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PROVENZA
Sulle tracce di Van Gogh e Nostradamus

L'abbiamo attraversata più volte nel corso degli anni, la Provenza, ma sempre per raggiungere altre mete. Avevamo visitato un paio di città "importanti", questo è vero, però rimaneva, comunque e sempre, un percorso di transito.
Fino a quest'anno.

Dopo aver stilato un itinerario di massima, eccoci quindi in Provenza.

A prima vista la regione sembra immensa, ma questo è l'effetto del susseguirsi della storia, motivo per cui i suoi confini non sono nettamente definiti. Dal lato amministrativo appartiene alla regione Provence, Alpes, Cote d'Azur ma il suo cuore vero, quello antico, batte nelle cittadine racchiuse nei dipartimenti Alpes de Haute Provence, Bouches du Rhone, Var e Vaucluse.

Entriamo in Aix, la romana "Aquae Sextiae" e antica capitale della Provenza. Dopo aver parcheggiato a pagamento nei pressi della stazione ferroviaria sostiamo un attimo all'Ufficio del Turismo in Place de Gaulle e poi infiliamo Cours Mirabeau, orlato da bei palazzi d'epoca, per proseguire verso la città vecchia, la Vieil Aix. E nel dedalo di viuzze, dove le testimonianze di epoca romana si affiancano a quelle medievali, ci passiamo un bel po' di tempo e non abbiamo certo dimenticato Paul Cezanne che nacque qui, ad Aix.

A questo proposito è molto interessante, seguendo un itinerario contraddistinto da chiodi dorati, che inizia in Place de Gaulle, ripercorrere i luoghi che hanno segnato la vita dell'artista, dall'infanzia fino all'età adulta.

Prima di lasciare la città, faccio il primo acquisto o meglio il primo peccato di gola: una scatola di calissons d'Aix, gli squisiti dolcetti a base di mandorle e miele che si fregiano del marchio "appellation d'origine" e che vantano un passato tanto antico quanto prestigioso. Si narra, infatti, che nel XVII secolo, alcune calissons, dopo essere state benedette dal Vescovo, furono distribuite ai fedeli durante la celebrazione annuale dell'anniversario del 1630, anno in cui ebbe termine la pestilenza.

Lungo la statale saliamo verso nord entrando così nel Parco Regionale del Luberon.

Superiamo Apt e dopo 13 km raggiungiamo Roussillon, paese di montagna nella valle del Calavon caratterizzato da spettacolari falesie color ocra, porpora e giallo dorato che si aprono tra il villaggio ed il cimitero.

Il "Sentiero delle Ocre" (visita a pagamento) porta alle vecchie cave, ora in disuso, dove l'ocra era estratta fin dai tempi più remoti; infatti, già gli antichi romani impiegavano questa sostanza per tingere le loro toghe.

Al pari delle cave il paesino è delizioso e due passi si fanno volentieri tra viuzze, scalette e piccoli negozi. Punto sosta a pagamento a fianco della Conservatoire des Ocres.

E da quest'imperdibile angolo di Provenza, lungo la D2 che si snoda sinuosa tra olivi secolari, vigneti bassissimi e campi di lavanda, raggiungiamo in 11 km Gordes, villaggio panoramico dominato da un castello rinascimentale costruito sulle rovine del nucleo antico. Dopo aver sistemato il camper in uno dei tanti parcheggi a pagamento, andiamo alla sua scoperta, piacevolissima per la verità, e ci soffermiamo nelle molte botteghe di artigiani e artisti che dimorano e lavorano qui abitualmente. La vocazione turistica di questo villaggio, uno dei più visitati della Provenza, è evidentissima ma riusciremo ad apprezzarlo maggiormente pensando a com'era un tempo.
Abitato fin dall'età neolitica, Gordes ebbe il periodo di maggior splendore nel Seicento quando diventò famoso in tutta la Francia per la maestria dei suoi artigiani, in special modo tessitori e calzolai.

Di nuovo in camper, ma solo per qualche km, alla volta del Villaggio des Bories.

Lasciato il camper in un parcheggio lungo la strada principale, percorriamo oltre un km e mezzo a piedi prima di arrivare al villaggio. I Bories, chiamati familiarmente "Capanne Galliche" sono antiche abitazioni costruite con pietre a secco e ci appaiono oggi, dopo il restauro effettuato tra il 1969 e il 1976, com'erano esattamente 150 anni fa, quando gli ultimi abitanti lo abbandonarono definitivamente. Ma a pochi km da Gordes c'è un altro luogo da non dimenticare ed è l'Abbazia cistercense di Senanque, oggi adibita a museo e centro culturale.
Circondata da campi di lavanda l'Abbazia, semplice nelle forme e priva di decorazioni, sorge in posizione solitaria ed è un luogo permeato di pace che resta impresso nella memoria in modo indelebile.

