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CAMARGUE
Atmosfere gitane

La prima volta che ho visitato la Camargue è stato nel mese di Agosto di molti anni fa e stavo tornando da un viaggio in Spagna. Quello che mi aveva colpito, sotto il profilo paesaggistico, era la somiglianza con la mia zona di origine che è il Delta del Po perché, come in quest'ultimo, vi sono stagni, paludi, spiagge e lagune. Vi sono poi tornata altre volte e quasi sempre per Pasqua.
Come quest'anno.

Ci siamo messi in strada un paio di giorni prima di Pasqua e, dopo un percorso interamente autostradale fino ad Arles, abbiamo deviato sulla D 570 che immette in questo immenso Parco.

La Camargue, Parco Naturale Regionale dal 1972, stretta tra i due bracci principali del delta del Rodano è una zona interessantissima sotto il profilo ambientale ed è considerata riserva zoologica e botanica. E' la natura l'indiscussa protagonista di questa regione ventosa e bellissima. La flora variopinta e la fauna ricchissima sono gli elementi colorati di questa terra, mentre i grandi allevamenti (manades) di tori e di cavalli, unitamente alle saline, alle risaie ed ai vigneti rivestono anche un importante ruolo nell'economia di questa regione.
Da sempre, la Camargue ha ispirato scrittori ed artisti ed il suo fascino si ritrova nelle pagine dei poeti, da Daudet a Montale, a Mistral che qui ambientò la tragedia "Mirella" e nei solari dipinti di Van Gogh che paragonò Les Saintes Maries de la Mer alla natìa Olanda, "...... solo con il cielo sempre azzurro ed il mare di un blu profondo ......"

Ho divagato un po'……. ora torno sulla strada, sempre sulla D 570, per suggerire un interessante percorso.

Dopo qualche km dall'inizio della D570, a sinistra, c'è una strada secondaria, la D 36, che porta alle saline di Giraud e prosegue fino al Domaine de la Palissade, affascinante paesaggio della Bassa Camargue che in 702 ettari racchiude uno stupefacente microcosmo fitto di stagni, lagune, boschi, prati, saline e spazi sabbiosi. Si risale poi la D 36, si piega a sinistra e ci si immette sulla D36b. Si incontrano altre saline, quelle di Badon, e si costeggia l'immenso Etang de Vaccares sostando poi a La Capelière, un Centro d'Informazione sulla Natura.

Le attrattive che meritano una sosta lungo la D570 sono varie e molteplici.
A cominciare dal Musée Camarguais (ovviamente nessun problema per il parcheggio dove si può anche effettuare una sosta-pranzo); le Musée des Roulottes Anciennes (Museo Tzigano) a Pioch Badet, il Centro Informazioni del Parco Naturale e il Parco Ornitologico di Pont de Gau che permette di osservare nel loro ambiente naturale, oltre ai fenicotteri rosa, i cormorani e gli aironi, anche gli uccelli che qui vivono abitualmente e quelli migratori. Sempre lungo la D 570 si susseguono moltissimi "mas" dove fare passeggiate a cavallo mentre, più nell'interno, s'intravedono gli allevamenti di tori.

E poi si arriva al capoluogo della Camargue, Les Saintes Maries de la Mer, cittadina di poco più di 2.000 abitanti che durante l'estate, in virtù della sua vocazione turistica, diventa affollatissima. Personalmente preferisco andarci in primavera ed in autunno anche se il mistral spira con più frequenza, però in queste stagioni ci sono pochi "moustique", le fastidiosissime zanzare che, in estate e in assenza di vento, planano nell'aria in nutrite legioni e che, in fatto di dimensioni, non hanno nulla da invidiare a quelle del nostro Delta.

Ma il nome di Les Saintes Marie è noto soprattutto ai turisti per la Manifestazione più importante che si svolge due volte l'anno, alla fine dei mesi di Maggio e Ottobre ed è il Pellegrinaggio degli zingari.

