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Dal 15 al 31 luglio Equipaggio: Alessandro: 37 anni
autista, cuoco part-time, addetto carico/scarico, addetto bici Patrizia: un po’ più
giovane, capogita, cuoca part-time, lavapiatti,
addetta alle pulizie, navigatrice in seconda, autista di scorta (ma proprio scorta scorta scorta,
infatti non è servita) Andrea: 16 anni,
aiutante tuttofare (veranda, sedie, tavoli, canoa, bici, scarico), addetto alla
tavola (giorni dispari), interprete, giocatore di carte, sudokista,
navigatore in caso di emergenza, fotografo,
attaccabrighe Ilaria: 13 anni
navigatrice, addetta alla tavola (giorni pari), aiutante tuttofare (veranda,
sedie e tavolo), animatrice, addetta alla dispensa (ovvero: come svuotarla
rapidamente), giocatrice di carte Quest’anno
abbiamo scelto la Slovenia per una vacanza varia a due passi da casa. “Varia”
perché in Slovenia c’è tutto: è un’Europa in miniatura. Una leggenda racconta
che Dio dopo aver creato il mondo trovò in un angolo una sacca dimenticata. Già
un po’ stanco scaricò tutto quello che conteneva a caso. Montagne, laghi, gole,
cascate, fiumi sotterranei, vigneti finirono a riempire un buco, quello in cui
oggi si trova la Repubblica Slovena. Cosa
abbiamo trovato? Un Paese
civilissimo, orgoglioso della propria indipendenza e meritevole di essere in
Europa; gente
piacevole, disponibile e aperta; un
ambiente naturale intatto e incontaminato, fiumi e laghi dai colori
incredibili, paesaggi da cartolina; ovunque
ordine e pulizia, tanti fiori a finestre e balconi; strade
curate, buona segnaletica, ottima educazione stradale (numerosi i controlli); tante piste
ciclabili e, di conseguenza, tantissime bici (bimbi e ragazzini rigorosamente
col caschetto d’ordinanza); Cosa
NON abbiamo trovato? Non abbiamo trovato nemmeno una bandierina della
Slovenia che avremmo voluto conservare come ricordo (siamo un po’allergici ad
altri tipi di souvenir) Forse saremo stati fortunati, ma in giro non abbiamo mai incontrato mendicanti o altre persone cosiddette
‘a rischio’. I rom li
abbiamo visti solo nei campi nomadi. Altro particolare che ci ha stupito è la mancanza
assoluta di inferriate alle finestre, nella nostra
zona parti integranti del paesaggio. Qualcosa di negativo? Dovendo trovare qualche
nota dolente diciamo che per andare in Slovenia è
obbligatorio superare l‘imbuto di Venezia Mestre e qui, più che altrove, non si
possono fare previsioni sui tempi di percorrenza. In Slovenia è anche vietata la sosta notturna al di
fuori dei campeggi: per la verità i cartelli di
divieto si trovano solo nei luoghi più turistici (Bled,
Kranjska Gora, Moravske Toplice), noi non abbiamo avuto l’impressione di una caccia
al camper e probabilmente, dove il divieto non è esplicito, nessuno dice nulla
(non abbiamo voluto rischiare, ma ci sono posti veramente invitanti). Itinerario Il nostro
viaggio in terra slovena inizia alla frontiera di Gorizia-Nova
Gorica per proseguire lungo la strada panoramica che
costeggia l’Isonzo fino a Kobarid-Caporetto,
la nostra prima tappa. Qualche
guida definisce l’Isonzo come il fiume più bello d’Europa: vedere per credere!
Le sue acque trasparenti, dalle sfumature a volte turchesi a volte color
smeraldo, sono assolutamente invitanti, ma purtroppo gelide. E
sembra impossibile che tanta bellezza abbia fatto da sfondo ad una delle
battaglie più sanguinose della storia che ha visto di fronte, nel 1917,
l’esercito austro-ungarico e gli alpini italiani. La battaglia è documentata in
modo eccellente nell’imperdibile ed interessantissimo
il museo locale: fotografie, grafici militari, plastici che mostrano le linee
del fronte, armi, divise, un filmato con la ricostruzione dei fatti…per non
dimenticare, mai. Dal museo si sale all’ottagonale ossario che raccoglie le
spoglie di 7014 soldati italiani periti sul fronte dell’Isonzo. Proseguendo
lungo il sentiero si incontrano i resti della linea di
difesa italiana. Un’altra facile e più rilassante passeggiata porta alla Kozjak slap, una bella cascata
alta 15 metri che precipita in un laghetto circondato e sovrastato dalle rocce.
A Caporetto abbiamo soggiornato al
Lazar: un campeggio tranquillo e pulitissimo sul
fiume con un solo difetto: scarico solo a cassetta, vicino al campeggio si
trova addirittura una minuscola spiaggia sulla quale rilassarsi prendendo il
sole o seguendo le evoluzioni dei canoisti di passaggio.
