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Fuggi fuggi generale che succede?

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Rascal
Rascal
13/09/2006 5693
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Inserito il 04/09/2021 alle: 09:49:02
Ultimo in ordine di tempo, dopo tanti altri casi, è la chiusura dello stabilimento della Riello di Pescara. Ora mi sto chiedendo cosa succede in questo dannato paese che continua a perdere pezzi di aziende. L'esperienza passata dice che i topi scappano prima che la barca affondi e con 2700 miliardi di euro di debito pubblico una logica del fuggi fuggi generale c'è, in pratica nel futuro prossimo qualcosa di molto grosso succederà e naturalmente chi sa prende azioni per tempo prima di trovarsi coinvolto nel casino generale. Il bello è che mentre questo continuo smantellamento procede la gente vive sonni tranquilli tra gli spaghetti e le partite di pallone, in concreto la droga moderna.     
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Ummagamma
Ummagamma
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12/12/2013 14063
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Inserito il 04/09/2021 alle: 11:28:43
In risposta al messaggio di Rascal del 04/09/2021 alle 09:49:02

Ultimo in ordine di tempo, dopo tanti altri casi, è la chiusura dello stabilimento della Riello di Pescara. Ora mi sto chiedendo cosa succede in questo dannato paese che continua a perdere pezzi di aziende. L'esperienza
passata dice che i topi scappano prima che la barca affondi e con 2700 miliardi di euro di debito pubblico una logica del fuggi fuggi generale c'è, in pratica nel futuro prossimo qualcosa di molto grosso succederà e naturalmente chi sa prende azioni per tempo prima di trovarsi coinvolto nel casino generale. Il bello è che mentre questo continuo smantellamento procede la gente vive sonni tranquilli tra gli spaghetti e le partite di pallone, in concreto la droga moderna.     
...
I lavoratori poi vengono licenziati con un whatsapp, chissa se gli mettono pure la faccina col dito medio.
Ho una brutta impressione anche io che siamo alla vigilia di una crisi planetaria senza precedenti 
Conviene chi può comprarsi un pezzo di terra e piantare fagioli e patate per sopravvivere 
Pace, salute, serenità
sergiozh
sergiozh
-
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Inserito il 04/09/2021 alle: 12:39:05
Il pianeta grida vendetta per le stragi ambientali globali. Non meravigliamoci se tra un po' tutto chiude.
9
giorgioste
giorgioste
19/07/2016 4608
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Inserito il 04/09/2021 alle: 12:54:31
La Riello è controllata da una società americana.
Quando si è contenti degli stranieri che “investono in Italia” si deve capire che per farlo comprano le aziende italiane e poi ne fanno quello che vogliono, compreso il chiuderle.
La soluzione è politica ma non si è presa.
Basta vedere quanti costruttori di camper ci sono in Italia e quanti di questi sono italiani.
Il dubbio è l'inizio della conoscenza.

15
camperistadoc
camperistadoc
04/10/2010 3535
Rispondi Abuso
Inserito il 04/09/2021 alle: 13:10:44
L'amore per la propria patria ( e del popolo italiano) di statisti ed imprenditori è un ricordo molto ma molto lontano, ognuno a guardare il proprio orticello.
Un tempo le fabbriche italiane avevano l'asilo all'interno dell'azienda, oggi se sei assunto a 3 mesi devi ritenerti fortunato...
Ciaowink
Viaggiare apre la mente...
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Gianluca Romeo
Gianluca Romeo
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Rispondi Abuso
Inserito il 04/09/2021 alle: 13:25:26
Ci stiamo cinesizzando, tutto qui. I diritti faticosamente acquisiti vengono smantellati con l'avvallo dei cosiddetti sindacati. D'altra parte chi ha il potere sta sperimentando fino a dove può arrivare e si accorge che non c'è alcun limite, ci facciamo fare qualunque cosa zitti zitti o al massimo litighiamo tra di noi.
7
Gege01
Gege01
18/07/2018 2049
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Inserito il 04/09/2021 alle: 13:42:08
Rascal scrive: "Il bello è che mentre questo continuo smantellamento procede la gente vive sonni tranquilli tra gli spaghetti e le partite di pallone, in concreto la droga moderna."

