Inserito il 08/01/2010 alle: 19:19:19
I falò di Sant'Antuonu sono una di quelle tradizioni destinate a vivere nel tempo; un fenomeno che, nonostante le molteplici e brillanti spiegazioni fornite da studiosi ed etnologi, sfugge, forse, ad una rigorosa interpretazione razionale.
Quando le fiamme dei fuochi si levano nel buio della sera creando suggestivi giochi di scintille e bagliori di lingue incandescenti che sgretolano le nuvole di fumo, annullano, almeno per una notte, la distanza secolare tra il succedersi dei tempi.
Tutto era possibile nel giorno del 17 gennaio, Festa di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali e quindi anche di tutta la comunità contadina per la quale i maiali , le mucche, le pecore, le capre rappresentavano una risorsa fondamentale nella lotta per la sopravvivenza.
L'accensione dei fuochi unisce motivazioni sacre ed aspetti profani e richiama antiche consuetudini medievali reintegrate nel Seicento, secolo di grandi contrasti e di terribili epidemie, di teatralità e di imponenti scenografie, dominato dalla bruciante consapevolezza della fragilità umana e da un'intensa religiosità, tempo in cui convivevano da un lato l'immensa miseria della plebe e dall'altro il prestigio e lo sfarzo della nobiltà e della corte vicereale di Napoli, capitale del Regno.
Già sul finire del XVII Secolo, il 17 gennaio, in tutto il Regno di Napoli, si distribuiva il "Pane di Sant'Antonio" elemento magico, protettivo, sacrale e si preparava con la parte più pura del grasso di un porcellino, un unguento miracoloso per la cura dell'infezione dell'Herpes Zoster o "Fuoco di Sant'Antonio".
Un'ipotesi accreditata mette in relazione i fuochi di Nusco e di altri paesi irpini con la peste del 1656, un flagello che nella sola Nusco fece 1200 vittime .
I Falò furono accesi per la prima volta in quella occasione come rimedio e difesa contro l'imperversare del contagio, come mezzo di purificazione corporale e spirituale, come invocazione di aiuto alle virtù taumaturgiche del Santo che, con il suo porcellino, rappresenta il simbolo della salute, del benessere e dell'abbondanza.
Da allora il rito "magico" si ripete colorandosi ogni volta di nuovi significati e di singole connotazioni.
Nel cuore dell'inverno questa tradizione consuma nell'esplosione scoppietante dei falò le paure represse, le ansie, i timori più reconditi ed esprime la gioia insopprimibile dell'attaccamento alla vita, la voglia di dimenticare nel vino e nelle grandi abbuffate le miserie, gli stenti, le lotte quotidiane...
Fuochi accesi davanti ai sagrati, nelle piazze... fuochi liberatori che lavano o per lo meno cercano di cartavetrare le carestie, i sogni cattivi, fuochi che bruciano antiche zavorre e cercano di scacciare il fastidio degli affanni della quotidianità, delle paure vecchie e nuove.
Girotondi di anime danzanti intorno alla luce consolatoria di fiamme robuste... processioni devozionali di superstizioni, di scongiuri magici o religiosi, di rituali sonori, di credenze radicate da scacciare.
E' un'occasione per stringersi insieme cancellando nel fuoco purificatore le differenze sociali, per mascherarsi, ballare, fare pazzie almeno fino all'indomani quando tutto ritornerà come prima ... ... o forse no?
"Sant'Antuonu: maschere e suoni" è anche l'anteprima del “Carnevale in Irpinia” , con le sue sfilate in maschera, i pulcinella e le sue strofette argute e salaci, le sue espressioni caustiche ed irriverenti che esorcizzano i digiuni della quaresima, la povertà, le lunghe e dure fatiche suscitando il buonumore e la facile risata.