E in un posto così vuoi lasciarti sfuggire l’occasione?
Non sia mai. Così il
nostro viaggio prosegue verso Bovec dove hanno
sede molte agenzie che organizzano attività sportive di ogni
genere: kayak, canoa, hydrospeed, discese in canyon, bungee-jumping, parapendio biposto, arrampicate su ghiaccio
o roccia. Dal punto di vista artistico Bovec non
offre grandi attrazioni (incendiata nel 1903, quasi completamente distrutta
durante i combattimenti della prima guerra mondiale, colpita da violenti
terremoti nel ’76 e nel ’98 è alla sua ennesima ricostruzione),
ma in paese non c’è tempo per annoiarsi. Il nostro “battesimo” è
avvenuto con una discesa di rafting. Una volta iscritti, l’agenzia pensa a tutto. Fornisce muta, giubbotto salvagente, caschetto,
gommone e istruttore, si occupa del trasferimento da Bovec
al fiume e viceversa. Per i neofiti la discesa inizia
a Boka e termina a Trnovo ob Soci: 10 km di puro divertimento. L’addestramento dura
cinque minuti, e subito dopo si parte: niente di pericoloso ed estremo (gli
istruttori sanno perfettamente gestire i passeggeri), ma qualcosa di indimenticabile. I colori del fiume, la bellezza del
paesaggio, le “evoluzioni” col gommone, gli “attacchi” agli altri equipaggi, il
bagno nell’Isonzo (finalmente! con la muta si resiste)
ci hanno permesso di trascorrere un pomeriggio diverso e divertente. Tutto
questo è costato 23€ a testa con lo sconto famiglia, ma ne è
valsa la pena. Importante: non sono richieste caratteristiche fisiche
particolari e nemmeno una preparazione sportiva, basta saper nuotare, essere in
buona salute e non essere sotto l’effetto di droga o alcool. Sei chilometri prima di Bovec,
venendo da Caporetto, parte la gettonatissima
escursione che porta alla cascata del Boka.
Le sue acque precipitano nella valle con un salto di 106 metri e una larghezza
di quasi 30 offrendo uno spettacolo impressionante. Parcheggiato il mezzo nello
spiazzo sulla destra prima del ponte partiamo alla
scoperta della cascata. La camminata richiede tra andata e ritorno circa un’ora
e mezza, e il consiglio è di partire attrezzati con scarpe adatte in quanto il
sentiero è ripido e scivoloso e in diversi punti occorre arrampicarsi sui
massi. In alternativa la cascata è visibile, seppur
molto distante, dal ponte sulla strada principale. A Bovec
è possibile sostare nel parcheggio sulla destra, dopo la piazza, tranquillo e
pianeggiante ma col malefico cartello che ci ricorda che per la notte bisogna
spostarsi. Rispettiamo le regole e ripartiamo in direzione nord girando a
destra subito dopo il paese e imboccando la strada n.206
che la carta del Touring indica di colore giallo, cioè ‘route secondaire’,
affiancata da un riga verde, cioè ‘parcours pittoresque’. Pernottiamo
al kamp Soča in un ambiente stupendo tra le meravigliose montagne del
parco del Triglav. Nel campeggio è presente un buon
numero di stanziali, ma ci sono anche tantissime tende circondate da canoe,
mountain-bike e mute stese ad asciugare. I servizi
lasciano un po’ a desiderare sia come numero che come
pulizia e lo scarico, tanto per cambiare, è solo a cassetta. Poco importa visto
che dopo 12 ore noi ripartiamo. Oggi è il
giorno della conquista del Vršič, il
passo di montagna più alto della Slovenia. Riprendiamo la 206. Sulla strada,
nel minuscolo paesino di Soča,
visitiamo la chiesa di S.Giuseppe dove, in un dipinto
ultimato nel 1944, è rappresentato Satana con la faccia stranamente somigliante
a Mussolini, almeno così dicono le guide, noi non
possiamo confermare in quanto l’interno della chiesa è completamente
“impacchettato” per ristrutturazione. Costeggiamo l’Isonzo fino a Trenta, ultimo centro abitato prima di affrontare la
salita “a spirale” verso il passo: ci aspettano 50 tornanti (26 in salita + 24
in discesa), tutti numerati e con l‘indicazione dell’altitudine. In alcuni
punti la pendenza è del 12%, la seconda (marcia) si riesce ad inserire poche
volte e una sosta a 1611 metri, punto più alto prima di scollinare,
è doverosa (e a pagamento). Sul passo c’è un rifugio dal quale partono diverse
escursioni nelle montagne circostanti, ma sarà una delle cose che, come si
dice, faremo la prossima volta (frase che in una vacanza ripeterò 1000 volte!).