Seguiamo ora il segnale "Route Touristique" e deviamo all'indicazione per Fontaine de Vaucluse lungo una strada che si snoda tra ulivi, ciliegi e vigneti, famosa per la sorgente del fiume Sorgue.
Il luogo, fortemente turistico, è meta costante di visitatori che, dopo aver superato una fila interminabile di bancarelle ricolme di prodotti provenzali e non, raggiungono la fonte che si stende ai piedi dell'altissima falesia calcarea (230 mt).
E noi ci avviamo con loro, in ordinata fila, verso le "Chiari, fresche, dolci acque" cantate da Petrarca alla sua amata Laura, ad ammirare la cascata color smeraldo per dedicarci poi alle altre attrattive di Fontaine. Tra chiese e musei attira la nostra attenzione un mulino ad acqua ancora funzionante dove vengono illustrate tutte le fasi della lavorazione della carta partendo dalla materia prima fino a giungere al foglio vero e proprio che il "maestro", con un'ultima mossa finale che pare uno svolazzo, mette ad asciugare. Ovviamente all'interno di questo edificio vengono venduti oggetti in carta assai graziosi ma questa volta mi trattengo dall'acquistare e lascio il piacere dello shopping ai numerosi turisti presenti.

Sosta a Fontaine sul lungofiume, parcheggio a pagamento.

Da Fontaine de Vaucluse vogliamo raggiungere Avignone (che abbiamo visitato più volte ma che non tralasciamo mai quando siamo nei pressi) toccando prima Carpentras, rumorosa città che conserva alcuni bei edifici e nota ai buongustai per i rinomati tartufi e poi, dopo 18 km, Orange che accosta alle testimonianze romane del I° sec. d.C. l'odierno volto di prosperoso centro provenzale ricco di frutteti e vigneti oltre che sede mercatale di uve, olive, miele e tartufi.

Cominciamo a scendere verso Sud, lasciando alle nostre spalle il Mont Ventoux, il "Monte sacro dei Celti", alto quasi 2000 mt che i Provenzali considerano il cuore della loro terra e, percorsi 17 km siamo ad Avignone. Parcheggiamo come molte altre volte sotto le sue alte mura e ci limitiamo questa volta ad una semplice passeggiata, quanto mai rilassante, per la verità.

Scendiamo verso Tarascon che, secondo la leggenda, deve il suo nome alla Tarasque, una specie di drago che nei tempi antichi terrorizzava la gente del luogo prima di venire domato da Santa Marta, le cui spoglie riposano nella chiesa locale.

Come il solito, quando entriamo in una città per la prima volta, facciamo un primo giro "di ricognizione". Le vie insolitamente deserte della cittadina ci fanno provare una strana sensazione; detto senza mezzi termini: non ci ispira per niente fermarci qui per la notte anche se abbiamo individuato subito il punto sosta a lato del Castello.

Vediamo di fronte, oltre il ponte sul Rodano, la città di Beaucaire munita, al pari di Tarascon, di un imponente castello; è un'immagine singolare: pare si fronteggino…
Percorsi due km siamo a Beaucaire, facciamo un giro in camper: è davvero incantevole!

Ci soffermiamo sul porto canale vivacizzato da piccole imbarcazioni. A fianco della banchina, due file di comodi parcheggi ci fanno pensare ad un'ideale sosta notturna. Attirano la nostra attenzione due grandi cartelli. Il primo ci rallegra: è l'indicazione a lettere cubitali di parcheggio gratuito.

Il secondo, invece, ci rallegra molto meno: Sempre a grandi caratteri (visibilissimi dalla strada, senza neanche scendere dal camper) dà esplicite raccomandazioni ai turisti di premunirsi contro i possibili furti. Abbandonata velocemente l'idea di passare la notte qui salutiamo Beaucaire, facciamo dietrofront e torniamo a Tarascon.

E' scesa nel frattempo la sera e la sapiente illuminazione notturna conferisce al monumentale Castello (dove Renato I° d'Angiò, dopo averlo ultimato nel 1450, amava organizzare memorabili feste) un aspetto suggestivo ed anche un po' misterioso.

