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Camping Sport Magenta

SCOTLAND 1999

Viaggio in Italia, Francia, Gran Bretagna

24 Luglio - 19 Agosto 1999
Con la partecipazione di Alessandra, Diana, Gabriella & Gabriella, Roberto

Un affettuoso saluto a tutti i partecipanti a questa emozionante esperienza.


Le Tappe
 
  1. Castel Gandolfo Civitavecchia Bagno di Gavorrano Rosignano Marittima Genova Arquata Scrivia
  2. Arquata Scrivia Tortona Saint Vincent Gran San Bernardo Martigny Montreaux Vallorbe Mamirolle
  3. Mamirolle Besancon Troyes Reims Calais
  4. Calais Dover London Cambridge
  5. Cambridge Huntington Stamford Grantham Newark on Trent Ollerton Richmond
  6. Richmond Scotch Corner Penrith Moffat Cumbernauld Stirling
  7. Stirling Aberfoyle Duke's Pass Callander Lochearnhead
  8. Lochearnhead Crianlarich Glen Coe Visitor Centre Fort William Invergarry Kyle of Lochalsh
  9. Kyle of Lochalsh Sligachan Dunvegan Castle Carbost Staffin Portree Kyle of Lochalsh
  10. Kyle of Lochalsh Achnasheen Kinlowewe Victoria Falls Little Gruinard Ullapol Ledmore Inchnadamph Lochinver
  11. Lochinver Scourie Durness Smoo Cove Tongue Bettyhill Thurso John o'Groats
  12. Orcadi
  13. John o'Groats Duncasby Head Dunnet Head Castletown Wick Golspie Inverness
  14. Inverness Drumnadrochit Kingussie Blair Castle Pitlochry Dunkeld Rattray
  15. Rattray Glamis Castle Forfar Stonehaven Montrose Arbroath Dundee Perth Edinburgh
  16. Edinburgh
  17. Edinburgh Melrose Jedburgh Elishaw Corbridge Castleside Tow Law Auckland Darlington
  18. Darlington Scotch Corner Ripon Wheterby Harrogate Doncaster Workshop Lincoln Grantham
  19. Grantham Stamford Huntingdon London Debden
  20. London
  21. London
  22. Debden London Canterbury Dover Calais Aire de Rely
  23. Aire de Rely Laon Chalons sur Marne Vitry le Francois
  24. Vitry le Francois Saint Dizier Joinville Chaumont en Bassigny Langres Vesoul Lure
  25. Lure Ronchamp Champagney Giromagny Ballon d'Alsace Saint Maurice sur Moselle Tahnn
  26. Tahnn Altkirch Basel Luzern Andermatt Sankt Gotthard
  27. Sankt Gotthard Airolo Chiasso Melegnano BolognaFirenze Roma


Prefazione.

La realizzazione di questo viaggio, nei nostri progetti, è ormai vecchia di oltre dieci anni. Quella che ci accingiamo a visitare è l'ultima delle terre celtiche d'Europa che manca al nostro palmares. Nonostante le esperienze degli anni trascorsi, siamo nuovamente emozionati come fosse la prima volta.

Sabato 24 Luglio 1999.

Abbiamo preparato con cura ogni minimo particolare nei giorno precedenti la partenza e anche stamattina tutti i convenevoli di rito si svolgono secondo il copione che fila liscio e ci consente di levare l'ancora alle 10.00 con la consueta mezza ora di ritardo. Un'ora più tardi la carovana, composta da noi e dal camper delle Briciole, lascia l'area di servizio Arrone, sulla A12 per Civitavecchia, punto di incontro ormai da alcuni anni. Viaggiamo con regolarità, senza traffico e con una temperatura accettabile per due ore e mezza, prima in autostrada poi sulla SS1 Aurelia. Percorsi i primi 242 km, lasciamo la superstrada a Gavorrano Scalo da dove, in meno di 5 km, raggiungiamo l'ampia, pianeggiante ed ombreggiata Piazza Togliatti nel centro di Bagno di Gavorrano che ci accoglie per la sosta di mezzodì. Pranziamo all'ombra degli alberi che circondano la piazza, rinfrescati dal vento che ci insegue da stamattina, ma la cui presenza contribuisce a mantenere funzionale il frigorifero che, acceso da quasi una settimana, è ben fresco con presenza di ghiaccio. Dopo aver fatto il pieno di carburante, per ottimizzare le soste, alle 16.00 riprendiamo la nostra rotta verso nord. Poco più di un'ora più tardi arriviamo a Rosignano Marittima, dove ci immettiamo sulla A12 per raggiungere Genova. La temperatura è salita a 28° C mentre il vento è aumentato di intensità e si è spostato lateralmente creandoci diversi problemi alla guida. Alle 18.30 siamo di nuovo fermi, per la merenda, il gelato e il relax, all'area di servizio Magra Est. Abbiamo viaggiato a temperature elevate, con il sole sempre di fronte e continuamente infastiditi dal vento, sempre laterale. Ripartiamo alle 19.00 dopo uno spuntino e una visitina al market ove, stranamente, Diana non trova nulla di suo gradimento. Ancora un'ora e un quarto di marcia e siamo a Genova da dove prendiamo la A7 che percorriamo per circa mezz'ora, giusto per sconfinare in Piemonte. Alle 20.48 lasciamo l'autostrada all'uscita di Vignola e dirigiamo verso Arquata Scrivia dove troviamo posto, per la notte, nel parcheggio del nuovo campo sportivo a nemmeno un chilometro dal casello autostradale. In seguito all'assalto delle zanzare, ci convinciamo che è meglio cenare nei mezzi al fine di pareggiare almeno il primo scontro di una guerra che, quest'anno, si annuncia lunga e probabilmente piena di sconfitte per noi. Come prima tappa abbiamo un bottino di 568 km, pensavamo di farne di più, ma c'è tempo per recuperare.

Sommario delle tappe.

Domenica 25 Luglio 1999.

Sveglia alle 8.00 al termine di una notte assolutamente tranquilla e, soprattutto, silenziosa. Il cielo è completamente sereno ed il sole già caldo mentre del vento abbiamo perse le tracce. Partiamo alle 9.30 con la solita mezza ora di ritardo su quanto ci eravamo prefissati. Presso il distributore Erg che si trova lungo il breve tratto di strada che ci riporta al casello autostradale facciamo il pieno di carburante ed acqua. Imbocchiamo la A7 che sono le 10.00 e dirigiamo speditamente verso Tortona. Viaggiamo con assoluta regolarità e, passati dalla A7 alla A26, superiamo il Po alle 11.15. Nell'occasione riusciamo a veder in lontananza la cima innevata del Monte Rosa verso cui stiamo dirigendo di gran carriera superando la monotonia della pianura padana nella quasi totale assenza di traffico. Il viaggio prosegue tranquillo, sole, ma non troppo caldo, strada buona e senza traffico mentre nel camper risuonano a turno le note di Zucchero e del Cantacastello. Arriviamo a Saint Vincent che sono le 12.30 dopo 192 km di tappa. La gran voglia di raggiungere il passo del Gran San Bernardo, e di pranzare in cima, ci fa optare per un veloce rifornimento di carburante, l'acquisto dell'ultimo giornale italiano e via. Un quarto d'ora più tardi lasciamo l'autostrada ad Aosta dopo qualche minuto di coda e, subito, prendiamo a salire verso la montagna, avvistando anche il Monte Bianco, completamente innevato e splendente sotto il sole limpido. La strada, in notevole pendenza già dai primi chilometri, si fa sempre più stretta e, superata l'imboccatura del tunnel diventa quasi ad unica corsia. La guida richiede un'attenzione continua. Alle 13.30, appena superato Saint Remy, ci fermiamo in un ampio spazio ricavato ai bordi della strada in una magnifica vallata al centro della quale scorre l'immancabile ruscello che rende incantevole la scenografia del luogo per smaltire un poco dell'adrenalina accumulata negli ultimi impegnativi chilometri e scattare qualche foto. Ripresa la via del passo ci rendiamo conto che più che di una salita si tratta di una vera e propria scalata. La strada è così stretta che spesso siamo costretti a fermarci per far passare i veicoli che provengono in senso contrario, mentre dai finestrini godiamo di vedute mozzafiato sulla strada già percorsa arditamente aggrappata alla montagna. Essendo domenica tutto il versante è affollato da escursionisti e di ciò ci rendiamo maggiormente conto quando alle 14.10 arriviamo in cima e non troviamo un centimetro di posto libero per poter parcheggiare, pranzare e visitare l'allevamento dei famosi cani a cui Diana teneva tantissimo. Proseguiamo in territorio elvetico, dopo un breve controllo doganale, ma la musica non cambia. Dobbiamo discendere a valle per qualche chilometro prima di poterci fermare in un disimpegno della strada avvistato qualche tornante a monte. Pranziamo sull'erba come in una scampagnata fuori porta, in riva al ruscello di turno con sullo sfondo qualche cascatella. Al termine del pranzo, divorato a causa del ritardo accumulato, ci concediamo una rilassante passeggiata fin sotto le cascate. Riprendiamo il largo alle 16.15 e, veleggiando tranquillamente, superiamo la graziosa Bourg Saint Pierre e proseguiamo speditamente verso Martigny dove riprendiamo l'autostrada. Poco prima di raggiungere Montreaux arriviamo sulle rive del lago di Ginevra e ci godiamo altri splendidi panorami indorati dallo scintillio delle acque sotto il sole. Foto da cartolina e via. Aggiriamo la parte orientale del lago, superiamo Montreaux e registriamo qualche minuto di coda poco prima di Vevey che ci consente di verificare che sono le 17.48 e che abbiamo percorso ben 355 km da questa mattina. Dieci minuti più tardi, percorsi altri 20 km, siamo a Losanna dove lasciamo la N9 per prendere la N1 diretti verso Vallorbe. Il tempo è ancora ottimo, nella cabina del camper fa caldo e, chi può, si spoglia. Alle 18.30 passiamo la frontiera con la Francia nella totale indifferenza dei gendarmi presenti su ambo i lati del confine e dirigiamo verso Besancon. Ancora un quarto d'ora di marcia e ci fermiamo per un poco di relax, ed un gelato, nel parcheggio dell'Intermarchè di Jongue, oggi chiuso. Ripartiamo alle 19.20 e presto ci mettiamo in caccia del posto nel quale dormire. Confluiamo nel traffico francese di rientro del week end. Abbiamo qualche rallentamento, niente di significativo, ma posti per dormire niente. Approssimandosi il tramonto, decidiamo di lasciare la superstrada e tentare la ventura in qualche centro abitato. Alle 20.40 ci accoglie il parcheggio della Salles des Fetes di Mamirolle ove ci sistemiamo ed organizziamo per una cena all'aperto. Il parcheggio si trova nella zona degli impianti sportivi, superata la stazione ferroviaria, in direzione Saone, è pianeggiante, ampio ed illuminato. Fiancheggia il campo sportivo e l'incaricato che provvede ad innaffiare il manto erboso ci rassicura sulla tranquillità del luogo e ci fa presente che possiamo anche utilizzare i lavabi esterni agli spogliatoi. Ci ritroviamo così in una situazione simile ad un campeggio. Poco distante, a fianco dei campi da tennis, si trova un rubinetto con attacco a vite eventualmente utilizzabile per il rifornimento di acqua.

Sommario delle tappe.

Lunedì 26 Luglio 1999.

