglitti con la
Villa Salina, e a Pozzallo la torre Cabrera ed il suo lungomare. Prima di lasciare Ragusa,
suggeriamo di scoprire l’inusuale spettacolo dei pozzi di petrolio….già, chi sapeva
che la Sicilia con la sua sessantina di pozzi è zona petrolifera? Una tappa a Marina di
Ragusa s’impone: il suo stile, il suo ordine, l’accoglienza possono essere un
riferimento locale di edilizia turistica. Arrivati qui, ci si rende
conto che nello snocciolarsi dei Km si è costretti a tralasciare sempre
qualcosa. A memorizzare con gli occhi. A interiorizzare nell’anima. Si percorrono decine di Km
fra serre a perdita d’occhio. Qui è una terra benedetta da Dio: il verde dei
prati, il giallo dei fiori esaltati da un inverno particolarmente piovoso ti fanno
misurare con un continente, non con una regione. Come dimenticare il profumo
delle zagare che gli aranceti offrono in questo periodo dove frutti e fiori
convivono sullo stesso albero. La spiaggia che si
costeggia è una lingua infinita di sabbia, di qua i campi coltivati, di là un
mare imperioso.Spesso le due cose non si coniugano per il turista superficiale
abituato a cattedrali virtuali. E l’Isola delle Correnti? Chi arriva sin qua,
non può non emozionarsi nel punto piu’ a sud dell’isola. Non si può descrivere la sensazione
d’infinito che si prova. Il motociclista che arriva qui, non è un
esibizionista. A malincuore si riparte. La meta successiva Pachino.
Zona agricola. Cantine che invitano alla prova. Il Nero di Avola la fa da
padrone, grazie all’intuito tutto veneto della Zonin, che anni fa comprò ettari
di terreno per la sua produzione. Anche così si impone un marchio. Nelle cantine, suggerisco comprare i
“sciolti”, i vari bianchi, lo zibibbo ed il “Nero”. Esistono inoltre aziende
storiche che commercializzano i propri eccellenti marchi. Bello vagare per
trovarle. Su Porto Palo (RG) tanti pescherecci. La Sicilia propone il
cosiddetto pesce dimenticato, fra cui quello azzurro, visto che certo mercato
propone ormai solo orate, spigole e poco altro. Molte di allevamento. Noto impone tutta una
giornata. Il Barocco, ricostruito qui nell’epoca del suo splendore, fine 600
inizio 700, fa passare in second’ordine che la sua splendida cattedrale è,
oggi, in fase di ricostruzione, sotto il patrocinio dell’Unesco. Marina di Noto, per i
curiosi nasconde la vicina Edolo, una città sul mare in fase di scoperta ed
oggi ancora insabbiata. Il viaggio, sempre a
livelli elevati, con Siracusa raggiunge
l’eccezione. La città da sola merita un
viaggio. Passato e moderno si fondono in uno stile all’accoglienza che è la vera cultura della Sicilia. Saperla
apprezzare significa aver interiorizzato la cultura secolare del territorio. Poco adatta al frettoloso turista
di oggi che coglie solo ciò che è esplicito. L’Anfiteatro Greco e quello
Romano danno i contorni tempolari alla città. L’orecchio di Dionigi aggiunge la
fantasia. La rigogliosa vegetazione
avvisa che l’Africa è dietro l’angolo. Passeggiare sul mare
attorno alla città vecchia, scoprire il Duomo, sperdersi nelle viuzze stanno a
dimostrare la voglia al recupero e valorizzazione dello storico. La
ristrutturazione di alberghi e l’aggiunta del Bed&Breakfast. Il tutto a
migliorare la ricettività. Visitare il “mercato arabo”
significa entrare in un mondo di suoni e luci, peccato perderlo. La città propone un chiesa
a pan di zucchero. Dedicata ad un miracolo degli anni ’50.Un’apparizione. Da