Al mattino prestissimo un rumore inconfondibile interrompe il nostro sonno. A pochi metri stanno allestendo il mercato settimanale. Ho detto "rumore inconfondibile" perché ci è capitato più d'una volta, durante i nostri viaggi, di doverci spostare velocemente perché l'ambulante di turno reclamava, giustamente, il suo posto per il banco da mercato. Ricordo la prima volta, ad Ath in Belgio, (eravamo alla prima esperienza di viaggio, con un auto sportiva che trainava una piccola ma ahimé pesante caravan) quando un commerciante bussò alla porta della roulotte invitandoci a spostarci. Cosa che facemmo subito ovviamente: ci parcheggiammo sulla via laterale e riprendemmo beatamente a dormire….

Sto divagando, ora riprendo il filo del discorso….

Scendiamo dal camper e costatiamo che non siamo soli, altri camper sono giunti nella notte. Ci avviamo verso il centro città dove ci riforniamo, nel locale Ufficio Turistico, di opuscoli illustrativi, compresi quelli che useremo nelle prossime tappe del nostro itinerario. Visitiamo diligentemente tutte le attrattive senza dimenticare la casa di Tartarin de Tarascon, il celebre personaggio di Alphonse Daudet. E abbiamo anche girellato a lungo per il mercato, vero tripudio di colori e sapori cui è molto difficile resistere. Ci sono molte bancarelle che propongono specialità provenzali e ne approfittiamo volentieri anche perché i prezzi sono molto buoni. E così ritorniamo al camper con pacchetti e pacchettini di erbe aromatiche, spezie, olive farcite, prodotti di erboristeria, un contenitore colmo di profumata paella…. Sono veramente soddisfatta per i miei acquisti!

Sedici km separano Tarascon da St. Remy de Provence, situata sul lato settentrionale delle Alpilles, punto significativo del nostro itinerario, anche se la sosta si è rivelata alquanto difficoltosa.

Il parcheggio di un supermercato, anche se un po' lontano dal centro, andava benissimo, ma aveva le sbarre… In centro c'è un parcheggio turistico che inalbera però l'espresso divieto ai camper e questo mi pare una contraddizione. Le viuzze interne sono ovviamente proibitive per i nostri mezzi; alla fine riusciamo ad incastrarci, come l'ultimo tassello di un puzzle, in uno spazio che sembra attendere noi e finalmente, possiamo scendere dal camper.

Ci tuffiamo subito nel cuore della città vecchia, lungo stradine che la guida definisce "pittoresche" ma questa volta, a onor del vero, l'aggettivo è più che appropriato visto che la pittura solare di Van Gogh si ritrova ovunque. L'artista, che trascorse un anno nell'ospedale psichiatrico di St. Paul de Mausole, dipinse qui, a St. Remy, quadri quali "Campo di grano con cipressi", "Piante di iris" e "La notte stellata".

Ma accanto a Van Gogh un'altra presenza aleggia costantemente a St. Remy ed è quella di Nostradamus, ovvero Michel de Nostredame, medico e astrologo francese, autore di pronostici astrologici in quartine che ha qui la sua casa natale.

In direzione Les Baux deviamo per il sito archeologico di Glanum, (visita a pagamento) la città romana saccheggiata dai Goti nel 480 d.C.

Seguiamo la prima indicazione per Les Baux de Provence, percorrendo una strada lunghissima e stretta e pensiamo di non arrivare mai a destinazione anche se il paesaggio, per la verità, ci ricompensa ampiamente di tutti i km; scopriremo in seguito, una volta discesi dal borgo, che bastava seguire l'indicazione successiva, per salire più rapidamente.

Comunque eccoci ora a Les Baux, cittadella medievale arroccata su uno sperone roccioso lungo il versante sud delle Alpilles. Quest'ultime, bianche e frastagliate rocce calcaree che non superano quasi mai i 500 mt, offrono stupendi panorami che racchiudono valli fiorite con frutteti e vigneti, fattorie, pascoli, villaggi medievali e ruderi di castelli.

Su questo luogo singolare dominato dalle rovine di un castello, fiorirono leggende quanto mai fantasiose. Si narra, infatti, che nei tempi antichi sia il maniero sia le case che lo circondano fossero abitate da streghe e folletti. E dopo l'atmosfera "magica" si passa a quella religiosa con l'affermazione dei primi Signori di Les Baux i quali, asserendo di discendere da uno dei tre re magi (precisamente Baldassarre che, seguendo la stella, andò a Betlemme), inserirono sul loro blasone una stella cometa.

Anche se storia e leggenda s'intrecciano ripetutamente nelle vicende di questo villaggio, un fatto vero e testimoniato c'è ed è che i Signori di Les Baux, che dal XI al XV secolo governarono più di 80 città provenzali, fecero di questo borgo un centro di cavalleria medievale, una delle "corti d'amore" più importanti di Francia e quest'ultimo aspetto mi coinvolge in maniera totale perché mi sembra una cosa molto, molto romantica.