Nusco, in coincidenza con la manifestazione dei fuochi apre le manifestazioni provinciali del Carnevale in Irpinia infatti : gruppi di commedianti e di ballerini con costumi coloratissimi che li rendono molto caratteristici e allegri sfilano per il Centro Storico spostandosi da un fuoco ad un altro. Accanto ai personaggi della tipica Zeza irpina ,( Pulcinella, ecc.. ) rivive a Nusco “ La Riavulata” ( La Diavolata) maschere vestite di rosse di ispirazione infernale che agitano rumorosamente lunghi catenacci e la rappresentazione carnevalesca degli antichi mestieri, un tempo numerosissimi come “ Lu scarparu” ‘ Lu castagnaru” ‘ Lu lattaru” ‘lu favrucatoru” Lu prevutu” La lavannara “ . Insieme ad essi nei l cortei carnevaleschi si distinguono il cacciatore, la donna col fuso, e le fioraie che regalano fiori e raccolgono le offerte che gli spettatori donano al gruppo. Caratteristica è anche la Vecchia di Pulcinella, emblema delle negatività che hanno attraversato la vita della comunità, la Vecchia infatti è cavalcata da Pulcinella, contrapposizione che ripropone il contrasto tra Quaresima e Carnevale.
I fuochi crepitano e illuminano le vie, i crocicchi, le piazze, le case del Centro Storico, i muri diroccati, i luoghi dove ha camminato la nostra storia; le tavolate sapientemente apparecchiate, promettono i "cicalucculi", "li sasicchi e ru supursatu", la minestra maritata, la verza e i fagioli annaffiati rigorosamente con vino nuovo... ... una dimensione segreta, quasi illusoria: lontana dal tempo.
E' una dimensione quasi irreale e fuori dal tempo, tutto è permesso, tutto è sorvegliato.
L'anima e la cultura di un'intera comunità che oggi, come allora, vuole e deve ricercare momenti di identificazione e di aggregazione.
Nelle case, nelle chiese, nelle strade sbilenghe della vecchia Nusco ritroviamo il fascino di una storia secolare, ma soprattutto la dignità di una cultura contadina ed artigiana che ha costruito la propria vita con la fatica della zappa e della vanga, con l'arte dei ciabattini, scalpellini, stagnini e maniscalchi.
La manifestazione “ Sant’antuonu, Maschere e suoni” per le sue peculiarità intrinseche , nel corso degli anni, si è arricchita di profondi significati culturali e di contenuti per cui a suo corredo e completamento ha visto nascere altre manifestazioni che ne completano il messaggio e la collegano, più in generale, alle manifestazioni etnico – culturali che distinguono e qualificano la nostra Irpinia e che rendono il nostro territorio visibile anche a livello extra regionale .
Per gennaio 2010 è in fase di ultimazione la programmazione generale della manifestazione come di seguito descritto:
1. Sabato 16 gennaio 2010 : serata dedicata ai tradizionali Falò sotto le stelle, ai numerosi visitatori sarà offerta la possibilità di degustare gratuitamente , presso ogni fuoco, i piatti tipici della tradizione locale e irpina in genere;
lungo le vie del Centro Storico gruppi folk provenienti da diversi paesi dell’Alta Irpinia sfileranno, sciamando da un fuoco ad un altro, nei loro costumi tradizionali e proponendo la loro musica con camorre, fisarmoniche e clarinetti.id="red">id="size3">
2. Domenica 17 gennaio 2010, ore 20.00, - 2^ serata dedicata ai fuochi in piazza – alle ore 20.30 presso l’Auditorium Palazzo Vescovile : convegno dibattito sul significato etnico culturale dei Fuochi di Sant’Antuonu e sulle radici che la collegano al Carnevale in Irpinia. id="blue">id="size3">
visto che da qualche anno abbiamo l'abitudine di partecipare a questo evento, qualcuno mi ha esortato a mettere questo post per far conoscere le bellezze e l'accoglienza che riceviamo ogni anno da questa comunitàid="red">id="size5">