Fa freschino, compriamo qualche cartolina in un chioschetto di souvenir, scattiamo un po’ di foto e
ripartiamo. Anche la discesa è emozionante e su questo
versante i tornanti sono lastricati con sampietrini. La strada fu costruita da
prigionieri di guerra russi, molti dei quali morirono di fatica, fame, torture
e più di 300 furono sepolti da una valanga durante i lavori. A ricordo di tutto
questo una bella cappella di legno che visitiamo in
corrispondenza dell’ottavo tornante. Siamo quasi in fondo. Due chilometri
prima di Kranjska Gora facciamo una sosta al lago Jasna
(per la Rough Guide “un lago artificiale molto
popolare tra gli abitanti del posto ma che non merita una sosta” per la Lonely Planet “uno splendido lago
glaciale di un intenso colore blu con rive di sabbia bianca”….mah!). Giro del
lago a piedi e foto con la statua bronzea dello Zlatorog,
il camoscio simbolo del parco che secondo la leggenda viveva sul monte Triglav custodendone il tesoro, più conosciuto per essere
raffigurato sull’etichetta di un’ottima birra slovena. A Kranjska
Gora parcheggiamo dietro il supermercato Mercator, un po’ defilati vista la presenza di numerosi divieti. Il
paese è noto per essere sede di una gara di coppa del
Mondo di sci alpino e per il campionato del mondo di salto dal trampolino. In
pochi minuti arriviamo nella deliziosa piazzetta con i tavolini all’aperto e la
Chiesa dell’Assunzione (chiusa) sovrastata da un bel campanile. Il centro è
pedonalizzato e carino, ma minuscolo e non ha molto da
offrire. Nei
dintorni di Kraniska Gora, lungo la strada che
percorriamo per raggiungere Bled,
notiamo un’infinità di invitanti piste ciclabili, sicure perché separate
fisicamente dalla statale. Il paesaggio è molto gradevole e incontriamo per la
prima volta i kozolec, caratteristici fienili
sloveni. Attraversiamo Jesenice (impressione dal
finestrino del camper: proprio brutta) e giungiamo a Bled.
E’ una località turistica molto apprezzata, lo era
già ai tempi dell’ex-Jugoslavia (anche Tito
trascorreva qui le sue vacanze estive) e alcuni palazzoni sul lungolago ci
ricordano quel periodo. L’albergo dove soggiornava lo statista -Vila Bled-
è stato trasformato in un cinque stelle del gruppo Relais&Chateau.
Nella cittadina vera e propria non c’è molto da
vedere, la bellezza del luogo è data dall’insieme del lago con l’isoletta, dal
castello che si erge su un dirupo e dalle montagne circostanti. Percorriamo la
strada che conduce al lago, circondati da alberghi, negozi e tanta gente. Il
Camping Bled si trova sulla riva opposta rispetto al
paese. E’ un bel campeggio con ampie piazzole, in luglio tutte inesorabilmente
occupate. Dispone anche di spazi non delimitati, offerti a chi, come noi, non
ha prenotato. A fatica troviamo un posticino non in pendenza nel quale ci
sistemiamo, subito dopo aver svolto le operazioni di carico e scarico nel
comodissimo camper service (il migliore fra quelli
utilizzati in questa vacanza). Nei tre
giorni successivi ci rilasseremo in questo posto da favola. Davanti al
campeggio c’è una spiaggetta libera dove prendere il
sole o fare il bagno nell’acqua calda e trasparente del lago. Per raggiungere
l’isola si possono noleggiare le caratteristiche imbarcazioni a remi chiamate Pletna, simili a quelle del lago di Como. Noi preferiamo
inaugurare la nostra canoa gonfiabile a due posti acquistata prima della
partenza. Con un’andatura a zig-zag e una serie di giro-giro-tondi,
per arrivare all’Isola di Bled percorriamo almeno il
doppio della distanza regolamentare. Minuscola e a forma di lacrima ci accoglie
con una scenografica scalinata che conduce alla chiesa dell’Assunzione,
all’interno della quale è possibile suonare la
“campana dei desideri” per sperare che questi si avverino. Inutile dire che per tirare la corda c’è coda e bisogna rispettare
la fila…Tornati sulla terraferma andiamo a fare un giro in paese con le bici.
Usciti dal campeggio svoltiamo a sinistra, poi a destra verso il circolo di
canottaggio dove una strada chiusa al traffico ci porta a destinazione in 10/15
minuti. L’atmosfera è un po’ demodè, ma tutto è curato, ordinato, pulito e molto molto romantico.