Cosa proponi di fare, invece che dormire sonni tranquilli? Perché dubito che questa situazione dipenda dalle persone comuni...
Gegè (e non Gege01!) su Boeing 747 (Katamarano 50 MY19)
19
Rascal
Rascal
13/09/2006 5693
Rispondi Abuso
Inserito il 04/09/2021 alle: 13:48:21
In risposta al messaggio di giorgioste del 04/09/2021 alle 12:54:31

La Riello è controllata da una società americana. Quando si è contenti degli stranieri che “investono in Italia” si deve capire che per farlo comprano le aziende italiane e poi ne fanno quello che vogliono, compreso
il chiuderle. La soluzione è politica ma non si è presa. Basta vedere quanti costruttori di camper ci sono in Italia e quanti di questi sono italiani.
...
Vero però non trovo nessuna diversità di comportamento in italia tra ditte nazionali e straniere, anzi una volta alcune ditte americane confrontate con le italiane avevano politiche salariali migliori delle relative ditte italiane. Purtroppo tutto questo è scomparso ed oggi impera il precariato grazie alle politiche scellerate fatte da noi col beneplacito degli appecorati italiani.laugh 
11
Ummagamma
Ummagamma
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12/12/2013 14063
Rispondi Abuso
Inserito il 04/09/2021 alle: 15:27:56
In risposta al messaggio di Rascal del 04/09/2021 alle 13:48:21

Vero però non trovo nessuna diversità di comportamento in italia tra ditte nazionali e straniere, anzi una volta alcune ditte americane confrontate con le italiane avevano politiche salariali migliori delle relative ditte
italiane. Purtroppo tutto questo è scomparso ed oggi impera il precariato grazie alle politiche scellerate fatte da noi col beneplacito degli appecorati italiani. 
...
… appunto..
e allora cosa dobbiamo fare?
Pace, salute, serenità
9
giorgioste
giorgioste
19/07/2016 4608
Rispondi Abuso
Inserito il 04/09/2021 alle: 15:56:47
In risposta al messaggio di Rascal del 04/09/2021 alle 13:48:21

Vero però non trovo nessuna diversità di comportamento in italia tra ditte nazionali e straniere, anzi una volta alcune ditte americane confrontate con le italiane avevano politiche salariali migliori delle relative ditte
italiane. Purtroppo tutto questo è scomparso ed oggi impera il precariato grazie alle politiche scellerate fatte da noi col beneplacito degli appecorati italiani. 
...
In genere le società americane tengono salari e benefit alti ma non si fanno nessuno scrupolo a lasciarti a casa perché quella è la mentalità americana. Parlo per esperienza familiare diretta.
Il problema italiano è che, per vari motivi, per molti grandi industriali è stato più conveniente e meno rischioso vendere per vivere di rendita che non investire  e fare crescere le proprie aziende in un periodo in cui si cresce più per acquisizioni che per evoluzione.
E la politica ha fatto veramente poco per evitarlo.
In tutto questo i sindacati penso non siano più determinanti come una volta, e anche questo lo dico per esperienza diretta essendo finito, in seguito ad un’acquisizione, in un’azienda dove una volta “comandavano” e dove ora non ottengono quasi più niente. 

 
Il dubbio è l'inizio della conoscenza.

19
Grinza
Grinza
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16/02/2006 63172
Rispondi Abuso
Inserito il 04/09/2021 alle: 21:21:03
Burocrazia assurda e tasse alle stelle non fanno certo aumentare gli investitori, però gli permettono di fare le scatole cinesi, arrivano, spolpano e scappano…
Il problema non è la gente che non comprende ma la gente che giudica quello che nemmeno comprende
18
dani1967
dani1967
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03/09/2007 31232
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Inserito il 04/09/2021 alle: 23:01:03
Francamente non so dare spiegazioni. Ma ... un timido segnale ... leggevo non ricordo dove qualche giorno fa che i giovani cinesi, che stanno meglio dei padri, non sono più tanto disposti a lavorare per 3 dollari all'ora con turni massacranti. Prima o poi deve accadere.