I gitani arrivano a migliaia nella cittadina per portare in processione fino al mare le reliquie di Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Maria Salomè che, secondo la leggenda, approdarono su di una zattera alle rive di questo villaggio nell'anno 40 d.C.
Qui furono accolte da Sara, una gitana scura di colorito e di capelli che si convertì al cristianesimo e diventò in seguito patrona dei gitani. Santa Sara, peraltro mai riconosciuta dalla Chiesa, fu accettata in processione solo dal 1935, per opera del marchese de Baroncelli, personaggio importante nella storia di questa cittadina.

E' una processione suggestiva che inizia dalla Chiesa Romana per dirigersi poi verso il mare ed è particolarmente affascinante per via della folla multicolore che vi partecipa, per i canti, il folclore e per il bagliore dei gioielli sulle statue delle sante protettrici.
Dopo questo appuntamento, i gitani ripartono e di zingari a Les Saintes Maries se ne vedono ben pochi a parte qualche gitana che propone ai turisti, senza neanche troppa insistenza, di predire il futuro leggendo la mano.

Arrivati a Les Saintes Marie, abbiamo parcheggiato nell'area camper oltre la rotonda de la Vallée de Lys, praticamente verso le spiagge est.

Dopo aver scaricato le biciclette, ci siamo avviati verso il faro de La Gacholle, lungo una pista "pittoresca" come la definisce l'opuscolo informativo del Tourist Information. Ed è vero, è un percorso bello come pochi altri, una totale immersione nella natura, illustrata inoltre in maniera meticolosa, nelle tavole esplicative fissate a bordo del sentiero, che enumerano le varie specie di fauna e di flora qui esistenti.

Ogni tanto il sentiero è insabbiato, pedalare diventa difficoltoso e così scendiamo dalla bicicletta per proseguire a piedi ma la cosa non ci dispiace perché ci consente di fare un'ennesima sosta per osservare e fotografare i fenicotteri e gli aironi.
Dopo più di un'ora, comincia a piovigginare e torniamo indietro senza fretta. Il pomeriggio girelliamo per il centro mentre le bande musicali cominciano a fare la loro comparsa.
La zona pedonale è sempre affollata, ci sono ristoranti e chioschi che propongono invitanti baguette farcite in mille modi mentre i piccolissimi negozi offrono le merci più disparate: dai costumi locali alle stoffe provenzali, dai prodotti di erboristeria agli oggetti di artigianato; vendutissimi (ma è scontato) sono i simboli gitani che assicurano la protezione dalla malasorte e la felicità a chi li porterà.

In serata la pioggia si è fatta più battente e, poiché siamo fronte mare, il camper si ricopre di una patina di salsedine. Oggi è Pasqua.

Lentamente sta spiovendo. Andiamo nella zona pedonale che si sta animando sempre più mentre un folto gruppo folcloristico si esibisce man mano nelle varie piazzette raccontando, attraverso una sorta di pantomima ed eseguendo balli antichi, di una delicata storia di corteggiamento amoroso.

Pranziamo in uno dei ristoranti del centro e scegliamo un menù locale di pesce. Il locale è confortevole, rallegrato da un musicista spagnolo che s'impegna al massimo suonando le melodie (anche in versione rock…) del suo Paese d'origine. Il pranzo è fantasioso, ottimo e squisito accompagnato da un'appetitosissima "rouille" rosata a base d'aglio (in quantità industriale!) che ammorberà oltre ai nostri abiti anche il camper, nonostante le massicce quantità di dentifricio impiegato…. Però che buona!!! Ora che ci ripenso, al confronto, la piemontesissima bagna caoda pare un profumato bouquet…

Nel pomeriggio il tempo si è rasserenato, il cielo è diventato blu ed il sole caldo ci invoglia ad una lunga passeggiata. Superiamo le dune delle spiagge ovest e, affondando nella sabbia soffice e chiara, raggiungiamo la riva del mare. E' una sensazione stupenda.
Ritorniamo nella zona pedonale che si è affollata nel frattempo da gente che arriva da tutta la regione, molti sono gli uomini che indossano la caratteristica tenuta da mandriano con il cappello a larghe tese e l'immancabile camicia a disegni provenzali.