Parcheggiate le bici nei pressi della chiesa di S.Martino
(in ristrutturazione) seguiamo le indicazioni “Grad”
e percorrendo alcuni sentieri arriviamo in poco tempo al castello arroccato su
una roccia. In alcuni punti la vista sul lago è
stupenda. Nonostante la fatica per la salita non visitiamo
l’interno. Torniamo sui nostri passi, recuperiamo le bici e completiamo il giro
del lago, in totale circa 6 chilometri. E’ possibile effettuare
lo stesso percorso a piedi, in carrozza o col trenino elettrico (fermata e
orari appena fuori dal campeggio). Altra
escursione da non perdere è la visita alle gole del Vintgar.
Ci muoviamo sempre in bici. Fuori dal campeggio
imbocchiamo a sinistra Kolodvorska Cesta, una strada
in salita che si fa presto pianeggiante e passa davanti alla stazione,
proseguiamo fino ad incrociare la strada principale, quindi svoltiamo a
sinistra verso Gorje. Pedaliamo con le auto che ci
sfiorano e, per evitare pericoli, subito dopo una strettoia che passa sotto un
ponte, imbocchiamo la strada sterrata sulla destra, in certi punti talmente
ripida da costringerci a scendere dalle bici e spingerle. Per fortuna il tratto
è breve (‘mica tanto’ n.d.I. nota d’Ilaria) e in
poco tempo arriviamo all’entrata del canyon. Paghiamo il biglietto e ci incamminiamo sul sentiero che costeggia il torrente Radovna. Il percorso è attrezzato con passerelle e ponti
per 1600 metri, percorrerlo è semplice e gratificante perché offre la
possibilità di ammirare, al centro delle gole, rapide, cascate e laghetti color
verde smeraldo. Scorgiamo un infinità di trote dalle
dimensioni gigantesche. Il percorso termina alla cascata Šum,
sovrastata da un ponte alto 16 metri. Spettacolare. Davvero da non perdere.
Torniamo per la stessa via, tutt’altro che monotona.
Nei pressi del parcheggio delle gole (molto attraente per un pernottamento…sigh!) c’è un’invitante trattoria dove si cucina la trota
in tutti in modi. Più volte durante il viaggio ci siamo
pentiti per non esserci fermati. Da Bled ci spostiamo a Bohinj,
una trentina di chilometri a sud-ovest. Nonostante la vicinanza tra i due paesi il paesaggio cambia completamente e diventa
tipicamente alpino. Il lago è circondato da pareti ripide e cime maestose; le
sue acque hanno un colore “maldiviano”: blu, verdi,
cristalline con i pesci che arrivano fino a riva a branchi. Spesso nei racconti
delle vacanze i superlativi si sprecano, ma questo luogo è veramente
bellissimo. Dedicato a chi ama la natura nella sua forma più
selvaggia e incontaminata. Purtroppo la giornata è grigia. Si dovrebbero
vedere le tre punte del Triglav, la montagna più alta
della Slovenia (quella rappresentata sulla bandiera), ma
le nuvole nascondono tutte le cime. Parcheggiamo il camper in uno ampio spiazzo sulla strada lungo la sponda meridionale
(divieto di sosta di notte). Appena sotto una spiaggetta
di sassolini comoda e invitante: giochiamo un po’ a
carte, a frisbee e i ragazzi raggiungono la riva opposta del lago con la canoa.
Ma il tempo oggi non dà scampo. Piove, poi smette, poi
diluvia, poi smette poi…ci arrendiamo. Avevamo già cancellato dal programma la visita alle cascate della Savica, forse l’attrazione principale di questa zona,
dobbiamo rinunciare anche alla visita della romantica chiesetta di S.Giovanni Battista perché inesorabilmente chiusa per
ristrutturazione. Tutti segnali evidenti che…sarà per
la prossima volta. Quanti motivi per tornare! La tappa
successiva prevedeva la visita del museo dell’apicoltura di
Radovlijca, ma ai voti perdo 3 a 1 (nel senso che ero
l’unica a volerci andare) e passiamo oltre. In serata
arriviamo all’autocamp Jezica
di Lubiana. Si trova nella zona nord della città, sul fiume Sava, dispone di ampie piazzole e
di un bel camper service. Nei pressi c’è una piscina.
Il campeggio è piuttosto caro (50€ al giorno senza
elettricità) e noi abbiamo voluto rispettare la solita malefica regola, ma a
Lubiana sono molte le possibilità per dormire fuori. Per quello che abbiamo potuto vedere la città è davvero molto tranquilla e
il parcheggio nei pressi dello stadio (poco più di un campo sportivo) o, ancor
meglio, quelli vicino all’ospedale, rappresentano una valida alternativa.