Sveglia alle 7.00 al termine di una notte assolutamente silenziosa e tranquilla nonostante le apprensioni emerse ieri sera scorgendo in lontananza la presenza di un accampamento di nomadi. Anche oggi il cielo è sereno e il sole caldo. Approfittiamo dei lavabi esterni agli spogliatoi del campo di calcio per fare un poco di bucato prima di partire. Leviamo le ancore alle 8.45 e, senza risalire in paese, dirigiamo verso Saone e Montfancon per raggiungere poi Besancon. Contiamo di arrivare in serata a Calais. Arriviamo a Besancon in meno di mezz'ora. La città sembra essere molto attraente ed interessante ma, visto l'obiettivo della tappa odierna, ci sembra presto per concederci distrazioni, così seguiamo le indicazioni per la tangenziale e proseguiamo riservandoci una visita approfondita per una futura occasione. Presa la A36, al fine di viaggiare con regolarità e senza intoppi, alle 9.50 ci fermiamo per il rifornimento presso l'Aire de Romange in direzione Dijon. Trovandovi, inaspettatamente anche il camper service, provvediamo a scaricare. Durante tutte queste operazioni si sveglia Diana così, prima di riprendere il largo, dobbiamo aspettare che la principessa faccia colazione. Ci rimettiamo in marcia dopo quasi un'ora di sosta. Viaggiamo regolari ma ci convinciamo sempre più che se avessimo seguito l'itinerario stabilito, percorrendo le statali, avremmo risparmiato chilometri, tempo e soldi. Alle 13.15 ci fermiamo per il pranzo all'area di Troyes le Plessis dopo 268 km di tappa. Il forte vento presente ci impedisce di accendere persino i fornelli così pranziamo con prosciutto, melone e ... fromage. Dopo un bel gelato, un poco di relax e il pieno di carburante, ci rimettiamo in marcia che sono già le 15.30. Viaggiamo ancora in autostrada, senza grossi rallentamenti ma con un caldo soffocante. Dopo un'ora e mezza, giungiamo sulla grande circonvallazione di Reims. Fatti due conti, per Calais mancano ancora 270 km mentre da stamani ne abbiamo percorsi 397, siamo a tre quarti del percorso, non prevediamo di arrivare di giorno. Viaggiamo ancora mezz'ora prima di fermarci per la merenda all'Aire de Loire sulla A26 in direzione Lille. Facciamo uno spuntino sui tavoli di pic nic, proprio come in Italia, e ci rinfreschiamo alla fontana dei bagni puliti, proprio come in Italia. Ripresa la via dell'Atlantico, non troviamo di meglio, per ingannare il tempo, che scontrarci in una battaglia navale, che regolarmente perdiamo, con le Gabrielle via CB. Il viaggio prosegue monotono, al limite anche noioso, fino alle 20.15 quando ci fermiamo all'area di servizio Angres per fare il pieno e cenare. Un eccessivo rifornimento di Gabriella ci porta via un poco di tempo nella verifica che le perdite sotto il camper siano solo dovute al trabocco del carburante. Durante la sosta, al parcheggio dei tir, un gentile camionista scozzese, per la precisione di Stirling, accompagnato dalla sua timida figliola, regala a Diana una stecca di puro cioccolato scozzese che la nostra principessa gradisce particolarmente. L'episodio ci fa tornare alla mente il 1994 quando, più o meno negli stessi posti, diretti in Irlanda ci misurammo in una partita di pallone con i figli di una famiglia cattolica dell'Ulster. Allora l'incontro fu di buon auspicio, speriamo altrettanto. Si riparte alle 21.35, destinazione Calais. Mentre Diana e Gabrielletta duellano nella rivincita della battaglia navale del pomeriggio, riflettiamo sulla situazione del camionista scozzese, che poco dopo ci supera sparando a tutti decibel i suoi clacson in segno di saluto, in viaggio per l'Europa da solo con una bambina dell'età di Diana. Prima di partire, credendo avessimo due bambini, è venuto a consegnarci un'altra tavoletta di cioccolato, poi dicono che gli scozzesi sono tirchi, non gli abbiamo neanche offerto un caffè. Lo ricordiamo con affetto, cordiale e molto alla mano. Alle 22.20 arriviamo al termine dell'autostrada, il chiarore delle luci dello scalo si intuiscono sullo sfondo scuro del cielo. Ancora mezz'ora di marcia e siamo al porto. Ci accoglie l'immenso piazzale già disseminato di mezzi in attesa dell'imbarco. Ci sistemiamo sotto un lampione e ci dirigiamo alle compagnie per spuntare un biglietto favorevole. La trattativa termina, senza aver risparmiato un centesimo, alle 23.45 con la prenotazione dell'andata per domattina alle 8.20 ed il ritorno il 14 agosto alle ore 17.30 con la compagnia Sea France. A mezzanotte tutti a nanna, domani si parla inglese e si viaggia contromano.

Sommario delle tappe.

Martedì 27 Luglio 1999.

Sveglia alle 6.30 al termine di una notte tranquilla ma rumorosa e molto ventilata. Sembra che il vento, che ci accompagna quasi ininterrottamente dall'autostrada tra Roma e Civitavecchia, sia il filo conduttore di questo viaggio. Alle 7.45 iniziamo a muoverci per le pratiche di imbarco. Partiamo regolarmente come da orario e, durante la traversata, sempre accompagnati dal vento, facciamo colazione, scambiamo altre impressioni con il nostro amico camionista, anche lui ospite del traghetto, scattiamo le foto di rito alle bianche scogliere di Dover. In prossimità della costa britannica ci vengono incontro i gabbiani che Diana provvede a rimpinguare con pezzi di merendine, fino quasi a farli precipitare per il peso. Attracchiamo alle 10.10 e poco dopo mettiamo le ruote sul suolo di Sua Maestà. Uscendo cautamente dal porto di Dover, ci aspettiamo da un momento all'altro che qualche solerte doganiere del Regno Unito ci chieda "... anDover siete diretti ..." ma niente, ci snobbano completamente. Iniziamo così la nostra lunga marcia contromano verso la Scozia. Gli ultimi raggi di sole sembrano essersi fermati sulla Manica, davanti a noi si para un cielo grigio e denso di nuvole, speriamo che non cominci subito a piovere. In Francia abbiamo lasciato, oltre al sole, un'ora di fuso ma non il vento. Imbocchiamo la A2 verso Canterbury che superiamo filando verso London ed il suo temibile Orbital. Poco prima delle 11.00 siamo all'entrata del tremendo tunnel sotto il Tamigi. Nella concitazione imbocchiamo anche la corsia di sorpasso, dedicata alle vetture e quindi più stretta di quella di marcia. L'esperienza, seppur conclusa felicemente in pochi minuti, data la velocità comunque sostenuta che bisogna tenere nel tunnel, è di quelle che cercheremo di non ripetere. Sbucati sulla sponda nord del Tamigi, sempre via autostrada, dirigiamo verso Cambridge. Arriviamo a destinazione qualche minuto dopo mezzogiorno quando gettiamo le ancore in uno dei Park and Ride periferici. Prima di recarci in città decidiamo di pranzare in quanto, se per i sudditi di Sua Maestà è solo mezzogiorno, per i nostri stomaci è già suonata l'una. Nonostante i timori allo sbarco, alle 14.45 prendiamo il bus per recarci in centro accompagnati da uno splendido e caldo sole. Girovaghiamo a piedi per quasi tre ore. Cerchiamo di visitare i più noti college e le chiese ma, si paga dappertutto, anche per fotografare, è un vero e fastidioso stillicidio. La città è animata e la presenza di tanta gioventù la rende anche più vivace. Lasciamo il parcheggio alle 17.45 diretti verso l'Highfield Farm Camping Park ove arriviamo dopo tre quarti d'ora e dove troviamo insperabilmente posto. Ci sistemiamo di fronte ad un gruppo di servizi e ci attacchiamo la corrente. Facciamo docce e bucato. Rilassati sul prato del campeggio, ripensiamo un poco alla giornata e alle cose che più ci sono rimaste impresse come i gabbiani che mangiano dalle mani di Diana, il London Orbital con la disinvolta condotta di guida dei camionisti lanciati a branchi a folle velocità, il primo tratto della M11 dal fondo stile ex Germania Est, l'impraticabilità di Cambridge per i camper con strade e parcheggi di dimensioni lillipuziane. Ci ritroviamo a riflettere anche sulla disposizione di questo campeggio, tanto spazioso, quanto silenzioso che sacrifica una notevole quantità di spazio alla quiete ed al benessere dei propri ospiti. Proprio come in Italia. Per oggi mettiamo da parte altri 220 km.

Sommario delle tappe.

Mercoledì 28 Luglio 1999.

Sveglia alle 8.30 al termine di una notte da sasso. Cielo coperto e vento moderato. Il silenzio che regna intorno ci fa assimilare questo campeggio ad un monastero. Fatto il pieno di acqua partiamo che sono le 10.30. Presa, dopo il periplo di alcuni roundabout, la via per Huntington, riusciamo ad immetterci sulla A1 nella giusta direzione, verso The North. Il tempo è passato al variabile mentre il vento, sempre presente, fa a gara con l'intenso e spropositato traffico di tir nel renderci difficile la guida. Stiamo attraversando una monotona regione di campi coltivati superando, uno dietro l'altro, Huntington, Stamford e Grantham. Giunti allo svincolo di Newark on Trent lasciamo la A1 e, prima di entrare in città, ci fermiamo a fare la spesa presso il supermercato Kwiksave. Sono già le 12.45 e da stamani abbiamo percorso 153 km, la fame comincia a farsi sentire. Fatta la spesa in mezz'ora, decidiamo che il parcheggio del supermercato è troppo squallido per il pranzo. Ci rimettiamo in rotta giusto per raggiungere alle 14.00 il Mc Donald che si trova presso il roundabout di Ollerton, dove ci rechiamo per pranzare, prima di affrontare la temibile Sherwood Forest nella Robin Hood Country. Ripartiamo alle 15.20 e, in dieci minuti raggiungiamo il parcheggio, a pagamento, del Sherwood Forest Visitor Centre ove ci sistemiamo, manco a dirlo, sotto una quercia. Ci incamminiamo nel bosco prima verso il centro visitatori poi, seguendo le indicazioni, raggiungiamo l'Old Oak Tree che, anche se non è la quercia di Robin Hood, si porta comunque dietro un'età stimata di circa 800 anni. Tornando verso i mezzi visitiamo la ricostruzione della leggenda del re dei ladri e acquistiamo arco e frecce. Leviamo le ancore alle 17.30, con una mezza ora di ritardo sul previsto. Ripresa l'autostrada, dirigiamo ancora verso nord e viaggiamo con regolarità per tre ore filate. Alle 20.30 ci fermiamo nel parcheggio centrale di Richmond con regolamentazione Pay and Display dalle 8.00 alle 18.00. Dato che il parcheggio è un poco in pendenza, anche se ampio e pressoché deserto, con Diana, dotata di pattini, ci rechiamo a verificare l'eventuale presenza di qualche posto migliore. Giriamo il caratteristico centro di Richmond constatando che è assolutamente impraticabile per i camper. Arriviamo in Market Place con una pavimentazione in pietre da Camel Trophy, aggiriamo il castello, ormai chiuso, e riusciamo anche a vedere le cascate. Concludiamo che l'unica soluzione praticabile è proprio il parcheggio ove siamo di fronte all'entrata del campo da cricket e che può ospitare ben 270 autovetture. La temperatura si è notevolmente abbassata e il vento, che nel frattempo si è alzato, contribuisce a farcelo notare. Chiudiamo così questa nuovo capitolo della nostra avventura mettendo nel sacco altri 350 km.

Sommario delle tappe.

Giovedì 29 Luglio 1999.

Sveglia alle 7.00, notte assolutamente silenziosa e tranquilla, cielo coperto, vento assente. Paghiamo per scrupolo due ore di parcheggio al Pay and Display in modo da permettere a Gabriella, Alessandra e Diana di fare un bel giro in centro prima di partire. Salpiamo che sono le 9.30 e ripercorriamo a ritroso la strada fatta ieri sera fino a Scotch Corner ove ci immettiamo sulla A66 diretti a Penrith. Impieghiamo un'ora e quaranta minuti per percorrere i 90 km che ci separano dalla cittadina. Durante il tragitto è uscito prepotentemente il sole scoprendoci splendidi panorami. Le campagne che attraversiamo sembrano più verdeggianti di quelle incontrate nel sud dell'isola, i terreni sono frazionati dai classici muretti a secco che ci ricordano tanto l'Irlanda. Comincia a sentirsi aria di Scozia. Alle 11.43 entriamo ufficialmente in Scozia quando abbiamo percorso 2440 km dalla nostra partenza. Alle 12.30 ci fermiamo nel parking "No sleeping, no coocking, no camping, no eating, no.....n ci venite affatto in questo paese tanto non vi facciamo posteggiare" di Moffat dove pranziamo senza cucinare. La giornata si mantiene decisamente sul bello e, di conseguenza, la temperatura sale. L'aria rimane comunque gradevolmente fresca. Facciamo una rilassante passeggiata in paese completata da una salutare remata nel laghetto del parco di Moffat. Riprendiamo il largo alle 15.30 tornando sulla M6 in direzione Glasgow. Attraversiamo una verde vallata, ampia e ricca di vegetazione, che ci ricorda tanto la Norvegia, al nostro fianco scorre un torrente che crediamo essere il Douglas Water. Alle 17.00 raggiungiamo Airdrie, dove facciamo rifornimento, quindi proseguiamo per Cumbernauld e Stirling. Raggiungiamo la storica città scozzese dopo mezz'ora e ci fermiamo di fronte all'Ufficio Informazioni. Siamo praticamente sotto il castello ma, data l'ora, il traffico è rado e si trova facilmente parcheggio. Saliamo i due tornanti che ci portano alla spianata di uno dei manieri più importanti di Scozia. Dal belvedere possiamo ammirare tutta la città, la foce del Forth e la nota torre monumento a William Wallace. Scendiamo a valle dopo due ore, completamente appagati di quanto abbiamo visto nonostante che il castello fosse già chiuso alle visite. Data l'ora decidiamo di dormire in città. Prima di avventurarci con i mezzi, facciamo una piccola perlustrazione a piedi cercando di raggiungere una piazza alberata che abbiamo individuato dal belvedere della Rocca. Trovatala a poche centinaia di metri da dove siamo parcheggiati, facciamo manovra e la raggiungiamo. Siamo in Victoria Square, sotto gli alberi che circondano il prato della piazza. Durante la cena abbiamo modo di osservare la cura prestata dagli scozzesi ai loro giardini assemblati con ogni tipo di piante e fiori accuditi al limite della paranoia. Per oggi mettiamo in borsa altri 312 km portando il totale a 2617.

Sommario delle tappe.

Venerdì 30 Luglio 1999.