Ma questo non è che l'anticipo di quello che avverrà domani.

Nel periodo pasquale, infatti, iniziano in tutta la Provenza le corse dei tori che però, a Les Saintes Marie de la Mer, è chiamata "course à la cocarde", uno spettacolo che vale la pena di vedere, almeno una volta se si viene in Camargue.
Questa è una corrida incruenta che ha sì per protagonisti il toro e l'uomo, però né uno né l'altro moriranno mai. Potremo quindi assistere, senza alcun patema d'animo a questa sfida che resta, senz'ombra di dubbio, una prova di abilità.

Da una parte il toro, che non ha nessunissima intenzione di farsi strappare la coccarda saldamente fissata alle corna (opportunamente protette); dall'altra l'uomo che vuole a tutti i costi questo trofeo in quanto la posta in palio é una cospicua somma in denaro.
Anche il pubblico è invitato a concorrere, sempre con premi in denaro in palio, ovviamente. Qualcuno che ci prova c'è sempre e poi, se ci si procura qualche contusione, le medicazioni sono gratuite!

Altri elementi di colore locale durante la giornata sono "Abrivado" e "Bandido" corse sfrenate di tori per le strade, stretti tra i "gardians", mandriani armati del lungo tridente a falce di luna.

Certamente in parte è allestito a scopo turistico; però l'entusiasmo e la spontaneità della gente locale sono così veri che non si può fare a meno di sentirsi coinvolti in pieno.

Un'informazione che può interessare i camperisti è quella che riguarda la sosta a Les Saintes Maries. Le aree predisposte per i camper sono tre, tutte munite di carico-scarico: una situata in zona centrale, all'incrocio tra la D570 e l'Avenue des Massoucles, una fronte mare verso le spiagge est ed una a due km in direzione Aigues Mortes. Vi sono comunque parcheggi tollerati (almeno sino al periodo cui si riferisce questo testo) oltre la Capitaneria di Porto, dove tra l'altro vi sono due cose interessanti da vedere: una è il mattutino e giornaliero mercato del pesce (che però si può anche acquistare direttamente dai pescatori, se si ha la pazienza di aspettarli) e l'altra è una zona denominata "Les cabanes de Cambon" dove vecchie case di mandriani camarghesi sono state ristrutturate mantenendo però intatta la loro architettura rurale originaria.

Uscendo dalla cittadina, sulla D38 in direzione Aigues Mortes, le Petit Rhone delimita un altro angolo di fascino selvaggio: quello della Petite Camargue.

Alla nostra destra incontriamo uno specchio d'acqua con fenicotteri e aironi; poi ci si addentra lievemente nell'interno ed ecco una sequenza di "mas" che propongono vini e riso. Il cartello "Vins de Sable" accompagnato da pittogramma raffigurante un fenicottero rosa, compare frequentemente su questa strada secondaria unitamente a grandi spazi recintati che inalberano il vistoso cartello di "poterie", le ceramiche a motivi provenzali che in questa zona si acquistano a prezzi molto convenienti.

Sostiamo nel parcheggio di uno di questi centri vendita all'aperto e, non ho ancora cominciato ad esplorare la vasta distesa di ceramiche multicolori, che sono immediatamente adottata da un paio di zanzare fameliche che non mi mollano neanche per un istante, pungendomi a più non posso. Che sfacciate!!

Ancora qualche km e siamo ad Aigues Mortes.