Appena fuori dal campeggio ci sono il capolinea del
bus n.8 e la fermata del n.6
che portano in centro. Ancora una volta però noi ci affidiamo alle bici. La
città dispone di una fitta rete di comode piste
ciclabili e utilizzando una di queste dal campeggio si arriva direttamente in
centro. Siamo rimasti sorpresi dal rispetto che gli altri utenti della strada
hanno per i mezzi a due ruote: le auto si fermano per darti la precedenza (quando ti spetta, naturalmente, ma da noi non è
così e per questo ci si stupisce) e i pedoni sono attenti a non occupare la
parte di marciapiede riservata alle bici. Leghiamo i mezzi agli appositi stalli in Cankarjeva
cesta e da lì ci muoviamo a piedi alla scoperta della capitale. La città non è
molto grande e la vita qui è sicuramente a misura d’uomo.
Visitiamo Prešernov trg, la
piazza dedicata al celebre poeta sloveno Prešeren, la
chiesa dei Francescani, il Triplice Ponte, il Ponte
dei Draghi, il Duomo di S.Nicola, Mestni
trg col Municipio e la fontana di Robba,
Stari trg e il Ponte dei
Calzolai. Affrontiamo anche la ripida salita al castello, la cui
ristrutturazione ci delude un po’: sembra più un centro commerciale che una
fortezza. Meglio da lontano. Ma la cosa
più affascinante di questa città è l’atmosfera:
romantica, effervescente, dinamica, mittleuropea. La
voglia di vivere si respira nell’aria. Tantissimi i giovani, anche stranieri.
Ci siamo “persi” a vagabondare tra le bancarelle del coloratissimo mercato
della frutta in Vodnikov trg,
e tra quelle che vendono fiori e variopinti lumini da cimitero nelle vie
intorno al Duomo. Abbiamo fatto compere da una delle tante trnovčancke
(le contadine di Trnovo), signore ritenute “monumento
etnografico vivente” che vendono i prodotti del loro orto (ma anche porcini,
mirtilli miele) e sono esonerate dal pagare la tassa dovuta per il commercio. Il giorno
dopo siamo stati al Tivoli, il parco di Lubiana,
polmone verde a due passi dal centro attraversato da larghi viali e circondato
da colline e fitti boschi. Qui abbiamo visitato il museo di storia moderna che,
in ordine cronologico, illustra la storia slovena del ventesimo secolo, dalla
prima guerra mondiale alla nascita della Jugoslavia fino alla guerra dei dieci
giorni che nel 1991 ha portato all’indipendenza del Paese. Semplice, carino e
interessante. Al pian terreno del museo, con lo stesso biglietto, era
visitabile una mostra temporanea (almeno così abbiamo capito) che esponeva il
lavoro della polizia, prima jugoslava poi slovena. Le spiegazioni erano solo in
sloveno, quindi per noi incomprensibili, ma abbiamo visto immagini e reperti
raccapriccianti. Da vietare ai minori e alle mamme (CSI in confronto è un
telefilm di Walt Disney). A pranzo
abbiamo mangiato benissimo allo Zlata Ribica in un’incantevole posizione lungo il fiume Ljubljanica (provare il tris di štruklji
e lo strudel). E’ sabato pomeriggio, i negozi chiudono e la città si svuota. Dove andranno tutti i lubianesi?
Lo scopriremo il giorno dopo: a Velika Planina, dove anche noi siamo diretti. Direzione Kamnik, poi Kamniška Bistrika. L’ultimo tratto è praticamente
frequentato solo da mountain-bike. Arriviamo dove la strada finisce, nei pressi
di una specie di ostello-rifugio punto di partenza di
alcuni trekking nella zona., davanti alle sorgenti del Kamniška
Bistrika. L’acqua del fiume è limpidissima e una
strana nebbiolina sale dalla superficie, come se l’acqua fosse calda, invece è
gelida. Non riusciamo spiegarci il fenomeno, ma è affascinante e sembra di
essere …in un sogno. Nel piazzale c’è il solito divieto, torniamo quindi sui
nostri passi fino alla partenza della funivia dove c’è una specie di campeggio
gestito dai ragazzi del rifugio-bar-ristorante-biglietteria.
Praticamente uno spiazzo alberato è stato attrezzato
con sedie e tavoli di legno, barbecue, fontanelle e colonnine per l’elettricità,
i servizi sono all’interno del ristorante e non c’è lo scarico: il tutto per
meno di 12€ a notte (4 persone + camper + elettricità+tasse).