Sveglia alle 7.45, notte tranquilla come in un campeggio, cielo sereno, vento assente e temperatura fresca ma mite. Verso le 8.45 si comincia a vedere un poco di animazione dalle case che circondano la piazza, tutto comunque con grande discrezione. Partiamo alle 9.30 e, in quarantacinque minuti, percorriamo i 32 km di strada stretta e articolata che ci separano dal parcheggio, no sleeping, dello Scottish Wool Centre di Aberfoyle. Come niente volano due ore nella visita del magazzino, della annessa Kid's Farm e delle esibizioni dei cani scozzesi, stile Fiorello, che custodiscono i greggi di pecore. Dopo una frugale consumazione, si riparte alle 12.00 sotto un cielo sfacciatamente sereno ed una temperatura torrida. In quaranta minuti raggiungiamo il View Point del Duke's Pass. Ancora venti minuti di guida e, presso un altro view point, optiamo, a maggioranza, per una escursione fuori strada. Ci immettiamo, pagando il relativo pedaggio, nel Forrest Drive nel parco The Trossachs. Si tratta di 7.5 miglia di strada sterrata completamente immersa nel bosco a senso unico. Circa a metà percorso approfittiamo di un'area di pic nic per pranzare in riva al Loch Drunkie e, prima e dopo pranzo, facciamo delle brevi escursioni nel bosco e lungo le coste del lago. La giornata si mantiene bella e la temperatura è decisamente elevata. Dopo una breve ma proficua raccolta di mirtilli leviamo le ancore che sono le 15.50. Prima di raggiungere di nuovo l'asfalto, nei pressi di una fattoria, ci troviamo la strada sbarrata da una mandria di buoi scozzesi liberi per pascolare. Nonostante il loro aspetto minaccioso, dopo essersi messi in posa per le foto di rito, si fanno cortesemente da parte per lasciarci passare. Ripresa la A821, in breve raggiungiamo la A84 a monte di Callander e seguiamo le indicazioni per Perth. Risalendo la valle del Leny, alle 16.40 ci fermiamo nel parcheggio, immerso nel bosco e privo di divieti, delle Falls of Leny. Per raggiungere le cascate è necessario raggiungere la riva del fiume e percorrerla in salita per alcune centinaia di metri. Noi riteniamo più gradevole bagnarci i piedi nell'acqua che forma le rapide proprio sotto il parcheggio e scattare qualche foto ricordo in mezzo al fiume. Dopo il rivitalizzante pediluvio generale, subito imitato da altri turisti, torniamo al parcheggio che lasciamo alle 17.15 quasi strappando Gabriella e Diana alla loro interminabile raccolta di mirtilli. Costeggiamo per intero la riva est Loch Lubnaig disseminata di parcheggi privi di divieti ed ottimi sia per il pernottamento che per un bagno nelle invitanti acque del lago. In mezz'ora di strada scorrevole raggiungiamo il parcheggio del centro informazioni di Lochearnhead ove provvediamo a sistemarci per la notte. Appena giunti al parcheggio veniamo avvicinati da una gentile signora italiana residente ad Alloa, qualche chilometro ad est di Stirling, dal lontano 1944. Dal suo entusiasmo nell'incontrarci, traspare una evidente nostalgia dell'Italia. Ci invita a casa sua sulla via del ritorno e ci scrive telefono ed indirizzo. Quando ci saluta è ancora giorno così inganniamo il tempo utilizzando le taniche per svuotare le acque usate e nere dei camper nei locali wc. Diana si diletta, come al solito, a rimpinguare tutte le papere del lago. Con il binocolo riusciamo anche a seguire le evoluzioni di alcuni rapaci sulle montagne che circondano il lago. Gabriella si rituffa nella raccolta di mirtilli in un prolifico cespuglio proprio all'incrocio tra la A85 e la A84. Alla fine giunge l'ora della cena e della chiusura della giornata con un bottino di soli 95 km di strada ma anche di un incommensurabile senso di soddisfazione per quanto abbiamo avuto modo di vedere e, soprattutto, di godere della natura scozzese.

Sommario delle tappe.

Sabato 31 Luglio 1999.

Sveglia alle 8.00 sotto un cielo coperto che si addice molto di più all'ambiente scozzese che non a quello avuto negli ultimi giorni. Il vento è assente e la temperatura permane gradevolmente elevata. Notte trascorsa assolutamente tranquilla in compagnia di un equipaggio belga che ci ha raggiunto in tarda serata. Prima di riprendere il largo pensiamo bene di scaricare, presso i bagni, i serbatoi delle acque grigie, in modo di godere di maggiore autonomia. Riprendiamo la A85 verso Crianlarich alle 10.15 e viaggiamo ininterrottamente per poco più di un'ora, passando sulla A82 diretti a Fort William. Quando ci fermiamo, poco oltre Bridge of Orchy, siamo in parcheggio in posizione stupendamente panoramica sulla valle da cui si gode una inebriante vista dei due laghi, il Lochnan na h-Achlaise e il Loch Ba. Ormai siamo nelle Highlands, e prossimi allo scollinamento che ci immetterà nella Glen Coe. Effettuate le foto di rito, con suonatore di cornamusa, e risolto un piccolo diverbio con un venditore ambulante che, giunto in ritardo, pretendeva di aprire il suo banco dietro il camper impedendoci di ripartire, ci tuffiamo nella valle del Coe fino a giungere, quando sono le 12.00 al Glen Coe Car Park Visitor Centre. La valle è popolata da escursionisti, noi ci limitiamo a brevi esplorazioni in prossimità del centro, addentrandoci nella gola e fotografando le cascate e le rapide del fiume. Data l'ora e l'appetito stimolato dall'esercizio fisico, approfittiamo anche per pranzare. Riprendiamo, a malincuore, la nostra rotta che sono le 14.30 reimmettendoci sulla A82. Costeggiamo prima il Loch Leven e, subito dopo il Loch Linnhe fino a giungere al parcheggio 'Pay and Display' alla periferia di Fort William. Effettuiamo un tranquillo quanto rilassante giro in città, facendo la spesa ed una deliziosa merenda in un caratteristico locale lungo la Main Street. A dire il vero, la città non ci appare così caratteristica come ci aspettavamo. Tutta sviluppata attorno alla via principale, è un susseguirsi ininterrotto di ristoranti, negozi di souvenir, di abbigliamento e di supermarket. Leviamo le ancore alle 17.20 e, appena superato l'abitato, effettuiamo il rifornimento di carburante. Seguiamo ancora la A82 fino a Spean Bridge ed oltre, costeggiando il Loch Lochy. Giunti ad Invergarry ci immettiamo sulla A87, seguendo la quale raggiungiamo il Loch Garry alle 18.15. I panorami che scopriamo ci sembrano degni di essere documentati, così ci fermiamo brevemente per qualche foto. Ripresa la rotta, scendiamo nella Glen Shiel, superbamente protetta dalla catena Five Sisters, fino ad incontrare il Loch Duich. Ormai in lontananza si vede l'Eilean Donan Castle ma, quando siamo in prossimità del castello, scopriamo che l'angusto parcheggio è già completamente occupato da altri mezzi, così proseguiamo. Alle 20.00, dopo231 km di tappa, ci fermiamo presso il Reraig Caravan Site qualche chilometro prima del ponte per l'isola di Skye. L'ambiente è gradevole, ordinato e pulito. Esiste anche il pozzetto per lo scarico. Il gestore è estremamente efficiente, cortese e disponibile. Se proprio dobbiamo trovare un neo è quello che non accettano carte di credito, per cui, bisogna pagare in contanti. Ci sistemiamo sul prato, circondati da altri equipaggi italiani, in camper e tende. Presto il campeggio diviene deserto, tutti battono in ritirata di fronte agli attacchi di un esercito senza fine di microscopici moscerini contro i quali non sembrano sortire alcun effetto né Autan né zampironi. Subita la nostra dose di punture, anche noi ci ritiriamo.

Sommario delle tappe.

Domenica 1 Agosto 1999.

Sveglia alle 7.30, stanotte, anche se per poco, ha piovuto. La prima pioggia che prendiamo nel Regno Unito. Stamattina, invece, il cielo è sereno e il sole, già alto, ha alzato notevolmente la temperatura. Nel campeggio ci sono molti connazionali, anche in tenda, inoltre numerosi sono i francesi e i tedeschi. Tutti siamo alle prese con i moscerini vampiri e con l'acqua di torba dal colore giallastro. Ci muoviamo alle 10.00, con la solita cronica mezz'ora di ritardo. Superiamo il ponte sullo stretto a Kyle of Lochalsh, pagando 5.70 pound ad equipaggio, e mettiamo piede sull'isola di Skye. La B850, che percorriamo fino Sligachan, è estremamente ricca di punti panoramici e in un paio di questi non resistiamo alla tentazione di fermarci per scattare qualche foto. Presa la B863, alle 12.15 giungiamo al parcheggio del Dunvegan Castle, avendo percorso 90 chilometri in più di due ore. Appena parcheggiati si impone una scelta, pranzare e poi andare a vedere le foche o viceversa? Democraticamente, Diana contro tutti, si decide per la seconda ipotesi. Ci rechiamo così al Seal Watching Boat Trips che ha il punto d'imbarco dietro il castello e prenotiamo la prima crociera che parte. Effettuiamo una escursione di venti minuti andando a gironzolare in mezzo alle isole del Loch Dunvegan dove le foche, grey seal e brown seal, beatamente stanno prendendo il sole e curando i cuccioli. Diana con binocolo e macchina fotografica si gode questo safari acquatico con la massima soddisfazione e vorrebbe scendere dalla barca per accarezzare e prendere in braccio qualche piccolo. Torniamo al parcheggio che sono le 14.00 e non possiamo fruire del self service in quanto completamente prenotato dalle solite frotte di turisti giapponesi sopraggiunti in pullman. Nella trattativa perdiamo un'altra ora di tempo fino ad arrenderci a mangiare al camper. Lasciamo Dunvegan alle 16.00, un poco preoccupati per il ritardo accumulato. Imbocchiamo la B850 verso Portree e, giunti a Carbost, la lasciamo per seguire la B8036 e poi la B856 che ci accompagna a Uig dove arriviamo alle 16.45. La cittadina, poco più di un villaggio, si trova in fondo ad una baia tondeggiante resa stupenda dallo spumeggiare delle onde sulla battigia scoperta dalla bassa marea. La giornata permane splendida, fa decisamente caldo e siamo tutti in canottiera. Superata Uig, prendiamo la B855, la nostra prima single track. L'avvio è decisamente sconcertante. La pendenza della salita è notevole e il timore di incontrare qualche altro mezzo in un posto senza spazio di manovra ci tiene in ansia. Appena raggiunto l'altopiano, tutto sembra più facile. Con il baracchino ci teniamo in contatto con le Gabrielle avvisandole del sopraggiungere di qualche veicolo in senso contrario. L'andatura, per forza di cose lenta, ci permette di godere dei panorami di incomparabile bellezza che via, via andiamo scoprendo. Raggiunta Staffin, in fondo alla sua baia, finisce la single track e, quasi, ci dispiace. Ne abbiamo percorsi circa 30 chilometri in un'ora ma, tutto sommato, non abbiamo incontrato difficoltà insormontabili, nonostante il notevole ingombro dei nostri mezzi. Proseguiamo verso sud, sempre costeggiando l'oceano e, alle 18.20 ci fermiamo nel 'No overnight parking' del porto di Portree per una breve sgambatura e la merenda. Ripartiamo dopo mezz'ora, raggiungiamo di nuovo Sligachan e proseguiamo per Kyle of Lochalsh. Alle 20.00 siamo di nuovo al Reraig Caravan Site al termine di un gradevole giro di ben 257 km. Un violento acquazzone ci accompagna dal ponte al campeggio spolverandoci via la polvere che copriva i mezzi ancora dall'escursione nei Trossachs.

Sommario delle tappe.

Lunedì 2 Agosto 1999.