https://paroleostili.it/manifesto/
Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare.
R.L. Stevenson
Al Ula
Al Ula
-
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Inserito il 05/09/2021 alle: 08:35:20
Nel 1996 comprai una costosa giacca da moto del noto marchio nazionale, sulla targhetta c'era scritto "made in Italy", Nel 2002 ero andato per comprare il nuovo modello: "stesso prezzo" ma in euro (quindi doppio rispetto a cinque anni prima), la targhetta pero' riportava "made in Romania"... l'ho lasciata nel negozio. Purtroppo non si puo' agire cosi' per tutto... 
Per il resto, come possiamo stupirci di piccole aziende che scappano via quando il governo ha lasciato andare la Fiat senza dire una parola dopo tutti i soldi che la Fiat si e' presa dall'Italia?
Prima o poi lo stato si accorgera' di non avere piu' niente da mungere, ma sara' tardi...
Stefano
11
cricio
cricio
05/01/2014 398
Rispondi Abuso
Inserito il 05/09/2021 alle: 09:05:46
La cosa è veramente preoccupante, soprattutto pensando che dovrò lavorare almeno altri 20 anni e ho figli piccoli.
Negli anni lo spirito imprenditoriale italiano è andato a farsi benedire, probabilmente anche a causa del cambio generazionale e ora si guarda solo al profitto.
D'altronde aziende come Olivetti Marzotto ecc che avevano asilo interno e varie agevolazioni per le famiglie si sono viste penalizzare dallo stato italiano.
I sindacati oramai non hanno senso di esistere, dovrebbero fare gli interessi dei lavoratori, mentre si sono moltiplicati e ogni sigla vuole la sua fetta.
Esistono lavoratori di serie A B C ecc?
Ma come la politica insegna più siamo meglio è!
Decine di partiti politici e decine di sigle sindacali.
Io sono un autonomo dal 2001 e vorrei assumere un dipendente, ma non trovo nessuno disponibile...
La paga base è troppo bassa, mi dicono, per un lavoro così pesante come montare ponteggi.
Certo 1200€ non sono molti e il lavoro è pesante, ma all'azienda il dipendente costa circa 3000 €.
Chi ha la possibilità (grosse aziende) sposta la produzione all'estero dove ha costi inferiori.
Molti stranieri che negli anni hanno imparato il lavoro qui in Italia, ora con il boom del 110% hanno aperto l'attività nel loro paese d'origine e lavorano qui a tariffe più basse, rovinando il mercato. 
Mentre chi è a casa senza lavoro preferisce chiedere il reddito di cittadinanza.
Se la politica non cambia non vedo bene il futuro dei miei figli.
Purtroppo o per fortuna stiamo ancora troppo bene...
Cricio
P.s. scusate se sono andato un po' fuori tema.
Con calma....... sono in ferie!
22
Roberto66
Roberto66
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19/10/2003 22555
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Inserito il 05/09/2021 alle: 23:01:32
In risposta al messaggio di cricio del 05/09/2021 alle 09:05:46