Dopo colazione prepariamo gli zaini, infiliamo gli
scarponcini e alle nove siamo già in funivia. Con noi viaggiano pochi turisti e
un pastore col costume tipico (probabilmente pagato dall’ufficio del turismo,
ma ugualmente simpatico). A 1400 metri si cambia. Una seggiovia biposto ci
porterà ai 1666 metri di Velika Planina, un vasto pascolo alpino in cui d’estate gli allevatori
conducono il bestiame. La zona è disseminata di capanne tipiche: basse di legno
grigio con caratteristici tetti dalla forma conica, purtroppo tutte ricostruite in quanto le originali furono rase al suolo dai
tedeschi nella seconda guerra mondiale. In alcune malghe si possono acquistare
latte, burro, formaggio ecc. Il paesaggio è splendido e la vista spazia dalla
pianura verso Lubiana alle alpi di Kamnik. Con i
campanacci delle mucche a farci da colonna sonora raggiungiamo la chiesetta in legno dedicata alla Madonna delle Nevi, sulla cima di una
collina. Percorriamo un sentiero ad anello e notiamo che i rifugi iniziano a
riempirsi e sul percorso il “traffico” aumenta. Prima di mezzogiorno c’è più
gente che nel centro di una grande città la domenica prima
di Natale! Una fiera (ecco dove sono finiti tutti gli abitanti di Lubiana!). La
poesia si spegne un po’, ma siamo contenti di esserci alzati presto e di aver goduto dell’ambiente quando ancora era “intatto”. Un
consiglio: andateci perché è bellissimo, ma evitate la domenica. Siamo già a
metà della nostra vacanza e non abbiamo ancora goduto di
nessuna delle acque termali di cui la Slovenia è ricca, il tempo stringe, non
possiamo indugiare oltre quindi via…alla conquista dell’Est! Prossima
tappa: Moravske Toplice
e le sue Terme 3000. Il nostro autista decide di arrivarci seguendo il percorso
più corto (chilometricamente parlando, naturalmente
non significa il più veloce), studia la cartina ed è così che ci ritroviamo su
strade secondarie che più secondarie non si può. La
scelta si rivela sicuramente azzeccata: poco traffico, paesaggi da cartolina,
case curate, vasi di fiori alle finestre, chiese con i campanili a cipolla,
fienili doppi (toplars), agriturismi,
gostilne, cartelli di “benvenuto” (dobrodosli) all’inizio di ogni
comune, fondo stradale sempre ottimo. I nomi di molti paesi attraversati non li
avevamo mai sentiti prima e subito li abbiamo (forse
immeritatamente) dimenticati: Gornji Grad, Radmirje, Mozirje, Velenje (ok, questa la conoscevamo), Ivenca,
Slovensko Konjice, Slovenska Bistrica (qui abbiamo
intravisto l’indicazione di un camper service, ma non
sappiamo dirvi di più), Maribor (seconda città della
Slovenia), Lenart, Radenci,
Murska Sabota. Non so dire quanto tempo abbiamo impiegato per raggiungere Moravske
Toplice, il viaggio è stato gradevolissimo. Siamo
arrivati nella regione del Prekmurje, il paesaggio è
quello che è, ci troviamo nella Pianura Pannonica
molto simile alla Pianura Padana da cui proveniamo, ma qui nel 1960 durante
alcune trivellazioni petrolifere è stata scoperta una
sorgente di acqua calda che oggi alimenta il complesso delle Terme 3000 e noi siamo qui per questo.
Negli ampi parcheggi intorno al complesso termale i divieti di sosta notturna
imperversano e al campeggio vige la strana regola della tariffa a “giorno”
anziché a “notte”. Non ci rimane che seguire il consiglio dei camperisti che ci hanno preceduto: rimpinzarci al
ristorante Alexander in cambio di una notte nel
parcheggio privato dello stesso. Abbiamo mangiato da vergognarci (antipasto,
crema di funghi, grigliata) senza sapere di preciso cosa
stavamo ordinando e spendendo poco più di 40€ in quattro, abbiamo dormito
cullati dal rumore della fontanella in compagnia di un altro camper austriaco
(si sarà sparsa la voce…). La mattina
successiva eccoci in pole
position all’entrata del campeggio. Alla reception ci
vengono consegnate le tessere magnetiche con le quali
è possibile entrare alle piscine termali senza limiti di tempo (ma se si esce
bisogna aspettare almeno due ore prima di poter rientrare). Le stesse tessere
servono per i pagamenti all’interno del complesso. Ci viene
assegnata una piazzola nella quale, ormai rodati, ci sistemiamo in un
battibaleno. Poco dopo siamo in ammollo. Il complesso è dotato di 22 piscine sia coperte sia all’aperto alimentate con acqua normale,
acqua termominerale e acqua termale nera. Ci sono
anche quattro scivoli scoperti, uno scivolo a caduta