Sveglia alle 8.00, si preannuncia un'altra bella giornata. Dopo l'acquazzone di ieri sera, oggi il cielo è nuovamente sereno e il sole è già alto ad asciugare i panni che tutti gli equipaggi del campeggio si sono affrettati a stendere. La notte è passata tranquilla. Prima di partire scarichiamo le grigie e facciamo il pieno di acqua di torba. Leviamo definitivamente le ancore alle 10.00, dopo aver provveduto al rifornimento appena usciti dal camping. La A890, che percorriamo, procede appaiata alla ferrovia e costeggia il Loch Carron proponendoci suggestivi scenari goduti con maggiore tranquillità trattandosi per gran parte di una single track ove la velocità di crociera è abbastanza bassa. Lasciato alle nostre spalle il mare, arriviamo ad Achnasheen che sono le 11.25, abbiamo percorso 60 km in un'ora e mezza. Ci immettiamo sulla A832, ancora single track che ci conduce, superata Kinlowewe sulle sponde del Loch Maree che ci attrae a tal punto, con le sue isolette da non resistere a fermarci per scattare qualche foto. Subito dopo arriviamo alle Victoria Falls. Ci fermiamo nel parking delle cascate alle 12.45 avendo percorso poco meno di 200 km da stamattina. Ovviamente è nostra intenzione approfittare anche per pranzare e rilassarci. La visita alle cascate è abbastanza agevole seguendo il sentiero che in 150 metri le raggiunge dal parcheggio al limite del bosco. Risalendo il torrente si arriva, a monte del salto d'acqua, su una spianata con splendidi scorci in controluce. La presenza dei micidiali moscerini vampiri è notevole, nonostante le acque in movimento, e ogni scontro si risolve con decine di perdite da parte loro e una costante ritirata da parte nostra. Lasciamo questo incantevole porto alle 15.00 e, dopo un'ora e un quarto, siamo fermi nel parcheggio della baia di Little Gruinard per una sgambatura sulla sterminata spiaggia scoperta dalla bassa marea. Riusciamo così a mettere i piedi a bagno anche in Scozia. La giornata è splendida, il sole caldo, la spiaggia dorata e, nonostante la presenza di molti locali, risulta praticamente deserta. Lasciamo questo angolo di paradiso a malincuore dopo un'ora di spasso e percorsa tutta la A832, ci immettiamo sulla A835 per raggiungere Ullapol che sono le 18.20. Ci fermiamo nel free parking posto di fronte al supermercato Safeway per recarci a fare la spesa. Nel parcheggio non è consentita la sosta ai mezzi adatti al pernottamento dalle 20.00 alle 8.00. Salpiamo nuovamente alle 19.00 seguendo ancora la A835 fino a Ledmore per poi prendere al A837. Cerchiamo subito di trovare un posto adatto per dormire. Arriviamo così al parcheggio di Inchnadamph che troviamo in un pietoso stato di abbandono. Proseguendo per il nostro tragitto, alle 20.00, arriviamo nell'incantevole porto di Lochinver, avendo precedentemente scartato altre possibili posizioni lungo le coste del Loch Assynt che per quanto suggestive ci sono parse troppo anguste o isolate. Siamo piuttosto sfiduciati ma a seguito di una ventina di minuti di perlustrazione troviamo riparo nel Car Park alle spalle dello Ionad Turasachd Asinte Assynt Visitor Centre e della Lochinver Village Hall. Il parcheggio è piuttosto piccolo ma ordinato, riparato e stranamente privo di divieti, nonostante la sua centralità. Lochinver è un grazioso villaggio sviluppato attorno al suo porto pieno di Bed & Breackfast e di hotel. La nostra felicità per aver trovato un posto così ameno per la notte viene presto travolta dalla sconfitta subita su tutto il fronte nella ennesima battaglia contro i moscerini vampiri che si conclude con l'ennesima strage consumata a suon di insetticida e con la consueta ritirata nei camper. In attesa della cena, all'uscita della rappresentazione alla Village Hall, notiamo che anche i locali sono tartassati dai nostri fastidiosi nemici. Per oggi chiudiamo una giornata densa di soddisfazioni mettendo nel gruzzolo altri 260 chilometri.

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Martedì 3 Agosto 1999.

Sveglia alle 7.00. La notte è trascorsa assolutamente tranquilla tra una grattata e l'altra delle innumerevoli bolle sbocciate sulla nostra pelle dopo la battaglia di ieri sera. Nonostante ci stiamo spostando sensibilmente verso nord, la temperatura è rimasta tiepida e abbiamo potuto dormire con i soli sacchi a pelo. Non abbiamo avvertito alcun problema né si è avuto traffico nel parcheggio. Anche oggi il sole splende prepotente mentre il vento ha nuovamente fatto la sua comparsa creandoci qualche problema durante la preparazione della colazione. Il gas dei fornelli si spegne in continuazione così siamo costretti ad uscire ed ostruire temporaneamente le griglie di aereazione per consentire al caffè di salire. Il programma di oggi prevede l'arrivo in serata a John o'Groats percorrendo interamente la strada costiera. Ci aspettano due lunghi tratti di single track, il primo di 80 km da Laxford Bridge a Heilam ed il secondo di 45 km da Tongue a Melvich. Leggendo le cartine e confrontandole con il paesaggio siamo giunti alla conclusione che Eilean è la traduzione gaelica di Island, isola, mentre Firth è la traduzione di foce e non, come si dice comunemente di fiordo. Salpiamo alla 9.00 ripercorrendo la A837 fino a raggiungere l'incrocio con la A894 che ci porterà nell'estremo nord scozzese. Dopo un'ora di viaggio la nostra tranquillità è scossa dall'avvistamento improvviso di una cerva e del suo piccolo al pascolo in una radura a fianco della strada. L'eccitazione provocataci dall'imprevisto incontro fa saltare sul letto Diana, di solito piuttosto lenta ad alzarsi la mattina. Superiamo Scourie soprassedendo al rifornimento in quanto il gasolio è venduto a 86.1 pence al litro, come dire circa 2500 lire. Poco dopo le 11.00 siamo fermi, per un poco di relax, sulle sponde del Kyle of Durness ad ammirare la marea montante che si mangia lingue di sabbia a vista d'occhio. Presto raggiungiamo la vivace cittadina di Durness ove siamo costretti, nostro malgrado, a fare rifornimento alla cifra record di 87.2 pence per litro. Circa 2600 lire al litro, alleluia. Ci fermiamo al 'No overnight parking' del Durness Visitor Centre per aver modo di effettuare una sostanziosa passeggiata sulle spiagge e sulle scogliere che si protendono nell'oceano. La giornata splendida, l'assenza di vento, il verde dei prati e l'azzurro del mare rendono questi momenti indimenticabili. Diana vuole tentare un bagno, ma l'acqua, seppur molto invitante, ha una temperatura che la fa subito ricredere. In compenso si gode la vista dei numerosi uccelli che si godono le poche onde che il mare riesce a far montare. Alle 13.00 ci spostiamo di poche centinaia di metri presso le Smoo Cove ove, prima pranziamo, poi scendiamo a riva ed effettuiamo la visita della grotta. L'escursione si effettua in battello e dura pochissimo. Si arriva nella sala centrale ove il torrente, che ha forato la volta, produce una cascata che la luce del sole rende molto più scenografica di quanto non sia effettivamente. L'esperienza è comunque gradevole anche se impegnativa. Leviamo definitivamente le ancore alle 15.00 e riprendiamo la A838, nostro filo d'Arianna, seguendo la quale arriviamo sul Loch Eriboll che costeggiamo su entrambe le sponde. Segue poi un tratto interno che ci conduce sulle rive del Kyle of Tongue che superiamo su un lungo ponte. A Tongue lasciamo la A838 per prendere la A836 verso Thurso. La fine della single track anzichè farci piacere ci rattrista. Ci eravamo abituati ad una guida sempre attenta e al saluto costante di quanti ci incontravano. Alle 17.00 arriviamo a Bettyhill che, come dice il nome, si trova su una collina protesa verso il mare. Stupenda la vista della spiaggia dorata dalla parte opposta della baia ove un fuoristrada effettua evoluzioni sahariane. Ci fermiamo per la sosta del thè ed abbiamo modo di verificare la presenza del parcheggio della Swimming Pool privo di divieti per la notte. Ripartiti alle 17.30 effettuiamo una lunga e tranquilla galoppata fino alle 18.40 quando approdiamo alla periferia di Thurso. Ci rammarichiamo di aver rinunciato alla visita di Cape Wrath, prima di Durness, e di Strathy Point due capi sui quali, si dice, la presenza di uccelli raggiunge densità strepitose. A qualche chilometro dalla città abbiamo modo di avvistare l'immenso complesso della centrale nucleare di Reay. Ci fermiamo nel parking del supermercato Safeway in modo tale da poter fare la spesa prima di tuffarci alla ricerca del posto adatto al pernottamento. Ripartiamo dopo circa un'ora e, superando Castletown e la stupenda baia di Dunnet, alle 20.30 arriviamo al parcheggio del porto di John o'Groats. Prendiamo qualche informazione sulle crociere verso le Orcadi presso il locale souvenir, stranamente ancora aperto, poi, dopo mezz'ora decidiamo di entrare in campeggio. Chiudiamo la giornata, che arricchisce il nostro gruzzolo di altri 247 km, godendoci uno spettacolare tramonto sulle Orkney e sull'oceano. Nel camping incontriamo nuovamente qualche equipaggio già visto a Balmacara e notiamo con piacere l'assenza dei temuti moscerini. Siamo giunti nel punto più lontano da casa del nostro viaggio, finora abbiamo percorso 3707 km e molti ancora ne dobbiamo percorrere prima di tornare sulle rive del nostro lago.

Sommario delle tappe.

Mercoledì 4 Agosto 1999.

Sveglia alle 7.00, il cielo sereno e l'assenza di vento ci fanno ben sperare per l'esito della traversata del Pentland Firth che ci consentirà di raggiungere le Orcadi. La notte è passata tranquilla e la temperatura è fresca. Siamo tra i primi all'apertura della biglietteria a fare il biglietto comprensivo del passaggio andata e ritorno in nave e del Gran Tour sulle isole in pullman. Durante l'attesa dell'imbarco ancora ci lecchiamo le ferite accusate durante le battaglie sostenute con i moscerini vampiri tanto famelici da averci fatto rimpiangere le nostre sane zanzare. In compenso constatiamo che da un paio di giorni non se ne vedono in giro, forse la presenza del vento teso e la temperatura fresca non ne consentono la riproduzione. Partiamo dal minuscolo porto di John o'Groats alle 9.00 e, durante tutto il tempo della traversata, che dura 45 minuti, ci impegnamo col binocolo alla ricerca di qualche sbuffo che ci possa segnalare la presenza di una balena o di qualche branco di delfini che spesso si introducono in questo braccio di mare. Niente da fare, prima delle 10.00 sbarchiamo a Burwick, all'estremo sud dell'isola di Ronaldsay senza aver notato niente di interessante. Allo sbarco troviamo una sfilza di pullman schierati come sul filo di partenza di una gara con gli autisti intenti ad accaparrarsi turisti in modo da riempire il mezzo il più presto possibile e poter precedere i colleghi. Accompagnati dalle spiegazioni del nostro simpatico autista cicerone, che non spiccica un parola diversa dalla sua lingua, anch'essa non strettamente inglese, percorriamo la A961 diretti verso Kirkwall, sull'isola di Mainland. Superiamo l'isolotto di Burray, collegato alle altre da una serie di dighe costruite dai prigionieri italiani catturati nella campagna del nord Africa dagli inglesi. Costeggiamo poi tutta la storica baia di Scapa Flow, teatro di memorabili scontri navali tra le flotte inglese e tedesca durante l'ultimo conflitto mondiale. Oggi nella baia stazionano numerose petroliere in attesa di prendere il largo per raggiungere le piattaforme petrolifere sparse nel mare del Nord, ad esse fanno compagnia i relitti delle navi affondate tra i quali quelli di tutta la flotta tedesca della prima guerra mondiale che, qui internata, vi si autoaffondò. Arrivati a Kirkwall facciamo una breve sosta per dare un'occhiata alla cittadina e per permetterci di fare uno spuntino. Noi approfittiamo per acquistare qualche dolce e per constatare che i prezzi, soprattutto dell'abbigliamento, non sono più elevati che nel resto del Regno Unito come ci si potrebbe aspettare. In attesa che il nostro pullman torni a recuperarci scopriamo la presenza di numerosi italiani nel nostro e negli altri gruppi. Scambiamo qualche impressione e tutti concordiamo nella meraviglia della qualità del tempo che ci assiste. Ripreso il viaggio, il nostro cicerone ci illustra le risorse delle isole che, manco a dirlo sono fondate sull'agricoltura e sulle pecore. Le sue battute devono essere esilaranti in quanto, dal fondo del bus, un gruppo di giovanotti che le comprende, non finisce di sbellicarsi dalle risate. Per darci un poco di tono, e divertirci un poco, ci accodiamo senza capire un'acca. Per l'ora di pranzo siamo a Stromness, capoluogo dell'arcipelago e porto di attracco dei traghetti con trasporto auto provenienti da Thurso. Sapientemente gli autisti ci sbarcano di fronte ad una serie di ristorantini che regolarmente prendiamo d'assalto. Quello in cui andiamo noi è caratteristico, carino ed ordinato. Pranziamo con soddisfazione e il prezzo pagato non si può dire che sia salato. Per smaltire il lauto pasto, gironzoliamo intorno al porto per un poco e, mentre gli adulti provvedono a comunicare con casa, Diana non si lascia sfuggire l'occasione per rifocillare i gabbiani locali con i panini che ci eravamo portati per il pranzo. Ripreso il tour, presto raggiungiamo Skara Brae, villaggio preistorico dalla struttura simile ai villaggi nuragici sardi, la cui età è datata circa mille anni prima delle piramidi egizie, in piena età del bronzo. La visita, oltre che estremamente interessante ed istruttiva, risulta particolarmente gradevole in virtù del fatto che il tempo permane al bello e il sito si trova all'interno di una splendida baia contornata da una spiaggia stupendamente dorata. Il villaggio fu scoperto fortunosamente all'indomani di una burrasca che dilavò la sabbia dalle costruzioni. Lasciata Skara Brae, diretti nuovamente verso Kirkwall, percorriamo l'istmo di terra stretto tra il Loch of Stennes ed il Loch of Harray. Raggiungiamo così il Ring of Brodgar cerchio di pietre runiche e di monoliti, anch'esso datato all'età del bronzo. La posizione delle pietre è particolarmente felice per chi ama scattare foto artistiche e spettacolari e la giornata si presta all'impresa. Tra una ripresa e una raffica di scatti fotografici anche questa sosta termina e presto siamo di nuovo in carovana sulla A965 diretti a Kirkwall. Arrivati in quella che si può considerare la capitale delle isole Orcadi, effettuiamo l'ultima e più duratura sosta del tour. Lo scopo è quello di fare rifornimento di souvenir e cartoline. Noi in parte ci sottraiamo al programma girovagando per le strette vie del centro, raggiungendo il porto e sdraiandoci, infine, a prendere il sole sui giardini di fronte alla cattedrale insieme a decine di altri turisti e locali. Ripresa presto la strada di casa, raggiungiamo nuovamente Burwick non lasciandoci sfuggire i riflessi del sole basso sulla baia di Scapa Flow. La traversata è ancora una volta tranquilla e la solita caccia all'avvistamento delle balene si conclude positivamente in vista del porto di John o'Groats dove finalmente riusciamo a vedere una foca. Alle 20.00 siamo di nuovo al campeggio. Docce e cena sono il rituale obbligato. Prima di addormentarci ci concediamo una mezz'oretta di osservazione dei fari con il binocolo. Alle 23.00 la stanchezza prende il sopravvento e ce ne andiamo tutti soddisfatti a dormire.

