In risposta al messaggio di sergiozh del 06/05/2018 alle 16:33:54Per completezza di informazione.
La prossima volta che ho il cielo coperto controllo la precisione che mi indica il gps.
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In risposta al messaggio di dani1967 del 04/10/2018 alle 16:05:05Da esperto di montagna che inpressione ti sei fatto da quella intervista dell'accaduto ?
Una analisi un pelo più approfondita
In risposta al messaggio di sergiozh del 04/10/2018 alle 17:04:33Nessuna delle due, perché la fatalità nell'alpinismo quasi non esiste, potrei ammetterlo giusto per chi si becca un terremoto su ghiacciaio, e non si tratta nemmeno di incoscienza, in quanto almeno alcuni sapevano bene i rischi che stavano affrontando.
Da esperto di montagna che inpressione ti sei fatto da quella intervista dell'accaduto ? fatalita' o incoscienza ?
In risposta al messaggio di Al Ula del 05/10/2018 alle 07:46:28Anch'io ho letto con molto interesse l'intervista in due parti linkata da Dani, essendomi interessato fin dall'inizio all'argomento, ho riscontrato alcuni elementi nuovi che mi sembrano rilevanti.
Sono appassionato di montagna con esperienze di arrampicata e alpinismo all’epoca dell’università (però mai scialpinismo) e avevo seguito questo thread dall’inizio pur non essendo mai intervenuto. Ho letto con interessel’intervista riportata in questi giorni da Dani: “da voce” ad un elemento del gruppo ed è possibile che alcuni aspetti di quanto riporta siano dovuti a sue percezioni e/o sensazioni che purtroppo nessuno potrà confermare o meno. E’ anche possibile che i suoi ricordi dei momenti cruciali della sera possano essere confusi e annebbiati per la stanchezza e la perdita di energie. Un esempio è la contraddizione circa l’orologio. Comunque due cose mi hanno colpito molto. La prima è la strana “apatia” del gruppo che nei giorni precedenti non sembra interagire molto con la guida informandosi sulla gita e il percorso che andranno a fare; a quanto racconta il superstite, sembra che fossero più “spettatori” che “partecipanti”. La seconda è l’incomprensibile comportamento della guida e di sua moglie al calare della sera quando il gruppo decide di fermarsi: le uniche due figure che avrebbero dovuto organizzare la sosta e tenere insieme il gruppo (se ricordo bene anche la moglie era una guida) svaniscono invece per i fatti loro e, in effetti, sono le uniche due persone che non passano la notte col gruppo. Mi sembra assurdo. Si sa che la guida è stata ritrovata alla base di un dirupo ma non ricordo se si sappia dove è stato trovato il corpo della moglie. Infine mi fa pensare il comportamento della ragazza tedesca, che al mattino sembra arrabbiata (per cosa?), e il fatto che lei e il terzo sopravvissuto non abbiano mai rilasciato la loro versione dei fatti. Ho la sensazione che il racconto tralasci delle dinamiche del gruppo nei momenti cruciali. E’ possibile, quindi, che la tragedia possa essere dovuta al fatto che il gruppo, per niente affiatato da quanto sembra, si sia definitivamente disgregato nel momento cruciale iniziando a “litigare” su cosa fosse meglio fare? E’ possibile che qualcuno del gruppo, nel panico, implorasse le due persone più esperte di fare qualcosa per salvarli “spingendo” la moglie a cercare un posto migliore e la guida a partire da sola verso il rifugio per cercare aiuto? Nessuno di noi era li al momento e non si saprà mai cosa sia realmente accaduto ma questa potrebbe essere una spiegazione plausibile ad un comportamento alquanto assurdo. Stefano
In risposta al messaggio di sergiozh del 05/10/2018 alle 09:15:05Dalla lettura degli articoli, sembrerebbe proprio di sì, con archiviazione per mancata individuazione di responsabilità personali.
L'inchiesta ufficiale svizzera sui fatti suppongo non sia ancora terminata, vero ?
In risposta al messaggio di dani1967 del 05/10/2018 alle 10:13:20Concordo pienamente! Bella disamina.
Quella della apatia del gruppo è un argomento che non avevo volutamente voluto affrontare, ed è a mio parere lelemento fondamentale della vicenda. Io francamente non sono in grado di fare il gregario. Ho molti amici guida,ma vado con loro come amico. Non riesco a scalare da secondo di cordata, a fare una gita seguendo passivamente la traccia, non potrei fare mai una traversata simile vivendola come un giretto così tanto la guida pensa a tutto. Non capisco chi fa viaggi in camper con un gruppo organizzato, ero rimasto sconvolto in islanda quando gruppi di fotografi facevano il giro portati al guinzaglio. Di certo così non ho fatto salite in montagna che altrimenti avrei fatto, non sono stato a S. Pietroburgo in Camper, mi manca la foto delle tre cime al tramonto o delle gulfoss setose col sole traverso. Ma in montagna questo è drammaticamente più grave, in quanto la vita non si può demandare ad altri. Non ci si deve mai avventurare, sopratutto in ambiente difficile, laddove tu non sei in grado di gestirti in autonomia. La guida è un supporto, non è un male da evitare, ma deve essere un tuo compagno di cordata, come lo era per gli alpinisti inglesi ottocenteschi. Ma se prendi una salita o una traversata al pari di un soggiorno al club med, tutto servito, e quindi un percorso come quello diventa solo un esercizio atletico e di divertimento, ne stravolgi il significato completamente e ti esponi a simili drammi. Concordo sul fatto che a un certo punto debbono esserci stati diverbi. Ma non è qui il punto. I due gruppi senza guida non hanno avuto vittime, e questo perché insieme conducevano il percorso, insieme hanno preso decisioni, non si sono separati (erorre gravissimo in quelle condizioni), insieme hanno adottato la tattica più efifcace, presente in qualsiasi manuale di alpinismo da 150 anni, ovvero scavarsi una truna. Non è tanto la professionalità della singola guida ad essere messa in discussione, ma il prodotto offerto dalla guida a non aver senso, ed è per questo che il giornalista (non è Gogna che scrive, ospita solo l'articolo) ha trovato da parte delle guide un muro totale. Questo incidente, come fu a suo tempo la immensa tragedia raccontata da Aria Sottile, mette in discussione un certo tipo di prodotti offerte dalle guide, sopratutto quelle di maggiore successo. Voglio sottolineare che NON è necessariamente così, ho molti amici Guide che invece costruiscono un rapporto ben differente con i loro clienti, che sono tali esclusivamente per il rapporto economico, ma sul campo sono consapevoli compagni di cordata e crescono con le salite acquistando progressiva autonomia, e che possono toglierli dalle peste in caso di guai. Una guida oltretutto ha sempre due gambe due braccia una testa come noi, ed ha le nostre medesime vulnerabilità, per cui se gli succede qualche cosa un gruppo deve avere una seconda, una terza, una quarta scelta. Insomma, questa tragedia mette in crisi un certo tipo di modello di fruizione della montagna, che ricordiamo, HA delle alternative operate dagli stessi professionisti.
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"Viaggio per vedere non per viaggiare"