La cosa è veramente preoccupante, soprattutto pensando che dovrò lavorare almeno altri 20 anni e ho figli piccoli. Negli anni lo spirito imprenditoriale italiano è andato a farsi benedire, probabilmente anche a causa del
cambio generazionale e ora si guarda solo al profitto. D'altronde aziende come Olivetti Marzotto ecc che avevano asilo interno e varie agevolazioni per le famiglie si sono viste penalizzare dallo stato italiano. I sindacati oramai non hanno senso di esistere, dovrebbero fare gli interessi dei lavoratori, mentre si sono moltiplicati e ogni sigla vuole la sua fetta. Esistono lavoratori di serie A B C ecc? Ma come la politica insegna più siamo meglio è! Decine di partiti politici e decine di sigle sindacali. Io sono un autonomo dal 2001 e vorrei assumere un dipendente, ma non trovo nessuno disponibile... La paga base è troppo bassa, mi dicono, per un lavoro così pesante come montare ponteggi. Certo 1200€ non sono molti e il lavoro è pesante, ma all'azienda il dipendente costa circa 3000 €. Chi ha la possibilità (grosse aziende) sposta la produzione all'estero dove ha costi inferiori. Molti stranieri che negli anni hanno imparato il lavoro qui in Italia, ora con il boom del 110% hanno aperto l'attività nel loro paese d'origine e lavorano qui a tariffe più basse, rovinando il mercato.  Mentre chi è a casa senza lavoro preferisce chiedere il reddito di cittadinanza. Se la politica non cambia non vedo bene il futuro dei miei figli. Purtroppo o per fortuna stiamo ancora troppo bene... CricioP.s. scusate se sono andato un po' fuori tema.
...
Scusa ma per un ponteggio installato vengono chiesti migliaia e migliaia di euro , una persona in un mese quanti ne monta ?
Il discorso non mi torna.
 
route
Al Ula
Al Ula
-
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Inserito il 06/09/2021 alle: 07:46:42
In risposta al messaggio di giorgioste del 04/09/2021 alle 15:56:47

In genere le società americane tengono salari e benefit alti ma non si fanno nessuno scrupolo a lasciarti a casa perché quella è la mentalità americana. Parlo per esperienza familiare diretta. Il problema italiano è
che, per vari motivi, per molti grandi industriali è stato più conveniente e meno rischioso vendere per vivere di rendita che non investire  e fare crescere le proprie aziende in un periodo in cui si cresce più per acquisizioni che per evoluzione. E la politica ha fatto veramente poco per evitarlo. In tutto questo i sindacati penso non siano più determinanti come una volta, e anche questo lo dico per esperienza diretta essendo finito, in seguito ad un’acquisizione, in un’azienda dove una volta “comandavano” e dove ora non ottengono quasi più niente.   
...
"Il problema italiano è che, per vari motivi, per molti grandi industriali è stato più conveniente e meno rischioso vendere per vivere di rendita che non investire  e fare crescere le proprie aziende in un periodo in cui si cresce più per acquisizioni che per evoluzione."


Tempo fa lessi un articolo, molto interessante, che analizzava come si fossero evolute le aziende "di famiglia" dal dopoguerra ai tempi nostri. Ovviamente il giornalista forniva degli esempi - ora non ricordo i nomi - per poi allargare l'analisi non solo ai grandi marchi ma anche a tutte quelle imprese medio piccole che sono nate nel dopoguerra per iniziativa di singole persone molto intraprendenti. Le conclusioni erano che molte aziende si arenano alla terza generazione.
Il "vecchio" ha iniziato con sudore e tenacia nel dopoguerra a "fare qualcosa" che ha poi reso famoso il made in Italy nel mondo.
Il figlio (o i figli/e) hanno vissuto gli inizi e in molti casi hanno contribuito a far diventare l'azienda una realta' consolidata e solida nel panorama manifatturiero.
Poi si arriva al nipote (o ai/alle nipoti) che invece sono nati ricchi... tutto e' piovuto sulle loro spalle "dal cielo" e trovano difficolta' ad immedesimarsi nell'operato del nonno che, probabilmente, non ha conosciuto un giorno libero o una vacanza per anni e anni; loro hanno il portafoglio pieno e la voglia di divertirsi. Se anche avessero voglia di lavorare, e' facile che i loro interessi non siano piu' quelli di continuare il business di famiglia ma diversificare e fare altro (utilizzando e/o sperperando i soldi che si trovano in famiglia). In questa ottica, delocalizzare l'impresa di famiglia per evitare tasse e balzelli diventa un'opzione allettante; i nipoti non hanno l'idea imprenditoriale iniziale del nonno - realizzare un qualcosa - ma si focalizzano solo sul guadagno fine a se stesso.
Pensate quante centinaia di "nipoti" ci sono nelle realta' imprenditoriali italiane e la situazione diventa chiara...
Stefano