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Giovedì 5 Agosto 1999.

Sveglia alle 8.00, notte trascorsa in assoluta tranquillità. Il cielo è sereno e il sole, già ben alto, fa sentire il suo calore. Si preannuncia una giornata torrida. Il mare, di fronte a noi, steso verso le Orcadi, non manca di partecipare con la sua calma al tranquillo quadretto procurandoci la sua brezza iodata che contribuisce a non far salire la temperatura a valori insopportabili. Prima di lasciare il campeggio svuotiamo i serbatoi delle acque usate e nere e facciamo il pieno di acqua potabile, anche qui di torba. Salpiamo alle 10.20 e, in un quarto d'ora, percorriamo i 5 km di single track che ci separano dal panoramico parcheggio del faro di Duncasby Head. Non facciamo in tempo a parcheggiare che tutte le nostre previsioni meteorologiche vanno a ramengo. In pochi minuti sale dal mare, un paio di centinaia di metri più in basso, vento, freddo, foschia e pioggerellina. Il mutamento di condizioni persuade le Gabrielle a non effettuare alcuna escursione preferendo una tiepida partita a pinacolo. Noi, imperterriti, ci incamminiamo verso il sentiero della scogliera. Lungo il tragitto abbiamo modo di osservare colonie di gabbiani con i loro nidi e i loro pulcini impiumati, il rumore del cinguettio è assordante. Cercando di scovare qualche puffin, le pulcinelle di mare a cui Diana tiene moltissimo, scorgiamo invece le tane dei conigli che dividono la scogliera con i gabbiani. Sulla via del ritorno, quando il tempo sembra intenzionato a rimettersi ci soffermiamo a goderci le evoluzioni di una foca che sembra impegnata in una battuta di pesca. Rientriamo al camper alle 12.20 e leviamo le ancore diretti a Dunnet Head. In poco più di mezz'ora percorriamo i 25 km che ci separano dalla nostra meta di mezzodì. Troviamo un tempo diametralmente opposto a quello appena lasciato. Sereno, vento e caldo. Un comodo parcheggio ci accoglie per offrirci un panorama sconfinato sull'oceano dove alcuni grossi mercantili si fanno strada a fatica tra le onde. Prima di affrontare la visita della scogliera pranziamo con questo scenario da favola. La passeggiata seguente, meno impegnativa di quella di Dancasby Head, si rivela ben più proficua. Troviamo diverse colonie di puffin, per la felicità di Diana, che a turno si lanciano come stukas dalla scogliera sul pelo dell'acqua ad acciuffare pesce che solo i loro occhi riescono a vedere. Anche qui i gabbiani sono in stragrande maggioranza ed il concerto di cinguetii è paragonabile al precedente. Ci godiamo questo spettacolo per due ore filate. Iniziamo il viaggio di ritorno verso casa alle 15.30, raggiunta Castletown, deviamo sulla A876 cercando di abbreviare il tragitto verso Wick. Subito dopo l'incrocio notiamo un comodo parcheggio, privo di divieti, davanti al Casper Club. Alle 16.15 siamo a Wick che ci affascina con le sue splendide e ricche aiuole di fiori. Imboccata la più comoda e veloce A99, costeggiando il mare del Nord, a tratti solcato da immense petroliere, alle 17.45 arriviamo a Golspie dove ci fermiamo presso il parcheggio, anch'esso privo di divieti, del Dunrobin Castle. Il maniero, molto scenografico, è già chiuso alle visite. Noi giriamo per un'ora negli splendidi giardini e un poco per il parco. Ripartiamo alle 18.20 ed, attraversando la cittadina, abbiamo modo di notare di fronte alla stazione un altro parcheggio privo di divieti. Ripresa la via verso sud, presto superiamo il Dornoch Firth e qualche chilometro dopo cominciamo a costeggiare il Cromarty Firth. Notiamo subito una lunga trafila di piattaforme petrolifere alla fonda nella baia. Alcune sono anche illuminate, ne contiamo quindici. Poco prima di raggiungere il viadotto che ci consentirà di attraversare il fiordo e raggiungere Inverness, abbiamo un inaspettato quanto gradito incontro ravvicinato con numerose foche che giocherellano nel mare a pochi metri dalla riva. Ci fermiamo appena possibile per goderci lo spettacolo. L'episodio ci ricorda da vicino gli avvistamenti di renne sulla via di ritorno da Nordkapp. Ci rimettiamo in marcia alle 19.30 e rapidamente raggiungiamo la periferia di Inverness dove facciamo alcuni giri a vuoto prima di trovare un parcheggio di fianco alla Church of Scotland, sulle rive del Ness a due passi dal centro e dai negozi. Chiediamo informazioni ad un passante il quale ci informa che se non abbisogniamo di docce, elettricità o altro possiamo tranquillamente pernottare in loco e visitare la sua città. Per oggi mettiamo in conto altri 248 chilometri di soddisfazioni con l'unico rammarico che è iniziato il viaggio di ritorno.

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Venerdì 6 Agosto 1999.

Sveglia alle 7.30 al termine di una notte tranquilla anche se un poco trafficata. Nonostante la distanza abbiamo nettamente avvertito i rumori provenienti dal ponte della statale che supera il Ness. Il cielo è coperto e il vento è debole. Prima di lasciare Inverness ci rechiamo presso un supermercato Safeway per ricostituire le scorte alimentari. Per l'operazione impieghiamo più tempo del previsto così riusciamo a prendere il largo solo alle 11.10. Ci immettiamo sulla A82 e in mezz'ora raggiungiamo Drumnadrochit dove troviamo facile e comodo parcheggio poco oltre il centro visitatori. Visitiamo uno dei tanti Exibition Centre, con relativo filmato storico sugli avvistamenti di Nessie, per la gioia di Diana. Rientrati ai mezzi alle 13.20 e, prima di partire, pranziamo. Alle 15.00 riprendiamo la A82 verso Inverness, rinunciando alla visita del castello di Urquhart. Sfruttando le varie circonvallazioni, rapidamente riusciamo ad immetterci sulla A9 e, in poco meno di due ore, percorriamo i circa cento chilometri che ci separano da Kingussie, ove ci fermiamo in un ampio parcheggio, privo di divieti e munito di servizi, posto alle spalle di un albergo e di fronte al pronto soccorso. La strada da Inverness, comoda e scorrevole, attraversa una regione particolarmente gradevole dal punto di vista naturalistico. Costantemente contornata dalla foresta, presto raggiunge i contrafforti delle Cairngorm Mountains e la Glenmore Forest. Dopo esserci tranquillamente goduti il classico thè e pasticcini, alle 17.30 giriamo nuovamente la prua verso Perth e riprendiamo la A9 verso sud. Un'ora di cammino con andatura regolare ci permette di coprire i 65 km che ci separano dal Blair Castle. Quando arriviamo nel parcheggio il castello è già chiuso alle visite così passiamo un poco di tempo a scattare foto e a giocare con i numerosi pavoni che si aggirano liberi nel parco facendo compagnia agli immancabili conigli. Riprendiamo la navigazione alle 19.00 lasciandoci sfuggire l'opportunità di pernottare presso la stazione di Blair. Superata Pitlochry, presto raggiungiamo Dunkeld ove giriamo sulla B923. Arrivati a Rattray effettuiamo una particolareggiata perlustrazione dei numerosi parcheggi presenti ma risultano tutti inibiti al pernottamento, anche quelli della periferia. Optiamo pertanto per il locale Blairgowrie Holday Park ove ci sistemiamo che sono le 21.15 dopo 253 km di tappa. Dobbiamo dire che il campeggio non ci entusiasma gremito come è di roulotte stanziali con noi nomadi relegati in una specie di ghetto, anche i servizi lasciano parecchio a desiderare.

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Sabato 7 Agosto 1999.

Sveglia alle 7.15 al termine di una notte assolutamente tranquilla e confortevole. Questo campeggio, in più degli altri ha soltanto il prezzo. E' composto da una considerevole quantità di stanziali, di contro i servizi sono solo un blocco e piuttosto scarsi. Prima di lasciare questo scarso porto, scarichiamo i serbatoi e facciamo il pieno di acqua. Partiamo alle 9.30 immettendoci sulla B926 che presto lasciamo per la più scorrevole e comoda A94. In meno di un'ora siamo al Glamis Castle, il famoso castello della Regina Madre, dove è nata la principessa Margaret sorella della Regina Elisabetta. Abbiamo attraversato una regione ricca di coltivazioni di lamponi e di campi di grano maturo ma ancora incolto. Il castello si presenta più austero dei precedenti con il suo colore rosso marrone e il suo aspetto di fortezza. Nel parco, come sempre molto curato, non si vedono animali, in compenso si nota, in prossimità del parcheggio un dotato parco giochi. Al termine della documentata ed esaustiva visita guidata, in inglese, pranziamo presso il self service e Diana ci estorce una mezz'ora di collaudo del parco giochi. Leviamo a malincuore le ancore alle 13.35 prendendo, dopo pochi chilometri, la A90 presso Forfar direzione Aberdeen, diretti a Stonehaven. Percorsi circa 25 km, appena superata Newtonmill, non ci sfugge allo sguardo l'ampia area di servizio BP di Stratcathro, utile per la notte. Alle 14.30 raggiungiamo il mare a Stonehaven impiegando mezz'ora per trovare la giusta direzione per raggiungere lo scenografico Dunnottar Castle. Parcheggiato lungo strada, dato il grande affollamento trovato, sfruttiamo la limpidezza della giornata per effettuare una spettacolare e coinvolgente visita alla rocca, a picco sul mare, in posizione imprendibile. Alle 16.20 ci rimettiamo in cammino verso sud imboccando rapidamente la A92. Attraversiamo senza imprevisti o ritardi Montrose ed Arbroath raggiungendo Dundee in poco più di un'ora dove riprendiamo la A90 verso Perth. La monotonia della strada, quasi una motorway, dritta e scorrevole ha strani e contrastanti effetti sull'equipaggio. Mentre Sandra non regge e sonnecchia, Diana è ben sveglia e canta a squarciagola. Alle 18.10 lasciamo l'autostrada per parcheggiare in riva al Tay, quasi sotto il ponte ferroviario, appena ad un passo dal centro di Perth. Facciamo una visita lampo, i negozi sono ormai chiusi, mentre i pub e le pizzerie sono già piene. Diana, al solito, sfama tutti i cigni, le oche e i gabbiani residenti lungo il fiume. Ripreso il largo alle 19.00 ci immettiamo sulla M90 destinazione Edinburgh che raggiungiamo in un'ora di viaggio regolare. Già ad alcuni chilometri dal centro troviamo le indicazioni per il campeggio ma, avvicinandoci, le perdiamo. Giriamo dentro e fuori per un'ora e venti prima di scoprire fortunosamente la giusta direzione ed arrivare all'ingresso dell'Edinburgh Caravan Club. La reception ha chiuso alle 20.00 ed il campeggio è del tutto esaurito. Siamo alla vigilia dell'apertura del Festival e in pieno periodo di Military Tatoo, i turisti arrivano in città con ogni mezzo. La direzione ci permette di pernottare nella corsia di attesa per la modica cifra di 4 sterline a persona. Oggi abbiamo percorso già 326 chilometri, siamo esausti, soprattutto per l'estenuante ricerca effettuata in serata, decidiamo così di cedere a questa specie di ricatto sperando di essere avvantaggiati per l'indomani.

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Domenica 8 Agosto 1999.