visitare per apprezzare come due architetti francesi, che la edificarono, abbiano
saputo inserire il moderno e suoi materiali, in ciò che è tradizione e storia. Ripartendo l’impegno è ritornare. Augusta ci dice che in
certe epoche prevalgano scelte “pratiche”. Come Gela. Il tutto in territori
spettacolari. Tant’è. Inutile lamentarsi, visto che sono state scelte
governative. Ma dietro l’Angolo cè
l’Everest. L’Etna è visibile da chilometri. Immenso.Indomito. Il pennacchio di fumo và secondo il vento. Da Catania a
Taormina, si entra in un mondo già impostato per il turismo: piaccia o non
piaccia L’Etna ne è un riferimento. Chi raggiunge i 2000 m., se sino a qui ha
scoperto la Sicilia, ora scopre il siciliano. L’Etna vulcano vivo, dà costantemente
segnali vitali. Oltre i 2000 m. i segni delle eruzioni sono evidenti, come
evidenti sono i manufatti dell’uomo per imbrigliare il vigore del mostro. Chi
arriva qui trova il suo “sherpa”. E chi vi arriva in camper può trascorrervi la
notte…….salvo brontolii del vulcano. E sotto una vista che ci riconcilia, che
restituisce dimensione all’uomo. Alla faccia dei nuovi stili di vita che
privilegiano l’economia e l’utile. Il nostro viaggio è
terminato il 5 maggio con l’imbarco sulla TTTlines a Catania per Napoli : costo
230 Euro spese di agenzia comprese. Servizio e cabina ottimo. Conclusioni ………..non ce ne sono. Mai nei venti giorni una
caduta d’interessi. Mai un problema a
pernottare con il Camper. Gli elenchi
dei portolani “on lines” o cartacei, bastano. A volte sul territorio se
ne trovano non segnalati. Acqua e scarichi non sono un problema. Una
particolare menzione alla provincia di Trapani, molto avanti nell’organizzare
le soste. Potrebbe insegnare parecchio a tante altre provincie italiane. In
occasione dei “Misteri”, la secolare ed esclusiva processione del Venerdì
Santo, un’associazione locale di camperisti, ha accolto circa 200 camper con
tanto di benvenuto personale. Strutturando due grandi aree di sosta in città. Non può non colpire nella
Sicilia tutta, l’attenzione resa al disabile per rendere agibili i percorsi. Il pane siciliano, un altro
tema del viaggio. I forni, qui, sono laboratori di ricerca della tradizione e
qualità. Producono anche dolci. Non si può dire che uno sia migliore
dell’altro. Ognuno ha un gusto a se, per la fortuna dei clienti. Così le
pasticcerie o le gelaterie. Gusti a livello di eccellenza, per quel cittadino
abituato al prodotto dell’industria. E vale la pena stimolare
l’artigiano a parlare, a spiegarsi. Dopo ogni chiacchierata, si aggiunge un
tassello al mosaico della sicilianità. Le verdure , le
frutta, i loro aromi e i colori, i
sapori sono una costante esaltazione dei
sensi. Concludo con una frase riportata su un depliant di una
fabbrica italotunisina di tappeti di Mazzara del Vallo: “Quando tutte le
barriere culturali e sociali finiranno, e resterà solo la creatività, l’estro,
l’originalità, la fantasia dei popoli e la varietà delle loro antiche
tradizioni, gli uomini, allora, si sentiranno uniti dallo stupore di sentirsi
vivi in un meraviglioso universo.” Ciao Sicilia. I km percorsi sono stati
1200. Una distanza che in Italia divide ancora il Nord dal Sud. Viaggio effettuato nell'Aprile 2003 da Umberto Agliastro Potete trovare ulteriori informazioni sulle località toccate da questo itinerario nella sezione METE, e i più recenti aggiornamenti alla situazione delle aree di sosta nella sezione AREE DI SOSTA. |
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