Ai piedi di questo sperone di roccia fu scoperto nel 1821 un minerale cui fu dato il nome di bauxite, utilizzata per la produzione dell'alluminio. Attualmente le cave, col nome di Cathedral d'Images sono adibite a varie proiezioni di materiale audiovisivo.

Abbiamo lasciato il camper davanti alla Cathedral d'Images dove c'è un parcheggio gratuito, comodo al villaggio che si raggiunge in 300 metri. E una volta arrivati lassù, in mezzo a torme di turisti, per lo più della specie "mordi e fuggi", ci siamo ritagliati uno spazio personale per gustare oltre al Castello (visita a pagamento) anche gli eleganti edifici cinquecenteschi, le chiese, alcuni musei tra cui quello des Santons.

Curatissimo e vivacizzato da balconi fioriti e cortili incantevoli, il borgo ospita molti caffè, bistrot, gallerie d'arte e botteghe di artigianato colme di manufatti e prodotti locali dove primeggiano gli aromi ed i sapori di Provenza.

Sempre riguardo alla sosta vi sono altri parcheggi a pagamento, anche lungo la strada che si presenta però in forte pendenza. Quello da noi utilizzato è sicuramente il migliore ed abbiamo sostato quasi l'intera giornata.

Arriviamo ad Arles nella mattinata.

Vi sono alcuni parcheggi sia fuori le mura sia vicino agli Alyscamps, ma noi abbiamo sostato, con altri camper, davanti al Museo de l'Arles Antique.

Non è la prima volta che vediamo Arles, ma la ritroviamo sempre invitante e con quel pizzico di fascino spagnolo che la contraddistingue.
Merito dell'anfiteatro che in occasione delle corride si trasforma in un immensa Plaza de Toros con almeno ventimila spettatori?
Può darsi, anche se la vivacità di questa città si ricorda per un pezzo. E così, passo a passo, finiamo per ripercorrerla tutta, non tralasciando l'Espace Van Gogh, l'ex ospedale cinquecentesco Hotel Dieu du St. Esprit dove il pittore olandese fu ricoverato. Ad Arles Van Gogh dipinse con i colori che gli ricordavano l'oro antico, il bronzo e il rame e realizzò tra il 1888 e il 1889 circa 400 tele, ma non riuscì a venderne neppure una.

Devo dire che ci fa un certo effetto ricordare che dipinti quali (tra i tanti) "Autoritratto", "Casa gialla", "Vaso con girasoli", " Caffè di notte" e molti altri che abbiamo ammirato a Parigi al Museo d'Orsay, a Londra alla Tate Gallery e National Gallery, e al Rijksmuseum di Amsterdam, sono stati realizzati qui, in questo dolce paesaggio dove i colori sembrano più vivi, densi e puri.

La Camargue è vicinissima ad Arles, ma l'abbiamo ripercorsa tre mesi fa e quindi la tralasciamo (momentaneamente) per puntare verso Salon de Provence, dove ritroviamo le tracce di Nostradamus.

Il punto sosta camper è ubicato frontalmente a Place Jules Morgan, come ci conferma il locale Ufficio Turistico, ma noi preferiamo sostare sotto gli ombrosi alberi di Avenue de Vertheim, poco distante dalla Collegiale de Saint Laurent, che ospita la tomba di Nostradamus.

Saliamo al Chateau de l'Emperi, l'antica residenza dei Vescovi di Arles, inoltrandoci poi lungo le stradine del centro antico soffermandoci, al n° 11, in rue Nostradamus nell'abitazione del famoso astrologo, oggi trasformata in museo, che visse a Salon gli ultimi 19 anni della sua vita.

Girellando senza fretta notiamo che la città ricorda continuamente (ma non potrebbe essere diversamente) il suo cittadino più illustre: bar, bistrot, gallerie d'arte, botteghe artigiane ed esercizi vari si fregiano, infatti, del nome di Nostradamus.

Ma c'è un altro aspetto di questa città che ci colpisce ed è quello legato alle sue tradizioni che rispecchiamo in maniera evidente le origini agro-pastorali. Importante centro di produzione dell'olio d'oliva, Salon è rinomata anche per gli ottimi vini proposti dalle caves locali, per il miele, per la produzione del sapone che è messa in risalto dal Musée su Savon de Marseille, ubicato in avenue Paul Borret 148, all'interno di un'antica "savonnerie" ancora in attività.