Modificato da Al Ula il 06/09/2021 alle 07:48:41
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dani1967
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03/09/2007 31232
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Inserito il 06/09/2021 alle: 07:56:42
In risposta al messaggio di Al Ula del 06/09/2021 alle 07:46:42

Il problema italiano è che, per vari motivi, per molti grandi industriali è stato più conveniente e meno rischioso vendere per vivere di rendita che non investire  e fare crescere le proprie aziende in un periodo in cui
si cresce più per acquisizioni che per evoluzione. Tempo fa lessi un articolo, molto interessante, che analizzava come si fossero evolute le aziende di famiglia dal dopoguerra ai tempi nostri. Ovviamente il giornalista forniva degli esempi - ora non ricordo i nomi - per poi allargare l'analisi non solo ai grandi marchi ma anche a tutte quelle imprese medio piccole che sono nate nel dopoguerra per iniziativa di singole persone molto intraprendenti. Le conclusioni erano che molte aziende si arenano alla terza generazione. Il vecchio ha iniziato con sudore e tenacia nel dopoguerra a fare qualcosa che ha poi reso famoso il made in Italy nel mondo. Il figlio (o i figli/e) hanno vissuto gli inizi e in molti casi hanno contribuito a far diventare l'azienda una realta' consolidata e solida nel panorama manifatturiero. Poi si arriva al nipote (o ai/alle nipoti) che invece sono nati ricchi... tutto e' piovuto sulle loro spalle dal cielo e trovano difficolta' ad immedesimarsi nell'operato del nonno che, probabilmente, non ha conosciuto un giorno libero o una vacanza per anni e anni; loro hanno il portafoglio pieno e la voglia di divertirsi. Se anche avessero voglia di lavorare, e' facile che i loro interessi non siano piu' quelli di continuare il business di famiglia ma diversificare e fare altro (utilizzando e/o sperperando i soldi che si trovano in famiglia). In questa ottica, delocalizzare l'impresa di famiglia per evitare tasse e balzelli diventa un'opzione allettante; i nipoti non hanno l'idea imprenditoriale iniziale del nonno - realizzare un qualcosa - ma si focalizzano solo sul guadagno fine a se stesso. Pensate quante centinaia di nipoti ci sono nelle realta' imprenditoriali italiane e la situazione diventa chiara... Stefano
...
Beh, io credo che in gran parte il tempo delle aziende famigliari sia tramontato,  e forse bisogna capire perché in Italia non si formino società per azioni importanti. Non che i singoli non contino, se pensiamo ad Amazon, Tesla, Virgin, sono tutte aziende che hanno dietro una singola persona. Ma in generale, non è più così da tempo.
Detto questo, è un errore a mio avviso pensare che ci sia UN fattore determinante. Normalmente i problemi di un paese sono concatenati a catena uno con l'altro, queste catene vanno spezzate se no non se ne esce. E detto tra noi questa ultima legislatura fatta di forze populiste che rifiutano una visione di insieme sicuramente non ha aiutato.
 

https://paroleostili.it/manifesto/
Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare.
R.L. Stevenson
sergiozh
sergiozh
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Inserito il 06/09/2021 alle: 08:34:45
Per conto mio le societa' per azioni grandi non sono meglio dal profilo sociale e ambientale delle piccole-medie aziende. Le grandi aziende possono permettersi di spendere piu' soldi in pubblicita' e relazioni pubbliche delle piccole aziende ma non sono meglio.

con le leggi italiani riguardo i licenziamenti e' facile capire che un'azienda estera che vuole espandersi in altre nazioni preferisca andare in un altro paese diverso dall'italia.