Seguiamo l'indicazione dell'area sosta camper situata lungo la sponda del canale e la raggiungiamo dopo aver superato sia la ferrovia sia il ponte, però la scartiamo subito. Non è che non ci sia posto, è solo che l'unico spazio vuoto è rappresentato da una grande e profonda pozzanghera che ci fa desistere dall'entrare.
Di fronte all'area però, sull'altra sponda del canale, vediamo altri camper in sosta. Invertiamo la marcia e, dopo qualche minuto, ci uniamo a loro. Attorno alle mura che circondano la cittadina vi sono comunque molti parcheggi a pagamento.

Entriamo in Aigues Mortes, fondata nel XIII secolo da Luigi IX, che da qui partì per la crociata in Egitto nel 1248.
Borgo medievale fortificato ed importante esempio di architettura militare, Aigues Mortes, che sorge al limite della Camargue, è una meta turistica molto frequentata per cui abbondano i ristoranti, le pizzerie e tanti negozietti, alcuni d'impronta veramente kitch.

A parte la bella Chiesa Notre Dame des Sablon e le due Cappelle, una des Pénitents Blanc e l'altra, des Pénitents Gris, l'attrattiva maggiore è la cinta fortificata aperta da 10 porte, con torri cilindriche e merlate sulle quali spicca la Tour de Constance alta 40 metri, anticamente usata come prigione.

Percorriamo il camminamento sulle mura, autentico belvedere cittadino dal quale lo sguardo spazia non solo sulla pianura circostante e sulle saline, ma anche sulle case racchiuse dentro il borgo che danno l'esatta percezione di come si vive in questa cittadina medievale.
Anche Aigues Mortes offre, come del resto tutte le cittadine camarghesi, la possibilità di giri in battello, safari nella natura, passeggiate a cavallo e in calesse. Simpatica e interessante è l'escursione, su di un trenino (con partenza dalla cantina "Domaine de Listel"), alle saline che si estendono su 10800 ettari di terra selvaggia.

Uscendo dalle mura, diamo uno sguardo alla lunga sequenza di negozietti. Barbara acquista un pelouche-fenicottero, un tenerissimo batuffolo rosa dalle zampe lunghissime, munito di ventosa che, una volta in camper, fissiamo immediatamente ad una finestra.
Riprendiamo la strada, superiamo St. Gilles, oltre le lagune salate, e puntiamo su Arles, uscendo così dal grande Parco Naturale.

Non è facile spiegare il fascino della Camargue.
Certamente sta nei suoi grandi spazi disabitati, nelle sue lunghe spiagge sabbiose, nelle sue dune, nel grido dei gabbiani e degli altri uccelli degli stagni, nelle maree e nel mistral che soffia per gran parte dell'anno.

Forse l'anima della Camargue è racchiusa nel suo simbolo, "la croix gardienne", la croce buttera che ha come emblema l'àncora sormontata da cuore e croce (l'ancora sta a significare la speranza, il cuore la carità mentre la croce simboleggia la fede); sicuramente è rappresentata dai colori predominanti di questa terra: il rosa dei fenicotteri, il bianco dei cavalli, il nero dei tori, il rosso di certi tramonti che sembrano incendiare l'orizzonte e l'azzurro del suo cielo sempre limpido che si tuffa nel blu profondo del mare aperto.


Qualche informazione pratica
Lunghezza dell'itinerario in Camargue: km 195 circa.

Dove sostare
I suggerimenti per le soste sono indicati accanto alle località citate nel testo.

Cosa acquistare
Ceramiche, stoffe provenzali, cesterie, santons, vino, riso, sale naturale e aromatizzato, prodotti di erboristeria.

Cosa gustare
Carne e salame di toro, pierrade, bouillabaisse (zuppa di pesce), frutti di mare.


Viaggio effettuato da Tosca Ferro nell'Aprile 2003

Potete trovare ulteriori informazioni sulle località toccate da questo itinerario nella sezione METE, e i più recenti aggiornamenti alla situazione delle aree di sosta nella sezione AREE DI SOSTA.


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