Meno di quaranta km ed ulteriore sosta a Martigues, un'ennesima Venezia, ovviamente "della Provenza" ma questa volta un po' d'atmosfera veneziana c'è davvero. Piccoli ponti, case che si affacciano sui canali, piazzette simili a campielli, locali le cui insegne rimandano sempre alla nostra città lagunare…. E' bello essere qui, in questo luogo piacevole, dove non manchiamo mai di fermarci quando percorriamo la strada costiera; da ricordare inoltre che il primo sabato di luglio viene allestita la Manifestazione "Festa Veneziana".

Lasciamo Martigues (dove abbiamo sostato al porto) alla volta di Marsiglia, capoluogo della regione Provence-Alpes-Cote d'Azur.

Ci mettiamo un'eternità per arrivare al Porto Vecchio ma, una volta tanto, la cosa non ci dispiace perché ci dà modo di osservare il continuo alternarsi di edifici antichi e moderni che caratterizzano in modo peculiare l'antica Massalia.

Anche se durante la seconda Guerra Mondiale le bombe tedesche hanno abbattuto gran parte della città vecchia, in alcuni locali si respira ancora l'atmosfera della "vecchia Marsiglia". Le vie che partono dal Vieux Port sono piene di vita e danno l'esatta percezione di essere in una città multietnica. Una città, tra le più grandi di Francia, dove una variopinta umanità lavora e vive (molte volte) sul filo dell'illegalità. Ma in questo è simile a tutte le città portuali, luoghi che mi attraggono in maniera particolare perché, al di là dei luoghi comuni, sono animate, piene di colori e profumi.

Dal Quai des Belges, dove si svolge il quotidiano mercato del pesce, percorriamo la Canebière, il medievale quartiere di botteghe artigiane dove veniva lavorata la canapa (in provenzale canèbe), oggi ritenuta la più importante via commerciale della città. Qui si allineano caffè, ristoranti, boutiques, librerie, grandi magazzini ed anche, il martedì e il sabato, il mercato dei fiori.

Al di là del dedalo di viuzze della città vecchia e dei boulevards addossati al centro dove ci sono, tra l'altro, diversi musei, se si ha fiato (basta però camminare piano piano ….) val la pena salire alla basilica di Notre Dame de la Garde, che sorge su di uno sperone roccioso a sud del porto vecchio. Da quassù si gode una vista impareggiabile, è un belvedere naturale ed autentico, come autentico è l'affetto dei Marsigliesi verso la Madonna, la loro "Bonne Mère", testimoniato dai migliaia di ex voto che ornano l'interno della chiesa.

Scoprire o riscoprire questa regione è sempre un fatto sorprendente ed appagante perché la Provenza, sostanzialmente mediterranea per quanto riguarda il paesaggio, carattere e cultura, ha sovente uno spirito più simile a quello italiano e spagnolo che non a quello francese. Il suo fascino, indiscutibile, sta sicuramente nei suoi paesaggi fatti di colori vivi e solari (io li definisco con affetto, "alla Van Gogh") e, forse per questo, oggi come un tempo è meta prediletta di molti artisti.

Per questo, un viaggio in Provenza, difficilmente delude e poi, non facciamo troppo caso al mistral: in fondo anche questo è un elemento tipico di questa terra…


Qualche informazione pratica

Lunghezza dell'itinerario in Provenza: km 450 circa

Quando andare
La Provenza è bella sempre, 365 giorni l'anno però, per assaporare al meglio i colori della campagna, suggerisco il mese di Giugno per la fioritura dei girasoli mentre a Luglio ed Agosto si possono ammirare i campi di lavanda fiorita.

Dove sostare
I suggerimenti per le soste sono indicati accanto alle località citate nel testo.

Cosa acquistare
Ceramiche, santons, stoffe provenzali, profumi ed essenze di lavanda, sapone e prodotti di erboristeria, olio d'oliva, miele, erbe fini, vino, pastis, formaggi caprini, dolci quali i calissons (pasticcini di mandorle e miele) e navettes (biscotti aromatizzati con acqua di fiori d'arancio).

Cosa gustare
Bouillabaisse e bourride (due tipi di zuppa di pesce), aigo-boulido (zuppa di erbe, aglio e uova), daube (stufato di manzo), pieds et paquets provencale (piedini di maiale), brandade o morne sèche (stoccafisso), ratatouille (verdure varie stufate).


Viaggio effettuato da Tosca Ferro nel Luglio 2003

Potete trovare ulteriori informazioni sulle località toccate da questo itinerario nella sezione METE, e i più recenti aggiornamenti alla situazione delle aree di sosta nella sezione AREE DI SOSTA.


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