Sveglia alle 7.00, sarà stato lo stress accumulato ieri sera nell'ora e mezza persa per Edinburgh alla ricerca del camping, ma stanotte abbiamo tutti dormito come sassi. Il cielo è coperto, come accade da diversi giorni, tira un forte vento e fa decisamente freddo. Alle 8.30 siamo alla reception in attesa di buone nuove. In meno di un'ora si liberano i posti necessari e siamo sistemati nel campeggio, piuttosto salato, ordinato e curato. Prendiamo la corsa delle 10.20 del bus 28A per affrontare la visita di Edinburgh. In città scendiamo a Saint George Street dove compriamo giornali, cartoline e un CD con arie di cornamuse e tamburini. Passiamo poi alla famigerata Princess Street. S'è fatta ora di pranzo e non troviamo niente di meglio che infilarci in un locale del clan dei Mc Donald. Pranziamo e scriviamo le cartoline, all'uscita ci accorgiamo di una inconsueta animazione. Tutta la strada è stata transennata, è presidiata dai poliziotti e chiusa al traffico. Seguendo l'esempio di altri turisti e locali, ci avviciniamo al basamento di un lampione e lo assaliamo monopolizzandolo. Alle 15.45 inizia la sfilata di inaugurazione dell'Edinburgh Festival. Sfilano tutte le compagnie che si esibiranno per il Festival intervallate da bande di cornamuse di corpi militari e gruppi folcloristici. Tutto ha termine alle 17.00 ed in meno di mezz'ora vengono rimosse tutte le transenne, ripuliti i marciapiedi e riaperto il passaggio al traffico. Dal canto nostro decidiamo di approfittare delle offerte di uno dei tanti operatori per effettuare in giro turistico in pullman. Scendiamo presso il castello, gremito di gente, anche se ormai chiuso alle visite, e monopolizzato dalle attrezzature del Military Tatoo. Prendiamo poi il mezzo successivo per completare il tour. Terminato, con soddisfazione, il giro turistico con illustrazione in italiano mediante cuffia, ci rechiamo in Frederick Street dove saliamo sul 28A che alle 20.00 ci scarica all'ingresso del campeggio. Ci facciamo le docce più per riscaldarci dal freddo accumulato per assistere alla sfilata che per lavarci, quindi ceniamo e ce ne andiamo in fretta a riposare.

Sommario delle tappe.

Lunedì 9 Agosto 1999.

Sveglia alle 8.00, notte silenziosa e tranquilla, il cielo è coperto, non piove e spira il solito vento. Completate le solite operazioni di carico e scarico, saldato il conto con il campeggio, prendiamo il largo che sono già le 10.00. Attraversando il city centre e seguendo le varie circonvallazioni raggiungiamo senza difficoltà la periferia di Edinburgh e, dopo tre quarti d'ora, siamo sulla A7 in direzione sud. Lasciata la metropoli il viaggio prosegue tranquillo e regolare così, alle 11.45, siamo fermi a Galshiels per rifornirci di carburante, il cui prezzo, piano piano, si sta riavvicinando alla terra. Riprendiamo la navigazione tralasciando nostro malgrado la visita all'abbazia di Melrose e, in altri tre quarti d'ora, percorriamo i quasi 30 km che ci separano da Jedburgh. Qui giunti ci fermiamo nel parking del Woollen Mill. Visitiamo il fornito negozio ed acquistiamo capi e souvenir fino alle 13.20. Richiamati alla realtà dai morsi della fame, ci rechiamo al self service giusto per constatare che è sottoposto all'assalto dell'immancabile comitiva di turisti giapponesi. Avendo in mente di provare l'haggis prima di lasciare la Scozia, riprendiamo la via nella speranza di trovare qualche locale aperto dove poterlo gustare. Purtroppo falliamo l'obbiettivo e alle 14.00 dopo 4567 km di viaggio siamo di nuovo in Inghilterra. Sulla cima del Carter Bar, lungo la A68 lasciamo la contea scozzese dei Borders per entrare in quella Inglese del Northumberland. Per il pranzo ci fermiamo 15 km più a sud, poco prima di Elishaw. Il posto è definito Briganthium in virtù del fatto che vi si trova la ricostruzione di un villaggio di epoca romana visitabile a pagamento. Nonostante la delusione per la mancanza dell'haggis, pranziamo con soddisfazione gustando tutti un piatto locale a base di bacon, uova, funghi, fagioli, pomodori e salsicce. Alle 16.00 siamo di nuovo in rotta verso sud. Raggiunta Elishaw, prendiamo la direzione di Corbridge continuando a percorrere la A68. Qui giunti facciamo qualche timido tentativo, lungo la viabilità secondaria, di individuare i resti dell'Hadrian Wall ma tutto risulta vano. La lentezza e la frequenza del traffico agricolo ci consigliano di riprendere al più presto la via maestra. Ci riportiamo rapidamente sulla A68 che percorriamo per un tratto simile alle montagne russe. Per una svista ci sfugge lo svincolo che ci avrebbe condotto a Durham, ove avevamo la segnalazione di un posto adatto al pernottamento. Superiamo Castleside, Tow Law e Auckland. Alle 18.45 siamo fermi al parcheggio del Railway Centre and Museum di Darlington, unico senza sbarre e senza divieti di una decina presenti in città. Il luogo è defilato dalle grandi arterie e quasi a ridosso della ferrovia, alle spalle di una delle due stazioni cittadine. Oggi mettiamo in conto altri 263 km ma la tappa è stata nel complesso un poco più deludente rispetto a quelle che l'hanno recentemente preceduta.

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Martedì 10 Agosto 1999.

Alle 7.30 del mattino, a svegliarci, nonostante le apprensioni di ieri sera per l'oscurità e l'isolamento del posto, sono i piccioni. La notte è trascorsa tranquilla e silenziosa. Stamattina il cielo è coperto, spira il solito vento e la temperatura, sempre fresca, sembra essere risalita rispetto a ieri. Darlington, ad un esame mattutino, ci appare essere una città sporca e poco curata, con abitazioni, sempre caratteristiche, ma in decadenza e abbandono. Partiamo alle 9.20 e riprendiamo presto la A1 direzione sud. Superiamo Scotch Corner e presto ci ritroviamo sulla stessa strada lasciata dodici giorni fa per raggiungere Richmond. Lasciamo l'autostrada allo svincolo per Ripon, attraversiamo il centro cittadino e, alle 10.35, dopo 64 km, ci sistemiamo nel parcheggio della Fountains Abbey. Visitiamo con tranquillità e piena soddisfazione, i resti immensi e altamente scenografici del complesso monastico per oltre due ore, poi torniamo ai mezzi ove approfittiamo per pranzare. Il cielo da coperto è divenuto nuvoloso con costante minaccia di pioggia, la temperatura è di nuovo calata ed il vento è divenuto freddo. Riprendiamo il largo alle 13.45 ma, anzichè tornare sui nostri passi per riprendere l'autostrada, decidiamo di dirigere su Wheterby ed Harrogate. Dopo poco più di mezz'ora ci riforniamo di carburante proprio ad Harrogate quindi prendiamo la A661 per tornare sulla più scorrevole autostrada. Viaggiamo con regolarità e monotonia verso sud superando Leeds, Doncaster e Workshop. Usciamo solo per dirigerci verso Lincoln, con lo scopo di visitare la nota cattedrale. Nel tratto di strada di avvicinamento il camper delle Gabrielle accusa un inconveniente che attribuiamo al cambio. Con un poco di fortuna alle 17.00, proprio l'ora di chiusura, raggiungiamo l'officina Fiat e Alfa Romeo Caledonia nella zona industriale ai piedi della città. Mister Steve in pochi minuti verifica l'assoluta mancanza di olio nel gear box, scatola del cambio, e provvede al rabbocco. Alle 17.50, risolto l'inconveniente, ci fermiamo lungo uno dei viali prossimi al centro di Lincoln e ci dirigiamo a visitare la maestosa cattedrale. Ammiriamo una Lincoln quasi deserta e, benché quasi assiderati, percorriamo il centro fino alla cattedrale, stranamente ancora aperta al pubblico. Ci godiamo così uno dei monumenti più ambiti del Regno Unito quasi da soli, senza l'assillo delle frotte di turisti che durante il giorno si recano a visitarlo. Torniamo ai camper che sono le 19.30, pienamente soddisfatti, nonostante il freddo e la lunga passeggiata. Speriamo ora di riuscire a fare più chilometri possibili prima che cali la notte, cercando di recuperare il ritardo abissale accumulato. Viaggiamo solo tre quarti d'ora poi, percorsi 280 km di tappa, ci fermiamo nell'ampio e comodo parcheggio dell'area di servizio Granada presso lo svincolo per Grantham sulla A1. Il custode, e guardiano del parcheggio, ci esenta dal pagamento del ticket per il pernottamento in virtù del fatto che, essendo un assiduo frequentatore dell'italica terra, durante le sue ferie, con questo gesto intende sdebitarsi per il fatto che in Italia non paga mai alcun ticket per pernottare con la sua roulotte. Ci rechiamo per la cena nel locale fast food della catena Little Chef ove consumiamo una colazione all'inglese, uova al bacon, patate e salse varie. All'uscita, per una mezza ora, scambiamo quattro chiacchiere con un simpatico camionista di Firenze, anch'egli ospite del parcheggio, il quale da anni si reca regolarmente in Scozia. Ci fornisce utili informazioni sull'accesso a Londra e ci suggerisce, per il ritorno a casa, la rotta via Reims e Basilea.

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Mercoledì 11 Agosto 1999.

Sveglia alle 7.30 al termine di una notte rumorosa, come tutte quelle nelle aree autostradali, ma assolutamente tranquilla. I tir, e con loro il nostro amico fiorentino, sono già partiti tutti. Il cielo è uniformemente coperto per cui niente eclissi da vedere. Leviamo le ancore alle 8.40 riprendendo la A1 direzione The South. Con assoluta regolarità superiamo Stamford ed Huntingdon mentre l'aumento dell'intensità del traffico ci annuncia l'approssimarsi della Grater London. Percorsi 130 chilometri, alle 10.15 ci fermiamo alle porte di Stevenage per salutare le Gabrielle che oggi dirigono direttamente verso Dover per imbarcarsi nel pomeriggio e rientrare. Durante la sosta, dato che il cielo si è incredibilmente rasserenato, diamo anche un'occhiata all'evolversi dell'eclissi a poco più di un'ora dalla fase massima. Ripresa la navigazione, come noi ci avviciniamo a Londra così l'eclissi aumenta di intensità. Utilizzando il filtro solare che ci siamo scaramanticamente portati dietro da casa, riusciamo a vedere il sole oscurato fino ad un quarto. Come dice Gabriellona, anche in questo santa Culonia ci ha assistito. Lasciate le Gabrielle alle porte della M25 e presa la direzione est, all'uscita 26 scendiamo sulla A121 per Loughton alla ricerca del campeggio. Entrati nella foresta di Epping, alle 11.20 ci fermiamo in uno spiazzo, già popolato di osservatori muniti di occhiali di carta, per osservare la fase acuta dell'ultima eclissi di sole del secolo. Alle 11.50, percorsi 183 chilometri di tappa, un poco seguendo le indicazioni, un poco a naso e un poco per fortuna, arriviamo finalmente al Debden House Camp Site. Paghiamo anticipato, e in contanti, per tre notti quindi ci dedichiamo a terminare l'osservazione dell'eclissi sotto un cielo assolutamente sereno che contribuisce a far risalire notevolmente la temperatura. Alle 13.30, dopo un pranzo veloce, partiamo per l'esplorazione della galassia Londra. Rientriamo alle 20.00. Dal camping abbiamo percorso circa un chilometro a piedi fino alla fermata dei bus 20 o 167 con i quali, pagando 1.50 pound per due adulti e una bambina, abbiamo raggiunto la stazione della Tube di Debden. Abbiamo fatto il Family Ticket, valido un giorno su tutti i mezzi di Londra, compreso quello per il camping, ed abbiamo raggiunto il centro. Come primo assaggio, scendiamo alla stazione di Embankment e, gettata giusto un'occhiata alla torre dell'orologio, ci siamo diretti prima verso Trafalgar Square poi a Saint James's Park. Questo sembra essere uno zoo in libertà, per uccelli, scoiattoli ed altro, un vero paradiso per i bambini e Diana fra essi. Vediamo, e rifocilliamo, cigni bianchi, neri e grigi, scoiattoli che ti saltano sui pantaloni, pellicani, un'infinità di oche e papere e centinaia di piccioni. Camminando a forza, contro l'ostruzionismo di Diana, arriviamo a Buckingham Palace dove diamo un'occhiata ai famigerati cappelloni, le guardie si Sua Maestà, poi attraversando Green Park dirigiamo su Piccadilly. Raggiunto Piccadilly Circus percorriamo Regent Street fino ad Oxford Circus ove, esausti, riprendiamo la Tube alle 18.40 per tornare al campeggio. Rientrati all'ovile, facciamo le docce, ceniamo e, prima di coricarci, pianifichiamo la giornata per l'indomani.

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Giovedì 12 Agosto 1999.

