Inserito il 17/08/2011 alle: 15:50:53
Carissimi colleghi, al ritorno dalla Valle d'Aosta, la settinama scorsa, io con la mia famiglia, decidicamo di fare una puntatina a Torino per visitare il museo egizio. Per la sosta optiamo per il camping Villa Rey, comodissimo per il centro. Al nostro arrivo, un ragazzo ci accoglie molto gentilmente e ci spiega dove sistemarci.
Appena entrati nella struttura, ci rendiamo conto che non è proprio il massimo. Dopo aver parcheggiato il camper, faccio un giro di perlustrazione nel campeggio.Panorama bellissimo, tra l'altro era verso l'imbrunire e tutto era ancora più bello, con la basilica di Superga poco distante illuminata e le città con le luci accese. Tornando a parlare del campeggio in particolare, siamo rimasti totalmente esterefatti per il livello di incuria e degrado in cui si trova il tutto. Bagni fatiscenti, sporchi, lavatoi delle stoviglie in uno stato pietoso, vetri rotti, in un lavello vi era un secchio con stracci vari e sturalavandini. La colorazione dei muri e relativo intonaco che cadeva dai muri stessi. Impianti elettrici e idraulici fatiscenti, che non sanno neanche lontanamente cosa sia la normativa "CEE". Colonnine di allacciamento in piazzola, che devi tenere con le mani prima di attaccare la tua spina , altrimenti cade tutto. Caldaie per la produzione dell'acqua calda sanitaria, che vanno e non vanno. Insomma un totale disastro. Come già detto il personale è simpatico e gentile, il prezzo è modesto, ma non basta per far sopravvivere una struttura del genere. Una città come Torino, ex capitale storica d'Italia, promotrice di innumerevoli iniziative, sede di prestigiosi musei, che si presenta ai turisti campeggiatori con una struttura del genere, direi che è come minimo vergognoso. Tra l'altro nel campeggio c'erano molti turisti stranieri e sicuramente non è un bel biglietto da visita. Forse il Comune di Torino dovrebbe dare una mano a risollevare le sorti del campeggio, visto che il terreno su cui sorge è di sua proprietà. A voi tutti cari colleghi, l'ardua sentenza.
Padovan Giordano