Modificato da sergiozh il 06/09/2021 alle 08:35:28
Al Ula
Al Ula
-
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Inserito il 06/09/2021 alle: 09:20:55
In Italia non ci sono solo le leggi anti licenziamenti, in Italia ci sono tasse assurde e regole complicate, in Italia servono dieci permessi da dieci enti diversi per una singola azione, in Italia, se sei in arretrato con i pagamenti, arrivano a sequestrarti i macchinari dandoti il colpo finale (politica piu' miope di questa non ne vedo...). Certo che l'Italia e' anche un paese molto "creativo" sul trovare modi di truffare lo stato e quindi questa gabbia asfissiante di leggi e regole ha effetti negativi senza che sia necessariamente nata con quello scopo. Ci vorrebbe l'analisi di qualche esperto ma il discorso e' comunque molto complesso e variegato. Sta di fatto che le aziende scappano e nessuno fa niente. Rielaborare la politica industriale italiana per renderla piu' competitiva e' un opera impossibile da attuare con tutta la frammentazione di interessi in gioco, ognuno vuole portare l'acqua al suo mulino ma le parti in causa sono troppe e troppo diversificate. Ci vorrebbe una guida forte e autoritaria, cosa assolutamente impossibile nel nostro paese creato cosi' frammentato per paura che possa tornare un personaggio come Mussolini. Quindi? Quindi niente... lasciamo ai nostri figli un bel grosso problema.
Stefano

Modificato da Al Ula il 06/09/2021 alle 09:22:10
19
Rascal
Rascal
13/09/2006 5693
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Inserito il 06/09/2021 alle: 09:57:33
In risposta al messaggio di Al Ula del 06/09/2021 alle 07:46:42

Il problema italiano è che, per vari motivi, per molti grandi industriali è stato più conveniente e meno rischioso vendere per vivere di rendita che non investire  e fare crescere le proprie aziende in un periodo in cui
si cresce più per acquisizioni che per evoluzione. Tempo fa lessi un articolo, molto interessante, che analizzava come si fossero evolute le aziende di famiglia dal dopoguerra ai tempi nostri. Ovviamente il giornalista forniva degli esempi - ora non ricordo i nomi - per poi allargare l'analisi non solo ai grandi marchi ma anche a tutte quelle imprese medio piccole che sono nate nel dopoguerra per iniziativa di singole persone molto intraprendenti. Le conclusioni erano che molte aziende si arenano alla terza generazione. Il vecchio ha iniziato con sudore e tenacia nel dopoguerra a fare qualcosa che ha poi reso famoso il made in Italy nel mondo. Il figlio (o i figli/e) hanno vissuto gli inizi e in molti casi hanno contribuito a far diventare l'azienda una realta' consolidata e solida nel panorama manifatturiero. Poi si arriva al nipote (o ai/alle nipoti) che invece sono nati ricchi... tutto e' piovuto sulle loro spalle dal cielo e trovano difficolta' ad immedesimarsi nell'operato del nonno che, probabilmente, non ha conosciuto un giorno libero o una vacanza per anni e anni; loro hanno il portafoglio pieno e la voglia di divertirsi. Se anche avessero voglia di lavorare, e' facile che i loro interessi non siano piu' quelli di continuare il business di famiglia ma diversificare e fare altro (utilizzando e/o sperperando i soldi che si trovano in famiglia). In questa ottica, delocalizzare l'impresa di famiglia per evitare tasse e balzelli diventa un'opzione allettante; i nipoti non hanno l'idea imprenditoriale iniziale del nonno - realizzare un qualcosa - ma si focalizzano solo sul guadagno fine a se stesso. Pensate quante centinaia di nipoti ci sono nelle realta' imprenditoriali italiane e la situazione diventa chiara... Stefano
...
La tua analisi sulle terze generazioni la condivido avendo pure visto di persone casi simili, fortunatamente quella azienda non è stata chiusa ma producendo prodotti di grande mercato gli eredi non avendo voglia di continuare l'hanno venduta  ed oggi esiste ancora. Per contrastare il problema occorre prendere esempio da quello che succede in altri paesi verso aziende ritenute strategiche per la loro economia. La prima azione è  a livello stato , un esempio se lo stato quando ha regalato soldi alla fiat si fosse fatto dare in cambio azioni avrebbe potuto pesare sulle decisioni prese dall'azienda, non è necessario avere la maggioranza ma la sua presenza puo condizionare decisioni che cozzano contro l'interesse nazionale, un esempio in merito e la Renault  francese. Sempre sulle aziende strategiche, quelle di rilevanza economica nazionale, favorire la trasformazione a public  company, es. come si fa negli stati uniti. Certo queste politiche andavano prese anni fa oggi che ormai la frittata è fatta con il grosso dell'industria ex-nazionale ormai in mano straniera abbiamo perso la corsa e pure quelle mega riunioni economiche come quella di Cernobbio non hanno senso se non per far abbuffare con pranzi gli invitati, l'economia italiana è governata dall'estero secondo i loro interessi non certamente dell'italia        
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dani1967
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03/09/2007 31232
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Inserito il 06/09/2021 alle: 10:40:55
In risposta al messaggio di Al Ula del 06/09/2021 alle 09:20:55