libera, tre scivoli tubolari, geyser, cascate, idromassaggi, piscina per i
tuffi, massaggi subacquei. Per tre giorni alterneremo momenti di relax sui
lettini a frequenti bagni. Nelle ore trascorse in piscina vedremo pochissimo i
ragazzi sempre “in gara” sugli acquascivoli. Il paese non offre nulla di interessante oltre le terme, ma tutta la zona è ben
fornita di piste ciclabili. Non ci lasciamo sfuggire l’occasione
e un pomeriggio partiamo alla ricerca delle cicogne che dovrebbero nidificare
in questa zona. Pedaliamo fino a Bogojina, ma vediamo
solo un nido, purtroppo vuoto. A Bogojina visitiamo
la chiesa dell’Assunta costruita dal solito Plečnik,
il più grande architetto sloveno. Le guide in nostro possesso esaltano la
costruzione (“..la più bella chiesa del Prekmurie…”), ma noi restiamo delusi. L’ultimo
giorno saldiamo il conto del campeggio entro le 16 (importante per non vedersi
addebitare un giorno in più). Le tessere magnetiche si possono conservare fino
al momento dell’uscita (le piscine chiudono alle 21). In realtà quando vado a
pagare chiedo se è possibile trascorrere la notte in campeggio e partire la
mattina successiva. Arricciano un po’ il naso, capisco che la regola non lo
prevede, non danno un consenso esplicito, ma non dicono di no e noi
approfittiamo (d’altra parte si paga “a giornata” credo sia un nostro diritto
sfruttare le 24 ore da cui è composta!). Visto che non dobbiamo spostarci
decidiamo di uscire a cena. Seguendo il consiglio di altri
viaggiatori optiamo per il Ristorante-pizzeria Kamin che purtroppo il mercoledì (e oggi è mercoledì) è
chiuso per turno. Ripieghiamo su una gostilna con i
tavoli all’aperto dietro la chiesa. Il nome non lo ricordo (“pri…” e qualcosa), ma ancora una volta abbiamo mangiato
tanto e speso poco. Il consiglio è quello di ordinare una sola portata e dopo
essere arrivati in fondo a questa, se proprio si ha ancora fame, ordinare
qualcos’altro. Le porzioni sono enormi. Altro consiglio:
portare l’Autan: le zanzare imperversano e non danno
pace. La mattina
successiva con calma e un po’ di tristezza ripartiamo, non prima di aver svolto
i compiti di carico e scarico. Il campeggio è fornito di un camper service per il nautico completamente intasato e
inutilizzabile, siamo costretti a servirci della scomodissima colonnina verde
destinata all’uso (modello mai visto prima, di sicuro il suo inventore non è
mai stato camperista!). A parte questo neo e la
perfida regola del pagamento a giornata il campeggio è
ben organizzato, pulito, tranquillo e, per la maggior parte, occupato da
stanziali. A titolo informativo: in luglio 4 persone per 3
giorni tutto compreso (campeggio+terme) 148€.
Provate a fare il confronto con un qualsiasi acquapark
italiano!
Il primo
giorno di permanenza lo dedichiamo alle piscine all’aperto, un vero e proprio acquapark con grandi vasche, scivoli, fontane, piscina con
onde artificiali, animazione e chi più ne ha più ne metta.
L’unica cosa “sgradevole” è la temperatura dell’acqua che, a
seconda delle vasche, varia dai 27° ai 36°: praticamente non riusciamo a
rinfrescarci! La mattina successiva entriamo alla Riviera Termale coperta dove
l’ambiente è completamente diverso da quello del giorno precedente. Non mancano
gli scivoli e le onde artificiali, ma l’ambiente è …un po’ chic, molto
tranquillo, con vari tipi di idromassaggi. Niente
male. Pagando qualcosa in più (non ricordo quanto, ma so di aver pensato “..però, poco!”) si può accedere alla zona delle
saune (otto tipi diversi di sauna), dove ci sono anche bagno turco, bagno
romano, solarium, centro massaggi …Ma perché dobbiamo tornare a casa? Sigh! Ci avviamo
con calma, tenendo la strada che affianca il fiume Krka
fino a Kostanievica na
Krki la città più piccola
della Slovenia costruita su una lingua di terra completamente circondata dal
fiume. Il paese non offre grandi motivi di interesse,
facciamo un rapido giro a piedi e proseguiamo fino al monastero che si trova un
paio di chilometri fuori dal paese. Praticamente è un
ex monastero cistercense che oggi viene definito “castello” (grad) e che ospita una galleria d’arte. L’ingresso
principale, che si apre in mezzo a due torri dipinte di rosa, conduce a un enorme chiostro formato da circa 260 arcate disposte su
tre livelli e addobbate dai soliti vasi di gerani rossi. Nei giardini sono
esposte un centinaio di originali sculture di legno.