Sveglia alle 7.40, cielo coperto e temperatura fresca. Alle 9.10 lasciamo il campeggio diretti a Londra. Scendiamo dalla metro a Tower Hill dopo aver cambiato linea a Mile End. Ci godiamo la vista del ponte sul Tamigi e della torre di Londra sotto il sole che ci fa fare il solito spogliarello mattutino. Ripresa la Tube, scendiamo a Westminster ove sbuchiamo proprio sotto la Clock Tower. Altra scarica di foto e breve passeggiata per attraversare il fiume e fotografare il palazzo del Parlamento. Per il pranzo, quando il Big Ben ha suonato mezzogiorno, dirigiamo a piedi verso Saint James's Park. Costeggiamo Westminster Abbey, con una lunga fila per la visita, e pranziamo con acqua e panini al ristorante del parco. Dopo il pasto facciamo una rilassante passeggiata lungo il lago rifocillando tutti gli uccelli e gli scoiattoli del parco per la felicità di Diana. Raggiunto Buckingham Palace effettuiamo la ripresa fallita ieri sera, poi dirigiamo verso Hyde Park Corner ove, finalmente, saliamo su uno degli innumerevoli e caratteristici autobus rossi per percorrere tutta Kensigton Road fino a sbarcare a Notting Hill Gate. Entriamo nei Kensigton Gardens per rifocillare altri uccelli e scoiattoli, quindi proseguiamo in Hyde Park fino a raggiungere il Serpentine, la statua di Peter Pan e l'incantevole Giardino Italiano. Usciti su Oxford Street, proprio nell'ora di punta, saliamo su un altro bus che, a velocità ridotta, data l'intensità del traffico tale da creare un unico grande ingorgo in tutta la city, ci consente la visita della zona fino ad Oxford Circus. Rimesso piede a terra, entriamo in Soho e percorriamo Carnaby Street. Per Raggiungere Charing Cross, attraversiamo anche la zona X-rated con numerosi sexy shop e sexy show. Riprendiamo la metro a Nottingham Court Road che sono le 18.50 ed arriviamo al camping alle 20.10 in compagnia di una simpatica coppia di campeggiatori tedeschi con i quali scambiamo, in un inglese piuttosto maccheronico, impressioni e informazioni. Dopo cena ospitiamo Sven Huck e la sua girl friend Sarah, così si chiamano i nostri amici conosciuti sul bus dalla metro al campeggio, per gustare un caffè all'italiana e scambiarci indirizzi ed e-mail.

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Venerdì 13 Agosto 1999.

Sveglia alle 7.30, colazione e un poco di bucato prima di lasciare il camping alle 9.30 con una buona mezz'ora di ritardo che non nuoce. Scendiamo dalla Tube a Knightsbridge da dove, percorrendo Brompton Road raggiungiamo Harrods. Entriamo nei magazzini, forse più famosi del mondo, e vi restiamo per un'ora, un poco su tutti i piani e tutti i reparti. Diana vi trova le ormai rare confezioni Lego Belville. Usciamo che è ora di pranzo, facciamo qualche tentativo in zona ma, alla fine, dobbiamo raggiungere Piccadilly Circus e pranzare da Big Burger. Rifocillati scendiamo, seguendo Regent Strett, fino a Waterloo Place poi, di nuovo, a Trafalgar Square. Risaliamo per Charing Cross Road fino a raggiungere la libreria Foyles. Usciti dalla libreria prendiamo il 73 con il quale raggiungiamo Victoria Station percorrendo Oxford Street, Park Lane e Grosvenor Place. Visitata la stazione, prendiamo l'11 fino a Whitehall dove scendiamo per visitare Downing Street e dirigere, per l'ennesima volta, a Saint James's Park attraversando l'Horse Guard. A Saint James's Park facciamo l'ora del rientro dando fondo a tutte le scorte di pane e rifocillando tutti gli animali del prato. Ripreso l'11 a Whitehall, arriviamo fino al capolinea di Liverpool Street ove riprendiamo la Central Line fino a Debden. Arriviamo al campeggio alle 20.00, essendoci fermati al supermercato a fare la spesa per i prossimi due giorni. Durante la cena, piuttosto che su Londra, disquisiamo sulla fortuna meteorologica che sempre ci ha accompagnato in questo viaggio permettendoci di godere appieno di ciascun giorno. Il ticchettio della pioggia sul tetto del camper suona come un risveglio da un sogno. L'ultima notte nel Regno Unito comincia sotto la pioggia, elemento caratteristico di questi luoghi, mai incontrato nel nostro girovagare, Londra ci saluta piangendo.

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Sabato 14 Agosto 1999.

Sveglia alle 8.00, tanto per smentire le previsioni della sera, stamattina il cielo è completamente sereno e, durante i preparativi per la partenza, mettiamo fuori il bucato ad asciugare. Non c'è vento ma la temperatura permane fresca, sarebbe un'altra ottima giornata da passare nei parchi di Londra. Lasciamo il campeggio alle 10.30, facciamo rifornimento alla stazione BP di Debden per garantirci l'autonomia fino a Dover. Imbocchiamo la M25 alle 11.00 nella direzione opposta la tunnel di Dartford. Percorriamo così la bellezza di 228 chilometri per raggiungere Canterbury, dove arriviamo alle 14.00, che in linea d'aria ne dista non più di 80 dal campeggio di Debden. Ci fermiamo nel parking 'Pay and Display' all'ingresso della città e prima di involarci per la visita consumiamo un veloce spuntino. Lasciato il camper dirigiamo, costeggiando il fiume, verso il centro fino raggiungere la cattedrale. Le visite sono momentaneamente sospese a causa di una funzione religiosa. Riusciamo comunque a scattare qualche foto poi prendiamo la via del ritorno sotto una costante minaccia di pioggia. Prima di lasciare Canterbury, veramente deliziosa, spendiamo gli ultimi penny nel supermercato Sansbury accanto al parcheggio. Partiamo alle 15.40 e, da Canterbury a Dover, ci accompagnano la pioggia e un tempo grigio mentre si ripresenta con impeto il vento. Arriviamo al piazzale d'imbarco alle 16.20, da stamane abbiamo percorso 259 chilometri, nel Regno Unito ne abbiamo percorsi 3782 mentre, da casa, siamo arrivati a 5519 chilometri. Neanche il tempo di metterci in corsia che ci annunciano che, a causa delle avverse condizioni meteorologiche, ci imbarcheremo solo alle 18.00. L'imbarco avviene puntuale ma la partenza viene procrastinata fino alle 18.20. Sbarchiamo a Calais che sono già le 19.55 che, per via dell'ora di fuso persa, diventano subito le 20.55. Dati i chilometri percorsi per aggirare Londra ci ritroviamo con impellente necessità di fare rifornimento. Poco a nord di Calais troviamo, con un poco di fortuna, un distributore della Esso ancora aperto e vi facciamo indigestione di carburante. Ben riforniti imbocchiamo presto la A26 verso Reims al fine di viaggiare spediti e di trovare facilmente un riparo per la notte alla prima area di servizio. Viaggiamo quasi due ore e, alle 22.15, ci fermiamo all'Aire de Rely chiudendo questa movimentata tappa con un bottino di 334 chilometri. Siamo tutti piuttosto stanchi e provati così ce ne andiamo a letto senza fiatare.

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Domenica 15 Agosto 1999.

Faticosa sveglia alle 8.30 in quanto non ci siamo ancora adattati al nuovo fuso orario. La notte è trascorsa tranquilla, nonostante la vicinanza dell'autostrada. Qualche spruzzo di pioggia si alterna a caldi raggi di sole, l'aria è fresca ma, tutto sommato, prevediamo una bella giornata. Ci mettiamo in marcia alle 10.10, dopo aver completato senza fretta il mutamento dall'assetto notturno a quello di viaggio all'interno del camper. In meno di un'ora di viaggio regolare e fresco, percorriamo i 74 chilometri che ci separano dallo svincolo per Cambrai. Il cielo si è coperto e spira un insistente vento laterale, mentre il traffico è praticamente assente. Alle 12.10, proprio mentre Diana si sveglia, alla faccia del fuso, lasciamo l'autostrada per dirigerci a visitare Laon. Lungo il vialone che collega l'autostrada al centro cittadino provvediamo a fare rifornimento di carburante, proseguiamo poi per il parcheggio, ottimo punto anche per un pernottamento, che si raggiunge facilmente dallo svincolo di uscita dalla A26, seguendo le indicazioni per Centre Ville, in tutte le giratoire, fino ad arrivare a fianco della linea ferroviaria e, all'ultima giratoire prima della stazione SNCF, girando a sinistra, al termine di Avenue Charles De Gaulle. Sono ormai le 12.25 e, insieme alla visita contiamo anche di pranzare. Salendo a piedi, raggiungiamo la piazza della cattedrale e ci gustiamo una corposa salade nel ristorante di fronte con magnifica vista sul monumento. Dopo pranzo facciamo una approfondita visita della monumentale chiesa gotica e, usciti, percorriamo il perimetro del centro cittadino seguendo uno dei percorsi turistici suggeriti. Abbiamo così modo di vedere la splendida posizione di cui gode il parcheggio alberato di fronte alla Citè Amministrative, ampio, in piano e prossimo al centro storico. Scendiamo soddisfatti al camper che sono le 16.00 e ci mettiamo immediatamente in marcia imboccando la N44 diretti verso Reims. Percorsi 58 chilometri in un'ora di marcia abbastanza regolare, entriamo in città nella speranza di trovare un parcheggio per poterci godere la visita della più bella cattedrale gotica di Francia. Nonostante l'impegno e numerosi passaggi, purtroppo la presenza massiccia di turisti non lascia spazi sufficienti per mezzi grandi come il nostro, anche i parcheggi per i bus sono esauriti, siamo così costretti a proseguire oltre. Attraversiamo la regione dello champagne senza riuscire a vedere neanche una vite, chissà con cosa lo produrranno. Per le 18.00, e altri 63 chilometri sempre sulla N44, per lunghi tratti a doppia carreggiata, arriviamo a Chalons sur Marne. Percorriamo ancora la comoda N44 fino a Vitry le Francois dove arriviamo alle 18.40 e ci mettiamo subito in cerca di un posto per la notte. Ne individuiamo uno nell'ampio parcheggio che circonda il palazzo dello sport ma, non completamente soddisfatti, proseguiamo nella perlustrazione facilitati dalla assenza assoluta di traffico. Alle 19.20 ci fermiamo finalmente nel parcheggio in Rue du Vieux Port, dietro lo stadio di atletica. Siamo nel quartiere Vieux Port a 100 metri dal Port de Pleisance sul Canal de la Marne au Rhin. Il parcheggio è asfaltato, illuminato, circondato da alberi, tranquillo, silenzioso e molto capiente. Tra l'altro esiste la possibilità di raggiungere in pochi minuti, a piedi o in bicicletta, una lavanderia a gettone in direzione Saint Dizier.

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Lunedì 16 Agosto 1999.

Sveglia alle 8.15 a dimostrazione di una notte trascorsa in assoluta tranquillità anche se cosparsa di qualche spruzzo di pioggia. Stamane comunque il cielo è limpido e il sole forte e caldo. Approfittiamo della comodità del posto per effettuare qualche controllo di routine prima di rimetterci in marcia verso casa. Partiamo alle 9.30 e, in poco più di mezz'ora lungo la N4, tutta a quattro corsie, raggiungiamo, nella zona industriale alle porte di Saint Dizier in direzione Bar le Duc, la concessionaria C.L.C., chiusa il lunedì mattina, presso il cui camper service effettuiamo le consuete operazioni di carico e scarico. Ripartiti poco prima delle 11.00 ci inseriamo agevolmente sulla N67 in direzione Chaumont. Mezz'ora più tardi, lasciamo la superstrada a Joinville e ci fermiamo nel parcheggio del Consiglio Generale della Marne, interdetto dalla 22.00 alle 6.00. Il cielo si è nuovamente coperto e, mentre ci prepariamo ad uscire, comincia a piovere. Che contrasto con le splendenti giornate scozzesi. Percorriamo la gradevole Quai des Peceaux e visitiamo la cattedrale ove ammiriamo una mirabile deposizione del Cristo, la statua di Giovanna d'Arco e la cintura, originale, di San Giuseppe, giunta a Joinville nel 1252. Alle 12.45 ci spostiamo nel parcheggio del locale Super U ove approfittiamo per fare la spesa e un comodo rifornimento di carburante a prezzi vantaggiosi. Giriamo per un'ora nel supermercato e, quando usciamo, la fame si fa sentire così, prima di partire, pranziamo. Leviamo le ancore che sono le 14.50 e ci riportiamo sulla N67 diretti a Chaumont en Bassigny che raggiungiamo in circa mezz'ora. Proseguiamo senza sosta e presto incontriamo di nuovo la pioggia. Il cielo è quasi nero, procediamo con i fari accessi sotto possenti scrosci di acqua. Alle 16.20, superata la tormenta, che ci ha impedito di godere dei magnifici paesaggi boschivi che abbiamo attraversato, ci fermiamo presso il parcheggio panoramico a due livelli per circa 250 posti, posto sotto le mura di Langres, buon punto di appoggio per un pernottamento. Di qui con l'elevator gratuito, ci rechiamo a visitare il centro. La città è una piccola delusione, senz'altro più scenografica dal basso. L'assenza di mappe e segnalazioni turistiche ci fa perdere nel dedalo di viuzze e incroci assolutamente non adatti ai camper. Mentre girovaghiamo cercando i punti di interesse, riportati dalla nostra guida, ci sorprende nuovamente la pioggia, pertanto rientriamo frettolosamente al camper. Alle 17.45 siamo di nuovo in rotta lungo la N19, già percorsa da Chaumont. Saliamo e scendiamo, attraversiamo boschi e radure. Poco prima di Combeaufontaine abbiamo anche la fortuna di avvistare in un campo una bella famigliola di cerbiatti. Ci fermiamo ad osservarli con il binocolo ma fuggono rapidamente nella boscaglia. Qualche minuto prima delle 19.00 superiamo la stessa Combeaufontaine e, in meno di mezz'ora, arriviamo a Vesoul, di nuovo sotto la pioggia e un cielo che definire nero è poco. Cominciamo a cercare qualche riparo per la notte. Scartiamo Amblans dato che gli angusti spazi intorno alla chiesa non riescono ad ospitarci. Alle 20.15 arriviamo a Lure. Percorriamo la via principale per due volte senza individuare alcunché. Prima di abbandonare decidiamo di esplorare le parallele. Arriviamo alla piazza del mercato, immensa, pianeggiante ma off limits in quanto la mattina vi si tiene appunto il mercato. Dirigiamo verso gli impianti sportivi ove il parcheggio sembra essere accogliente ma è troppo defilato e isolato. Ci spostiamo allora in direzione della stazione ferroviaria fino ad arrivare Place de la Libertè, ove si affaccia il tribunale, il centro Mitterand, la scuola elementare e la materna. Ci sistemiamo alle 20.40 e scendiamo per una perlustrazione più accurata dei dintorni. A neanche cento metri troviamo posto nel parcheggio della stazione ferroviaria, un poco più disturbato del precedente, ma meno soggetto a sollecitazioni di sgombero mattutine. Spostiamo il mezzo che sono le 21.10 e, data l'ora, ci rechiamo a cena nel vicino ristorante.