In Italia non ci sono solo le leggi anti licenziamenti, in Italia ci sono tasse assurde e regole complicate, in Italia servono dieci permessi da dieci enti diversi per una singola azione, in Italia, se sei in arretrato con
i pagamenti, arrivano a sequestrarti i macchinari dandoti il colpo finale (politica piu' miope di questa non ne vedo...). Certo che l'Italia e' anche un paese molto creativo sul trovare modi di truffare lo stato e quindi questa gabbia asfissiante di leggi e regole ha effetti negativi senza che sia necessariamente nata con quello scopo. Ci vorrebbe l'analisi di qualche esperto ma il discorso e' comunque molto complesso e variegato. Sta di fatto che le aziende scappano e nessuno fa niente. Rielaborare la politica industriale italiana per renderla piu' competitiva e' un opera impossibile da attuare con tutta la frammentazione di interessi in gioco, ognuno vuole portare l'acqua al suo mulino ma le parti in causa sono troppe e troppo diversificate. Ci vorrebbe una guida forte e autoritaria, cosa assolutamente impossibile nel nostro paese creato cosi' frammentato per paura che possa tornare un personaggio come Mussolini. Quindi? Quindi niente... lasciamo ai nostri figli un bel grosso problema. Stefano
...
Venerdì ho sentito una intervista ad una nota giornalista sull'immondizia in sicilia. Beh, lei ha denunciato che spesso si vedono mucchi di immondizia e ne ha dato testimonianza. Poi ha aprlato di Noto, dove è stata messa l'indifferenziata, ma pochi la usano perché moltissimi evadono le tasse sull'immondizia. Aggiungo io, pensate ad esempio che viene evasa questa tassa sopratutto da chi ha abitazioni abusive. 
Allora io mi immagino che ha un capannone abusivo che fa magari lavorare molti lavoratori in nero o quasi, che non paga la salatissima tassa sui rifiuti, ma nemmeno tutte le altre, e si confronta sul mercato con chi paga. Non solo, i comuni devono assicurar eil servizio e non possono metterne di loro, per cui chi paga, paga anche per questi che non pagano.
Il risultato, per le strade c'è un orrore, il danno non è al pubblico, ma anche al privato, anche alla libera impresa, che si trova impossibilitata dall'agire onestamente. però ti rendi anche conto che per ristabilire la cosa, diminuire le tasse e creare una onesta concorrenza, devi risalire alla radice di molti problemi, lavoro abusivo, abusivismo edilizio, rimozione della corruzione nella PA, efficienza nella PA, prendere molte decisioni impopolari come  far pagare agli abusivi le tasse non pagate. E ti rendi conto che nessuno nel nostro paese ha la forza politica che per fare simili operazioni, se dopo il terremoto di Ischia anche solo si è discusso di dare contributi a chi ha avuto una casa abusiva danneggiata. Davvero non sembra che le cose abbiano un collegamento, ma invece si scopre che in un sistema tutte le inefficienze sono collegate.
Come giustamente si dice un sistema farraginoso e complicato nasce anche dalla caparbietà nel cercare di fregare in ogni maniera, che da sempre danneggia gli onesti.
Ma pensate anche alla lentezza dei processi civili ? Come si può investire in un paese che non ti garantisce di poterti rivelare rapidamente contro gli insolventi, non solo nel pubblico, ma anche nel privato oramai farsi pagare è diventata una vera impresa, molti NON pagano per principio.
 

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Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare.
R.L. Stevenson
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