Da qui facciamo una breve deviazione percorrendo strade bianche (colore sulla
carta Touring per indicare “autre
route, chemin carrossable”, in realtà perfettamente asfaltate anche se un
po’ strette) fino al monastero di Pleterje, il
convento certosino più orientale d’Europa. Siamo gli unici visitatori, non
scorgiamo nessuno dei Monaci Bianchi che abitano questo complesso, ci
attraversa la strada uno scoiattolo, tutto intorno pace
e silenzio. Ovunque cartelli con la scritta “klavzura”. L’unica parte del complesso aperta al pubblico è
la chiesa della Santissima Trinità, spoglia e in ristrutturazione. Sotto le sue
volte gotiche risuonano le melodie dei canti gregoriani (sembra che vengano
da…sotto). Allo spaccio del monastero sono in vendita i prodotti dei monaci e
nella sacrestia viene proiettato un filmato di 25
minuti sulla storia dell’ordine, purtroppo sono già passate le cinque del
pomeriggio, orario di chiusura, e non vediamo né acquistiamo nulla. Peccato. Proseguiamo
verso Novo Mesto, non visitiamo la città perché è tardi, ma ci fermiamo al Mercator per l’ultima spesa
slovena. Trascorreremo la notte al kamp Otočec, un campeggio piccolo e spartano, posto sulla
sponda meridionale del Krka. Davanti a noi, adagiato
su un’isoletta al centro del fiume e circondato da uno splendido parco, il
castello di Otočec,
che oggi ospita un hotel a cinque stelle (frequentato da Italiani, viste le
targhe delle auto nel parcheggio). Il campeggio e l’albergo hanno in comune la
gestione, ma la differenza di categoria è abissale, così come la differenza di
prezzo. Per una notte spendiamo solo 14€, senza elettricità e senza scarico. Oggi la
giornata è un po’ triste perché è arrivato il momento di tornare a casa.
Decidiamo di farlo con calma e ancora una volta ci muoviamo percorrendo strade
secondarie. Restiamo nella valle del Krka
costeggiando il fiume fino a Gabrovčec, dove
facciamo una deviazione di una decina di chilometri per visitare il monastero
di Stična, il più antico della Slovenia.
Fu fondato nel 1136 dai monaci cistercensi e oggi si presenta
con mura di cinta aggiunte nel quindicesimo secolo per difenderlo dalle
incursioni dei turchi. Attualmente vi risiedono
tredici monaci benedettini. La visita comprenderebbe chiesa,
chiostro e museo religioso, riusciamo a vedere rapidamente solo i primi
due (è domenica mattina e le messe si susseguono), il museo è aperto solo nel
pomeriggio. Stessi orari per lo spaccio in cui si vendono i
prodotti dei monaci. Non abbiamo più tempo, sarà
per un’altra volta. L’ultima tappa è per il pranzo, in un parcheggio vicino
alla ferrovia nei pressi di Postumia. Appena prima della dogana facciamo il
pieno di gasolio, siamo già a Nova Gorica-Gorizia
dove tutto è cominciato due settimane fa, sembra ieri e ci prende subito un po’
di nostalgia… HVALA SLOVENIA, NASVIDENJE. Considerazioni
generali, conclusioni, consigli… La prima
cosa che mi viene in mente dovendo concludere questo
racconto è l’elenco dei luoghi a cui abbiamo dovuto rinunciare per mancanza di
tempo. Purtroppo le settimane di ferie erano solo due e…non ci piace correre. So che torneremo in Slovenia, dobbiamo farlo.
La prossima volta approfondiremo qualche “argomento” trattato superficialmente
(Bohinj, il Vršič, la
valle del Krka), visiteremo le grandi città (Maribor, Ptuj, Celje, Novo Mesto, Kranj),
cammineremo nella Logarska Dolina la valle alpina più
bella del Paese, ci infileremo sottoterra nelle grotte
di S.Canziano e in quelle di Postumia, passeggeremo
nelle cittadine veneziane dell’Istria, andremo a visitare l’ospedale Franja (un museo dedicato a chi seppe contrastare gli
orrori della guerra in nome della solidarietà fra i popoli), proveremo nuove
terme e …forse non basteranno altri quindici giorni. Sigh!
Basta sogni, passiamo alle cose pratiche. Valuta. Lingua.
Viabilità.
Durante il viaggio ci siamo affidati alla carta
stradale TCI 1:200.000, oltre a ‘speciale qui Touring
Slovenia’ (marzo 2005), ‘Meridiani Slovenia’ (ottobre 1998), ‘Meridiani Montagne Alpi Giulie’ (luglio 2003) e alle guide monotematiche Lonely Planet e Rough Guide. Le informazioni
più utili le abbiamo avute da chi ha fatto questo
viaggio prima di noi affidando poi l’esperienza ai siti www.turistipercaso.it,
www.camperonline.it e www.turismoitinerante.com. Soprattutto
a loro va il nostro grande e sincero GRAZIE.
Viaggio effettuato da Alessandro e famiglia nell'Agosto 2005 Potete trovare ulteriori informazioni sulle località toccate da questo itinerario nella sezione METE, e i più recenti aggiornamenti alla situazione delle aree di sosta nella sezione AREE DI SOSTA. |
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