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Martedì 17 Agosto 1999.

Sveglia alle 8.15, al termine di una notte il cui tempo è stato battuto dai consueti rumori dei passaggi dei convogli ferroviari. Non ha piovuto, il cielo è coperto e la temperatura, al solito, fresca. Stamattina il parcheggio non è affollato, come temevamo, intorno a noi non c'è nessuno e ci sono molti posti liberi anche di fronte all'entrata della stazione. Tutto sommato abbiamo dormito decentemente. Partiamo alle 10.00, lasciando Lure dopo aver fatto rifornimento e controllato la pressione dei pneumatici. Ripresa la N19, in mezz'ora arriviamo a Ronchamp. Abbastanza facilmente troviamo il delizioso parcheggio, con servizi, aiuole e in riva la fiume, in Place 14 Juillet, alle spalle della cattedrale e di fronte all'Office du Tourisme. Un buon punto di riferimento per un pernottamento escludendo il sabato in quanto sede di mercato. La Chapelle de Notre Dame du Haut dista 2 chilometri per di più in salita. Intendiamo farci la passeggiata per cui ci mettiamo subito in cammino. Attraversato il bosco, con brevi fermate alla miniera e al monumento dei caduti delle guerre mondiali, arriviamo in cima che è mezzogiorno. Vi troviamo un parcheggio capiente e poco affollato, buono anche per la notte anche se in forte pendenza. Con tranquillità effettuiamo la visita del moderno complesso architettonico e ci godiamo gli stupendi panorami che si aprono dalla sommità della collina sulle boscose valli e montagne circostanti. Il tempo ci aiuta con ampi squarci di sereno e di sole. La discesa è abbastanza rapida tanto che arriviamo in paese alle 13.00. Data l'ora, preferiamo pranzare prima di ripartire, oltretutto il parcheggio è gradevole. Durante il pranzo il tempo muta dal grigio plumbeo, al coperto, al sereno. Alle 14.40 riprendiamo la nostra rotta, alla quale abbiamo apportato delle variazioni in considerazione del fatto che abbiamo ancora qualche giorno a disposizione. Anzichè dirigere verso Belfort e Basilea, preferiamo visitare il Ballon d'Alsace e Thann. Lasciamo pertanto la N19 immettendoci sulla D4 fino a Champagney, ove proseguiamo sulla D12 fino a Giromagny. Qui giunti, ci immettiamo sulla D465, dando così inizio all'ascesa. Lungo la salita facciamo una breve sosta per ammirare la cascata del Saut de la Truit utilizzando il parcheggio del vicino ristorante. Quando scoccano le 16.00, dopo soli 56 chilometri di tappa, siamo al Ballon d'Alsace. Parcheggiamo agevolmente in uno dei tanti parcheggi presenti ed effettuiamo per intero il percorso turistico fortunatamente accompagnati da insperato cielo assolutamente sereno. Spira un forte e gelido vento che, seppur fastidioso, contribuisce a spazzare via nuvole e foschie consentendoci di godere di incantevoli panorami mozzafiato. Al termine della passeggiata, inframmezzata da un intermezzo con un branco di cavalli alsaziani intenti a ricevere abbondanti razioni di fieno ed erba dai numerosi bambini presenti, sorseggiamo un caldo e ristoratore cioccolato presso una delle baite presenti sulla cima. Riprendiamo il largo alle 17.30 scendendo rapidamente a Saint Maurice sur Moselle ove prendiamo la N66 in direzione Bussang. Poco più di un'ora di marcia comoda e scorrevole ci permette di arrivare alle 18.40 a Tahnn. Seguendo le indicazioni per il parcheggio bus, troviamo rapidamente l'area riservata per i camper. Agevolmente sistemati, ci rechiamo a visitare questa incantevole cittadina, circondata di vigneti, con innegabili caratteristiche tedesche messe ancora più in risalto dalla curata illuminazione notturna. Sulla via del ritorno, approfittiamo della pizzeria Avola, gestita da un'italiano, per cenare con una pizza, gustosa anche se la mozzarella è stata rimpiazzata con l'emmenthal. Rientriamo al camper che sono le 21.15 trovando il parcheggio popolato di mezzi. Siamo gli unici italiani e, salvo un equipaggio spagnolo ed un paio di tedeschi, il resto è tutto francese. Quando andiamo a letto il cielo è quasi sereno e illuminato dal primo quarto di luna.

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Mercoledì 18 Agosto 1999.

Sveglia alle 8.00, notte tranquilla, cielo coperto. Prima di partire utilizziamo il Flot Bleu per il carico d'acqua e scaricare le grigie. Leviamo le ancore alle 9.45, col cielo ormai rasserenato. Abbastanza agevolmente ci immettiamo sulla D19 da dove poi ci instradano sulla D466 verso Altkirch. La giornata permane serena ed il sole splendente comincia a far sentire il suo benefico effetto. Dopo tre quarti d'ora di marcia, arriviamo ad Altkirch ove dirigiamo verso Basel. All'uscita della cittadina ci fermiamo presso il supermercato Leclerc per spendere gli ultimi spiccioli francesi e per effettuare un rabbocco di carburante. Usciamo dal supermarket che sono le 12.10, pranziamo con l'ultima baguette farcita, poi passiamo al distributore di carburante e ci mettiamo in marcia alle 12.50. Viaggiamo tranquillamente per un'ora prima di raggiungere Basel ove effettuiamo vari giri a vuoto a causa dalla precaria segnaletica installata in conseguenza degli imponenti lavori in corso. Presa alla fine la N3 e poi la N2, alle 15.30 siamo a Luzern. Memori della visita effettuata nel 1985, lasciamo l'autostrada ed entriamo in città. Ci perdiamo in un dedalo di incroci con un numero esorbitante di semafori che ci fanno stare più fermi che camminare. Alla fine arriviamo al Lido ove troviamo il pozzetto di scarico e la possibilità di sostare. Fatti due conti ci rendiamo conto che ci vorrebbe una quantità di tempo per raggiungere il centro, effettuare la visita e tornare, che non abbiamo. Riprendiamo il largo tornando sulla N2 percorrendo la quale costeggiamo il lago fino ad immetterci nella valle del Reuss. Alle 16.40, appena la strada comincia a salire, decidiamo che è giunta l'ora della merenda e ci fermiamo in una squallida area di parcheggio, poco prima dell'uscita per Amsteg, giusto per un panino ed una bevuta. Ripreso il cammino, appena passato Andermatt, lasciamo l'autostrada ed attacchiamo l'arrampicata verso il Sankt Gotthard. Questa volta la fortuna ci lascia in balia della pioggia e di una densa foschia la quale, pur privandoci dei panorami, aggiunge il giusto tocco all'atmosfera alpina presente in questi luoghi. Raggiungiamo i 2091 metri sul livello del mare del passo del San Gottardo alle 17.45 e, sfruttando brevi intervalli concessici dalla nebbia, abbiamo modo di vedere lo stupendo ambiente in cui ci troviamo. Dall'Ospizio raggiungiamo, a piedi il passo pedonale a 2109 metri mentre nebbia e pioggia vengono e vanno scoprendo e nascondendo scorci di montagna. Alle 18.45 ci sistemiamo per la notte a fianco di uno dei laghetti in modo da riparare le aperture del frigo dal vento e, aspettando la sera, cerchiamo di captare qualche stazione radio in lingua italiana.

Sommario delle tappe.

Giovedì 19 Agosto 1999.

Sveglia alle 7.45 al termine di una delle notti più silenziose che ricordiamo. Il tempo non è cambiato e ci impedisce di godere a pieno delle montagne che circondano questo stupendo posto. ci colpisce il fatto di non riuscire ad individuare alcun animale ma forse tutto è dovuto alla nebbia o alla assoluta mancanza di alberi e boschi. Appena alzati la temperatura interna è di soli 13 gradi e, quando ci mettiamo in marcia, è salita forse di un paio. Il vento costante gioca con le nuvole creando qualche squarcio di cielo sereno in cui rapidamente si infila qualche raggio di sole. Già alle 8.30 cominciano ad arrivare turisti ma in numero molto limitato. Partiamo alle 9.10 scendendo verso Airolo nella nebbia più fitta. La pendenza di questo versante ci sembra essere maggiormente abbordabile rispetto a quella percorsa da Andermatt. Alle 10.55 passiamo senza inconvenienti la frontiera di Chiasso sotto un cielo che permane coperto mentre la temperatura ha cominciato a risalire. Dopo dieci minuti ci fermiamo all'area di servizio Lario Est per il rifornimento e un poco di relax. La temperatura è notevolmente aumentata, nel camper ci sono già 22 gradi, dando il via al classico spogliarello dell'equipaggio. Riprendiamo il cammino alle 11.30 raggiungendo il casello di Melegnano in poco più di mezz'ora. Alle 13.00 ci fermiamo all'area di servizio Arda Ovest per il pranzo che consumiamo acquistando i panini presso l'Autogrill e battendoci strenuamente contro le mosche che hanno fatto di nuovo terra di conquista nel camper. Ci troviamo anche quest'anno a fare le solite considerazioni e i soliti confronti con le aree di sosta sulle autostrade estere. Guardando l'equipaggio di un'auto inglese sommariamente sdraiato all'ombra di un salice, vicino ad un bidone della spazzatura stracolmo, oppure osservando il disorientamento del traino tedesco, auto e roulotte, che non trova spazio sufficiente per sostare, o l'equipaggio del camper francese che si mimetizza tra i tir, pur di poter mangiare, comunque tutti indistintamente, noi compresi, circondati di asfalto e sotto il sole, ci chiediamo se siamo davvero entrati in Europa. Riprendiamo la marcia alle 14.00. Viaggiando con regolarità, senza il minimo inconveniente, alle 15.30 facciamo rifornimento all'area di servizio Cantagallo, nei pressi di Bologna. Durante la sosta ci godiamo un bel gelato. Al momento di ripartire, il motorino di avviamento comincia a fare le bizze e solo dopo diversi tentativi riusciamo a muoverci. Alle prime rampe degli Appennini, un forte rumore proviene dal retrotreno del mezzo. Ci fermiamo in una piazzola di emergenza per gli opportuni controlli. La prima ipotesi è che possa essersi staccato il serbatoio delle grigie ma, alla verifica, tutto è a posto. Osservando bene notiamo invece che il supporto del telaio ove poggia una balestrina di rinforzo si è staccato di netto ed è andato ad infilarsi sotto, tra la balestra principale e il telaio. A furia di martellate riusciamo a recuperare il pezzo, togliendolo da quella posizione pericolosa. Risaliamo e riprendiamo il viaggio con cautela cercando di portare un'andatura regolare e di evitare, per quanto possibile, buche e dossi. Alle 18.25 ci fermiamo all'area di servizio Badia al Pino per una sostanziosa merenda e per la verifica delle condizioni della meccanica del mezzo. Abbiamo percorso 167 chilometri, in circa due ore e mezza, da che abbiamo scoperto il guasto e non abbiamo avvertito alcun malfunzionamento né cali di rendimento. Tutto è a posto, o meglio niente è peggiorato. Prima di ripartire facciamo rifornimento. Prendiamo il via per l'ultimo grande salto verso casa alle 19.00 soprattutto grazie a due pugni di Diana ben assestati sul cofano in quanto il motorino ha ripreso a fare capricci. La temperatura nel camper si è assestata sui 32 gradi che, tutto sommato, risultano anche tollerabili. Passiamo il casello di Roma Nord alle 21.10 e, poco prima delle 22.00 siamo a casa, in perfetto orario, chiudendo, dopo 7363 chilometri, anche questo meraviglioso viaggio.

Sommario delle tappe.



Viaggio effettuato nel 1999 da Roberto Lumaca.

Potete trovare ulteriori informazioni sulle località toccate da questo itinerario nella sezione METE.


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